La Juve ricomincia da 3

Khedira, Mandzukic ed Hernanes decidono la sfida contro il Pescara. Nel finale esordio di Kean, primo “millenial” della Serie A

«La prima partita dopo la sosta è sempre insidiosa», aveva avvertito Allegri alla vigilia. Beh, i suoi ragazzi devono averlo ascoltato attentamente, perché onde evitare di correre rischi dominano per novanta minuti e riprendono la marcia in campionato abbattendo il Pescara con uno scambio di cortesie tra Khedira e Mandzukic e una fiondata di Hernanes. Per Neto, in campo al posto di Buffon, l’unica preoccupazione è riuscire a scaldarsi, visto il freddo pungente della serata. Nel finale c’è spazio anche per l’esordio di Moise Kean, il primo “millenial” a giocare in Serie A.

Tutto bello e  semplice dunque? Neanche troppo a dire il vero, perché com’era lecito aspettarsi, il Pescara si presenta con una difesa blindata e quando la Juve passa la tre quarti campo è facile vedere almeno otto maglie gialle a ridosso dell’area di rigore. Per superare una simile muraglia non c’è altro da fare che affidarsi al palleggio, aspettando un movimento sbagliato degli avversari o una giocata individuale. La cerca Higuain al 13′, girando verso la porta il tocco di Alex Sandro, ma trova la deviazione in angolo della difesa abruzzese.

La combinazione tra i due si ripete poco dopo: il cross del brasiliano è invitante ed è anche ottima la scelta di tempo del Pipita, che di testa indirizza verso il secondo palo e mette a lato di poco.

L’argentino è pimpante e non si limite ad aspettare il pallone buono in area, ma spesso arretra per impostare e in fase di non possesso è il primo a portare il pressing sugli avversari.

Con il passare dei minuti la Juve alza il ritmo e stazione stabilmente dalle parti di Bizzarri, anche se rischia su un guizzo di Caprari, che prende il tempo a Rugani e arriva a concludere da ottima posizione, senza centrare la porta.

Al 25′ Allegri deve rinunciare a Lichtsteiner e inserisce Cuadrado. La sostituzione non cambia l’assetto tattico, ma regala ai bianconeri quel pizzico di imprevedibilità che dieci minuti più tardi si rivela decisiva: il colombiano parte palla al piede dalla tre quarti, punta l’uomo e tocca per Khedira che, dopo uno scambio stretto al limite dell’area con Mandzukic, infila il diagonale nell’angolino alla destra di Bizzarri.

L’1-0 non basta ai bianconeri, che in avvio di ripresa sfiorano il raddoppio con Higuain: un retropassaggio sbagliato di Cristante mette il Pipita nelle condizioni di calciare dal limite, ma il suo desto colpisce il palo esterno e termina a lato.

L’approccio dei bianconeri ora è anche più convinto rispetto al primo tempo e dopo un altro tentativo di Higuain, respinto da Bizzarri, arriva la zampata vincente di Mandzukic: Khedira restituisce il favore del primo tempo, deviando di testa uno spiovente dalla sinistra e trasformandolo in un assist perfetto per il croato che scatta sul filo del fuorigioco e al volo tocca in rete.

La Juve continua a martellare e se Higuain non centra la porta mettendo alto di poco un colpo di testa da buona posizione, ci pensa Hernanes a rendere più corposo il punteggio con un magnifico destro da una ventina di metri che sfiora il palo e si infila alle spalle di Bizzarri.
Lo Stadium applaude il Profeta e si spela le mani anche per l’ingresso nel finale di Kean, al posto di Mandzukic. La gara però ormai ha poco da dire e per mostrare il suo talento il giovanotto dovrà aspettare altre occasioni. Visti i suoi sedici anni, non mancheranno di certo.

