Il brasiliano decide una sfida tignosa con una prodezza all’ultimo minuto. I bianconeri superano 2-1 la Lokomotiv e guadagnano la qualificazione con due turni di anticipo.
Sembrava poter essere tutto facile per la Juventus, in vantaggio a Mosca dopo appena quattro minuti. E invece la gara contro la Lokomotiv, rapida ad acciuffare il pareggio, prende ben presto binari non congeniali ai bianconeri, costretti a giocare una partita “contro natura”, in cui più del palleggio e della tecnica contano forza e polmoni. I russi, ben più aggressivi rispetto alla gara di andata, sfiorano anche il gol vittoria nella ripresa, ma nel finale, la tecnica torna padrona. Per pochi secondi, ma sono quelli che bastano a Douglas Costa per improvvisare uno slalom delizioso e fulminare Guilherme, regalando il successo alla squadra di Sarri.
PRONTI, VIA, RAMSEY!
Il tecnico sceglie Rugani al posto di de Ligt, Rabiot al fianco di Pjanic e Khedira e Ramsey trequartista alle spalle di Ronaldo e Higuain. E proprio il gallese è subito decisivo: CR7 batte una punizione dal vertice sinistro dell’area, il pallone rimbalza davanti a Guilherme, che se lo fa sfuggire e scivolare goffamente tra le gambe e Ramsey è velocissimo a raggiungere la linea di porta per il tocco decisivo.
MIRANCHUK, PAREGGIA I CONTI
L’immediato gol dei bianconeri non demoralizza la Lokomotiv, che anzi esce dal guscio, affrontando la gara con spirito ben diverso rispetto all’andata e in una manciata pareggia. Sul traversone dalla sinistra di Rybus, Miranchuk gira di testa, colpendo il palo interno, Szczesny però si tuffa per seguire la traiettoria del pallone e, sulla ribattuta del legno, la porta è sguarnita e lo stesso Miranchuk arriva per primo a correggere in rete.
PIÙ SPADA CHE FIORETTO
I due gol, non propriamente delle gemme di tecnica, sono l’emblema di una gara “sporca”, nella quale il terreno pesante, vista la pioggia caduta fino a poco prima dell’inizio, non aiuta il bel gioco. La condizione ideale per i russi, che possono far valere agonismo e fisico. Mentre la Juve cerca di manovrare, loro puntano sulla rapidità delle ripartenze e sfiorano il raddoppio ancora con Miranchuk, che stacca bene anche sul traversone di Zhemaletdinov, mettendo alto di poco. Quando i bianconeri trovano le misure però regalano spettacolo e Guilherme si riscatta della papera iniziale deviando un destro al volo di Higuain, servito in area con un lancio di trenta metri da Khedira.
BONUCCI SALVA SULLA LINEA
La ripresa si apre con un’altra punizione di Ronaldo, che questa volta Guilherme respinge e il duello tra i due continua con una sventola dal limite del portoghese e con il volo del portiere, che riesce ad alzare la traiettoria. La Lokomotiv non rimane passivamente a guardare e Miranchuk, sempre lui, arriva al tiro dopo uno scambio con Zhemaletdinov, trovando Szczesny piazzato. Sarri vede i suoi faticare a metà campo e cambia Ramsey con Bentancur, poi cerca un’iniezione di fantasia, con Douglas Costa al posto di Khedira, ma sono i russi a sfiorare il raddoppio: Krychowiak calcia da dentro l’area e Szczesny intercetta, ma il pallone arriva a Joao Mario, che dal limite indirizza verso la porta sguarnita e solo il provvidenziale salvataggio di Bonucci sulla linea evita il gol.
DOUGLAS COSTA, ALL’ULTIMO RESPIRO
Nel finale Dybala entra al posto di Ronaldo, la Juve non molla e in pieno recupero gli sforzi vengono premiati. Douglas Costa prende palla al limite, triangola con Higuain semina la difesa e, una volta davanti a Guilherme, lo infila con un tocco delizioso. È il gol che chiude la partita, che ammutolisce il Lokomotiv Stadium e manda la Juve in Paradiso. Anzi, agli ottavi di Champions con due turni di anticipo. Ora ce la si dovrà giocare con l’Atletico per il primo posto nel girone.
LOKOMOTIV MOSCA-JUVENTUS 1-2
RETI: Ramsey 4′ pt, Miranchuk 12′ pt, Douglas Costa 48′ st
LOKOMOTIV MOSCA
Guilherme; Ignatyev, Howedes, Corluka, Rybus; Zhemaletdinov (36′ st
Murilo), Krychowiak, Barinov, Joao Mario (40′ st Kolomeytsev);
Miranchuk; Eder
A disposizione: Kochenkov, Zhivoglyadov, Idowu, Magkeev, Tugarev
Allenatore: Semin
JUVENTUS
Szczesny; Danilo, Bonucci,
Rugani, Alex Sandro; Khedira (24′ st Douglas Costa), Pjanic, Rabiot;
Ramsey (19′ st Bentancur); Ronaldo (36′ st Dybala), Higuain
A disposizione: Buffon, De Sciglio, Demiral, Matuidi
Allenatore: Sarri
ARBITRO: Buquet (FRA)
ASSISTENTI: Debart (FRA), Pacelli (FRA)
QUARTO UFFICIALE: Schneider (FRA)
VAR: Millot (FRA), Brisard (FRA)
AMMONITI: 39′ pt Bonucci
Lokomotiv Mosca-Juve 1-2: Il grande freddo
Nella simpatica kermesse sportiva chiamata Champions’ League spesso non manca la trasferta nel freddo delle terre sovietiche.
In questo clima si svolge la partita di stasera programmata ad un
orario che costringe a modificare quello della cena. L’intensità del
match è uno di quelli da pennica sul divano, che quando ti svegli anche se hai dormito solo un quarto d’ora non sai più che giorno è.
