Termina in parità il primo dei due round in pochi giorni tra Napoli e Juventus. La gara è equilibrata, poco divertente, ma decisamente combattuta: i padroni di casa costruiscono di più, ma sbattono più volte contro il muro eretto dai bianconeri, subito in vantaggio con il gol di Khedira e forse fin troppo impegnati a difenderlo, fino alla rete dell’1-1- di Hamsik che, al quarto d’ora della ripresa, premia gli sforzi della squadra di Sarri.
La Juve parte senza Dybala e Cuadrado, piazzando Lemina e Pjanic al fianco di Mandzukic e alle spalle di Higuain. Anche con interpreti diversi però, almeno all’inizio, non cambiano la qualità, né l’efficacia delle giocate, tanto che dopo appena 7′ minuti i bianconeri passano con una straordinaria percussione di Khedira, che prende palla sulla tre quarti, triangola con Pjanic e conclude di prima intenzione superando Rafael.
Il Napoli reagisce subito, alzando il baricentro e aumentando la pressione, ma la Juve contiene e appena può riparte. Non si devono commettere leggerezze però e quando Chiellini sbaglia al 21′, Hamsik si trova il pallone buono sul destro e per fortuna di Buffon sbaglia la mira. Lo slovacco ha una seconda occasione alla mezz’ora e anche questa volta il suo tiro in corsa termina a lato, mentre il sinistro di Mertens, pochi minuti dopo, è centrale e Buffon non ha problemi a bloccare.
È il Napoli a fare la gara, con un pressing alto che complica la manovra dei bianconeri e con un’intensità encomiabile. Insigne è l’uomo chiave dei padroni di casa: ogni azione passa dai suoi piedi, sia che si tratti di impostare, che di concludere. Il suo destro a cinque minuti dal riposo è fuori misura ed è anche l’ultima emozione del primo tempo.
Anche la prima della ripresa nasce dai piedi del fantasista napoletano, con un destro a giro fuori di poco, ma il pareggio passa dai piedi di Hamsik che al 15′ viene liberato in area da Mertens e piazza il pallone sotto l’incrocio. Allegri cambia Lemina con Cuadrado e la Juve prova a scuotersi, ma è ancora il Napoli ad andare vicinissimo al gol con Mertens che approfitta di un retropassaggio corto di Asamoah, anticipa Buffon e conclude poi sul palo, da posizione molto defilata.
I bianconeri ora sono più aggressivi rispetto a quando il punteggio era loro favorevole e nel finale Allegri manda in campo Dybala e Rincon al posto di Marchisio e Pjanic, ma la stanchezza e il ritmo più basso degli ultimi minuti sono l’unico aspetto da sottolineare. Finisce 1-1, senza altre emozioni. Mercoledì, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia è facile immaginare che ce ne saranno ben di più.
NAPOLI-JUVENTUS 1-1
RETI: Khedira 7′ pt, Hamsik 15′ st
NAPOLI
Rafael; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Strinic (34′ st Ghoulam); Allan (23′ st Zielinski), Jorginho, Hamsik (31′ st Rog); Callejon, Mertens, Insigne
A disposizione: Reina, Sepe, Chiriches, Maggio, Maksimovic, Giaccherini, Diawara, Milik, Pavoletti
Allenatore: Sarri
JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini, Asamoah; Marchisio (35′ st Dybala), Khedira; Lemina (16′ st Cuadrado), Pjanic (42′ st Rincon), Mandzukic; Higuain
A disposizione: Neto, Audero, Dani Alves, Rugani, Benatia, Barzagli, Alex Sandro, Sturaro, Mandragora
Allenatore: Allegri
ARBITRO: Orsato
ASSISITENTI: Di Fiore, Manganelli
QUARTO UFFICIALE: Cariolato
ARBITRI D’AREA: Rocchi, Damato
AMMONITI: 37′ pt Insigne
Napoli-Juve 1-1: equilibrio e prudenza in attesa di eventi più caldi
Due partite ravvicinate contro qualunque squadra non sono mai facili, figuriamoci quando queste arrivano sul campo probabilmente più “pericoloso” per la Juventus, quello del Napoli: un pareggio che può far comodo, anche se non c’è nulla di cui entusiasmarsi per la natura con la quale si è arrivati all’1-1 finale di stasera.
