Lasciateci Festeggiare

Vincere è sempre godurioso. Vincere dopo umiliazioni subite è stato il momento di gioia spontanea più alto di sempre, al primo Scudetto di questo ciclo -il 30°, immacolato- dopo calciopoli, dopo la B, i settimi posti e le vittorie altrui.

Rivincere è molto più difficile, per la fame da alimentare, la concentrazione da tenere altissima, le difficoltà di contrastare rivali sul campo e nemici extra-campo sempre più agguerriti e rabbiosi. Ed è anche più difficile trovare dentro nuovi abissi e apoteosi di felicità.

Gioisci perché sei ancora il numero uno, godi perché quella sensazione di vittoria è una droga di cui non puoi fare a meno, ti inebria, ti possiede e ti lascia svuotato al primo pareggio o alla prima mezza delusione.

Quest’anno invece la gioia per lo Scudetto e la Coppa Italia (ciliegina che diventa sempre più succosa e con status di goduria a sé stante, vista la gara secca) è assolutamente, definitivamente, incredibilmente squassante.

Il primo e l’ultimo sono i più belli da ere geologiche.

Questo trionfo è quello dell’orgoglio, dell’accerchiamento, della altalena inedita di emozioni, montagne russe di gol al 90° e saliscendi di #MoriremoTutti e #SiamoAncoraNoi

Lasciateci festeggiare, come mai negli ultimi anni, per una serie di motivi sacrosanti:

 

1. GLI E7ERNI

Dagli Imbattibili al BIS, dal “Non c’è 2 senza 3” e “Chi scrive la storia e chi la legge” al primo scudetto di Allegri -4Ju33-, poi ancora il Quinto, con la manina a salutare, fino ad essere LE6END e ora MY7H. Questo Scudetto va festeggiato perché c’è un manipolo di uomini lì da sempre: Buffon, Chiellini, Marchisio, Barzagli, Lichtsteiner.  I primi 4 erano lì dai settimi posti, i primi 3 dalla Serie B, il primo, il Capitano,  è lì dal ciclo di vittorie precedenti, sudate sul campo, poi cancellate in tribunale. Per questi uomini #E7erni, soprattutto per Buffon, che lascia alzare la Coppa Italia al Principino e consegna il testimone morale e di orgoglio e rabbia al prossimo capitano (?), Giorgio Chiellini.

 

2. GLI ADDII

Oltre a Gigi che si prenderà la scena dell’ultima gara, andranno via altri pluriscudettati che abbiamo imparato ad amare, odiare, riscoprire ed applaudire, tasselli di una squadra altalenante, a volte mostruosa altre volte solo tiranna, ma comunque d’acciaio: Lichtsteiner, di cui forse ricorderemo più i due 2 cross perfetti per i gol a Wembley e a Madrid, che le centinaia sbagliate, e che rimane, nei primi anni, uno dei terzini più consistenti mai visti in bianconero; Asamoah, stantuffo super-protagonista nei primi anni, poi lungo oblìo dell’infortunio, e infine la riscoperta come riserva di lusso, mai parola o tocco fuori posto, sorriso, umiltà e cuore da Juve. Non sappiamo quali altri Campioni d’Italia se ne andranno, forse un altro terzino (Alex Sandro?), forse i due che ci hanno dato esperienza, solidità e parecchie soddisfazioni (Khedira? Mandzukic?), in quel perenno ciclo che si rigenera e auto-ricompone che è la Juve di questi anni. Va festeggiato anche per loro.

 

3. DOPO 4 ANNI

Questo trionfo va festeggiato perché è una vita che non lo facciamo, dall’anno dei 102 punti col retrogusto amaro di una Champions flop, una Europa League buttata e un Conte ambiguo sul suo futuro, dalle finali di Berlino e Cardiff che ci hanno strozzato l’urlo più potente in gola. Sono anni che vinciamo tutto in Italia e non festeggiamo, per varie ragioni. Quella Piazza va ripopolata di gioia, dimenticando i fantasmi di Cardiff, in quelle strade deve scorrere di nuovo l’entusiasmo e la voglia di celebrazioni di una tifoseria spesso divisa o insultata. Tutta l’Italia juventina vuole affrancarsi da questa stagione logorante ed esaltante con un abbraccio finale, una catarsi di festa e gioia.

