La Primavera di Allegri

La Juve è prima in A (+4, vantaggio più largo alla 14° negli ultimi 6 anni) e già agli ottavi Champions (mai successo negli ultimi anni con una gara di anticipo) ma “ha fatto semplicemente il suo dovere”.

3 ko in A, gioco latitante in Champions, nuovi non integrati, lacune nel ritmo, infortuni a gogò e ora 20 giorni decisivi con mezza difesa titolare fuori. Eppure, c’è chi crede nell’agognata Primavera di Allegri. E io tra questi.

Ecco 3 rondini che possono fare Primavera.

Premessa: un mister che subentra il 15 luglio, vince Scudetto e Coppa Italia e arriva in finale Champions, battuto solo dai marziani, IO lo sosterrò sempre. Un mister che l’anno seguente bissa il double (con SuperCoppa..) e se la gioca contro il Bayern, IO lo sosterrò sempre. Quindi sapete coma la penso.

 

PRIMA RONDINE: TITOLARI

La Juve ideata in estate era:

BBC + Dani Alves e Alex Sandro esterni + Khedira Marchisio Pjanic + Dybala-Higuain.

Rincalzi: centrali Rugani e Benatia, esterni Licht ed Evra, in mezzo Lemina, Hernanes, Sturaro ed Asamoah, esterni offensivi Cuadrado e Pjaca e riserva di lusso avanti Mandzukic.

Vediamo quanti titolari (nei loro ruoli! non Alves centrale o Higuain trequarti..) hanno giocato le gare finora:

titolariruolo

Fatti:

  1. I 10 titolari vagheggiati non si sono mai visti, tantomeno 9.
  2. In 12 gare su 19 (65%) la Juve ha fatto a meno di 4-5-6-7 titolari nei loro ruoli.
  3. Nelle 3 gare in cui hanno giocato 8 titolari la Juve ha vinto a Zagabria, Empoli e Lione (in 10)
  4. Con 7 titolari la Juve ha fatto buone performance con Fiorentina, Sassuolo e Cagliari, soccombendo solo col Milan, complice Rizzoli.
  5. Le peggiori performance sono arrivate con soli 4-5 titolari: contro Inter, Palermo, Udinese e Genoa.
  6. I 3 ko sono arrivati dopo impegnative gare di Champions. Dopo le prime 2 sconfitte la Juve ha avuto due strisce di 6 risultati utili (6 vittorie dopo l’Inter, 5 vittorie e 1 pareggio dopo il Milan)

Ancora più in dettaglio:

  1. Con la BBC in difesa (4 gare) la Juve ha subito 1 solo gol (Kalinic, da corner)
  2. Con la coppia Dybala-Higuain la Juve ha segnato 3 gol con Sassuolo/Empoli, 4 gol con Cagliari/Dinamo, stentando però con Siviglia in casa e a Lione.
  3. In nessuno dei KO c’era in campo Marchisio, o la coppia Dybala-Higuain.

Obiezione: la Juve ha una rosa tale da poter sopperire, contro squadre inferiori, anche alla mancanza di 4-5-6-7 titolari.

Contro-obiezione: la Juve è infatti in testa a +4 in A e agli ottavi in CL. Francamente, per ora contano i risultati.

La rondine in questo caso è legata alla presenza in campo di un numero più elevato di titolari, che non accadrà nel lungo inverno di infortuni traumatici, soste e –per fortuna- pausa Champions, ma potrebbe accadere in primavera, vista la minore densità di impegni rispetto a questo Agosto-Dicembre.

 

SECONDA RONDINE: SPINA DORSALE

Ogni squadra ha una ossatura dove passa la gran parte del gioco. L’esoscheletro di questa Juve è costituito dalla coppia Bonucci-Marchisio in impostazione bassa, da Dybala, sia nel raccordo centrocampo-attacco, sia negli spunti tra le linee e nelle invenzioni, e da Higuain, finalizzatore principe.

I 4 non sono mai scesi in campo insieme finora: 0 su 19.

I ruoli non sono affatto banali perché TUTTE le azioni Juve del 2015-2016 coinvolgevano almeno 2 se non 3 tra Bonucci, Marchisio e Dybala, che l’anno scorso hanno contribuito da soli al 40% dei passaggi in avanti della squadra (si sale sopra il 50% se non consideriamo Buffon).

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Nelle idee di Allegri, la Juve di quest’anno era imperniata sullo stesso trio in impostazione al quale affiancare la maggiore propensione di Higuain al lungo-corto, al dialogo, alla protezione di palla e al farsi trovare in area, rispetto al duo Morata e Mandzukic (tralasciando le doti realizzative) e l’ovvia maggiore capacità di dialogo, costruzione e uscita dal pressing di Dani Alves rispetto a quella di Lichtsteiner.

L’altra sostituzione era quella Pogba-Pjanic, in cui la squadra avrebbe perso fisicità, contrasti, dribbling e gli strappi di Paul, ma sarebbe passata dalla tecnica straordinaria ma “accentratrice” del francese a quella più associativa di Pjanic.

E’ chiaro che le squadre non sono semplici sommatorie, né macchine a cui togliere e aggiungere pezzi di ricambio, però il piano era: migliorare le uscire del pallone poggiandosi centralmente su Bonucci, Marchisio e Dybala-Pjanic tra le linee o lateralmente sulle doti di Alves e sugli strappi di Alex Sandro.

Il piano salta se invece il volenteroso Hernanes resta piantato al centro del campo, non si smarca o ti fa perdere sempre un tempo di gioco, oppure se senza Dybala il pressing rivale deve preoccuparsi solo di chiudere le linee su Khedira e Pjanic, con un buco tra Hernanes e l’attacco difficilmente colmabile con i lanci di Bonucci e le invenzioni delegate solo agli strappi di Sandro e Cuadrado.

