La sentenza d’appello su Higuain è giuridicamente ineccepibile

Qui potete trovare il testo integrale delle motivazioni della Corte Sportiva d’Appello in merito alla riduzione della squalifica di Gonzal Higuain.

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Facendo un passo indietro, bisogna ricordare che il G.S. Tosel aveva comminato quattro giornate di squalifica così quantificate: una per “doppia ammonizione”; una per “avere inoltre, al 31° del secondo tempo, all’atto dell’espulsione, rivolto all’Arbitro un’espressione ingiuriosa”; una per aver “compiuto nei suoi confronti un gesto irriguardoso (art.. 19, n. 4 lett. a) CGS), fronteggiandolo e ponendogli entrambe le mani sul petto”; una per avere “assunto un atteggiamento aggressivo nei confronti di un avversario, venendo trattenuto dai propri compagni di squadra”.

A fronte di queste evidenze, il Napoli ha opposto tutta una serie di considerazioni che spaziano dall’azzardato al fantasioso, tant’è vero che la Corte le ha puntualmente sbugiardate: “deve ritenersi priva di pregio la ricostruzione della vicenda qui in rilievo offerta” […] “All’esito di un semplice raffronto si rivelano, dunque, manifestamente disancorate dalle descritte emergenze probatorie le allegazioni della reclamante”.

Dopo essere stata costretta a spendere decine e decine di righe per contestare le fantasiose ricostruzioni avversarie, la Corte passa finalmente a prendere seriamente in esame il caso, giungendo a queste conclusioni: in primo luogo l’espressione “vergognoso” (l’unica refertata da Irrati, ha “natura irrispettosa” ed è per di più “circostanziata da toni e modi decisamente inopportuni”, ma è più accusatoria che denigratoria; inoltre, ed è quel che più conta, tale espressione inopportuna e irrispettosa si colloca comunque all’interno di un “medesimo contesto spazio/temporale, siccome posti in essere in rapidissima sequenza nell’ambito di un’unica, articolata e scomposta reazione di protesta”.

In altre parole, la spinta, l’atteggiamento generale e il termine utilizzato da Higuain rappresentano una condotta unitaria, un singolo episodio irrispettoso che merita una giornata di squalifica, senza bisogno di scomporlo in due distinte condotte, una irrispettosa e una ingiuriosa.

Ora, ognuno può pensarla come vuole dal punto di vista della condanna “morale”, ma dal punto di vista giuridico una sentenza è “giusta” quando si colloca in continuità con un medesimo filone, con un orientamento costante: la caratteristica più importante che deve avere la giustizia è la prevedibilità, la ripetibilità, il fatto di giudicare sempre in modo uguale i casi uguali, e in modo diverso i casi diversi.

Se può valere a farla ritenere prevedibile e ripetibile, qui di seguito avete tre tweet in cui, il 7 Aprile scorso, anticipavo esattamente questa tesi, contrapponendola alle grottesche elucubrazioni del tipo “non diceva vergognoso dell’arbitro, ma di Felipe” oppure “non ha spinto Irrati, si stava proteggendo”.

 

Quando c’è da segnalare le storture e le bestialità della Giustizia Sportiva siamo i primi a farlo, e non ci siamo mai tirati indietro: ma questa volta, per una volta, abbiamo per le mani una sentenza ben motivata, approfondita nell’analisi del caso concreto, in linea con il metro di giudizio comunemente adottato in casi come questo, ma al tempo stesso abbastanza serena e decisa da respingere, senza fronzoli e senza mezzi termini, le ricostruzioni favolistiche.

E’ il modo migliore per chiudere dieci giorni di psicodramma che ha tolto fin troppo spazio al campo: torniamoci al più presto, e tra due partite ci rivedremo anche il Pipita; come è giusto che sia.


 

P.S.

Visto che dai commenti emerge una ripetuta comparazione tra il caso Higuain e quello Khedira, è bene fare alcune precisazioni prendendo spunto da un paio di esempi concreti.

Esempio n. 1: se io incontro uno per strada e gli dico “stronzo”, quello è un insulto, e quindi verrò condannato alla pena X per il reato di ingiurie; se invece gli dico “stronzo bastardo”, quelli sono due insulti, ma il reato è sempre uno, reato di ingiurie; non riceverò due imputazioni per due reati di ingiurie, e verrò sempre condannato alla pena X, non al doppio della pena; se gli dico “stronzo bastardo figlio di puttana”, quelli sono tre insulti, ma il reato di ingiurie è sempre uno, non tre, e la pena sarà sempre la stessa, non tripla.