JUVENTUS-PESCARA 3-0

RETI: Khedira 36′ pt, Mandzukic 18′ st, Hernanes 24′ st

JUVENTUS
Neto; Rugani, Bonucci, Evra; Lichtsteiner (25′ pt Cuadrado), Khedira (26′ st Sturaro), Hernanes, Asamoah, Alex Sandro; Higuain, Mandzukic (39′ st Kean)

A disposizione: Buffon, Audero, Chiellini, Lemina, Marchisio, Pjanic
Allenatore: Allegri

PESCARA
Bizzarri; Zuparic, Campagnaro (1′ st Vitturini), Biraghi; Zampano, Memushaj, Brugman, Cristante (31′ st Bruno), Crescenzi;  Pettinari, Caprari (20′ st Pepe)
A disposizione: Fiorillo, Aquilani, Muric, Manaj, Benali
Allenatore: Oddo

ARBITRO: Fabbri
ASSISITENTI: Posado, De Meo
QUARTO UFFICIALE: Vivenzi
ARBITRI D’AREA: Calvarese, Abbattista

AMMONITI: 45′ pt Crescenzi, 42′ st Bruno

A CALDISSIMO / Juventus-Pescara 3-0: semplicemente la vittoria più facile di sempre

A CALDISSIMO / Juventus-Pescara 3-0: semplicemente la vittoria più facile di sempre

E’ sicuramente vero che la prima partita dopo una lunga pausa non è mai facile, ma è anche vero che un avversario migliore per riprendere confidenza col campo non poteva capitare: allo Stadium arriva il Pescara, perdere punti in occasioni del genere è assolutissimamente vietato.

La ricerca maniacale della novità di formazione prosegue ancora per mister Allegri, stavolta il turnover è più che massiccio: c’è Neto per Buffon fra i pali, Evra con Bonucci e Rugani sulla linea difensiva, Lichtsteiner (per poco: svizzero costretto al campo a metà primo tempo per un’improvvisa indisposizione fisica) ed Alex Sandro sugli esterni, centrocampo “sperimentale” con Hernanes in regia, Khedira ed Asamoah interni, obbligatoriamente Higuain e Mandzukic in attacco.

Si parte con un po’ di sofferenza in costruzione sia per le tante novità nell’undici titolare, sia per un pressing asfissiante soprattutto di Pettinari in particolare su Bonucci, in generale su tutti i portatori di palla bianconeri. Si prova a sfondare soprattutto sugli esterni, non a caso la prima occasione è costruita da Alex Sandro a sinistra, ma Higuain è impreciso nella conclusione volante di testa. Pericolo anche per Neto: brutta palla persa da Bonucci sulla trequarti in uscita, Caprari si presenta a tu per tu col portiere brasiliano, ma la conclusione dell’attaccante pescarese si perde fortunatamente sul fondo, complice la buona pressione in recupero di Rugani. Poco dopo la mezz’ora arriva il vantaggio: Cuadrado rifinisce, gioco a due in area fra Khedira e Mandzukic, palla di ritorno del croato per il tedesco e diagonale d’esterno perfetto di quest’ultimo a trovare l’angolo alla destra di Bizzarri. Nella ripresa qualcuno si potrebbe aspettare la reazione ospite, ma la partita diventa improvvisamente più facile: prese le misure nei primi quarantacinque minuti, il giro-palla è più fluido, ci si affaccia con ancora più continuità nell’area pescarese, e dopo un palo di Higuain ed un miracolo dell’estremo difensore avversario sempre sul Pipita, la Juve serve un uno-due micidiale che triplica le distanze: prima Mandzukic a chiudere un’azione sviluppatasi ancora a sinistra con cross finale di Asamoah spizzato da Khedira, poi Hernanes con una conclusione da fuori che sorprende tutti, ed il 3-0 è servito. Da qui in avanti è pura accademia, unica eccezione l’ingresso in campo di Kean per Mandzukic: è il primo ragazzo nato negli anni 2000 ad esordire in Serie A.

Per lo meno negli ultimi sei anni, vittorie più facili e scontate non ce ne sono state: troppo il divario fra le due compagini, nonostante le tante scelte al risparmio del mister che, evidentemente, era ben consapevole di come si sarebbe sviluppato il match. Risultato importante per com’è stato ottenuto, tante forze risparmiate in vista del match di Siviglia, e, in ottica campionato, Napoli rispedito -9, e domani si attendono in poltrona i risultati di Bergamo (ospite la Roma) e San Siro (derby di Milano).

