Il nuovo tecnico bianconero si presenta all’Allianz Stadium: «Ho conosciuto un Club compatto, determinato e convinto: voglio dare il 110%». Fabio Paratici: «Felici che Sarri sia con noi, idee chiare fin dall’inizio, era la prima scelta»
Determinazione, compattezza, convinzione. Ruota spesso attorno a queste tre parole la prima conferenza stampa di Maurizio Sarri come allenatore bianconero, oggi all’Allianz Stadium. Caratteristiche che il tecnico, affiancato oggi da Fabio Paratici, Chief Football Officer bianconero, ha trovato fin da subito alla Juventus, e che condivide, promettendo di dare il 110% per i colori bianconeri. «IL CORONAMENTO DI UN CAMMINO»
«Sono contento di essere qui alla Juventus. Bisogna avere le idee chiare sul percorso che si fa – Racconta Sarri riavvolgendo il nastro sulla sua carriera – A Napoli ho dato tutto me stesso, professionalmente e moralmente, perché sono nato lì e ho sempre tifato questa squadra. Negli ultimi mesi però ho avuto più di un dubbio, un dualismo fra l’affetto e la razionalità, la quale mi diceva che forse il ciclo era finito; nel frattempo il Napoli ha presentato Ancelotti, e io ho avuto offerte da società italiane importanti, ma ho preferito la stupenda esperienza della Premier League. Poi, ho sentito il bisogno di tornare in Italia, per motivi personali. La Juventus, la società più importante d’Italia, mi ha offerto questa opportunità».
E aggiunge: «Questa esperienza è il coronamento di una carriera lunga e difficile: ho voluto rispettare il mio percorso professionale. Quando la Juve mi ha chiamato, ho provato una sensazione molto forte: non avevo infatti mai visto una societàcosì determinata e compatta nel volermi con loro.Determinazione, convinzione e compattezza sono aspetti che ho trovato anche in questi primi giorni a Torino, e che per me sono molto importanti».
GLI ANNI DI NAPOLI
«Ho vissuto 3 stagioni in cui il mio primo pensiero era quello di sconfiggere la Juventus che era la squadra vincente. Al Napoli eravamo l’alternativa: abbiamo dato il 110% senza riuscirci, e lo rifarei, ma era un’avversità sportiva: adesso, la mia professionalità mi porterà a dare tutto per questa società. Ho visto questo club unito e compatto, e questo mi ha fatto molto piacere, per me è importante l’aspetto umano è quello che ti porta a dare qualcosa in più».
LA STAGIONE AL CHELSEA
«Come ho detto, mi fa piacere essere qui, nella squadra più importante d’Italia, ma il percorso è lungo ed è fatto di passi. Infatti arrivo dal Chelsea, un’altra grande squadra seppur con meno storia della Juve, in cui ho allenato grandi giocatori». PROGETTO TECNICO E OBIETTIVI
Intanto, un pensiero per Massimiliano Allegri: «Lascia un eredità pesante, fatta di risultati straordinari. Mi piacerebbe continuare a vedere quella mentalità che lui ha dato, per esempio la capacità di soffrire e non perdere le sicurezze in campo. Anche quando mettevi in difficoltà la Juve, avevi sempre il retro-pensiero che alla fine si rischiava di perdere». La ricetta di Sarri è semplice e totalizzante: «Mi voglio alzare al mattino e pensare a come vincere le partite; non è dovuto perché lo si è fatto negli ultimi anni, ma la Juve ovviamente hal’obbligo di vestire i panni della favorita. In Champions dobbiamo avere l’obiettivo di vincere, ma la consapevolezza che ci sono altre squadre molto forti: deve essere un sogno da perseguire con determinazione feroce, ma sapendo che c’è coefficiente di difficoltà mostruoso».
E il modulo di gioco? «Non si può partire da questo: bisogna avere le idee chiare su quali sono i giocatori più talentuosi, che possono fare la differenza, e metterli in condizione di farlo. Penso ovviamente a Cristiano Ronaldo, che mi piacerebbe aiutare a superare nuovi record, ma anche a calciatori come Dybala, Douglas Costa, Bernardeschi, che ha una grande dote, la coordinazione. E ce ne sono tanti che non ho nominato. Bisogna parlare con loro e in base a quello costruire il modulo: il 4-3-3 che c’era al Chelsea era ben diverso dal 4-3-3 visto al Napoli. Io non devo fare “il mio calcio” a ogni costo, ma adattare la mia filosofia alla realtà e alle caratteristiche dei miei giocatori: per esempio, lascio spesso molta libertà negli ultimi 30 metri di gioco».
Vincere o giocare bene? «Intanto, sono consapevole che ci sia scetticismo: è già successo, a Empoli, a Napoli e a Londra. Conosco un solo modo per togliere scetticismo: vincere e convincere, divertire e far risultato. Divertirsi in campo, senza essere frivoli, è un obiettivo non antitetico rispetto a quello di vincere, perché se una squadra si diverte, vince e diverte il pubblico, generando entusiasmo collettivo. Speriamo di vincere, divertendo tutti».
«Il Sarrismo? Leggo sull’enciclopedia che è una filosofia calcistica e non solo. Io sono sempre stato questo, l’esperienza negli anni mi ha cambiato, ma spero di essere rimasto lo stesso:una persona diretta, che vuole sentirsi dire le cose in modo chiaro, perché credo che l’unica cosa non risolvibile sia il non detto». LA SITUAZIONE DEL CALCIO ITALIANO
Dopo un anno in Inghilterra, Sarri ha una visuale particolare del calcio italiano: «L’Italia ha davanti un percorso lungo, che passa dalle infrastrutture al cambiare l’atmosfera negli stadi. Bisogna partire dalle strutture, appunto, ma in Italia abbiamo un piccolo vantaggio per organizzazione societaria; in Inghilterra le squadre speculano meno in campo, ma sono molto contento del fermento che vedo in Serie A. Penso al ritorno di Conte alla conferma di Ancelotti, l’arrivo di Fonseca, l’approdo di Giampaolo finalmente a una grande squadra. C’è un’aria frizzante e ci sono i presupposti per vedere qualcosa di nuovo». LE PAROLE DI FABIO PARATICI
«Siamo felici che Sarri sia con noi – Conferma Paratici durante la conferenza stampa – Avevamo le idee chiare fin dall’inizio e Sarri era la prima scelta, ma bisognava avere rispetto di tutti i soggetti in campo. C’era un allenatore sotto contratto, due grandi club che dialogavano. A tal proposito ringrazio il Chelsea nella persona di Marina Granovskaja, uno dei migliori dirigenti in circolazione». Vincere è l’unica cosa che conta?«Certo. Conta vincere, esattamente come prima. Siamo qui per questo, e non c’è una ricetta sola. Noi abbiamo fatto questa scelta perché la spinta propulsiva si era affievolita un po’, non per il gioco né per i risultati arrivati fino a quel momento; crediamo che Sarri sia il migliore allenatore per la Juventus in questo momento, ha dimostrato grandi qualità, in Italia, in Premier League e a livello internazionale».
Una nuova avventura può iniziare: Benvenuto, Mister Sarri!