Esempio n. 2: se io entro con la mia auto in una zona a traffico limitato senza le necessarie autorizzazioni, commetto una infrazione e riceverò la relativa sanzione; se entro nella ZTL solo per un paio di minuti, il tempo di prendere un caffè, subirò quella sanzione; se entro nella ZTL e ci sto dodici ore, facendo decine di commissioni diverse, tre riunioni e due traslochi, il mio comportamento è sicuramente più grave, il disvalore sociale della mia condotta e il disturbo arrecato sono molto più significativi e incisivi; ma io riceverò comunque e soltanto quella stessa sanzione che avrei subito invadendo la ZTL per un solo minuto: non è che la mia sanzione venga raddoppiata o aumentata perché il mio comportamento è più grave e più dannoso.

Fatte queste premesse, è vero che il comportamento di Higuain è più grave e ha un disvalore superiore a quello di Khedira; è vero che sono stati, di fatto, puniti nello stesso modo (una giornata di squalifica aggiuntiva rispetto al rosso); non è vero invece che un comportamento più grave e più plateale debba comportare automaticamente una sanzione raddoppiata o anche solo maggiorata; anche nel diritto “vero”, come abbiamo visto, questo non è un automatismo, e nel diritto sportivo bisogna considerare anche che la graduazione delle pene è molto più “rozza”, visto che le giornate di squalifica sono un tipo di pena “di grana grossa”, difficile da modulare e adattare ai casi concreti.

Francesco Adrianopoli.

La poca trasparenza della giustizia sportiva

Se pensate mi riferisca alla riduzione della squalifica Higuain siete però fuori strada, su quello non entro nel merito, anche peché lo ha già fatto (e bene) Francesco Andrianopoli sopra Non è quindi obbiettivo discutete qui una sentenza che in punta di diritto è fondamentalmente accettabile ed anche ben argomentata. È invece un’altra la cosa che ha colpito la mia attenzione: diversamente dalla sua “abitudine” la Corte Sportiva d’Appello ha già pubblicato le motivazioni insieme al dispositivo della sentenza che sanciva la diminuzione di una giornata della squalifica a Higuain… Si tratta di per sé di una cosa molto strana perché in media si attendono tra i 60 e i 90 giorni per vederle pubblicate ed averle a disposizione. Una evidente disparità di trattamento verso tanti altri casi, non ultimo quello di Sami Khedira, di cui conosciamo il dispositivo (ricorso respinto) ma non le motivazioni.

Ieri abbiamo scoperto che allora non è impossibile avere in mano e leggere le motivazioni in tempi brevi, si può leggere cosa ha scritto un arbitro nel suo referto (e di quanto possa avere più o meno memoria sugli  eventi appena accaduti) e allora viene lecito chiedersi: perché questa è un eccezione e non avviene così per tutti?

A memoria ricordo di aver assistito in un’altra occasione  a tanta celerità: le motivazioni della squalifica di Antonio Conte che uscirono proprio durante la sua conferenza stampa, il giorno dopo dalla pubblicazione del dispositivo. Tutto mentre Vincenzo Italiano ed altri attendevano ancora le loro ad un mese di distanza dalla sentenza… perché questa disparità? Che credibilità può avere un sistema che dovrebbe garantire equità e invece fa figli e figliastri? Io una mia idea ce l’ho, ma lascio ai posteri l’ardua sentenza.

Maurizio Romeo.

Sulle squalifiche di Higuain e Khedira

Ieri ho ricevuto alcune critiche anche feroci ( smile ) da parte di un paio di collaboratori di Juventibus e da qualche lettore per la scelta – mia – di “commissionare” e pubblicare un articolo scritto dall’avv. Francesco Andrianopoli (esperto di diritto sportivo, difensore tra gli altri di alcuni calciatori nel processo “Scommessopoli”, persona che il suo mestiere non lo deve certo imparare da noi commentatori per hobby) che in punta di diritto spiegasse come la sentenza e le sue motivazioni fossero tutto sommato corrette, incontestabili, motivate bene.

Il fatto è che, se si discute di sentenze, bisogna farlo innanzitutto in punta di diritto. E scrivere che LA SENTENZA D’APPELLO (ripeto: la sentenza. D’appello) sia GIURIDICAMENTE (secondo le leggi) ineccepibile, non significa che Irrati abbia fatto (tutto) bene. Così come scrivere che le due giornate di Khedira siano giuridicamente ineccepibili (TUTTI i casi analoghi di “frasi ingiuriose” comportano due giornate di squalifica, se causa di un rosso diretto in campo. TUTTI. Ultimo caso, a memoria, Matri lo scorso gennaio) non vuol dire che Rizzoli abbia fatto automaticamente bene.

