Ieri sera la Juventus ha espresso il suo appoggio a Cristiano Ronaldo in relazione alle accuse di violenza rivoltegli da una donna americana per una vicenda che risale al 2009.
Ecco i due tweet:
SOSTEGNO INCONDIZIONATO
E’ la prima comunicazione del club sulla vicenda (postata sugli account ufficiali nelle varie lingue, inglese, spagnola, araba e giapponese). Non ci sono altri post sugli altri social, né comunicati sul sito. Si è scelto twitter come social “informativo” immediato anche se con meno seguito rispetto ad altre reti.
I tweet hanno sollevato una discussione immediata e, in alcuni casi, un moto di perplessità e forte critica, sia da parte di molti utenti bianconeri (e non), sia da parte di alcuni media “neutrali” e stranieri.
In particolare Sport Illustrated è molto duro sulla scelta di appoggio integrale e parla di “Difesa Stonata” asserendo che “L’assoluta stupidità dietro le azioni del club è sconcertante.”
Il post è stato criticato principalmente per 4 motivi, in ordine di gravità crescente:
1. E’ confezionato male, non in forma di thread (sequenza di tweet concatenati) e contiene errori di comunicazione social come quel “1/1” (che avrebbe dovuto essere 1/2, cioè il primo tweet di 2)
2. Il post è scritto male, in un “giuridichese” inusuale per il mezzo scelto e con termini molto gergali come “asseritamente“. C’è un uso della punteggiatura poco fluido per non dire infelice.
3. Il concetto che passa non è quello corretto di un appoggio neutro a Ronaldo e alla sua professionalità AL DI LA’ di vicende personali in cui la Juve non mette bocca. Il post infatti può apparire quasi come un sostegno a priori e la sua forma pare involontariamente minimizzare gli eventi presunti. Il riferimento alle doti di Ronaldo (professionale, serio, campione) stride con la delicatezza della vicenda.
4. La decisione di esprimersi su un tema di grande risonanza mediatica che coinvolge indirettamente il club in questo modo un po’ goffo e con concetti travisabili può essere un autogol mediatico.
Il messaggio non è stato ovviamente redatto dallo staff che normalmente si occupa dei social. Qualche sprovveduto giornalista ha criticato il social media manager o la stessa Juve “per aver affidato il tutto ad uno stagista“. Solo uno stolto può pensare che su un tema così non ci sia stato prima un ponderato consulto legale e la totale approvazione dei vertici.
Prima di provare a capire PERCHE’ la Juve si sia espressa in questo modo sintetizziamo i fatti.
LA VICENDA
Nel 2017 il sito Football Leaks svela documenti riservati della Gestifute di Mendes, tra i quali un accordo stragiudiziale del 2009 tra un calciatore, rivelatosi Ronaldo, e una donna che si impegna a non divulgare una vicenda di presunta violenza dietro un pagamento di 375mila dollari. Il periodico tedesco Der Spiegel in 2 articoli del 2017 e in un inchiesta della scorsa settimana ricostruisce gli eventi e intervista la donna –Kathryn Mayorga- che, nel frattempo, decide di rivelarsi e rompere l’accordo di riservatezza, ritenuto dai suoi legali non più valido.
I legali della donna hanno fatto ricorso, in sede civile, sostenendo che l’accordo del 2009 sia nullo per varie ragioni, tra le quali quella per cui le condizioni psicologiche di disagio della donna non erano adeguate alla firma di un accordo del genere. A seguito della denuncia la Polizia di Las Vegas riapre l’indagine, asserendo che la vittima non aveva fornito né le generalità del “colpevole” né il luogo, ma si era sottoposta ad accertamenti clinici ancora in possesso della polizia. Vedremo gli sviluppi.
E’ difficile ora capire cosa può accadere. Le accuse vanno dimostrate e i documenti riservati possono essere contestati dai legali di Ronaldo, così come l’accordo del 2009 potrebbe essere ritenuto valido in sede civile e l’indagine della polizia potrebbe essere solo un atto formale. Ronaldo potrebbe quindi non dover affrontare affatto un processo penale.
Ci preme però sottolineare come qualsiasi giudizio sui protagonisti della vicenda è ampiamente prematuro, sia su Ronaldo, sia sulla donna in causa e va condannata qualsiasi degenerazione del dibattito, alimentato anche da video virali e da facili stereotipi su entrambi i fronti.
LA DIFESA DI CRISTIANO E QUELLA DELLA JUVE
Il personaggio “più famoso della storia” (con più fan/followers di sempre) si trova così a fronteggiare un potenziale “processo mediatico” e l’accostamento ad un atto odioso e orribile che può prendere una piega che porti ad un rapido oblio dei fatti, così come invece potrebbe essere un’estenuante gogna da parte di media ed opinione pubblica, al di là degli sviluppi della giustizia civile o penale.
