Dalla partita con il Barcellona, la Juventus ha inanellato una miniserie di quattro partite molto convincenti dal punto di vista prestazionale. Non sono state quattro vittorie perché con l’Atalanta è uscito un pareggio, ma se il risultato è stato un po’ casuale non lo è stata di certo la prestazione, molto positiva.
Un fil rouge di queste quattro partite, a mio avviso, è il progressivo abbandono dei principi di un centrocampo a due in favore di meccanismi e movimenti che prevedessero la presenza di un centrocampista in più. In passato abbiamo chiamato questa posizione ”trequartista” o “falso esterno”, ma nelle ultime uscite si è trattato di una vera e propria mezz’ala.
Contro il Parma, in effetti, Pirlo ha gettato la maschera mostrandoci un 3-5-2 ben riconoscibile. Se la fase di non possesso consolidato rimane radicata sul 4-4-2 apprezzato durante tutta la stagione, le lunghe fasi passate con il pallone tra i piedi erano giocate con un centrocampo a tre.
Certo, Kuluševski riceveva palla in zone molto più avanzate rispetto a Sandro, ed entrava molto più volentieri in area per concludere l’azione; altrettanto sicuramente Ramsey scendeva spesso accanto a Bentancur per riformare quel sistema di 3+2 costruttori tanto caro a Pirlo e Gagliardi. Il sistema non è scevro da sovrastrutture tattiche ed accorgimenti (la posizione di McKennie, Sandro e Ramsey che si compensano a vicenda, etc), ed in questo è senza ombra di dubbio un sistema molto diverso dal 3-5-2 che abbiamo imparato a conoscere quando Pirlo era in campo. Ma le posizioni e i movimenti delle due mezz’ali sono quelle proprie di un centrocampo a tre, dove Bentancur svolge il ruolo di vertice basso.
Questo assetto permette alla Juve di avere un migliore scaglionamento, di accompagnare gli attaccanti dialogando al centro, ma anche e soprattutto di essere meglio piazzati per la riconquista. Non è un caso che contro il Parma la Juve abbia giocato una delle migliori partite per riaggressione una volta perso il pallone.
Un lavoro fondamentale è quello fatto da giocatori dinamici con Bentancur (qui la sua heatmap, era ovunque) e Ramsey, che contro il Parma hanno offerto una prestazione di altissimo livello sia a livello difensivo che dal punto di vista tecnico. Lo stesso McKennie ha offerto letture senza palla niente affatto banali, andando a completare il dinamismo del centrocampo con tante corse di sacrificio volte ad abbassare la linea avversaria.
Allo stesso tempo, è importante sottolineare che la grande partita associativa dei centrocampisti è stata propiziata da una prima costruzione ad alto ritmo. E forse non è un caso che la distribuzione più rapida avvenisse uscendo frequentemente a sinistra dove giocava De Ligt, meno pulito ma certamente più rapido di Bonucci a giocare il pallone.
Insomma, una prestazione convincente che dà seguito ad altre prestazioni altrettanto convincenti. Sarà importante trovare continuità, e soprattutto replicare l’intensità di queste ultime uscite sul medio-lungo periodo, ma per il momento questi segnali sono molto incoraggianti. Che sia questa la “quadra” di Pirlo?
10 Talking Points: 4 schiaffi alla CR-isi
Bentornati a “10 Talking J-Points”, ecco i dieci spunti che ci ha dato Parma-Juventus:
1. Vittoria di rabbia. Gara dominata in lungo e in largo, per la prima volta in questa stagione il risultato non è mai stato in discussione. La voglia di riscattarsi dopo il pari con l’Atalanta si è vista per tutti i novanta minuti, specie da parte dei singoli che in quella gara non hanno brillato (Morata e Ronaldo su tutti). Continuare su questa strada, la nostra, che è quella giusta.
2. Finalmente una goleada (e si può ancora far di più)! Una delle note su cui più ho battuto in questo inizio di stagione è la mancanza di cinismo e di cattiveria sotto-porta e quella sensazione di non voler uccidere le partite che in tante occasioni abbiamo avvertito. Ieri sera, invece, si è vista una Juve spietata, senza scrupoli, che non ha avuto remore a piegare l’avversario senza mai dargli la possibilità di pensare che potesse uscire dal campo con un risultato diverso dalla sconfitta. Speriamo che questo atteggiamento diventi la regola e non l’eccezione.
3. A Cesare quel che è di Cesare, a Pirlo quel che è di Pirlo. A prescindere da come andrà il seguito della stagione, bisogna dare atto che l’impronta data da Pirlo in tre mesi è più chiara e marcata di quella che Sarri era riuscito a dare in un anno. La squadra ha un’identità e va avanti nel suo percorso, con le sue idee. Visti i numerosi cambiamenti introdotti, non era così scontato raggiungere un tal grado di coesione in così poco tempo.
4. In tema di numeri quattro, ennesima maestosa prestazione di De Ligt, per il quale gli aggettivi sarebbero insufficienti a descrivere la sua importanza in questa squadra, che deve quasi esclusivamente a lui il primato della miglior difesa del campionato. Ad altri mille di questi flop di mercato!
5. Eclettismo in mezzo al campo. Mai riproposta la stessa linea di centrocampo per due partite consecutive, ma chi viene chiamato in causa risponde presente. Avere segnali positivi anche dalle “seconde scelte” sarà fondamentale per consentire a chi ne avrà bisogno di rifiatare visto il fitto calendario che ci aspetterà anche nel mese di gennaio.
6. Il ritorno del Moraldo. Dopo la più brutta prestazione del tandem andata in scena con l’Atalanta, direi che si sono fatti ampiamente perdonare. Tre gol e due assist ieri, 16 in totale per il duo più prolifico della serie A (a pari merito con Lukaku-Martinez). Premesso che io sarei il primo sostenitore del tridente, se qualcuno lamenta che Dybala sia una riserva di questa squadra, lo sfido a far sedere uno di questi due.
(CR)7. La gloria dei titolisti che non hanno visto l’ora di ritirare fuori “il problema Ronaldo” è durata tre giorni. Poi, il Re è risalito in cielo, come un anno fa, per spiegare a tutti da che altezza ci guarda. Eterno.
8. Difesa altissima e riconquista veloce. Col Parma si è vista per novanta minuti una Juve in formato europeo, cosa che ci era riuscita a sprazzi in altre circostanze, ma che non avevamo mai avuto la continuità e la forza di mantenere per l’intero corso del match. Ieri ci siamo riusciti, complice probabilmente anche un avversario sfiduciato e in balia degli eventi dopo il doppio svantaggio. Lavorare per perfezionare questo approccio perchè, ormai, in Europa, si gioca e si vince così.
9. Trovare continuità, sarà questa la chiave del prossimo mese. Lo è sempre stata, probabilmente, ma lo sarà ancor di più in un gennaio che ci vedrà alle prese con le milanesi e con il primo trofeo stagionale. Obbligatorio farsi trovare pronti.
10. Martedì altri tre punti da prendere, con la stessa determinazione e la stessa fame di ieri, per goderci le feste e archiviare un anno difficile, che ha cambiato la vita di tutti e interrotto ogni vecchia abitudine, tranne una che ci portiamo dietro da nove anni e che neanche il covid ci ha portato via.