 

4. ORGOGLIO E VENDETTA

La Juve deve festeggiare e celebrare la vittoria, la Dea più venerata, in modo gioioso e solare, mettendosi alle spalle anche quegli atteggiamenti (sani e giustificatissimi) visti ieri a caldo, come il discorso esaltante di Chiellini sulle chiacchiere di questi lunghi mesi, dal “col VAR non vincete più”, al totem fasullo del “belgioco“, alle solite polemiche arbitrali e infine, nello specifico, ai fuochi d’artificio prematuri e quella “abitudine a perdere le finali“, stoccata ferale alla battutina di Insigne. Sui fuochi d’artificio “veri, stavolta” hanno insistito anche Benatia e Matuidi, sull’abitudine a vincere ha twittato perfino Douglas Costa, per tacere dello show di Pinsoglio al coro di “Un giorno all’improvviso“. Il tempo per le frecciatine e gli sfottò è giustificato, a caldo, negli spogliatoi e nel pullman, e dà risalto anche alla molla potentissima che i nostri hanno avuto nell’affrontare e vincere a distanza il duello mentale con i rivali, scavarsi ancora dentro e trovare ulteriori energie e rinnovata fame di vittoria. Ora però mettiamoci alle spalle rivali, vinti e sconfitti. Festeggiamo e celebriamo a modo nostro, pensando solo a noi.

 

5. GLI ALTRI

Lasciateci festeggiare e non parlate di noi, per favore. Fanno notizia (ormai!) gli sparuti post di congratulazioni della Samp e le solite (lucide, a freddo) parole di De Rossi che applaude la Juve. Per il resto la solita cagnara di giornalai e tifosastri rivali è partita già col solito cliché degli ultimi anni: lo scudetto va ad Orsato, gli abbracci tra Allegri e Tagliavento (quello di De Rossi ed altri romanisti all’arbitro spariti…), De Laurentiis che festeggia il suo scudo parlando di ruberie e furti, De Magistris che parla di maltolto e ladrocinio, poi il solito, estenuante e ridicolo, conteggio degli Scudetti.

Sono 28 e non 30!” dicevano 7 anni fa, “sono 34 e non 36” dicono oggi. Una matematica della frustrazione che ci dà una punta di libidine in più, una pignoleria piagnona che dimentica che le “vittime” di calciopoli siamo stati noi, a scontare tutto e di più, molto di più del dovuto, mentre altri restavamo impuniti e inauguravano un ciclo vincente su fondamenta fatte di processi monchi e prescrizioni ad hoc. Bene così, questo rumore stridulo di alcuni nemici come abbiamo visto alimenta in modo perenne il fuoco dei nostri in campo e rende più euforica l’ora infinita dei nostri successi.

LASCIATECI FESTEGGIARE!

S.Scarpa.

