L’urna di Nyon è stata benevola con la Juventus. Si è fatta perdonare l’accoppiamento fuori contesto degli ottavi contro l’Atlético e ci ha riservato la squadra olandese, forse vera e propria sorpresa positiva di questa Champions League.
E quindi, che squadra ci troveremo davanti per i quarti di finale di Champions? L’Ajax è una squadra molto più eterogenea di quanto le facili narrazioni della cultura sprotiva mainstream non ci abbiano proposto (e non ci stiano continuando a proporre). L’Ajax è una squadra altamente organizzata, che fa della fluidità di posizioni e della riaggressioni alcuni dei suoi punti di forza. Il 4-3-3, pilastro dell’ultimo mezzo secolo di calcio olandese, è stato abbandonato in favore di un 4-2-3-1 più flessibile, ma questo non deve ingannare perché ten Hag è riuscito a rendere il mix di qualità un asset e non un possible fattore di incompatibilità; il tutto rispettando puntualmente i canoni calcistici oranje. L’Ajax porta in dote l’esuberanza e l’arroganza dei giovani talenti – Onana, de Ligt, de Jong su tutti – ma anche la gestione dei momenti della partita con giocatori esperti, navigati, ma comunque eclettici e flessibili – Blind, Tadić, Schöne e Huntelaar.
A dispetto di quanto si afferma al bar, l’Ajax è capace di giocare su più registri, e questo ha aiutato la crescita dei suoi talenti più luminosi che sono così riusciti ad aggiungere dimensioni e strati diversi al loro gioco. Se da un lato privilegia la pressione alta e le transizioni corte, è capace di fare un palleggio più lento e compassato per “aprire” gli avversari. Sa aspettarli serrando i ranghi e sa stanarli allargando Neres e Zayich sugli out.
Si tratta, a mio modo di vedere, di una formazione fortemente
ideologica, che ha interiorizzato al meglio i precetti del proprio
allenatore. Durante tutta la stagione, ten Hag è riuscito a convincere i
suoi giocatori che un calcio fatto di strappi, transizioni, difesa
mediamente alta, gegenpressing e trasmissione corta è la
maniera migliore non solo di far convivere le diverse anime della
squadra, ma anche di conseguire gli obiettivi preposti. Non è un caso se
li avevamo additati, ai tempi dei gironi, come possibile sorpresa di questa edizione della Champions League.
Quali sono i punti di forza dell’Ajax?
di Elena Chiara Mitrani
Tra i punti forti dell’Ajax c’è senz’altro il momentum: la squadra olandese si riaffaccia tra i grandi d’Europa infrangendo una serie di tabù, tra i quali spicca quello di aver eliminato il Real Madrid vincitore delle ultime tre Champions. Sebbene la giovane squadra di ten Hag abbia affrontato un Real a fine ciclo e privo del proprio capitano, non è da sottovalutare che i lancieri si trovino ora a cavallo di un’onda di positività generata dalla rimonta schiacciante del Bernabéu e dall’hype che si è creato intorno alla loro proposta di calcio. La fiducia nei propri mezzi, l’entusiasmo e la consapevolezza di non aver niente da perdere essendo andati già oltre le aspettative possono essere ingredienti chiave nella maniera in cui l’Ajax affronterà la sfida.
Inevitabile mettere anche il gioco dei lancieri tra i loro punti forti. Contro il Real si sono visti ritmi alti, abilità nella costruzione dal basso, fluidità di manovra. L’Ajax è una squadra dall’età media abbastanza bassa, la resistenza atletica di de Jong e compagni permette loro di mantenere ritmi elevati per lunghe porzioni di gara. Nonostante inevitabili sbavature, l’undici di ten Hag riesce a creare un buon connubio di intensità e precisione tecnica, con alte percentuali di realizzazione nei passaggi corti (88%, solo City e Barcellona tra le qualificate ai quarti hanno fatto meglio finora, WhoScored) e la creazione di un contesto in cui i suoi migliori talenti trovano modo di esaltarsi. Si tratta di una squadra che potrebbe metterci in difficoltà se affrontata in modo speculativo, nonostante molti avessero esaltato il cinismo del Real Madrid che pur subendo li aveva battuti nella gara di andata (13 tiri contro 19 e anche un palo colpito dai lancieri).