A CALDO / Juve-Pescara 3-0: c’è chi è diesel come Khedira e c’è chi ama le emozioni forti

A CALDO / Juve-Pescara 3-0: c’è chi è diesel come Khedira e c’è chi ama le emozioni forti

La partita meno sentita di questo ciclo che si chiuderà con la Supercoppa Italiana del 23 dicembre va come deve andare, va come chiede che vada Allegri: senza rischi, in crescendo, tenendo il manubrio e senza distinguersi troppo che poi qualcuno se ne accorge. E ci tengo a precisare: non porgerò qui giudizi sui singoli perché, a sentore dopo prime letture web e ascolti televisivi, non saremmo d’accordo quasi su nessuno.
Anzi, due etichette attacchiamole, quelle di Khedira e Mandzukic, diesel se ce n’è uno il tedesco, trattore che non scalderà mai i cuori, vento di passioni il secondo, capace di riprendersi in qualche modo la Juve come si prese il Bayern in cui le stelle erano altre. Pestano duro, questi qua. Pestano prima ancora di occuparsi della reclamata tecnica di Allegri. Un problema e una virtù insieme, elementi con i quali dovremo confrontarci con spirito zen da qui a fine stagione.

Interessante invece valutare alcune macro di questa squadra, che vince nella noia assoluta di chi non riesce più neppure a infiammarsi per un colpo di testa di poco a lato, un sombrero a centrocampo o un clamorosissimo palo. Higuain ne sa qualcosa, lui che “non si trova con il croato”. Poi i tre mancini, triangolo senza incastri, dove ognuno sembra andare per conto suo (Evra, Asamoah e Alex Sandro) anche quando gli scambi di posizione vorrebbero raccontarci di idee rivoluzionarie. Perché il brasiliano è quello sopra le righe nei numeri e negli occhi, eppure non basta ancora. In quanti ci leggono un giocatore ancora tutto da conoscere? E certo, potrebbe essere una buonissima notizia.

Pezzi qua e pezzi là.
Rugani che deve fare il suo perché Bonucci sarà anche una chioccia perfetta ma sul campo, con i palloni e con le coperture, ti tratta come un Barzagli qualunque. Questa è la Juve.
Cuadrado che va per conto suo, e va come un treno anzi come una lepre, con quei cambi di direzione e un modo di stare in campo che sarebbe un guaio mettere dentro una confezione predefinita.
E tanto altro, fino al gol di Hernanes e i primi passi di Kean. Altri due fattori che vanno per conto loro, luci di una notte utile soprattutto il lunedì quando (noi) riguarderemo con più attenzione la classifica e la squadra guarderà già alla Champions.
Sono questi i ruoli, sono questi i focus. Divertenti, no? Per le emozioni forti tocca attendere. Il rischio è il vostro mestiere.

13a Serie A: Juventus-Pescara 3-0

di Andrea Lapegna


Tre gol per ripartire dopo la sosta. La Juventus vince con il Pescara e mette buon umore in cascina in vista la partita col Siviglia. 


Che poi alla fine a me la pausa per le Nazionali non dispiace affatto. Non è per fare il bastian contrario a tutti i costi, ma riesco a vedere squadre diverse, giocatori che seguo in sistemi nuovi, qualche giovane lanciato allo sbaraglio, e godo con particolare sadismo delle inutili polemiche montate dalla stampa nostra a mo’ di riempitivi. Poi però chiaramente quando torna la Juve, una Pasqua.Per la sfida col Pescara prima di schierarne undici bisogna consultare l’infermieria. Con Barzagli, Chiellini, Pjaca e soprattutto Dybala ancora ai box, nell’undici iniziale i conti si fanno anche col minutaggio internazionale. Per questo, spazio ad Asamoah e non a Pjanić nel ruolo di mezz’ala sinistra. Anche Oddo ha il suo bel daffare con gli infortunati e deve rinunciare ancora a Gyomber, Coda, Verre, e da ultimo a Fornasier. Il tecnico pescarese – di nascita e di panchina – ha abituato il pubblico ad un calcio verticale e “spumeggiante” (ogni riferimento a questo è poco casuale), senza mai avere la paura di tirare di remi in barca o di porre un qualsivoglia freno al brio dei propri giocatori di talento. Il salto di categoria ha giocoforza limato questa caratteristica, ma il fatto di non voler rinunciare ad imporre la propria filosofia è rimasto un marchio di fabbrica. Il che ben si sposa con l’attitudine dei bianconeri a giocare meglio contro squadre aperte; vedasi a titolo esemplificativo le partite con Empoli e Sampdoria. Dunque alzi la mano chi ha pensato ad una partita bella, ben interpretata da parte dei nostri, e quasi “facile”.