Con Marchisio che si muove in orizzontale molto più di Hernanes (glissiamo su un Lemina ancora grezzo), il pressing rivale viene spesso bucato e per Alves o Sandro è più facile far uscire il pallone.

Con Dybala che riceve palla tra le linee vengono sfruttate meglio le penetrazioni di Khedira (implacabile a inizio stagione con la Joya in campo e mal servito poi) e gli stessi duetti con Dani Alves.

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Ecco un esempio: gare contro Cagliari e Pescara, facili e vinte entrambi (4-0, 3-0) ma, nel primo grafico la presenza di Dybala in combinazione con Alves e di Pjanic che trova la posizione intermedia lasciando spazio ad Alex Sandro, comporta un numero di passaggi nella trequarti avversaria infinitamente superiore consentendo ad Higuain di essere l’unico finalizzatore. Contro il Pescara invece non c’è Dybala a fare raccordo, non c’è Pjanic che si accentra ed Hernanes al centro non si smarca abbastanza per essere protagonista lasciando le iniziative solo sulle catene laterali. Il risultato è una maggiore circolazione bassa dei 3 centrali, davanti poi la sovrapposizione Mandzukic-Higuain è pessima, con i due che si pestano i piedi.

Con i 4 della spina dorsale in campo la Juve ha molte più alternative nell’uscita dal pressing, negli scarichi, nel raccordo tra mediana e attacco. Per tacere poi dell’ovvio incastro della coppia Higuain-Dybala, separata proprio quand’era sul punto di decollare.

Obiezione: Se manca l’ossatura è compito dell’allenatore creare alternative e meccanismi di gioco in grado di impostare, creare e finalizzare.

Contro-obiezione: provate a togliere Mascherano, Iniesta, Messi e Suarez al Barca, a togliere Ramos, Modric, Bale e CR7 al Real, a togliere Stones, Gundogan, De Bruyne e Aguero al City, a togliere Godin, Koke, Gabi e Griezmann all’Atletico, togliete il solo Milik al pur bravissimo Sarri.. eh beh, no, non è la stessa cosa, “non è lo stesso fottuto campo da gioco, non è lo stesso campionato, e non è nemmeno lo stesso sport”.

 

TERZA RONDINE: DECANTAZIONE

Allegri non è un tecnico maniacale, non insegna calcio (se non ai 16enni), non mette al centro del suo mondo schemi meccanizzati o moduli iper-raffinati. E’ però un allenatore duttile, che sa gestire il gruppo, sa leggere molto bene le gare, sa delegare il gioco ponendo al centro il talento e le doti dei singoli. Se con Conte o Guardiola già dopo 1 mese vedi la mano, gli schemi, i movimenti pre-ordinati, con Allegri è più una decantazione delle affinità elettive dei singoli in campo. Ogni sua squadra negli ultimi anni è lievitata nel corso della stagione, sia fisicamente che nel gioco. Allegri non dice a Pjanic o Higuain qual è il centimetro esatto in cui trovarsi in correlazione con ogni singolo rombo o esagono formato dalla squadra in quella precisa porzione di campo, in quel dato istante.

Questo non necessariamente è un male, come si è visto ad esempio nella duttilità di Allegri nel plasmare in modo differente la sua Juve nel doppio confronto contro un grandissimo come Klopp il quale ha continuato il suo folle pressing offensivo anche con un Dortmund ormai involuto, o come dimostrano le sfide con lo stesso Guardiola, sia i Milan-Barca, sia i Bayern-Juve, in cui alla fine il livornese se l’è giocata, con squadre inferiori, fino alle invenzioni di Messi o alla mancata spazzata di Evra.

Questo comporta però una maggiore responsabilizzazione dei calciatori e la necessità che gli stessi si conoscano, giochino insieme, si affiatino.

Barzagli diceva: “stiamo imparando a conoscere Dani Alves” (dopo 5 anni di Lichtsteiner), Higuain diceva: “abbiamo dialogato molto con Miralem e gli ho detto di servirmi in quel modo”, Dybala diceva: “devo abituarmi ai movimenti di Higuain che sono diversi da quelli di Mandzukic”, Allegri diceva “Ruoli? Caratteristiche? Datemi giocatori di talento e poi in qualche modo si mettono insieme, io devo solo fare meno danni possibili”.

Costruire una macchina da guerra efficace (la bellezza  è soggettiva) richiede tempo, conoscenza, abitudine, comprensione. Alcune alchimie scattano subito (Alves con Dybala), per altre ci vuole tempo (Pjanic con resto della squadra). E intanto “nel tempo” devi vincere.

EPILOGO

Sono convinto che Allegri possa imbastire una gran bella squadra efficace. Alcuni abbozzi di una Juve potenzialmente devastante li abbiamo visti –i 3-4 a 0 contro squadre inferiori non li vedevamo tanto spesso in precedenza-, alcune belle idee in germe le abbiamo notate, quel Dani Alves-Dybala, quel Pjanic che va a mettersi al centro in impostazione (bassa a Lione, altissima col Sassuolo). La decantazione di questa squadra, con la ricomposizione di una solidità difensiva (la Juve è la squadra che ha subito meno tiri in Champions, e l’unica a non aver preso gol su azione; a volte dimentichiamo che il calcio è fatto da DUE fasi) e le alternative di lusso come Cuadrado, Pjaca e Mandzukic non possono essere ottenebrate da un pessimismo cosmico anacronistico a fine Novembre.

Ora però servono punti sporchi, maledetti e subito. Il salto di qualità nell’efficacia e nella condizione fisica è obbligatorio da febbraio, non certo ora.