Tadić è stato sicuramente la stella dell’Ajax al Bernabéu, impreziosendo il trionfo dei suoi con eleganti giocate e con una prestazione individuale da incorniciare. La libertà posizionale accordatagli ha determinato una forte partecipazione del serbo nella manovra offensiva dell’Ajax, suggellata dall’assist perfetto per Neres e dal bellissimo gol dell’1-3. Trentenne e con un passato in squadre modeste (Groningen, Twente, Southampton) il numero 10 dei lancieri è chiamato a confermarsi per guadagnare ulteriore lustro internazionale e provare a trascinare i suoi verso il passaggio del turno.
L’Ajax resta una squadra storica, con una cultura e un blasone che
non si discutono nonostante la distanza abissale dalla squadra che fu
un’avversaria storica a fine anni ’90. La Juve ha il favore del
pronostico ma sarebbe un grande errore considerare scontato il passaggio
ai quarti.
Quali le debolezze?
di Michele Tossani
Una squadra che gioca un calcio propositivo, con buone (se non ottime) individualità, l’Ajax presenta però dei punti deboli che la Juve dovrà sfruttare per portare a casa la qualificazione alle semifinali di Champions. Al di là del fattore esperienza, nettamente a favore dei bianconeri, la squadra di Allegri dovrà essere in grado di mixare sapientemente fasi di difesa posizionale ad altre di pressione in zone più avanzate di campo.
Nella prima situazione, il non possesso bianconero (per risultare efficace) non dovrà essere troppo passivo ma volto all’aggressione del portatore di palla in modo da generare una riconquista dalla quale poi partire per risalire il terreno di gioco e attaccare alle spalle una linea difensiva olandese che spesso si trova a difendere molto campo, in conseguenza della mentalità offensiva che la squadra di ten Hag ha adottato nel tempo.
Le situazioni di pressing ultra – offensivo dovranno invece essere
utilizzate dalla squadra di Allegri per sporcare le linee di passaggio
della fase di costruzione bassa degli ajacidi, in particolare quelle
legate al quadrilatero de Ligt, Blind, Schöne, de Jong. Se i due giovani
sono assolutamente a loro agio nel giocare sul corto e in un solo tempo
di gioco, gli altri due pagano qualcosa quando messi sotto pressione. È
ovvio che, in tali circostanze, sarà indispensabile predisporre un
preciso sistema di marcature preventive (come quello che così bene ha
funzionato contro l’Atletico Madrid) per evitare di essere presi in
contropiede da Tadic e Ziyech.
Quanto ci darà fastidio de Jong sulla strada per Madrid?
di Kareem Bianchi
Se c’è un giocatore rappresentativo della filosofia dell’Ajax, l’archetipo della fluidità posizionale proposta da Erik Ten Hag e delle idee intrinseche dell’allenatore olandese, quello è Frenkie De Jong. Il nuovo acquisto del Barcellona è la stella più luminosa della propria costellazione ed il punto di riferimento dal quale sfociano le direttive che orchestrano gli sviluppi dell’opera. Dalla cognizione all’esecuzione, De Jong costituisce l’ago della bilancia dell’Ajax e di conseguenza una sua descrizione partendo dalla posizione di campo sarebbe non solo riduttiva, ma non trasmetterebbe l’essenza e la peculiarità delle iniziative del ventunenne.
De Jong è il massimo esponente di un calcio in cui sono le funzioni a
determinare il ruolo, pressoché situazionale, in base alle esigenze
strutturali collettive ed individuali. Tale definizione, nella
scacchiera di Ten Hag, si tramuta in continui scambi di posizione come
ausilio alla manovra. E’ infatti solito osservare De Jong abbassarsi a
fianco di uno dei due centrali a formare una linea difensiva a tre al
fine di creare superiorità numerica in zona arretrata, indurre il
diretto marcatore a seguirlo e creare spazio (che può a sua volta essere
occupato da uno dei due centrali) alle spalle dello stesso, o
semplicemente uscire dal presidio avversario. Allo smarcamento segue una
costante del gioco di De Jong: la ricerca o creazione di una
superiorità tramite elusione (finte o conduzioni volte a manipolare il
diretto avversario) che denota una percezione totale dei dintorni ed una
comprensione dei princìpi del gioco di posizione che consentono di
resistere al pressing ed esercitare un controllo totale ogniqualvolta si
trova in possesso o in vicinanza del pallone.
L’anticipazione e percezione di De Jong.
Riconosce immediatamente le intenzioni dei pressatori (facilitato da
angoli di pressione rivedibili) e mediante una finta interrompe il
momentum di Modric e Vinicius per attaccare lo spazio con vantaggio
dinamico.