E’ una bella storia quella scritta a Roma

L’albo d’oro, la logica, il budget complessivo. Nulla può o poteva metter paura della Roma. La Juventus è una squadra ed una società migliore, scriviamolo. In Italia per la settima volta consecutiva e la 36esima complessiva, anche. Riscriviamolo. Qui e soffermandoci su altro. Anche perché in un tempo non troppo lontano qui, all’ombra del Colosseo, si favoleggiò di fusioni e accordi, si fecero fotomontaggi, qualcuno scrisse e qualche altro, forse, provò a buttar giù una proposta. “Del resto in Spagna la squadra più forte è quella della capitale”, insomma. Per fortuna le cose sono rimaste come quelle che si immaginarono quei ragazzi su una panchina di Torino alla fine del 1800. Nessuno ha messo insieme il bianconero ed il giallorosso. Nessuna accoppiata. Nessuna miscela indigeribile, ma forse ancora nei ricordi di qualcuno se una delle trasmissioni nelle tv locali più seguita si chiama ‘Signora in giallorosso’. Essere juventini a Roma significa tutto quel che ha scritto Zampini in un suo grande libro, ma anche qualcosa di meno, figlio solo dell’invidia e della gelosia. Ma anche frutto osceno di quel motto lontano “mors tua…” perché continua a tramare alle spalle, a far male con la comunicazione e gli slogan, gli accordi di palazzo e politica della ricotta, come la chiamano gli esperti del ramo
Bisognerebbe raccontare molto e spiegare di più dentro questa memoria che non ricorda risultati e partite, ma stati d’animo e impressioni. La Juve è per “loro” non solo uno spauracchio, ma il peggiore dei fantasmi, degli orrori. Per questo combattono e tramano. Non vogliamo parlare, per questo, di quei ragazzi che inseguendo un desiderio hanno deciso di cambiar maglia e passare dalla Juventus alla Roma. Se ne potrebbe fare un elenco e certamente si passerebbe dall’odierno presidente della federcalcio polacca, Zibì Boniek il nostro ‘bello di notte’. Non vogliamo rinvenire qui diatribe lontane sulla collocazione o meno di una stella nello Stadium. La vicenda è abbastanza dimenticata. E’ un esempio di prigioniero, secondo molti. Ostaggio di portieri d’albergo e tassisti, camerieri e stewart che con una battuta od una opzione su un computer possono a volte rovinare viaggi e serate. Sono gli impiegati della televisione di Stato, un po’ milanesi e molto romani. Sono quei commentatori ammucchiati come ospiti. Ed allora in ogni intervista, dichiarazione, scelta, il giocatore di turno ha fatto il verso al livore, alla voglia di fregare il vecchio datore di lavoro. E’ successo e succederà ancora. Chi fa l’esperienza contraria, da Pjanic a molti altri, invece praticano la diplomazia, il rispetto del passato. 
Senza allontanarsi dal risultato che fa un piacere di qua e di là si può ammettere che la Juventus di Allegri può vincere o perdere con chiunque. E’ la sua forza ed il suo lato debole. Con la Roma gioca per i tre punti e l’anticipo di vacanze. Si fa soggiogare per una manciata di minuti e poi prende le redini del gioco. Dybala e compagni a Roma alloggiano in un hotel poco lontano dall’Olimpico, su un colle che qui chiamano monte e che è stato lasciato abbastanza libero dal cemento. Loro vogliono bissare la partita con il Barcellona? La quasi rimonta con il Liverpool? Lo ripetono da giorni che possono fare quello che gli pare. Perché hanno questo o quello, c’è l’anima del tifo… Ma anche nel 2017-2018 la Juventus esce illesa dall’impianto del Foro Italico e può festeggiare lo scudetto come aveva fatto sfoggiando un ex romanista come centravanti, Osvaldo. Adesso lui fa il cantante in un gruppo rock. Eppure allora, e sembra un secolo, sembrava la speranza giusta, specie in coppa. 
I romani e juventini fanno festa. Quest’anno la Coppa Italia ed il Campionato sono stati assegnati qui, poco lontano da San Pietro. La giusta tensione delle partite decisive ha dato qualcosa in più. Con la Roma non è mai stato in discussione nulla. L’espulsione del belga poche volte convocato nella sua nazionale ha dato quello scivolo divertente, con conta minuti e secondi che fa capodanno e brindisi felice, abbracci con gli amici e telefonate notturne a quegli sfortunati che non hanno mai fatto paura a nessuno. E’ bello vedere Barzagli sul prato dell’Olimpico intervistato dalle tv. Così come i tanti massaggiatori e collaboratori che con la tuta d’ordinanza danzano e ballano. E’ una bella storia quella scritta a Roma quest’anno. Non fa male e non offende come un tempo. Vuoi anche perché viene da lontano, da Torino. 
Simone Navarra.

C’erano un interista, un napoletano e un romanista

In chiesa, una mattina d’inizio maggio.

