La settimana di Cristiano Ronaldo

Dovremmo essere qui a commentare Juve-Napoli e invece nulla, perché nel “campionato più bello degli ultimi 10 anni”, tra il pubblico assente, i giocatori positivi, le Asl e compagnia non poteva mancare l’ennesimo rinvio, con annesse polemiche di favoritismi, indovinate un po’ voi nei confronti di chi.

A dire il vero non sarebbe stato male togliere finalmente quell’asterisco sulla partita in meno e da recuperare, da me sempre detestato – che si tratti della Juve o delle sue rivali – perché è come un lasciare in sospeso, non definire, non conoscere esattamente la situazione: situazioni che non amo particolarmente nella vita, figuriamoci nella classifica di serie A.

Torneranno gli assenti, si dice, eppure non sono pronto a giurare che quel giorno, per esempio, avremo realmente ritrovato Dybala, assente da una vita per un problema da 20 giorni: è uno dei motivi per cui fatico a dare un giudizio netto sulla stagione della Juve, che peraltro può ancora concludersi in mille modi totalmente diversi tra loro.

Potremmo disquisire di un Chiesa sempre più straordinario anche in versione assistman, delle prime notizie di mercato (benissimo i vari Locatelli, Gosens, Milik e compagnia, ma sicuri che ci permettano di tornare immediatamente al nostro posto in serie A e in Europa?), delle italiane sempre più lontane dalla Champions (la capolista del torneo è uscita subito contro degli improponibili Borussia e Shakhtar, noi agli ottavi con il non irresistibile Porto, Atalanta e Lazio non se la sono mai giocata davvero contro due squadre top del continente: aggiungiamo Psg, City, Liverpool e capiamo che siamo lontani, improvvisamente, dopo anni in cui partivamo per vincerla o almeno per giocarcela fino in fondo, almeno noi della Juve), ma la verità è che raramente una settimana ha visto un giocatore protagonista in vesti diverse, direi opposte, come Cristiano Ronaldo in quella appena passata.

Parte deludendo nel ritorno con il Porto, e negarlo sarebbe stupido: quasi assente, solo un mini assist per Chiesa e un colpo di testa facile eppure finito fuori, un rigore richiesto. Troppo poco per il fenomeno formato Champions ed ecco il Ronaldo fallimentare, il problema, il flop, il disastro tecnico e commerciale (gli scudetti li vincevate pure con Matri e Quagliarella, affermano quelli che la sanno lunga, utilizzando una delle frasi più demenziali, insensate eppure così in voga, anche tra qualche fratello di tifo bianconero).

Cristiano che non si sa se resta o no: chi lo vuole, oggi, a quelle cifre? CR7 che torna in campo e rischia di fare male al portiere avversario e forse meriterebbe il rosso, anzi lo merita di certo, anzi è il fallo più grave degli ultimi 20 anni, Cristiano protetto dalla sudditanza psicologica nei suoi confronti e tutte quelle scemenze che conosciamo già, con il calcio che sparisce dal campo e si torna a disquisire solo di Var e movioloni, il che vuol dire che ha vinto la Juve. E la Juve ha vinto perché Cr7 di testa arriva dove non arriva nessuno, subisce un fallo da rigore, trasforma il penalty, fa il terzo gol con una giocata da calcio balilla, spostandosela e tirando secco in un angolo impossibile, vorrebbe farne altri e alla fine non ha voglia di parlare, perché per lui parlano il pallone che si porta a casa e tutte le incredibili statistiche di questi suoi anni bianconeri, partiti con due scudetti in due anni e lui praticamente a segno.

Cristiano che raggiunge Pelé, lo supera, ma qui il tema è il mancato rosso, possiamo fare un moviolone infinito, mica sprecheremo l’occasione mettendoci a celebrare Ronaldo quello finto, che ha fatto più gol del più forte giocatore della storia del calcio? Cr7 che allora se ne va, perché Zidane e Butragueno parlano di lui un giorno per uno, alternandosi, partendo sempre dal fatto che è un giocatore della Juve ma dimenticandosi poi il rispetto che almeno a certi livelli dovrebbe essere alla base del rapporto tra i grandi club.

Ronaldo che gli altri vorrebbero indicare come fallimento e invece rappresenta invece un orgoglio. Ronaldo che se parte libera spazio, alleggerisce i costi, riporta sostenibilità. Tutto vero. Ma quella sensazione di partire pressoché sempre da 1-0, in tutta sincerità, non so se abbia un prezzo.

Il Maestro Massimo Zampini.