E invece no, perché il Pescara si mette a specchio, 3-5-2, scegliendo quindi il rischio calcolato dei duelli individuali a tutto capo, piuttosto che l’arrocco. Il piano gara del Pescara prevede, per dirla con le parole di Oddo, sia la “spensieratezza” di chi si gode un avversario di prestigio come la Juve, sia la “corsa” di chi vuol ben figurare. Nel concreto, questo significa non attaccare la costruzione bassa della Juventus, ma le ricezioni al livello successivo (difensori esterni e centrocampisti). La Juventus trova così spesso le linee di passaggio pulite, ma ogni giocatore ha un uomo a un metro.

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La difesa a 3 del Pescara

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Ogni opzione preclusa. L’uscita del Pescara scatta con il passaggio dal centrale al difensore esterno (Evra e Rugani). La Juventus proverà ad alzare il pallone, e i lanci di Bonucci verso gli attaccanti saranno un metodo efficace per portare su il pallone. Nella Juventus la differenza tra Rugani e Barzagli si sostanzia anche nell’impossibilità di effettuare scivolamenti puntuali a 4 in fase negativa. Per questo, la Juve resterà a 3 tutta la partita.

In questo contesto tattico, la struttura posizionale bianconera dovrebbe muovere il pallone velocemente ed operare decisi movimenti senza palla, liberando così un terzo uomo per la ricezione. Il terzo uomo (dove il primo è chi effettua un passaggio e il secondo colui che lo riceve) dovrebbe sempre essere l‘opzione di passaggio più produttiva in termini di risalita del pallone, ancor meglio se la sua ricezione avviene tra le linee. I bianconeri però sono statici, Khedira non si fa vedere e chiede sempre il pallone tra i piedi; Asamoah – probabilmente stordito da tre anni di Conte – ha la naturale tendenza a prendere l’ampiezza, nascondendosi e scomparendo cosi dal gioco. Tanto che ad un certo punto si è preferito assecondare questa sua volontà e Alex Sandro è andato a fare la mezz’ala.

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Asamoah con i piedi sulla linea laterale e Alex Sandro in mezzo. Durata totale dell’esperimento: 3 minuti

È allora Higuaín a farsi carico di disorganizzare la struttura abruzzese. L’argentino scende a prendere la palla, chiama alla risalita l’esterno, ed è il perno attorno al quale la Juventus apre campo e gioco. Discesa, controllo, girata sulla corsa dell’esterno opposto sono costanti della sua generosa partita. Come dirà Allegri a fine partita, ha fatto la seconda punta. Ad ogni modo, allontanare Higuaín dai tre difensori pescaresi ha il contraltare di sterilizzare ulteriormente Mario Mandžukić, che limiterà il suo ruolo a quello di rapace d’area di rigore e portatore di pressione, isolandosi molto e combattendo la sua battaglia da solo.

La fotografia delle difficoltà della Juventus a costruire una proposta di gioco credibile è quello “zero” alla voce tiri in porta durante il primo tempo. Tanto che quando il terzo uomo si mette n condizione di ricevere palla, creando cosi triangoli sul campo, la Juve riesce a far valere la sua superiorità tecnica. È una questione di trovare il giusto apriscatole (o meglio, ricordarsi di averlo sempre avuto).

