L’alfabeto di Barcellona-Juve

A come Allegri. Una calamita nel pescare il Barcellona, l’ha fatto costantemente soffrire ma, alla fine, ci ha sempre rimesso le penne. Li ha studiati fino allo sfinimento e tra le schede giocate ne ha una vincente tra le dita che dice under 2,5. Poi ne ha un’altra con “gol” ma non è matematica ed è meglio non pensarci …

B come Barcellona. Lì ci credono e fanno bene, questi non sono come altri e, se parlano, lo fanno a ragion veduta. Anche solo per giocarsi la carta del timore da incutere o quella di caricare un ambiente abituato alle imprese. Tocca alla Juventus svelare nuovamente le loro debolezze, infilando il dito nelle ferite dei loro difetti di costruzione.

C come Consapevolezza. Guai a valutare il rotondo risultato del match di andata solo come un macigno casuale piantato nel bel mezzo della carreggiata blaugrana diretta verso la gloria. Deve valere di più, molto di più. I ragazzi di Allegri se lo sono guadagnato sul campo e quanto più ne saranno consapevoli, tanto più saranno pronti a respingere i prevedibili assalti alla porta di Buffon di quei tre lì davanti. Insomma, non deve essere come andare al Camp Nou avendo ricevuto in dono dal fato tre reti di vantaggio. Perché non lo è. Perché sarebbe l’inizio della fine.

D come Dimenticare. La sfida di Torino. Ecco, appunto, bisogna farlo ma senza esagerare. Il 3 a 0 è scritto nella pietra e dovrà essere speso in ogni frammento del ritorno in Catalogna, ricordato agli avversari in ogni tacchettata e ribadito a questi ultimi ogni qual volta si cerchi di innescare una replica.

E come Equilibrio. Essenziale mantenerlo, sempre. In questo il risultato di andata aiuta non poco e Allegri dell’equilibrio ne fa un dogma inderogabile. L’iniziativa sarà loro e lo sanno anche i muri che a passaggi e tiri in porta ci stroncherebbero senza pietà. Ma oggi si parla d’altro, perché questa è una partita a scacchi, una battaglia (sportiva) psicologica dove l’intelletto conterà come e più della capacità di esibirsi in slalom tra le maglie avversarie. E se loro vorranno trasformarla in una mano di poker, rinunciamo. Perché oggi non è permesso bluffare.

F come Fiducia. Il tesoro di fiducia accumulato nei primi novanta minuti della sfida è un’eredità da far fruttare al massimo e non dovrà svanire al primo vento contrario che dovesse abbattersi sulla squadra al Camp Nou. Credere nei propri mezzi, non dimenticare mai che con questi stessi mezzi si è già messo in difficoltà lo stesso avversario e provare a ripetere l’impresa.

G come Gestione. E’ un anno che Bonucci e compagni si allenano a gestire le partite, a dosare le energie, a giocare al gatto col topo. Stavolta non si tratta di questa gestione, anche perché ben difficilmente gli uomini di Allegri saranno capaci di addormentare la partita ovvero far girare a vuoto più di tanto avversari scafatissimi. In questo,  cerchiamo di non lasciar condurre a loro integralmente le danze. Ehi, ci siamo anche noi. Quando ce ne offriranno l’occasione, sfruttiamola. Sennò, proviamoci da soli. Anche per brevi tratti. Non sarà semplice e dipenderà molto dal punteggio. La vera gestione al Camp Nou sarà, piuttosto, quella delle emozioni che potrebbero travolgerti, degli imprevisti che potrebbero farti andare fuori giri, della perdita improvvisa di punti di riferimento che ti costringano a improvvise virate tattiche o mentali, alle quali doversi adattare in frettissima, al volo, senza esitazioni.

H come Higuain. Ben conscio della difficoltà dell’evento, Gonzalo non si lascia andare a dichiarazioni roboanti. Can che abbaia non morde, glielo ha insegnato Nainggolan, il Pipita ha memorizzato anche questo e allora preferisce affrontare la sfida con i tacchetti ben piantati nelle zolle del Camp Nou e con la mente rivolta a quel pallone, foss’anche uno solo, da azzannare e scaraventare alle spalle del portiere di casa.

I come Identità. Questa ce l’abbiamo e dobbiamo sfruttarla tutta. La Juventus è un gruppo monolitico riconoscibile anche se i ragazzi indossassero maglie anonime e maschere dei Presidenti prese in prestito da Point break o da Aldo, Giovanni e Giacomo. Nulla di estemporaneo, tutto in 25 metri, sempre, eccetto qualche volta nei raid improvvisi in territorio nemico, dove ci si allunga sia per impossibilità fisiche , sia per ridurre il rischio di contrattacchi. Non perderla proprio oggi, questa identità, sarebbe di fondamentale importanza.

