Cari Campioni d’Italia,
il progetto di bilancio, che sottoponiamo alla Vostra approvazione, rappresenta la fotografia istantanea di una società, la Juventus, che ha saputo in questi anni crescere sia sul campo, con risultati sportivi che hanno ricollocato i colori bianconeri ai vertici italiani ed internazionali, sia fuori dal rettangolo di gioco, dove la crescita e lo sviluppo sono stati veloci, continui e hanno potuto garantire alla Società di essere annoverata tra le migliori del panorama calcistico per ricavi, organizzazione e capacità di innovazione.
Il ciclo 2010/2018 ha portato nel nostro Museum 14 trofei, tra cui sette scudetti consecutivi, un record mai visto e che solamente noi stessi, protraendolo, potremo migliorare. A livello nazionale non si è mai vista una sequenza ininterrotta di vittorie come questa e tutti Voi azionisti dovete essere orgogliosi di questa epoca che segna una pietra miliare nella storia della Juventus. Le quattro Coppe Italia consecutive (altro record difficile da battere) e le tre Supercoppe completano un capitolo nei nostri 120 anni, che questa gestione intende continuare a scrivere inseguendo ogni traguardo possibile in questa stagione: l’ottavo scudetto consecutivo, la quinta Coppa Italia consecutiva, la Supercoppa e la Champions League, che abbiamo sfiorato negli ultimi anni con due finali e con partite eliminatorie (un ottavo di finale e un quarto di finale) perse all’ultimo respiro con due tra i migliori nostri concorrenti europei, che sono calcisticamente alla nostra portata. Negli anni scorsi abbiamo visto che le insidie su questo percorso sono molte, così come abbiamo toccato con mano quanto i minimi dettagli e un po’ di casualità, che rimane l’ingrediente imprescindibile grazie al quale il calcio rimane lo sport più amato e seguito del mondo, siano determinanti.
Nessuno dei traguardi che ho elencato finora sarebbe stato raggiunto senza lo sviluppo della Vostra Società. Nello stesso periodo, 2010/2018, i ricavi sono cresciuti grazie al lavoro delle donne e degli uomini che in queste stagioni hanno dedicato impegno, professionalità e lealtà. Appena cinque anni fa, indicavo i 300 milioni di fatturato come obiettivo cui tendere, escludendo i proventi dalla gestione dei calciatori, che molti si ostinano a non considerare come tipici di questo comparto. Ebbene, per il secondo anno consecutivo questa cifra si attesta sopra i 400 milioni, garantendo alla Juventus un posizionamento nel Tier1 delle società calcistiche mondiali. Un risultato conseguito grazie a due componenti fondamentali, tra loro collegate:
I ricavi provenienti dalla Uefa Champions League, a ulteriore testimonianza di quanto l’elemento sportivo debba essere centrale nello sviluppo e debba essere considerato prioritario anche sul fronte degli investimenti.
Lo sviluppo commerciale, che registra un progresso continuo sul fronte degli accordi con sponsor globali e con i regional partner, così come un consistente sviluppo della nostra presenza digitale che porta ricavi diretti e, soprattutto, un’enorme visibilità coinvolgendo decine di milioni di persone in tutto il mondo.
Dopo 4 anni di utile operativo e tre di risultato d’esercizio positivo, però, la Juventus nella stagione 2017/2018 espone una leggera perdita operativa, aggravata poi, a livello di risultato d’esercizio, dal pagamento degli interessi e dell’Irap, che rimane un’anomalia italiana, fortemente penalizzante per il comparto calcistico. Il lavoro per migliorare deve continuare senza tregua.
La Juventus è oggi tra i club più importanti nel mondo e dovrà strenuamente impegnarsi per rimanere in questa ristretta cerchia — di brand a rilevanza globale — nei prossimi anni. L’evoluzione del calcio professionistico di alto livello, infatti, registra una progressiva e al momento inesorabile polarizzazione tra i club. Sono pochissimi quelli in grado di competere per vincere in ogni competizione. Il mantenimento di questa posizione e possibilmente il suo miglioramento non sono scontati, dal momento che è molto facile regredire, mentre la risalita, come dimostrano gli ultimi 15 anni richiede molto tempo e molte risorse.