Ronaldo su Instagram ha definito “fake news” la vicende e poi ha twittato così:
Nego fermamente le accuse. Lo stupro è un crimine abominevole che va contro tutto ciò in cui credo. Mi rifiuto di alimentare lo spettacolo creato da persone che si fanno pubblicità a mie spese. La mia coscienza di consentira di attendere con tranquillità il risultato di ogni indagine.
La “tranquillità” di Cristiano, avvezzo a essere sottoposto a pressioni psicologiche indicibili (diverse da questa), sembra provata dal fatto che pochi giorni dopo i primi articoli di Der Spiegel realizzò una tripletta al Bayern e una all‘Atletico. In effetti, anche nei giorni successivi al rilancio della vicenda, Ronaldo ha inciso nei 3 gol al Napoli. Vedremo la sua capacità di separare gli sviluppi e l’eco mediatico della vicenda dalle sue performance.
Ritorniamo a ciò che ci interessa davvero: l’atteggiamento della Juve sulla vicenda.
Molti, anche tra i tifosi Juve, hanno provato a ri-scrivere quel post in una forma che avrebbe consentito al club di esprimere vicinanza ma equilibrio, condannando al contempo la violenza in ogni sua forma.
Ecco un tentativo:
C’è però una ragione per cui la Juve non ha espresso un messaggio simile.
Ronaldo deve condannare gli atti di violenza per riabilitarsi agli occhi dell’opinione pubblica, la Juve invece evidentemente non ha avuto interesse ad entrare nella vicenda o esprimere un proprio giudizio (ovvio) di condanna nei confronti di qualsiasi atto di violenza.
La Juve non esprime giudizi, non ripone speranze o fiducia negli sviluppi della vicenda, si limita a separare il Cristiano dipendente juventino (serio, professionale, apprezzabile) dal Ronaldo ragazzo di 10 anni fa, ora uomo impelagato in vicende che con la Juve non c’entrano nulla.
Allora perché la Juve si sente in dovere di dire che “Cristiano è un buon professionista” a prescindere?
Nike (che ha un legame “a vita” con CR7 grazie al quale ricava un fatturato spaventoso) ed EA Sports (che ha appena lanciato il suo prodotto di punta, FIFA 2019, totalmente rivestito del volto di CR7) hanno rilasciato dichiarazione simili sulla vicenda, nettamente diverse da quelle di Juventus.
Nike si dichiara “profondamente preoccupata per le inquietanti accuse“. EA Sports si spinge oltre e “si aspetta che gli atleti testimonial si comportino in modo consono ai suoi valori“. Messaggi strategici, di potenzialmente “smarcamento”. Nike e EA sono multinazionali che si rivolgono a uomini, donne e ragazzini con messaggi ispirati a policy etiche che rispondono a logiche commerciali orientate ai consumatori. Per loro Ronaldo è un “testimonial” provvisorio, un volto che incarna dei valori. Se sgarra, o anche se è solo accostato a qualcosa di sgredevole, la prima reazione è smarcarsi e attendere. Addirittura EA Sports ha già eclissato e oscurato il volto di Ronaldo da tutti i suoi social e siti.
La Juve non ha ragionato così, non considera Ronaldo un ambasciatore dei propri valori, non bada a stigmatizzare le violenze. Per la Juve Ronaldo è un dipendente, un atleta su cui fondare il proprio destino sportivo nei prossimi anni. Rispetto a Nike e EA ha anche una posizione più “debole”: non può smarcarsi facilmente perché non ha forse un contratto che prevede risarcimenti o revoca contratti per eventi del genere. La Juve quindi non si smarca, non si mette in posizione equidistante e non comunica ai propri “consumatori” la propria etica e moralità.
La Juve difende l’atleta Cristiano, lì dove il Real tacque durante le accuse di evasione. La Juve si interessa solo del professionista Ronaldo e non dell’uomo immagine o della propria immagine.
E’ una scelta corretta o miope? Sul piano legale e forse di rapporto col giocatore è una strategia che ha sicuramente un suo scopo e una sua funzione valida. Sul piano della comunicazione, della visibilità, e di quella brand equity che è il patrimonio d’immagine che una marca si è costruita o intende costruirsi nel tempo la scelta è apparsa un po’ troppo conservativa e poco lungimirante.
Si è scelto di appoggiare ciecamente l’atleta Ronaldo, l’uomo sul quale si è investito il futuro di un club e di tacere su tutto il resto. Lecito ma, in termini di immagine worldwide, è stata una scelta che non ha lasciato tutti soddisfatti.
Sandro Scarpa.