J come Juventus. Così, per farvi emozionare un po’.

L come Lucidità. Mentre scrivo me l’ha bruciata il mister. Allora dico La Joya. Lui ci sarà, tranquilli. Con il compito di rappresentare l’ago della bilancia nel settore di campo dove sarà necessaria, al momento giusto, l’imprevedibilità di una finta e la necessità di una superiorità numerica. Con quel mancino che ricorda così tanto El Cabezon, lo imiterà ancora una volta calando a metà polpacci i calzettoni ed infilandoci stavolta una figurina di Muntari.

M come Messi. E’ il Cruijff del 2000, ma per fortuna Luis Enrique non è nemmeno parente alla lontana di Rinus Michels. Ingabbiamo l’estro del numero 10 come nel corso della gara di andata, raddoppiamo a turno fino a farlo rimbalzare, sporchiamo le sue traiettorie e conteniamo la sua verve, limitando possibilmente i falli nei 25 metri al minimo sindacale. Se è riuscito a regalare due gemme allo JS, probabilmente nel suo giardino sarà capace del doppio di magie. Cerchiamo di fargliele sudare al punto da immaginarle improbabili persino ai falchi lì davanti, primi destinatari della sua cifra di talento. Proviamoci.

N come Narcotizzare. Gli altri due, come all’andata. Né più, né meno. Hai detto niente.

O come Onnipotente. Lui, già dottore con un discreto voto all’Università del gol è atteso dall’ennesimo esame valido per il diverso corso di laurea in onnipotenza. Come dite, Mario Mandzukic è diffidato? Forse lui nemmeno lo sa e per domani è giusto che sia così, perché, ve lo dico nel mio dialetto: po’ s’ penz.

P come Precedente. La rimonta col PSG fornisce ai catalani il motivo perfetto per crederci nonostante il passivo accumulato nella sfida di Torino. Contrastiamo le sicurezze spagnole trattando il loro stesso precedente come ulteriore ragione per mantenere alta la soglia d’attenzione. Capire gli errori dei francesi e farne tesoro, dimostrare di essere diversi e giocare, giocare fino al triplice fischio. Non potremo dire che ci hanno sorpreso.

Q come Quadrato o, meglio, come Cuadrado al quadrato. Perché poi l’Eletto, per non imbottigliarsi, dovrà pur disfarsi della sfera. Perché per pungere servirà la sua freschezza. Perché per respirare potrebbe risultare decisiva la sua capacità di guadagnarsi, più di tanti altri, brevi interruzioni. Perché la sua corsa può ribaltare un’azione senza sbilanciare troppo la squadra. Pungere come un’ape, volare come una farfalla. Di vitale importanza una sua prestazione sopra le righe.

R come Ripartenze. E, giusto per ricollegarsi al punto precedente, sarà importante riuscire a dargli fastidio, sempre o quasi, almeno ogni tanto. Si deve fare, una volta su due, anche una su tre. Sarà fondamentale, al di là del gol che può valere quanto un sei al Superenalotto. Eludere il pressing alto dei padroni di casa, farlo palla a terra o con lanci insidiosi e non, per quanto possibile, alla viva il parroco, significherà mandare continui messaggi di belligeranza, affinché in loro si insinui il tarlo che possiamo fargli del male. E così far perdere loro qualche certezza rendendoli più accorti.

S come Storia. Per portarla a casa, i bianconeri dovranno vivere la partita con la fermezza di esser capaci di scrivere la storia. Senza sconfinare nell’arroganza di averla già raccontata. Guadagnarsela, ancora una volta, senza se e senza ma.

T come Titolari. Lo saranno tutti, chi gioca e chi all’inizio siederà in panchina. Loro hanno montagne di straordinario talento e praterie di allarmante mediocrità. Noi, mal che vada, colline omogenee sulle quali poter fare comunque discreto affidamento. Abbiamo la carta della freschezza senza far crollare il rendimento. Sfruttiamola al momento opportuno.

U come Umiltà. Da cospargere per il campo in ogni momento, perché un tre a zero al Barcellona porta con sé il paradosso di un risultato enorme se rapportato all’avversario e nel contempo piccino per lo stesso, identico, motivo.

V come Veleno. La prova col Bayern della scorsa stagione come parametro. Il colpo del k.o. fallito a Monaco almeno tre volte come obiettivo da centrare. Un morso ofidico e poi via. A nascondere l’antidoto.

Z come Zalayeta. Che la sua zampata sia con tutti noi.

 

K come Kuipers, non parlo dell’arbitro, X come X, un bel pareggio, il più scialbo possibile, Y come Yoga e quel corso prenotato per combattere lo stress, come Winner e mi gratto …

Roberto Savino.