È anche il miglior sponsor della filosofia allegriana: abbi fiducia che il gol arriverà. Khedira trova finalmente lo spazio in cui buttarsi, facendo valere la propria intelligenza, e nessuno dei difensori biancoazzurri lo segue, forse sorpresi da una verve inattesa. Il Pescara, che aveva impostato la partita su una strenua difesa del proprio castello, è costretto ad uscire dal fossato, ma non riesce mai a liberare l’uomo tra le linee né a sorprendere la difesa bianconera con prevedibili lanci lunghi. Caprari predica nel deserto.

Il gol di Mandžukić è un altro cioccolatino di Khedira (che poco prima aveva messo in porta Higuaín). Quello di Hernanes, un giusto premio ad un giocatore che ha (ri)trovato la propria dimensione, conscio dei propri limiti e determinato a ritragliarsi uno spazio costruendo sulle proprie qualità. Il suo gol mi ha umanamente fatto piacere.

Menzione speciale per Kean, entrato finalmente a 10 minuti dalla fine senza poter mettere in mostra nulla del suo repertorio. Avrà tempo e modo. Dal punto di vista difensivo invece, le buone notizie vengono sia da un ritrovato clean sheet (che in campionato mancava dalla trasferta di Empoli, 2 ottobre) e da Rugani, che sta studiando da Barzagli: coperture preventive, anticipi, disimpegni e smistamento del pallone. Manca solo un po’ di precisione con il pallone (79 completati su 88) soprattutto dopo essere salito, e poi avremo un altro world-class player in difesa.

Un fuoriclasse invece la Juventus ce l’ha già a sinistra. Alex Sandro è stato ancora una volta tra i migliori, se non il migliore. Colpisce, in particolare, la facilità di corsa in solitaria, con cui crea superiorità numerica, ma anche la spiccata volontà a coltivare attitudini associative. Ieri sera è stato il giocatore ad aver effettuato più passaggi indirizzati nell’ultimo terzo di campo (26 riusciti su 29 tentati); ha chiuso con il 75% dei dribbling riusciti (3 su 4, migliore in campo); ha mantenuto il 100% dei tackle (4 su 4, migliore in campo) e ha recuperato la bellezza di 10 palloni (meglio di lui solo Brugman con 11), ma di cui ben 6 nella metà campo avversaria. Nulla di nuovo sotto la luce del sole, ma fa comunque impressione.

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Insomma, ieri sera abbiamo visto una partita della Juventus come tante quest’anno. Non sono partite molto diverse da quelle contro Palermo o Udinese, per impostazione e per sviluppo, il risultato non inganni (in entrambi i casi). Il calcio è uno sport episodico, e questa Juventus sembra volerne sfruttare a proprio vantaggio tutte le caratteristiche, a cominciare dal saper cogliere il “momento” del match. Il problema semmai è ricercare un equilibrio nei giudizi: i giornali non diranno mai “Juventus schiacciasassi” dopo un 1-0 in trasferta con autogol, ma potranno venderlo dopo un 3-0 in casa (ho visto mio malgrado un servizio magnificante del TG1, manco avessimo vinto la Champions). In realtà, la prestazione e la strada verso la ricerca della vittoria sono le stesse: la differenza sta nell’aver trovato un pertugio, una crepa nel piano gara avversario ed averlo sfruttato al meglio. E lo si è trovato relativamente presto. Non ci siamo rintanati difendendo il pareggio, si dirà: ni, perché non non ce n’è stato bisogno. In realtà già dopo la seconda rete la Juventus ha diminuito sensibilmente il numero di giocatori portati a ridosso dell’area avversaria, per non rischiare contropiedi. Com’è giusto che sia. La sfaldatura psicologica e fisica del Pescara ha fatto il resto, impedendole di costruire azioni degne di nota. Per questo, quando comentiamo le partite, il risultato dovrebbe essere l’ultima cosa da guardare, e la parte principale dovrebbe averla la prestazione. La calma allegriana vale anche e soprattutto nei giudizi.