E’ una sottigliezza che probabilmente non tutti avranno colto o riusciranno a cogliere, ma aver studiato giurisprudenza aiuta.

Se leggeste le sentenze e soprattutto le loro motivazioni, notereste come si basino di fatto UNICAMENTE sul referto. Che QUALSIASI tipo di contestazione basata su fatti diversi o in contrasto con il referto (il Napoli ne ha presentati una decina, alcuni “pittoreschi”) vengano TUTTI bocciati A PRESCINDERE poiché per i giudici conta SOLO il referto. Quindi, è inutile parlare di sentenza “sbagliata” o di “buon senso” mancante nelle sentenze, perché non c’è praticamente mai. Il buonsenso dovevano semmai averlo gli arbitri, perché nel momento in cui hanno scritto “frasi ingiuriose” (Rizzoli) o solamente “vergogna” (Irrati), hanno di fatto stabilito LORO le giornate di squalifica dei due calciatori. Quando Irrati ha scritto che il gesto di Higuain non fosse violento, ha stabilito LUI di non fargli prendere almeno 8 giornate, eccetera. Non c’entra niente dire “in Inghilterra gli avrebbero dato millemila giornate”, né c’entra tirare in ballo Pasquale Bruno e le sue 8 giornate di squalifica (che in realtà furono 5, di cui una per il doppio giallo in campo). C’entra il referto.

Sperando sia chiaro e sia chiara la linea tenuta fin qui, specificato tutto questo, materiale “da azzeccacarbugli” se vogliamo, possiamo passare ora a quello che dovrebbe essere il vero oggetto della discussione: gli arbitri e le loro decisioni. Prima di proseguire, però, vi invito a leggere rapidamente il (breve) punto di Maurizio Romeo sulla mancanza di trasparenza della giustizia sportiva, quello sì un vero scandalo sul quale siamo in pochi a “lottare”

Ebbene, vi dico la mia.

Ho fatto per qualche anno l’arbitro (anche) di calcio. Ero uno dal cartellino facile (quello rosso, intendo) e una delle prime “lezioni” di buonsenso che mi hanno insegnato, la ricordo ancora, è stata: se un calciatore protesta e in tutto il campo/palazzetto l’unico che se ne accorge sei tu, a meno che l’offesa non sia VERAMENTE grave, fai finta di non sentire. Buonsenso, appunto. Se la protesta è invece plateale, tale da accendere gli animi in tribuna o a bordo campo, tale da mettere in discussione pubblicamente la tua autorità e tale da farti potenzialmente perdere la partita di mano, esci il rosso. Per carità: a livello di regolamento la decisione di Rizzoli di espellere Khedira non è sbagliata, probabilmente. E’ tecnicamente corretta così come tecnicamente corrette sono le due giornate, basandosi sul referto arbitrale. E’ però – si può dire – priva di buonsenso. Quindi, da quel punto di vista – a mio avviso – sbagliata, esagerata.

Su Higuain. L’arbitro, Irrati, ha palesemente peccato di coraggio (diciamo così), perché il suo referto è incompleto e quindi consente di collocare tutto in un solo momento. Irrati mette a referto 16 secondi di una sceneggiata che ne dura 70. Omette (almeno) un insulto, un dito indice puntato e tante altre parole. Omette tutto ciò che accade dopo la prima strattonata di un compagno e non scrive cosa Higuain abbia urlato davanti al quarto uomo. Crea una realtà parallela che giustifica, regole alla mano, le tre giornate di squalifica. Aggiungo, ma questa è una mia impressione, che l’abbia fatto per non finire nel tritacarne mediatico/napoletano come il suo collega Rizzoli.

Queste sono le mie considerazioni sui due episodi.

Sintetizzando: non posso attaccare le sentenze, perché frutto dei referti. Trovo che però il risultato complessivo abbia portato a due sanzioni che possono essere ritenute sbagliate. Non è un controsenso. Il risultato finale è che il messaggio che giunge agli appassionati di calcio senza studi giuridici alle spalle è che si siano applicati due pesi e due misure, che il chiagne e fotte napoletano abbia giocato un ruolo determinante e, la cosa grave, è che probabilmente, almeno per quanto riguarda la squalifica di Higuain, sia andata davvero così.

Antonio Corsa