La Juve di Mario Mandzukic

L’attaccante croato ha parlato in esclusiva ai microfoni di Premium Sport e Sky Sport: la sua è una retrospettiva su questa prima stagione da attaccante bianconero, che gli ha già portato in dote due trofei

Campione di Croazia,  di Germania, d’Europa, del Mondo e ora anche d’Italia. Sedici trofei in carriera, di cui due conquistati al suo primo anno alla Juventus.

Tredici gol in tutte le competizioni (incluso quello decisivo in Supercoppa), cinque assist e migliaia di km macinati al servizio della squadra.

Un atteggiamento in campo encomiabile e generoso, grintoso e spietato in zona gol, perchè a parlare per lui sono sempre i fatti. Sul terreno di gioco, davanti alla porta.

L’avete capito, parliamo di Mario Mandzukic, fuoriclasse croato che da quest’anno impreziosisce l’attacco bianconero con il suo carisma e la sua insaziabile voglia di vincere. Oggi, a Scudetto ormai in tasca, l’attaccante ha parlato, ripercorrendo a ritroso questa prima, indimenticabile stagione alla Juve.

E quando Mario rilascia dichiarazioni alla stampa, potete stare sicuri che ogni sua parola è ponderata e soppesata. Frutto di una esperienza sui palcoscenici di mezza Europa che lo ha portato ad essere non solo un vero perfezionista, ma anche un vincente nel sangue.

Godetevi dunque l’intervista che ha rilasciato quest’oggi, a Vinovo, a Premium Sport e Sky Sport. Ve la proponiamo qui interamente, tradotta dal tedesco.

L’esperienza alla Juventus
«Sono quel tipo di giocatore che dà tutto per la squadra. La Juve è una realtà molto forte, e mi sono divertito nel giocare a calcio qui. È per me un grande onore rappresentare questi colori, e motivo di grande orgoglio. In carriera ho vinto tanti trofei, ma questo Scudetto al primo anno in una grande squadra come la Juve è molto speciale. Seguivo molto i bianconeri da piccolo, quindi sono felice di essere campione con loro e avere la possibilità di giocarmi anche la Coppa Italia».

Il calcio italiano
«Naturalmente è diverso dagli altri. Qui ci si focalizza di più sulla tattica e sulla disciplina in campo. Ogni squadra prova a difendersi molto bene. Questo rende la vita difficile agli attaccanti. Penso sia questa la differenza principale».

Il rapporto con Allegri
«La cosa più importante per me, al mio arrivo alla Juve, è stata che lui mi ha voluto qui. Questa è stata la ragione principale del mio approdo in bianconero, e ho voluto ripagare la sua fiducia – non solo quella del mister, ma anche della società e dei compagni di squadra. Naturalmente ci è voluto un po’, al principio, per conoscerci ma col tempo abbiamo costruito davvero una relazione di comprensione reciproca. È davvero una grande persona. Puoi parlarci di cose serie, ma anche scherzarci insieme. È inoltre uno dei migliori allenatori in circolazione, che capisce di calcio. Abbiamo un gran bel rapporto».

La Champions League
«Abbiamo giocato bene quest’anno, ma ci vuole anche fortuna. Lo si può notare da come siamo usciti dalla competizione: sono i piccoli dettagli che fanno la differenza. Sfortunatamente, non siamo riusciti ad andare avanti in questa stagione, ma la cosa positiva è che da questo possiamo imparare per migliorare la prossima volta».

L’impermeabilità alle critiche
«Mi piace quando vengo sottovalutato. Mi rende più forte. A dispetto di ciò che ognuno possa dire, so cosa posso fare, credo in me stesso e so quali sono le mie capacità. Voglio sempre giocare per le squadre più forti e vincere trofei».

Il segreto del successo
«La nostra forza più grande è il carattere. Abbiamo mostrato che possiamo raggiungere traguardi importanti. Questa stagione l’abbiamo iniziata a rilento, come sappiamo tutti, ma abbiamo saputo rispondere in maniera brillante mostrando quanto siamo forti quando c’è alchimia di squadra tra di noi. Il momento di svolta è stato sicuramente dopo la gara contro il Sassuolo. Dopo quella partita, abbiamo parlato tra noi. Sapevamo che dovevamo cambiare qualcosa. Quello è stato il momento in cui abbiamo mostrato il nostro carattere».

La Coppa Italia
«Non avere il giusto approccio per gare come questa rende tutto difficile. Dobbiamo prepararci a dovere per questa partita. Non dobbiamo pensare di essere i favoriti. D’altro canto, è una finale di coppa, un match secco, e dobbiamo mostrare il giusto rispetto verso il Milan. Se saremo concentrati, avremo più chances di ottenere ciò che vogliamo: la vittoria».

La cosa più importante
«Per me è che la squadra vinca, non tanto quanto possa raggiungere a livello personale. Il fatto che siamo riusciti a recuperare dopo un inizio difficile è ciò che più conta. E ogni gol è naturalmente importante, a prescindere da chi lo segna».

La nazionale croata
«Abbiamo una squadra forte, e molti di noi giocano per dei top club. È importante che ciascuno di noi si mantenga in forma e che raggiungiamo degli obiettivi. La gente in Croazia si aspetta molto da noi. Ne siamo consapevoli. Io, personalmente, ho raccolto molto a livello di club, vincendo molti trofei, ed ora il mio obiettivo è alzarne qualcuno anche con la nazionale».