La partenza è ottima con Khedira che strappa la difesa partenopea, penetra in area e sfrutta alla perfezione il gioiellino confezionato da Pjanic che fa scattare i bianconeri subito avanti. Da qui alla fine, però, l’attacco bianconero non punge più, vuoi per merito del Napoli, vuoi per un atteggiamento tattico evidentemente scelto dal mister che solo nella parte finale del match inserisce i pezzi da novanta (Cuadrado e Dybala) che però non riescono comunque ad incidere sul match, così come Higuain, quest’ultimo però non per una prestazione mediocre, ma perché costretto a combattere da solo contro una difesa fisica come quella formata da Albiol e Koulibaly. La leggerezza di Bonucci (poi perfetto) e Lemina in occasione del gol di Hamsik toglie un premio che forse sarebbe stato eccessivo per quanto visto, poi un pizzico di fortuna salva Asamoah che, così come l’Inter, ha mostrato tutte le sue lacune difensive con un appoggio inspiegabilmente leggero.
Due punti persi, dunque, dalla Roma che così si avvicina, seppur la distanza di sicurezza sia ancora, appunto, di sicurezza: sarà importante non concedere ulteriore spazio ai giallorossi, e nel frattempo uscire indenni dal secondo atto napoletano di mercoledì sera. In attesa della sfida agli extraterrestri…
Napoli-Juve 1-1: Allegri un po’ Indurain e un po’ Modigliani
Gli applausi del San Paolo al suo Napoli, i musi seri degli juventini al rientro negli spogliatoi dopo il triplice fischio. Eppure nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Non benissimo per loro, nella corsa al secondo posto che è il minimo per garantirsi un’estate lunga, serena e ragionevole. Non malissimo per noi, all’inizio di un sentiero in cui ogni piccola buca nasconde un risvolto. “Sfangata”, ho commentato privatamente a un amico prima e dopo la partita. “Sfangata” deve aver pensato Allegri, sminuendo pubblicamente il significato di una partita cerchiata sul calendario un po’ da tutti fin dal giorno delle compilazioni.
Inutile però provare a entrare nelle teste. La psicologia è dentro gli uomini, e troppo spesso la si vuol provare a leggere e recitare da fuori. Palle. Palle come quelle mostrate da un Napoli che doveva smettere di averne dopo un’ora, palle come quelle di Chiellini che fa la calamita pazza nella nostra area, palle come quelle di convincere la squadra che Asamoah sia esattamente l’uomo ideale per smascherare i nascondigli di Callejon quando la storia diceva il contrario. Palle che fanno parte di una più grande palla, il calcio. Le sfumature sono mille e, vista dalla parte di Allegri, la partita andava “venduta” esattamente così.
C’è da credergli, al mister. Quando dice e ribadisce che queste sono partite strategicamente poco rilevanti, si torna con la mente alle due di Milano quest’anno. Lui le prepara così. Gioca anche con i pezzi della squadra. Osserva il traguardo, guarda il carburante, arma il cesello, si sente un Modigliani, vuole esporre il trofeo finale e con quello crogiolarsi perdendo e poi riprendendo la pubblica ammirazione. Sta di fatto che a Napoli (puntata a tappe) non si è perso. Brutti come a Firenze, senza cambio passo come a Genova, ma lo stadio è un altro. Nella prima ci lasciò le penne la difesa a tre, nella seconda il rombo. Qui non succederà niente di niente, se non forse che Lemina tornerà nelle catacombe (peggio di lui, in quel ruolo sperimentale, solo il Gerson di Spalletti allo Juventus Stadium). Non perderà nerbo il 4-2-3-1, se ci vogliamo ostinare a chiamarlo così. Semplicemente non sono riusciti, in quelli che vengono ritenuti dettagli, gli sbarramenti in fascia sugli esterni avversari e non si è lavorato addosso a Jorginho. Nessun break oltre la linea mediana. Pace.
Perché a dirla tutta, nel piano-partita di Allegri il vero corto circuito è la mancata progressione finale, preparata a tavolino con gli ingressi stratificati di Cuadrado e Dybala, ai quali non è sempre il caso di chiedere la vita. Un punto, nessuna cicatrice, prima tappa dei Pirenei archiviata. E la metafora ciclistica pare sempre più adeguata per questa Juve 6.0. Pensate all’attitudine, non al contorno: Lippi cannibale come Merckx, Capello onnipotente come Armstrong, Conte emozionale ed estremo come Pantani. Allegri fa invece la parte del mite e generoso e freddo Indurain, con il rischio di essere uno dei più vincenti di sempre, ma tra questi quello colpevolmente dimenticato.
ANALISI TATTICA / Napoli-Juve 1-1: risalita nulla e non è colpa di Higuain
L’importanza del pareggio ottenuto al San Paolo è inversamente proporzionale alle difficoltà nel possesso emerse tra le file bianconere, con la Juve che è stata forse la più passiva dell’intera stagione.
ATTESA BASSA
Le assenze di uomini imprescindibili per questo modulo e le diverse sperimentazioni ci potevano far suggerire uno schieramento tattico diverso dal solito: nonostante ciò, è apparso chiaro fin dal principio che si sarebbe visto il classico 4411, con Lemina largo a destra e Pjanic in sostituzione di Dybala.