Il napoletano già si lamenta.
Ue guagliò chist’anno ci hanno proprio fottuto lo scudetto ‘sti juventini! Giocavamo in maniera spettacolare, avevamo nu squadrone! E come al solito nel momento decisivo ci hanno tolto questo sogno! Un sogno di una città intera! Di tutto un popolo! Orsato ha deciso il campionato con quel giallo non dato a Pjanic altrimenti avremmo vinto facile a Firenze e battuto in casa il Torino… invece da quel momento ci hanno distrutto o’ morale! Non è gggiusto!

San Gennaro facci o’miracolo! Facci vincere il campionato!!! La matematica è con noi…“.

Il romanista lo zittisce subito: “Ma statte zitto! Un campionato?? Solo un campionato? A noi ce n’hanno scippati armeno 4 o 5! Juve-Roma der violino di Garcia? Te lo sei scordato? O quelli scippati ar povero Sensi? E i guanti di Aldair? E lo scudetto der gol di Turone? Ma statte bono che se c’e uno che si deve lamentà so’ propio io!

San Pietro ascortame se devi fà er miracolo tocca a me! Famme vince uno scudo!!“.

Qui salta su l’interista: “Uè ma questi due pirla cosa vogliono? Se c’è una squadra derubata da sempre da quelli la siamo proprio noi dell’Inter… anni e anni che ci scippano gli scudetti e questi due arrivano adesso… E lo scontro Iuliano-Ronaldo del ‘98 ve lo siete dimenticati? E il 2002? E l’ultimp Inter-Juve di Orsato? Ma fatemi il piacere… Avremmo vinto almeno DIECI scudetti in più senza la Juve!
Sant’Ambrogio fallo a noi il miracolo! Facci tornare a vincere, e subito!“.

A quel punto, tutti insieme, compaiono i tre Santi invocati. Tra lo stupore generale chiedono ai tre tifosotti da quanti anni non vincono un campionato.

8 anni” fa il nerazzurro.
17 anni” tuona il giallorosso.
28 anni” piagnucola il napoletano.

Sant’Ambrogio chiede all’interista: “E’ vero che gli ultimi tuoi scudetti li hai vinti perché la Juventus in quegli anni è stata eliminata dalla corsa scudetto mandandola in Serie B?“.
San Pietro chiede al romanista: “E’ vero che l’ultimo scudetto che hai vinto è stato grazie a una regola cambiata in corsa, appena prima di uno scontro diretto Juve-Roma, permettendo di schierare un certo Nakata poi risultato decisivo?“.
San Gennaro chiede al napolista: “E’ vero che l’ultimo scudetto lo hai vinto grazie a una partita vinta a tavolino per una monetina che ha colpito un certo Alemao, e con un certo Moggi dirigente?“.

Si, rispondono tutti e tre in coro.

– imbarazzo generale –

– silenzio –

– imbarazzo generale –

– silenzio –

– imbarazzo generale –

– silenzio –

E allora cosa volete? Siete già stati miracolati una volta…”.

L’ insostenibile pesantezza delle Fake News

Un vecchio spot tv degli anni 90 che diceva “Una telefonata ti allunga la vita” mi è tornato in mente in queste ultime settimane, più o meno a partire dal fischio finale di Inter-Juventus dello scorso 28 Aprile, momento che sembra essere diventato un vero e proprio spartiacque non solo della stagione calcistica ma dell’intero modo di approcciare al calcio di alcuni tifosi, peraltro in netta contrapposizione a quelli che erano stati i loro atteggiamenti dominanti durante l’inverno, e collegando quello spot al famoso cartellino giallo che l’arbitro Orsato non ha sventolato quella sera in faccia a Pjanic, l’ho rielaborato nella versione “Un cartellino ti cambia la vita”.