Molto bene: la Juve di Sarri sta diventando abile non solo ad
addormentare le partite ma anche gli spettatori, come faceva Giucas
Casella con bisteccone Galeazzi (non quello che recensisce cellulari) ai
tempi di Domenica in.
Restare svegli durante il primo
tempo è stato arduo quasi come riuscire a leggere un articolo di
Juventibus da cellulare districandosi tra i 600 banner pubblicitari.
Eppure era iniziato con un pim pum pam che ricordava lo svolgimento di Chelsea Ajax: Ronaldo per una volta riesce a non colpire la barriera, forse perché composta da 2 soli giocatori, e una papera del portiere ci consegna il vantaggio che dura meno di 10′.
La Juve di stasera ha fatto fatica a fraseggiare, la ricerca del terzo uomo su cui scaricare la palla è stata quasi sempre vana. Dopo aver rischiato seriamente di perderla ha deciso di volerla vincere tardi, forse troppo tardi, e sarebbe stato un peccato. Non bisogna mai dimenticarsi che di peccati si muore prima e si soffre poi.
Un vizio che però non appartiene a Sarri è la pavidità: a 10′ dalla fine inserendo Dybala e lasciando in campo Higuain e spedendo in panchina Cristiano Ronaldo. Era una scelta difficile, pesante, complicata. L’ha fatta, ha avuto ragione lui e la combinazione stupenda Higuain-Costa che porta al settimo 2-1 su 15 partite è la riprova.
Saper sfruttare bene la panchina è una grande arma a disposizione se un allenatore sa come usare le risorse che sono sedute a pochi metri da lui. Inoltre ti evita anche di sbroccare live in tv nelle interviste post partita…
Poi però una volta smaltita l’euforia per la vittoria “all’ultimo tuffo”, che è sempre goduriosa, non possiamo dimenticarci il resto della prestazione che è stata insufficiente per il livello di questa competizione, specialmente se l’obbiettivo dichiarato è quello di giocarla imponendo il proprio gioco a tutti gli avversari.
Qualche considerazione sui singoli:
Rugani è
impresentabile, commette errori in marcatura che se fatti in terza
categoria costerebbero l’esclusione dalla rosa e l’allontanamento coatto
dal territorio dello stato.
Danilo campionissimo di 1-2-3 stella ma non ha capito che quando nessuno lo vede si può muovere.
Bonucci c’è sempre. Per nostra fortuna.
Khedira è meno Khadaverico del solito, 70 minuti di enfisema mascherato quasi bene.
Rabiot benino palla al piede, se si muovesse anche senza palla…
CR7
ha assolutamente bisogno di riposo: camminate nel verde, passeggiate
con gli amici e non da fare durante le partite. Anche Sarri lo capisce.
Douglas Costa più bello che utile, vero? e di Higuain non ricorderemo mai abbastanza le sue qualità elevatissime in rifinitura.
Juve in attesa della miglior condizione, in un periodo comunque di flessione. Resta l’altra faccia della medaglia che dice Juve ancora imbattuta al 6 novembre, unica in europa.
Douglas Costa, il genio dietro il capolavoro
Spesso vediamo della magia, del metafisico, addirittura dell’alieno nelle giocate dei campioni che risolvono partite apparentemente irrisolvibili. Ad una seconda (ma anche terza o quarta) visione è però altrettanto affascinante osservare la lucidità, la capacità di effettuare scelte in una frazione di secondo, l’abilità di valutare le proprie mosse tenendo in considerazione tutto il contesto, tutte queste componenti che separano un grande giocatore da un fuoriclasse. Nel gol di Douglas Costa alla Lokomotiv Mosca vi sono, in parti uguali, istintività, tecnica e freddezza: è questo mix letale a renderlo un capolavoro.
Douglas Costa riceve palla molto largo sulla sinistra, la sua posizione preferita (diciamolo a Maurizio). Oltre all’avversario diretto, ha almeno altri tre uomini che possono frapporsi tra lui e la porta difesa da Guilherme, oltre a due dietro di sé a breve distanza, col solo Higuain a potergli dare man forte. Qui il brasiliano manda in crisi la Lokomotiv con una scelta apparentemente controintuitiva, accentrandosi sul piede debole, lo fa con una tale rapidità che semina in un lampo due uomini e d’esterno appoggia leggerissimo per Higuain.
La successiva giocata del Pipita è geniale, nell’esecuzione e nella tempistica: la difficoltà non sta tanto nel colpo di tacco, quanto nella potenza da imprimere al pallone. Appena più forte, e Douglas non sarebbe mai arrivato sulla palla, appena più debole, e il difensore della Lokomotiv avrebbe anticipato il brasiliano.
La chiave della giocata è però tutta nei secondi successivi:
Sulla palla di ritorno di Higuain, 999 calciatori su mille, anche quelli di mancini di piede, avrebbero calciato di prima di destro, e non sarebbe stato strano se anche Douglas l’avesse fatto, lui che è discretamente bravo col piede opposto. DC11 però vede che il difensore che sta sopraggiungendo ha appena allungato la gamba per murare la probabilissima conclusione, così con una finta impercettibile arresta la corsa tirando indietro la gamba. Il difensore si tira indietro per non commettere un fallo da rigore, nel contempo Douglas rientra a destra per evitare il giocatore che sta arrivando dal lato opposto, e finalizza con la punta sinistra.
Quanto tempo e quanta lucidità ha avuto per prendere tale decisione, al minuto 92 di una partita complicatissima e dall’importanza capitale, conscio che difficilmente la Juventus avrebbe costruito un’altra occasione da gol? Piccoli dettagli che separano i grandi giocatori dai fuoriclasse.