La Supercoppa va alla Lazio

A Riad i biancocelesti si impongono per 3-1. Dybala pareggia allo scadere del primo tempo il gol di Luis Alberto, ma nella Lulic e Cataldi firmano il successo della squadra di Inzaghi

A Riad finisce come a Roma, 3-1 per la Lazio. Sono i biancocelesti a portare a casa la Supercoppa, a onor del vero, meritatamente, perché se nel primo tempo la Juve riesce a raddrizzare la gara con il gol di Dybala, nella ripresa la squadra di Inzaghi costruisce di più, sfrutta al meglio le occasioni e rischia ben poco, apparendo forse più fresca, sicuramente più cinica.

POSSESSO JUVE, VANTAGGIO LAZIO

Sarri conferma De Sciglio sulla destra e Demiral al fianco di Bonucci, mentre a centrocampo ritrova Bentancur e in avanti punta ancora sul tridente.
Il palleggio iniziale dei bianconeri è insistito, ma troppo lezioso. La Lazio invece si fa vedere in avanti due volte con Luis Alberto e se la prima prima produce un tiro alto, la seconda porta al vantaggio biancoceleste: Lulic arriva sul fondo dalla sinistra, crossa per Milinkovic che controlla e appoggia per lo spagnolo, che in piena corsa è libero di scaricare il destro alle spalle di Szczesny.

LA JOYA ALLO SCADERE

La Juve reagisce con una sventola di Ronaldo a lato e una bella combinazione tra CR7 e Dybala, conclusa con un sinistro fuori misura. Il portoghese è il più pimpante, svaria per tutto il fronte d’attacco e alla mezz’ora si procura una punizione dal limite dopo uno scambio nello stretto con Dybala. La posizione è perfetta per la Joya, che però accarezza il palo e sfiora l’esterno della rete. La Juve ora accelera la manovra, anche se la Lazio è sempre pericolosa in contropiede e Szczesny deve distendersi per intercettare il diagonale di Correa. La determinazione con cui i bianconeri insistono, cercando spesso il tocco di prima per evitare il muro biancoceleste, non può non venire premiata e infatti, proprio allo scadere del primo tempo, Dybala fa giustizia. Ronaldo riceve al limite, libera il sinistro e spara il diagonale rasoterra, Strakosha respinge e la Joya si fionda sul pallone, insaccando a porta vuota.

LULIC, LA LAZIO COLPISCE ANCORA

L’argentino si fa vedere anche in avvio di ripresa con un sinistro dal limite fuori di un soffio, mentre Szczesny deve bloccare il colpo di testa di Correa e il destro al volo di Lulic. La Lazio ora spinge con più convinzione, Sarri interviene, richiamando De Sciglio e Higuain e inserendo Cuadrado e Ramsey, ma la manovra non si sviluppa con la stessa rapidità del primo tempo e i rischi aumentano. Immobile viene murato da Demiral, sull’angolo seguente Correa incorna e sfiora il palo e pochi minuti dopo i biancocelesti passano ancora con Lulic, che riceve da Parolo e piazza il destro sotto l’incrocio.

IL FORCING NON BASTA E CATALDI CHIUDE I CONTI

Sarri opera l’ultimo cambio, con Douglas Costa al posto di Matuidi, e la Juve ci mette l’orgoglio, rischiando però sui contropiedi avversari. Dybala gira di testa centralmente un traversone di Alex Sandro, quindi Ronaldo non riesce ad anticipare Strakosha, che blocca il cross di Douglas Costa. L’occasione più clamorosa arriva al 45′, con la girata di Bonucci fuori di un niente. E sul fondo, con il pallone, si spengono anche le speranze dei bianconeri di raddrizzare la partita. È anzi la Lazio a passare ancora, in pieno recupero. Bentancur commette un fallo al limite, rimediando il secondo giallo e concedendo un calcio piazzato che Cataldi, infila sotto l’incrocio, rendendo, se possibile, la sconfitta ancora più amara.

JUVENTUS-LAZIO 1-3

RETI: Luis Alberto 16′ pt, Dybala 45′ pt, Lulic 28′ st, Cataldi 48′ st

JUVENTUS

Szczesny; De Sciglio (10′ st Cuadrado), Demiral, Bonucci, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic, Matuidi (31′ st Douglas Costa); Dybala, Ronaldo, Higuain  (21′ st Ramsey)
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, de Ligt, Rugani, Danilo, Emre Can, Rabiot, Bernardeschi, Pjaca
Allenatore: Sarri


LAZIO

Strakosha; Luiz Felipe, Acerbi, Radu; Lazzari, Milinkovic, Leiva (19′ st Cataldi), Luis Alberto (22′ st Parolo), Lulic; Correa, Immobile (37′ st Caceido)
A disposizione: Proto, Guerrieri, Patric, Bastos, Marusic, Jony, Berisha, Anderson, Adekanye
Allenatore: S. Inzaghi

ARBITRO: Calvarese
ASSISTENTI: Costanzo, Peretti
QUARTO UFFICIALE: Maresca
VAR: Mazzoleni, Giacomelli

AMMONITI: 34′ pt Leiva, 3′ st Bentancur, 13′ st Luis Alberto, 48′ st Bentancur
ESPULSI: 48′ st Bentancur

Juventus-Lazio 1-3: davvero è tutta qui?

Il primo è andato, e non come ci si aspettava: è della Lazio la Supercoppa Italiana, trofeo che arricchisce la bacheca biancoceleste, quella bianconera stavolta resta ferma alla scorsa stagione. Una seconda lezione in pochi giorni quella che Inzaghi dà a Sarri, nelle scelte iniziali, nella gestione della partita, nelle sostituzioni. Poco da dire.

