«Il mercato asiatico è in grande crescita e noi siamo proiettati in una fase di sviluppo e di lancio per conquistare il mondo. Là sono fanatici del calcio e centinaia di migliaia di persone già seguono con amore la Juventus e sarà fondamentale per diffondere il marchio, allargare la visibilità, creare nuovi filoni per il marketing e il merchandising, trovare nuovi sponsor.
Battiamo una strada nuova: l’unica che è davvero allungata nel futuro. Ci muoviamo con lungimiranza. Pianifichiamo successi, una crescita progressiva nel mondo. Non abbiamo il giro d’affari globale del Manchester United, non siamo lo United, nessuno al mondo è come lo United, ma siamo saliti sulla loro stessa astronave concettuale e strategica, che gira attorno al pianeta.»04/08/2014, Francesco Calvo (allora CRO Juventus)
Rileggere oggi queste parole rilasciate a Tuttosport dall’allora Chief Revenue Officer della Juventus Francesco Calvo fa capire molto bene quanto questo processo abbia origini lontane, ovvero da quanto tempo la società stia lavorando in questa direzione. Come dice bene Sandro Scarpa nel suo pezzo, questo non è un nuovo logo, ma una nuova Juve che vuole guardare oltre e ampliare i suoi orizzonti con una identificazione con la J verso cui ci si stava muovendo già da qualche anno (J|Museum, J|TV, J|Medical, J|Academy,ecc.).
LO SMARRIMENTO
Comprendo il senso di smarrimento di tanti tifosi che si sono sentiti spaesati da un cambio così deciso verso un logo così minimalista che cancella alcuni elementi della tradizione. Proprio nel momento in cui ho visto il nuovo logo ho avuto un sussulto e mi è tornato alla mente di aver già vissuto quella sensazione. Era il 2004, nel giorno in cui il management bianconero di allora aveva appena comunicato che avrebbe modificato lo stemma societario. Non capivo perché si dovesse cambiare quel simbolo che avevo imparato ad amare… Mi sono accorto che ragionavo da tifoso, con il cuore più che con la testa: il cambiamento mi faceva paura.
IL LOGO SULLA MAGLIA
Me ne rendo conto ancora di più oggi. Siccome so che la memoria inganna ho spulciato un po’ il web per cercare alcuni riferimenti storici e i risultati sono stati per me sorprendenti: è stata la Juve di Giraudo e Moggi ad introdurre il logo sulla maglia che comparve, piccolo, all’interno del colletto a V. Era il 1994 e prima MAI prima di allora il logo era comparso sulle maglie della Juventus.
Restò lì per 3 stagioni prima di spostarsi sulla spalla sinistra, mentre solo nel 1999 fece la sua prima apparizione sul petto.
In pratica solo oggi mi sono reso conto che mi ero affezionato al logo sulla maglia era comparso solo 5 anni prima. Il cuore insomma fa brutti scherzi alla memoria.
IL LUNGO PASSAGGIO
E solo oggi ho scoperto che anche in quell’occasione la Juventus affidò a Interbrand, società di brand consultancy operante a livello mondiale, il progetto di posizionamento e restyling del proprio simbolo.
Ho ritrovato il comunicato con cui allora, 23 giugno 2004, veniva presentato il cambio di marchio e mi hanno colpito 2 passaggi che, se non avessi letto prima la data, mi sarebbero sembrate scritte lunedì scorso.
Si completa quindi un passaggio che la Juventus aveva già iniziato 13 anni fa (stadio, brand appeal, nuovi mercati) che Farsopoli ha solo ritardato. Il nuovo management è stato bravo a risollevare le sorti societarie, riprendere in mano con occhi nuovi quei discorsi e saper anticipare i tempi rispetto all’immobilismo italiano portando il proprio appeal oltre i canonici confini dell’Italia e dell’Europa.
LA VIA TRACCIATA
La Juve non ha voluto seguire strade percorse da altri, ma come spesso accade ha voluto anticiparle: per prima ha voluto rivoluzionare il concetto di logo di una società di calcio passando dallo stemma araldico poco conosciuto al di fuori del calcio a un logo di più ampio respiro, meno indirizzato ai tifosi già fidelizzati che la tifano a prescindere ma piuttosto verso nuovi mercati e nuovi target per aumentare il valore dei ricavi, con conseguente miglioramento della squadra senza pesare troppo sulle tasche dei tifosi. E così non sarà raro vedere in una qualunque città del mondo un J|Cafè, un J|Restaurant, indossare un J|Jewel oppure, perché no, correre magari per un J|Running team in tutto il pianeta. Solo il tempo ci dirà se questa scelta sarà stata . La via comunque è già tracciata…
Personalmente credo che ci metterò un pochino ad abituarmi, ma solo perché ho qualche anno in più. Forse in questo senso per me è stato ottimale che il logo sia stato presentato lunedì per diventare realmente operativo da luglio dandomi il tempo di abituarmi al nuovo cui posso solo augurare di fregiarsi di tante vittorie e titoli come i suoi predecessori.
LA CURIOSITA’
Un ultima curiosità: il nuovo logo ricorda anche un ideogramma orientale. Ebbene, ho trovato due ideogrammi dell’alfabeto fonetico giapponese Katakana che ricordano il nuovo logo della Juventus フノ.
Sapete come si pronunciano? “Hunò”, cioè “Uno”, come la posizione a cui tende sempre la nostra amata Juventus.
«La Juve vuole diventare più mainstream. Per più di 18 mesi abbiamo lavorato per capire cosa vogliano i nuovi target. Il nuovo logo ci serve per definire non solo un senso di appartenenza, ma anche uno stile.»
16/01/2017, Andrea Agnelli
PS: Mio figlio Francesco, 2 anni e qualche mese, quando vede il logo attuale su maglie, giornali o tv sorride e mi dice sempre “È la Juve!”. Imparerà in fretta a farlo anche col nuovo logo…