Le scelte di Allegri – come per esempio Lichtsteiner per Dani Alves – dimostrano come il tecnico toscano volesse impostare una partita prettamente difensiva, perlomeno nella prima frazione. Il gol di Khedira in avvio ha messo la gara nei binari perfetti per i bianconeri, che nei primi 20′ sono parsi quasi totalmente imperforabili alle sortite partenopee. Il Napoli si è trovato davanti pochi spazi in una trequarti schermata in maniera eccellente.
Tuttavia, col passare dei minuti, le offensive dei giocatori di Sarri sono diventate sempre più efficaci, con un giro palla tanto paziente quanto efficiente che riesce a imbeccare l’uomo tra le linee.
Nella ripresa queste situazioni aumentano, coi centrocampisti juventini – Marchisio soprattutto – spesso poco lucidi. Nel gol del Napoli c’è sicuramente un concorso di colpe tra Bonucci e Marchisio, ma va elogiata la capacità della squadra di Sarri nel saper attrarre il pressing rivale – alto o basso che sia – per poi approfittare alla perfezione del buco che si viene a creare.
Evidenti, inoltre, le difficoltà bianconere nella costruzione bassa. Se contro la Sampdoria la costruzione dalle retrovie era stata la chiave, al San Paolo si è arrancato molto sotto questo punto di vista. L’aggressione azzurra ha fatto sorgere diverse problematiche, con molti palloni persi o lanciati nel vuoto.
Insomma, non elevata la tecnica nelle retrovie, con l’assenza di Dani Alves che ha reso la manovra poco fluida. Lichtsteiner in particolare è andato in affanno, risultando per distacco il giocatore più impreciso della gara (pass accuracy del 70%).
INCAPACITA’ NEL RISALIRE IL CAMPO
Il piano gara poteva avere un senso, d’altronde avere il controllo del pallone non vuol dire automaticamente essere efficaci. Il problema è che la Juve ha giocato bassissima senza avere di fatto alcun contropiedista. In tal modo, risalire il campo diventa piuttosto difficile. Mandzukic si è rivelato pressoché inutile, soffrendo oltretutto gli affondi di Hysaj. Lemina ha provato in diverse circostanze improvvisi strappi palla al piede, riuscendo 5 dribbling su 9.
Il totale dei palloni toccati nell’area rivale ci aiuta ad inquadrare meglio la sterilità bianconera.
Pjanic doveva fungere da uomo di raccordo, ma l’andamento della gara non è stato certo il più idoneo per lui. La sua Heat Map dimostra come abbia prevalentemente toccato palloni nella propria trequarti, abbassandosi spesso per far partire l’azione (nel 4-2-3-1 finale è tornato tra i 2 di centrocampo prima di essere sostituito da Rincon). In ogni caso, 2 degli appena 3 key passess effettuati dalla Juve (il Napoli ne ha fatti 13!) provengono dai piedi del bosniaco. Tra cui il gol di Khedira.
Abbandonato a sé stesso e praticamente senza toccare palla nell’area rivale, Higuain ha fatto quel che ha potuto disputando una prova di sacrifico. Si è mosso molto, arretrando la propria posizione per venire incontro alla squadra e fornire soluzioni di passaggio. Le poche transizioni interessanti son venute anche per merito suo.
PAREGGIO COMUNQUE CRUCIALE
Con la formazione piuttosto rimaneggiata, uscire dal San Paolo con un risultato positivo era l’obiettivo primario: il suo raggiungimento è un ulteriore passo verso il sesto scudetto consecutivo. Allegri ha dimostrato, a parole e nei fatti, di tenere primariamente alla gara di Coppa Italia. Essendo poi un allenatore che dà grosso peso agli uomini della panchina sperava che Cuadrado e Dybala a gara in corso potessero dare un impatto diverso, e che si verificasse quindi un finale di match più arrembante.
Chiare le sue parole del post gara: ” Abbiamo provato a ripartire, ma quando non ci riesci bisogna difendersi. Non ha senso esporsi a contropiedi“. Insomma, sintetizzando barbaramente, è stata la classica gara in cui, nonostante qualche disguido tattico, è contata la sostanza molto più della forma.
Il Napoli può nel complesso essere soddisfatto della prestazione. Contro una delle migliori fasi difensive d’Europa è stato tenuto costantemente il pallino del gioco in mano, creando molteplici occasioni da rete senza rischiare quasi nulla. Il problema è che non è bastato. Ed una Juve in grossa difficoltà è comunque riuscita ad ottenere un risultato positivo nel campo forse più difficile del campionato.