I singoli spesso e volentieri la portano a casa, ma se solo uno di questi non gira come dovrebbe, allora si creano problemi se si affrontano squadre che sanno come muoversi, come interfacciarsi alle difficoltà. Se poi si perde tempo a protestare per le rimesse laterali, o cosse anche più banali, e andare a casaccio dalla panchina con scelte random, la frittata è fatta ma anche bruciata. Non si vince così, non si arriva a maggio così. Nessun funerale, non è il caso, e questa sosta cade a pennello: bisogna capire cos’è questa Juve, e farla girare per quel che merita. Per quel che può e deve fare.

I processi non hanno senso, non oggi. Non ancora. Certo, c’è chi li meriterebbe se compri De Sciglio, se fai giocare De Sciglio, perché non è mica colpa di De Sciglio essere un calciatore della Juve, ed esssere titolare nella Juve. E De Sciglio è un semplice esempio, non un obiettivo da prendere a colpi di freccette.

Interventi nel calciomercato invernale? Non scherziamo, o meglio, non è questo il punto: torniamo al punto di partenza, il pesce comincia a far puzza sempre dalla testa, ma c’è tempo ancora per farle riprendere profumo. Facciamo che la Juve torni ad essere tale.

Juve-Lazio 1-3: Repetita Juve

Di Sarri, oltre le innegabili qualità si devono riconoscere alcuni bug che sembrano irrisolvibili nelle varie release del software, per esempio quando trova un allenatore che gliela sa incartare, gliela incarta sempre. Così è successo a Inzaghi ed alla sua bella Lazio che meritatamente si porta a casa la Supercoppa, il trofeo dal valore fluttuante: misero se lo vinci, elevato se disgraziatamente lo perdi.

I biancocelesti rifilano un altro 3-1 tanto per ribadire il concetto, ancora più meritato di quello ottenuto in campionato: se a Roma gli episodi erano girati tutti in favore dei laziali, stasera la Juve ha steso il tappeto rosso, si è messa uno zerbino sulla schiena e ha lasciato passare gli avversari, soffrendo la loro ampiezza sulle fasce in attacco e la densità in mezzo in difesa, copia/incolla del 7 dicembre.

Sarri mi ha ricordato la barzelletta di quello che torna al cinema a rivedere lo stesso film western, stavolta con un amico, e scommette con lui sulla vittoria degli indiani.

Alcune considerazioni sparse, scritte da uno che il patentino ce l’ha solo per guidare il muletto:

  • deLigt in panchina lo capirò, forse, solo dopo l’epifania. Demiral è bravo, ma stasera ha avuto bisogno di 20 minuti per capire il nome dei compagni scritto sulla maglietta. Abbiamo un campione? Puntiamo su di lui.
  • Il centrocampo della Lazio ha surclassato quello della Juve sotto tutti i punti di vista: tecnico (soprattutto), tattico e fisico. È imbarazzante se si pensa agli obbiettivi stagionali. Oltre a questo l’apporto in fase realizzativa del reparto centrale è nullo o quasi. Mi spiego meglio: non segnano praticamente mai.
    Troppe scommesse per ora perse o non vinte del tutto (Ramsey corpo estraneo, Rabiot in lento progresso ma lui sta alla prima curva mentre gli altri sono al traguardo, Costa che è fragile come l’equilibrio dei tifosi juventini su twitter).
    Resta Pjanic in fase calante che canta messa e porta la croce, Bentancur in ascesa, Matuidi che sembra la controfigura di Steve Urkel ma più scoordinato.
    Tirate voi le somme: non è ipotizzabile una stagione col reparto di centrocampo che ha un apporto nullo in termini di marcature.
  • La difesa prende il doppio dei gol dell’anno scorso. 24 vs 12.
    Ci sta una componente di errore del singolo (stasera De Sciglio scivola scivola scivola e si fa uccellare da Lulic in occasione del primo gol e sul raddoppio laziale Alex Sandro fa una copertura da torneo parrocchiale), ma siamo di fronte a qualcosa di più profondo e, temo, strutturato su cui Sarri deve lavorare duramente, magari l’ha scritto negli appunti, intorno a pagina 1000.
  • Il tridente è una macchina spinta al massimo, citando il sottoscritto, necessita di equilibrio che deve essere fornito prima di tutto dai 3 tenori che lo compongono. Se uno stecca, o è basso di voce è meglio toglierlo e mettere un corista in più.
    Stasera Higuain è apparso fuori condizione, appesantito, affaticato, ma l’errore è stato lasciarlo troppo tempo in campo a pestarsi i piedi con gli altri.

Tra una passeggiata sul lungomare di San Benedetto del Tronto fino al monumento al gabbiano Jonathan Livingston,Sarri avrà molto da riflettere in questo Natale dolceamaro con la sua squadra prima in classifica e brillantemente agli ottavi di CL ma con nubi nere all’orizzonte che non fanno dormire sereni.

“Football is a beautiful game and it needs to be played beautifully” diceva Brian Clough e probabilmente il tecnico toscano si sarà ispirato più volte a queste parole. Ma il calcio soprattutto è un gioco in cui si può perdere, ci sta, specialmente quando l’avversario ha voluto vincere più di te.
Ecco qua il sunto di tutto: si può anche perdere una partita, una finale -chi meglio di noi lo sa…- ma per farlo così, svogliatamente, in balia dell’avversario, senza mai impegnare davvero il portiere laziale… tanto valeva non presentarsi in campo.