La favola della buonanotte del bel gioco

Anche in una rumorosa serata in birreria, così lontana dall’abituale divano di casa dove mi è caro vedere le gesta della mia Vecchia Signora, mi rendo facilmente conto di come si torni tutti (mister, giocatori e tifosi) a casa insoddisfatti per l’ennesima occasione persa di esprimere “il bel gioco”.
In casa, con l’Udinese, ti pare che ci si possa ridurre così?

Con l’amaro in bocca dovuto più all’ennesima partita “rubacchiata” che alle due buone birre che mi hanno fatto compagnia, stufo la mia donna nel tragitto verso casa parlando di come, nonostante i tre punti, si dovesse fare di più.
Sempre di più. Ma in che senso “di più”?
È nel DNA juventino, volere di più: una forza inestinguibile, ma in serate come questa anche un peso ineliminabile.
Difatti, dopo aver letto i due caldi articoli pubblicati puntuali su Juventibus, scorro fino ai commenti e trovo che i miei compagni tifosi sono in gran parte d’accordo con me. Non solo: molti pensano in maniera più generale, e non solo a questa partita, ed esprimono dei pensieri quasi catastrofici sulla stagione fino ad oggi; io però, chissà perchè, storco il naso.
Allora, inizio a pensare ai numeri: forse loro mi conforteranno, impedendomi di cadere a mia volta nel catastrofismo ed in incubi popolati da Hernanes titolari e papere di Buffon.

Dieci sono le partite giocate fino ad oggi, e penso si possano ragionevolmente dividere in buone (Fiorentina, Cagliari, Dinamo, Empoli), neutre (Lazio, Sassuolo) e cattive (Siviglia, Inter, Palermo, Udinese). 4-2-4, Allegri Vattene!!1! (semicit.)

Diciamo che a livello di “bel gioco” siamo in pari. Bisogna fare di più! Però sono otto vittorie, un pareggio e una sconfitta, in una prima parte di stagione non esattamente facilissima. Ed ecco che mi nasce il dubbio.
Nelle quattro partite “cattive”, abbiamo lasciato per strada 5 punti: 3 ai cartonati di Milano, nella partita che tutti gli juventini odiano di più perdere, ma che razionalmente sappiamo bene non essere mai una passeggiata; e 2 in casa contro i triplici Campioni d’Europa Junior, un biglietto da visita di tutto rispetto, il loro. Quindi dai, li abbiamo forse lasciati per strada quei punti, ma non certo buttati nella tazza del gabinetto.
21 gol fatti, 5 subiti; 5 clean sheet, 9 partite a segno ed uno zero a zero. Facciamo più di quattro gol per ognuno di quelli che subiamo. Lascio ad altri più intelligenti di me l’incombenza di capire cosa questo voglia dire secondo l’algoritmo di Caressa.
Ma l’Europa! Ah l’Europa! Se continuiamo a giocare così male in Europa ci asfaltano, il solito “Fino al Confine”.
Allora apro Google e guardo i numeri europei. Prendo in considerazione solo le prime in classifica dei cinque principali campionati, più PSG e Barcellona, e siccome non sono un matematico, faccio un calcolo semplice semplice: nel mio personale ed elementarissimo algoritmo, prendo i punti ottenuti, e li divido per le partite giocate, (escludendo dai calcoli coppe nazionali e preliminari europei).
Agli ultimi posti di questa speciale classifica, trovo Nizza e Psg, con 2,18 punti a partita. Le regine spagnole Real e Barça conquistano 2,2 punti a partita. Il maestoso Bayern è poco sopra con 2,22. Le corazzate inglesi Manchester City e Arsenal rispettivamente 2,3 e 2,36. Sul secondo gradino del podio ci siamo noi “pellegrini” (altra cit.), con i nostri 2,5 punti a partita. In vetta l’unica squadra che ci supera anche nelle speciali classifiche della “Sfiga Europea”, del “Bruciore delle Finali di CL perse” e della “Vendita di Antidepressivi ai Tifosi”: l’Atletico Madrid, 26 punti in 10 partite.
Mi guardo, per diletto, anche i dati di Roma e Napoli (2 punti tondi a partita) e, siccome sono una vedova di Pogba e odio lo Specialone (ogni errore di battitura è puramente voluto), anche il Manchester United: uno virgola sei punti a partita, divertiti Paul!
Quindi forse forse non facciamo così schifo.
Gli analisti seri potranno anche, e giustamente, scandalizzarsi, ma mi piace pensare a questi dati come un indice di efficacia: senza i fronzoli del possesso palla, dei tiri fatti o subiti, dei dribbling, questi semplici dati mi danno l’idea di quanto riusciamo ed essere concreti nel fare l’unica cosa che conta: vincere. E penso non sia del tutto un caso che l’unica che ci sopravanza sia un’altra squadra che non fa del “bel gioco” la sua ragion d’essere.
La Juve è spesso brutta, sporca e cattiva. Ma ancor più spesso, porta a casa il risultato. Complice la mentalità di una vecchia guardia che rimane comunque un grande punto di forza, il gioco puramente offensivo, altrimenti conosciuto come il “bel gioco”, auspicato da qualcuno, rimarrà ancora per un po’ un’utopia. Al contrario, penso che le vittorie siano una realtà concreta. Lo Scudetto del Bel Gioco posso lasciarlo ad altri, senza che il mio cuore sanguini.
Vado a dormire con una domanda in testa, una fantasia che mi culla nel dormiveglia: e se dovessimo arrivare a Cardiff, al 118° minuto, sullo 0-0 con un fantasmagorico Real/Bayern/Barça/Ecc., dopo aver subito 37 tiri in porta, soffocati dal loro 82% di possesso palla, con un modulo che assomiglia ad un 5-5-0, Higuain che si danna a tornare in difesa, Dybala con la lingua in terra a forza di pressare, Pjanic a fare il medianaccio distruttore… preferiresti che vincesse il “bel gioco”, o magari un gol di Chiellini, di puntone destro, in una mischia nel primo calcio d’angolo guadagnato nella partita?

Mi rispondo, sorrido e mi addormento.