Eh già, perché quel cartellino sembra aver definitivamente  rovesciato il modo di porsi e ragionare di un’intera massa di tifosi, addetti ai lavori di vario tipo e, più in generale, di chiunque si interessi di vicende pallonare lungo lo stivale, personaggi che sono riusciti, in alcuni casi, a cambiare filosofia e “modus operandi” così drasticamente da sconfessarsi in maniera piuttosto palese.
Quest’anno la nostra attenzione, per evidenti motivi di campo e di classifica, è stata rivolta in particolare al mondo Napoli, una realtà che a prescindere dall’atavica antipatia (edulcorato eufemismo) verso tutto ciò che sia legato alla Juventus, si è sempre presentata come variegata, folkloristica e spesso sopra le righe, e caratterizzata da quella tendenza al vittimismo a volte talmente eccessiva da suscitare più di una perplessità, una tendenza che non è frutto della fantasia di chi scrive o tramandata da leggende popolari, ma molto spesso tangibile attraverso manifestazioni roboanti e vistose: difficilmente dimenticabile, ad esempio, fu  la “pacata” reazione che il popolo napoletano ebbe un paio di anni fa quando, una volta capito che il sorpasso in classifica della Juventus era definitivo e per lo scudetto non c’era più nulla da fare, in occasione dell’espulsione di Higuain e della sconfitta di Udine ci fu una clamorosa levata di scudi tra “panolade” allo stadio, magliette di protesta, raccolta di firme, giornalisti locali incatenatisi in diretta tv nel vero senso della parola e persino l’uso dei bambini allorchè una scolaresca fu fotografata per partecipare all’iniziativa #iostoconhiguain.

Proprio quello che sembra un dettaglio all’interno del precedente appena citato, risulta invece una costante che somiglia quasi ad un innesco della degenerazione: la consapevolezza di aver perso del tutto, o quasi, la speranza dell’obiettivo stagionale che anche quest’anno, come nel 2016, era lo scudetto da contendere alla Juventus.
Non a caso nei primi sei mesi di campionato con i partenopei stabilmente al comando della classifica, anche a fronte dello scontro diretto perso in casa a dicembre, dagli ambienti napoletani filtrava una sorta di chiusura a riccio attorno alla squadra, condita da uno stato d’allerta talvolta spropositato con cui spesso si era portati a vedere trame oscure e complotti anche dove non c’era nulla di tutto ciò, e non sono stati rari i casi in cui si è fatta allusione a fake news create apposta per destabilizzare l’ambiente.

Sono buoni esempi a tal proposito, l’articolo di fine Gennaio de “Il Mattino” in merito agli “strani comportamenti di Younes” che prima sbarca in città e poi si rifiuta di firmare con gli azzurri, quasi a voler supporre qualcosa di premeditato a danno del Napoli

e la reazione stizzita del giornalista Marco Azzi (lo stesso salito agli “onori” della cronaca per aver manifestato stupore e incredulità dinanzi al “fenomeno del napoletano che tifa Juve”) che arriva a coinvolgere l’Ansa e l’Ordine dei giornalisti per condividere l’indignazione causata da una notizia rivelatasi sì un fake, ma che era rimasta confinata a qualche condivisione su profili social privati e non certo rimbalzata da testate giornalistiche come negli esempi che vedremo a breve.

 

A inizio Marzo però succede che con una serie di prestazioni meno efficaci del solito, il Napoli subisca il sorpasso dalla Juventus, giusto qualche settimana dopo aver rinunciato, forse a cuore troppo leggero, all’Europa League con la prematura eliminazione ad opera del Lipsia, come era capitato qualche mese prima in coppa Italia e per certi versi anche nella Champions League affrontata ai gironi come se fosse un semplice allenamento propedeutico per il campionato.

E così, mentre anche l’onda anomala di endorsement pro Napoli provenienti da ogni latitudine con straordinaria regolarità tendeva ad abbassarsi, si è assistito al rapido cambio di atteggiamento, e i primi segnali sono arrivati da tv e testate giornalistiche locali che hanno iniziato a diffondere notizie ad effetto come testimonia questo episodio accaduto durante la trasmissione che Carlo Alvino conduce su Tv Luna

oppure a millantare gesti di solidarietà nella lotta contro il male provenienti da altre tifoserie, come capitato a metà marzo quando fu sparsa la voce che durante Spal-Juventus, la curva ferrarese avesse intonato un coro di supporto per i napoletani, voce poi prontamente smentita dal sito di riferimento degli estensi “Lo spallino

