Col FPF (financial fair play) il calcio è più sostenibile, ci sono meno fallimenti e il “giogo” aiuta i club a tenere in ordine i conti. C’è però il rovescio della medaglia: i rapporti di forza si sono cristallizzati.
Chi aveva già immesso capitali immensi è sfuggito alla tagliola, con patrimoni tecnici, economici e flussi in entrata tali da mantenere posizioni dominanti, chi è entrato dopo (in A: americani a Roma, Suning all’Inter e Elliott al Milan) ha ereditato situazioni tragiche che non può risolvere una tantum con denaro fresco, pena sanzioni, squalifiche e restrizioni.
Con Football Leaks II poi, si è assisto (finora) inermi ad un’ingiustizia clamorosa: alcuni club (City, con sospetti anche sul PSG) hanno sistematicamente aggirato il FPF (decine di sponsor fittizi, contratti gonfiati e pagamento illeciti degli ingaggi) e coperto poi tali illeciti col benestare dei funzionari UEFA.
Da un lato club costretti all’austerity sul mercato, a sacrificare big e primavera, dall’altro City e PSG con campagne miliardarie illecite, frodi, corruzione, oltre al gap tra tornei come Premier ed A, con un Liverpool che compra Alisson e Salah alzando l’UCL e una Roma costretta a vendere e starne fuori.
Oggi, ad es., si è nell’assurda attesa di un ricorso al TAS di un Milan che “sconta” disastri economici delle gestioni precedenti e di un ricorso al TAS del City preventivo rispetto ad una sentenza UEFA che dovrebbe portare ad una estromissione dalle prossime UCL, pena crollo credibilità del sistema.
Il FPF, unito alla necessità, anche per i (blandi) controlli FIGC, ha costretto i club italiani ad alimentare un giro di plusvalenze diventato esorbitante negli ultimi 2-3 anni anche rispetto ai vecchi “magheggi” finanziari che vanno avanti dagli anni ’90 con club come Milan, Inter, Juve, Genoa, Udinese e Sassuolo.
Fare plus, gonfiare costi dei giocatori negli scambi, conviene a tutti: sistema i conti, aggiusta i bilanci (almeno finché non scoppierà la bolla). Se il sistema è palesemente fraudolento (con decine di iper-valutazioni monstre di giovanissimi) si arriva a sanzioni, come nel caso di Chievo e Cesena. Quando invece le plus sospette rientrano nell’alveo dell’indimostrabile ci si limita ai battibecchi social o stampa, il che tradotto significa: se la Juve vende Sturaro a 18 milioni, la metà dei social si indigna e tutta la stampa ci marcia, se l’Inter vendere il 18enne Vergani a 10 milioni, la metà opposta dei social controbatte. mentre la stampa resta muta.
Delle plusvalenze Juve infatti conosciamo vita, morte, miracoli, sospetti, allusioni e reazioni schifate e indignate dei soliti noti.
TUTTI i club di A fanno plusvalenze. Nel 2019 si è arrivati a 800 milioni di plusvalenze in A. L’andazzo dura da anni (soprattutto per quei club sotto capestro UEFA o FIGC) ma se n’è incominciato a parlare, con dossier, indignazioni e allusioni solo quando la Juve ha cambiato strategia, non limitandosi a plusvalenze sporadiche con giri lunghi (vedi Zaza, Lirola, Rogerio col Sassuolo) o ridotte (Immobile, Diagne) o congrue rispetto al mercato (Vidal o Pogba), ma a “smaltire” tutti quelli non più confinabili tra primavera e prestiti, e soprattutto monetizzabili: Sturaro, Cerri, Audero, Orsolini.
Senza commentare, alludere, senza strepiti, ecco le cessioni (che hanno prodotto plusvalenze significative) di Juventus ed Inter a partire dall’estate 2016, anno di ingresso di Suning.
A voi il giudizio:
Al netto di cessioni di giocatori il cui valore è già assodato, proviamo a fare un elenco delle plusvalenze più insolite e paragonare il prezzo di cessione con il valore di Transfermarket all’epoca della cessione (il sito più affidabile ed accessibile in termini di mercato e valutazioni), negli ultimi 2 anni.
L’ultima colonna (diff. %) indica la differenza percentuale tra il valore “riconosciuto” all’epoca del movimento di mercato con l’effettivo costo dell’operazione. In giallo le operazioni con una diff. % molto, molto insolita. A volte il compratore fa affari e ci vede lungo (come nel caso di Zaniolo e di Magnani). Auguriamo a chi ha investito in Vergani, Valietti e Zappa di avere la stessa fortuna.
Chi vivrà, plusvalenzerà.
Sandro Scarpa.