Nonostante uno stile di gioco simile comporti rischi fisiologici,
se eseguito nei tempi propizi, riesce a pagare dividendi molto ricchi.
Sarà infatti fondamentale per la Juventus esortare la componente
“high-risk, high-reward” di De Jong, cercando allo stesso tempo di
isolarlo dai suoi compagni; al che sarebbe costretto, nella ricerca di
supporto, a girarsi su sé stesso e tentare giocate rischiose senza il
contesto adatto, esponendosi così ad una pressione in assenza di
soluzioni. Soprattutto, la squadra di Allegri dovrà cercare di pressare
in maniera compatta ed ordinata, con tempismo in uscita irreprensibile,
in modo tale da non rischiare di consegnare ai lancieri tempo
decisionale e spazio per i propri attacchi incisivi.
de Ligt vs Ronaldo: Davide contro Golia?
di Francesco Federico Pagani
La sfida tra Ajax e Juventus manderà in scena anche un duello ravvicinato tra un campione in erba e colui il quale è stato – assieme a Messi – il dominatore dell’ultimo decennio del calcio europeo e mondiale. Tra l’Amsterdam Arena e l’Allianz Stadium, infatti, si consumerà la battaglia tra quello che, come dissi nella scheda a lui dedicata, è un po’ il prototipo del difensore moderno e l’attaccante all-rounder più dominante nella storia del calcio moderno (e forse non solo): sto ovviamente parlando dello scontro dai tratti epici tra Matthijs De Ligt e Cristiano Ronaldo!
Nonostante la giovanissima età De Ligt è già un difensore molto affidabile, che in campo sa fare un po’ tutto. Guida la squadra da vero condottiero, difende con efficacia e gioca la palla con sagacia. Un mix di altissimo livello che ha fatto innamorare mezzo mondo. L’altra metà semplicemente non segue il calcio. La doppia sfida dei quarti di Champions sarà quindi un grande banco di prova per quello che potrebbe essere il miglior centrale al mondo del prossimo decennio abbondante.
Ma sarà anche l’ennesimo palcoscenico su cui un Fenomeno assoluto sarà chiamato ancora una volta a riconfermare le proprie doti, andando a colpire nuovamente una delle sue vittime preferite in Champions League, ovvero quell’Ajax già bucato 7 volte (piccola curiosità: la squadra più colpita nella massima competizione europea per club è proprio la Juventus, bucata 10 volte!).
Fare una vera e propria analisi tecnico-tattica del duello che va delineandosi è praticamente impossibile. Per un motivo semplice: Cristiano Ronaldo sa segnare praticamente in ogni modo. Quindi non c’è un aspetto su cui il giovane centrale oranje deve pensare di limitarlo: è una cosa che va fatta a 360°.
Restano fondamentalmente due le situazioni di gioco in cui Cristiano Ronaldo potrebbe avere vita relativamente più facile: eventuali uno contro uno in campo aperto, che l’Ajax dovrà ovviamente evitare di concedere al portoghese come a qualsiasi altro avversario, ed il gioco aereo, qualità in cui Matthijs ancora non eccelle nonostante il fisico più che dotato.
Come abbiamo visto nel ritorno contro l’Atletico, Ronaldo è un mostro che grazie a delle qualità condizionali aliene ancora a 34 anni sa essere dominante anche in questo fondamentale. E chissà allora che dopo aver affondato Juanfran, Godín e Giménez il fenomeno di Funchal non domini i cieli anche in quel di Amsterdam, rendendo inoffensiva la contraerea ajacide e facendo rimpiangere allo stesso De Ligt di non avere scelto di giocare con lo stesso Ronaldo.
Quando lo scorso dicembre gli venne consegnato il premio come Golden Boy Europeo, infatti, Gianluigi Bagnulo di Sky gli chiese se in futuro avrebbe preferito giocare con Messi o Ronaldo. E lui, baldo e sicuro dei propri mezzi, rispose “preferisco giocare con Ziyech all’Ajax”. Replica ottima per un capitano, che avrà sicuramente infiammato i tanti tifosi del club di Amsterdam. La sua volontà di preferire Ziyech a Ronaldo, però, lo ha spinto a doversela vedere proprio col fenomeno lusitano. Riuscirà a dimostrarsi già all’altezza di sfidare il migliore, il buon Matthijs?
Andrea Lapegna