In questo momento lo scenario competitivo internazionale del nostro comparto è sufficientemente definito fino al 2024, data nella quale potranno essere ridiscussi i calendari internazionali e il format delle competizioni, un fronte che la Vostra Società presidia molto attivamente grazie all’impegno dei suoi manager in seno agli organismi nazionali e internazionali, oltre al mio personale come Presidente dell’European Club Association e membro del Comitato Esecutivo Uefa. Nei prossimi sei anni si getteranno le basi del calcio del futuro, con un dialogo intenso tra FIFA, UEFA — e altre confederazioni — e federazioni nazionali, ma soprattutto con un ruolo sempre maggiormente riconosciuto degli imprenditori e degli investitori del mondo del calcio, che garantiscono risorse, si assumono i rischi e intendono aumentare il valore di tali investimenti, come in ogni settore economico.
I prossimi sei anni saranno cruciali per la Juventus e per il calcio italiano.
Internamente, dovremo essere capaci di aumentare sensibilmente i ricavi commerciali per consolidare una leadership nazionale ed internazionale. Saranno necessari investimenti, strutture organizzative adeguate ed un entusiasmo almeno pari a quello che ha sostenuto la Juventus fino ad oggi. I campi da gioco saranno italiani ed europei, la sfida commerciale è globale. Sul fronte internazionale la Vostra Società potrà individuare nuove forme di sponsorizzazione, nuove occasioni di visibilità digitale, nuovi format per lo sviluppo del business per garantire quello che è sempre stato e sempre sarà il primo obiettivo di questo gruppo dirigente: garantire risorse adeguate ad una Squadra vincente.
Il calcio italiano stenta a colmare il gap con i suoi omologhi esteri ma alcuni segnali di rinnovamento alimentano, dopo molti anni, la speranza che il futuro possa essere meno cupo delle ultime stagioni, che hanno visto tassi di crescita sensibilmente inferiori a quelli del resto dei movimenti europei e, infine, la mancata partecipazione al Mondiale della nostra nazionale, un capitolo malinconico che si spera di non replicare mai più. Gli attori principali di ogni settore economico sono gli ultimi ad accorgersi della crisi che li sta per investire. Il calcio italiano non ha fatto, purtroppo, eccezione.
Ora però la Lega Serie A, con tante difficoltà ma con spirito di collaborazione, ha finalmente una governance. Il Presidente, Gaetano Miccicché, sta improntando questi primi mesi nel suo nuovo incarico ad uno stile manageriale, tipico del mondo da cui proviene, quello imprenditoriale e finanziario, che è abituato a valutare i progetti e gli obiettivi in base alla credibilità degli interlocutori e alla fattibilità delle iniziative. La Lega Serie A può oggi rivendicare legittimamente una leadership, cui naturalmente è destinata, ma che aveva perso negli anni bui.
Anche la Federazione, pur commissariata, ha ottenuto qualche risultato significativo. Dopo anni di appelli inascoltati, sono state introdotte le seconde squadre nel campionato di serie C. Si tratta di un progetto in fase embrionale che porterà altri club, dopo la Juventus, con l’Under 23, ad adottare questo modello, che completa la formazione dei calciatori del futuro, affinché essi siano pronti ad affrontare il calcio di alto livello senza smarrire il loro talento al termine dell’esperienza con le squadre Primavera.
Anche il calcio femminile sta conquistando spazio nel nostro mondo. La Juventus Women, al suo primo anno, ha vinto lo scudetto e, dalla stagione 2018/2019, il campionato femminile è uscito dal mondo dei dilettanti per entrare a pieno titolo sotto l’ombrello federale, un passo storico, cui si somma la partecipazione della Nazionale ai prossimi Campionati del Mondo.
Molte riforme, da quella dei campionati a quella della giustizia sportiva, restano da fare per riportare il calcio italiano a livello che merita, ma il cammino è iniziato.
Fino alla fine…
Andrea Agnelli