Ho visto cose che voi juventini… / 11 – #UnitedWeStand

Ho visto cose che voi juventini… / 11 – #UnitedWeStand

 Saranno state le due settimane di astinenza forzata per l’ennesima noiosa sosta per le nazionali, avrà forse dato una mano il match di campionato poco impegnativo, contro un Pescara non ancora a suo agio nella massima serie, ma questo fine settimana non ha alimentato lo stucchevole fuoco amico tra vedove e filosocietari di cui avevamo dato conto. Ci siamo chiesti il motivo di questo strano weekend di granitica concordia ed abbiamo individuato alcune concause:

– Un’estate di speranze, illusioni e disillusioni. “Va via”, “resta”, “Raiola vuole monetizzare”, “è l’Adidas che lo vuole a Manchester”, “no, è stato lui a volersene andare”, alla fine Pogba saluta e torna allo United. La dirigenza cerca Matuidi, poi Witsel, poi non arriva nessuno e giù con “hanno avuto un’estate per sostituirlo e non è arrivato nessuno”, “ma che dici? il sostituto lo avevano già preso, era Pjanic!”, “Marotta dimettiti”, “vi meritate Secco e Blanc”. Poi guardi la Premier, vedi uno United senza idee, un Polpo spaesato e mal utilizzato e, pur non rinnegando il valore del calciatore, i rimpianti sbiadiscono. Ma soprattutto si fa fronte comune sull’evidenza che manca più la Juve a lui che lui alla Juve. Specie se il Profeta si mette a segnare alla Pogba (è una battuta, eh!?).

– Una settimana Ziliani anticipa una denuncia per falso in bilancio in arrivo per Agnelli (a proposito, com’è finita?), una settimana Pistocchi, citando Raiola, denuncia una TPO su Pogba (dimenticando che fino al 2015 non erano illegali), una settimana torna di moda l’hashtag #iononcomprolagazzetta dopo l’articolo su scansopoli. Con cadenza regolare e incessante la stampa nostrana si impegna a nutrire il sentimento popolare, temendo che qualcuno possa dimenticare il dogma “La Juve rubba”. Così la vicenda degli accrediti aggiuntivi negati a due giornalisti della Gazzetta, pur ridimensionata nella dinamica e negli effetti, riunisce il popolo gobbo, in attesa da tempo di vedere una reazione societaria nei confronti di certa (e tanta) stampa poco serena ed equilibrata (detto con tono sabaudo) quando deve occuparsi di Madama. Reazioni di giubilo ed esultanze così bipartisan non se ne leggevano dalla notte del gol di Morata al Bernabeu.

– Siamo primi, sì, ma giocando in modo inguardabile. La Roma invece dipinge calcio. Nainggolan , sempre sobrio, se ne accorge e dice “se la Juve gioca così possiamo raggiungerla”. Il primo tempo a Bergamo quasi ti convince che sì, forse bisogna temerli davvero. E che forse non hanno tutti i torti quelli che “Spalletti è molto meglio di Allegri”. Poi un secondo tempo monstre dell’Atalanta, la Roma in ginocchio a centrocampo non viene aiutata da alcuni cambi cervellotici del suo tecnico e perde la partita. E alla fine, che piaccia di più Conte, Allegri o Spalletti, chi mette d’accordo tutti è Gasperini, sempre uno di noi. Nella Primavera Juve, all’Inter (sopratutto) e ieri pomeriggio. Sperando che il 3 dicembre si scansi come fanno tutti.

– Quando si arriva ad assistere al posticipo serale Milan-Inter chiedendosi quale sarà la lingua ufficiale della tribuna Vip di San Siro, certi di andare a nanna con almeno un +5 sulla seconda, notando una qualità in campo a tratti imbarazzante, anche il più incallito antielkanniano accende un cero alla propria dirigenza. E al massimo – ma insieme ai fratelli filosocietari – si chiede: “ma come cavolo abbiamo fatto a perdere contro questi?”.

Ps. Continua la marcia – speriamo per lui – trionfale di Antonio Conte in Premiership, quindi non temete: il “cessate il fuoco” durerà pochissimo 😉