Quindici. Come il numero di maglia di Andrea Barzagli. Come le vittorie consecutive della Juventus. Lo scontro diretto è stato risolto negli ultimi minuti di gioco, una partita ricca di aspettative e di attese: quale sarebbe stato il piano tattico di Sarri? Avrebbe snaturato la propria identità? Cercato di mantenere la filosofia che ha portato in alto con i dovuti accorgimenti? Pochi dubbi, invece, sull’orientamento di Allegri, un tecnico che nella sua carriera ha dimostrato di saper preparare al meglio questo tipo di incontri. La mia attenzione, oggi, si concentra sul piano offensivo, sulle trame di gioco imbastite dalle formazioni contro le migliori difese dell’intero campionato.
JUVENTUS
L’intenzione bianconera è stata chiara sin dalle prime battute di gioco. Il sistema di Sarri è fortemente organizzato, chiaramente riconoscibile e non è complicato individuarne i punti di forza e le debolezze: il Napoli tiene il baricentro alto, si muove in relazione alla posizione del pallone tenendo le distanze corte tra i giocatori, fluttua orizzontalmente e verticalmente lasciando spazi sugli esterni.
Quanto restringe il campo in larghezza e lunghezza il Napoli. Ecco perché la Juventus poteva far male sui cambi di gioco.
Forse questo è quello che Allegri voleva da Morata.
La Juventus cambia lato. Collassato il Napoli dalla parte opposta, c’è l’uno contro uno per Cuadrado con Insigne costretto a raddoppiare.
Ed è propio sulle corsie laterali che la Juventus decide di insistere innescando i giocatori con il maggior numero possibile di cambi di campo. Il 442 bianconero è fortemente sbilanciato sulla destra: lì Cuadrado resta alto, Lichtsteiner si sovrappone, Khedira s’inserisce tra le linee.
La capacità di smarcamento da parte di Khedira è impareggiabile.
Vedi sopra.
E ancora una volta si va nell’uno contro uno con Insisgne costretto al raddoppio. Un lavoro difensivo che ha tolto energie utili nella fase offensiva.
Sul lato opposto, invece, Pogba è più libero d’accentrarsi: Evra spinge nel primo tempo, ma il primo riferimento sull’ampiezza dovrebbe essere garantita da una punta, più Morata che Dybala, pronta ad aprirsi. Il piano partita di Allegri vuole sfruttare le caratteristiche dell’organizzazione del Napoli e ci riesce: la Juventus, brava a non perdere palloni nella propria metà campo nonostante un buon pressing avversario, concentra più giocatori su un lato e cambia lato, oppure prova immediatamente ad aprire sugli esterni superando il centrocampo azzurro non sempre reattivo a recuperare la propria forma lasciando scoperti spazi centrali. Così arriva l’occasione per Dybala. E il gol di Zaza nasce da una situazione simile.
Lancio di Marchisio per Pogba. Il Napoli tarda a recuperare la propria formazione difensiva e lascia spazio centrale
Palla recuperata. Pochi tocchi e apertura in diagonale.
E lo spazio centrale è quello che può essere sfruttato per servire Zaza nell’azione del gol.
NAPOLI
La fase di possesso del Napoli, anche in questo caso, è fortemente strutturata. La catena di sinistra è il cuore della formazione di Sarri: Hamsik tende ad abbassarsi per dare un contributo alla costruzione di gioco, lascia lo spazio tra le linee ai tagli, aprendo campo per le avanzate di Ghoulam, mentre Higuain offre un appoggio centrale partecipando al fraseggio corto.
Il triangolo mancino del Napoli.
Perché non ha punto? Perché il terzino viene seguito, su Insigne sono pronti a rendere complicata qualsiasi giocata il difensore sul suo lato e Marchisio.
La posizione larghissima di Callejon toglie una possibilità per Insigne. Combinare nello stretto è arduamente complicato perché i due centrali sono fortemente aggressivi e in più c’è sempre Marchisio.
La Juventus, anche grazie al 442 adottato, è stata molto aggressiva sugli avversari impedendo ai giocatori di ragionare togliendo tempo e spazio. La posizione di Callejon, nel primo tempo, è stata molto più aperta rispetto alle ultime uscite, una mossa non felice: lo spagnolo è stato ben controllato da Evra, ma non ha mai attaccato la profondità, non tagliando dentro il campo facendosi trovare tra le linee.
Una delle poche occasioni in cui Higuain ha potuto ricevere palla.
L’argentino scarica su Allan, pronto a servire per Jorginho che cerca un filtrante per Callejon. La Juventus si è mossa bene e ha messo lo spagnolo in fuorigioco.
Eppure, le due occasioni più nitide sono nate da quella corsia: solamente un miracolo di Bonucci ha impedito a Higuain di colpire la palla di testa da pochissimi metri da Buffon, mentre il cross di Callejon è stato impreciso.
Da dove nasce l’occasione principale del Napoli.
Higuain può appoggiare per Callejon. Il raddoppio è inutile: se non fermi il giocatore, si apre uno spazio alle spalle del terzino.
Ed è quello che succede.
Nel secondo tempo, Sarri ha nuovamente chiesto al suo esterno spagnolo di stringere maggiormente dentro il campo offrendo un’ulteriore linea di passaggio verticale, permettendo ad Allan di inserirsi e ad Hysaj di avanzare. Anche così, e non solo con l’ingresso di Rugani, che ha sicuramente costretto Barzagli, Lichtsteiner ed Evra a stringere la posizione per aiutare anche inconsciamente il compagno di squadra, che si può spiegare un posizionamento più ravvicinato della linea difensiva bianconera.
La posizione molto più stretta di Callejon.
Lo spagnolo offre un appoggio ulteriore centrale. La combinazione con Allan è imprecisa e viene fermata da Pogba.
Il Napoli, però, non ha mai incontrato una squadra come la Juventus. C’è un dato in particolare che impressiona: i bianconeri hanno concesso solamente tre tiri nello specchio dall’interno dell’area di rigore nelle ultime sei partite di campionato. Non si può dedurre solamente che i difensori sono ottimi marcatori sull’uomo, ma che l’intero sistema difensivo protegge la propria porta con rara efficacia impedendo agli attaccanti di ricevere palloni puliti: così si spiegano i zero palloni toccati in area da Higuain.
Quello che si è visto a Torino è una squadra, il Napoli, che ha provato a fare la sua partita, senza però riuscirci più per i meriti degli avversari: la Juventus non ha sofferto il pressing, non ha concesso transizioni (a parte in due occasioni), ha tolto i rifornimenti al re dei marcatori del nostro campionato, ha chiuso gli spazi tra le linee aggredendo gli uomini impedendo quel fraseggio sul corto che poteva risultare pericoloso. Poteva trovare qualche alternativa Sarri? Può essere, ma il suo gioco è questo, e non ha voluto cambiare modulo o posizioni, non trovando una soluzione a un limite riconoscibile del suo sistema (i cambi di campo sugli esterni), un lusso che è meglio non concedersi contro formazioni d’alto livello. Allegri, magari anche per le assenze di Chiellini e Caceres, ha studiato per l’occasione le giuste letture. E ne è venuta fuori la partita che la Juventus probabilmente voleva, quella in cui le due formazioni tendono ad annullarsi. Conoscere se stessi è importante, conoscere il proprio avversario e sfruttare i suoi punti deboli è saggio e furbo.
Davide Terruzzi.