Arriva lo scontro diretto del 22 Aprile con  la vittoria del Napoli in extremis ma nonostante la dilagante euforia dei tifosi, aumenta ulteriormente la tensione all’ombra del Vesuvio tanto che, giusto qualche ora dopo l’intervista con cui il questore di Torino dichiara che “i tifosi sono stati inappuntabili sia dentro che fuori lo stadio, dal punto di vista dell’ordine pubblico non è successo nulla di rilevante”, dall’emittente Canale 8 il giornalista Carmine Martino lancia accuse parlando di una presunta “caccia al napoletano” che sarebbe partita nei minuti finali all’interno dello stadio da parte degli ultras juventini.
Superfluo dire che nel giro di poche ore, la notizia prende risalto mediatico soprattutto grazie ai social su cui le numerose star dell’anti juventinità ci si tuffano a pesce, sebbene continuino a mancare testimonianze reali, denunce effettuate e conferme da eventuali diretti interessati: notare la dura reprimenda del solito Pistocchi, ma soprattutto la fonte alla quale egli si abbevera e la simpatica risposta con cui zittisce chi prova a farlo ragionare.

Ma come dicevamo più sopra, è Inter-Juventus la partita della discordia che ha generato i picchi massimi della pandemia con cui le fake news, da insidia da stanare, sono diventate  l’ultima disperata arma con cui provare a recuperare quello che stava scivolando via via di mano.
A caldo, nel post partita, la pagina AreaNapoli analizza con un replay dei minuti finali il labiale del quarto uomo Tagliavento sostenendo che il fischietto umbro, nell’esibire la lavagnetta luminosa con i minuti di recupero, abbia detto “con il recupero vinciamo”, un’ipotesi talmente surreale da sembrare subito un’evidente panzana ma non per i siti di Mediaset Premium e Il Giornale che rimbalzano subito la bufala, destinata inoltre ad essere seguita da altri vaneggiamenti costruiti attorno ad un saluto in diretta TV in zona mista con cui secondo i novelli esperti di investigazione scientifica, Allegri si complimenterebbe con lo stesso Tagliavento per aver “aiutato” la sua squadra a vincere.

Arriviamo agli ultimi giorni in cui il ciclone fake diventa tempesta grazie alla finale di Coppa Italia, minuziosamente seguita dai tifosi del Napoli, in particolare dai redattori della pagina CalcioNapoli24 che, con le squadre ancora in campo per la premiazione, lancia la bomba dei cori inneggianti al Vesuvio provenienti dalla curva occupata dai tifosi della Juventus, e lo fa pubblicando un video palesemente taroccato che risale ad almeno quattro anni fa in maniera così frettolosa da scrivere male anche il nome del vulcano.

Notizia subito ripresa dai guru del web della napoletanità, prima su tutti l’immancabile Anna Trieste, già nota per aver scambiato durante Juve-Napoli del Febbraio 2016 i fogli neri usati ad inizio partita per la coreografia per sacchetti dell’immondizia che sarebbero stati lanciati in segno di razzismo denigratorio contro Reina dalla curva juventina

Contemporaneamente, l’edizione online de “Il Mattino”, che però resta al momento l’unica fonte a riportare tale notizia, ci fa sapere che l’iniziativa con cui, tramite un accurato dossier, il Movimento Neoborbonico ha chiesto addirittura l’intervento della Fifa per risolvere l’annoso problema dei continui favoritismi grazie ai quali il sistema corrotto italiano sta scippando l’ennesimo scudetto al Napoli, non è rimasta inascoltata ma anzi, la stessa Fifa a nome del presunto addetto agli arbitri Michael Bossler ha risposto comunicando che aprirà un’inchiesta sulla Juventus.

Ma se lo studio approfondito dei labiali di Tagliavento e Allegri vi ha fatto ridere per i contorni grotteschi della congettura, sappiate che il sito Fanpage è riuscito a fare peggio stigmatizzando i soliti cattivoni juventini che non solo rifiutano i complimenti di Bonucci a fine partita ma, nella persona di Mandzukic, lasciano il povero Leo “impietrito”, facendo finta di non notare che lo screzio tra il croato e il milanista avviene durante la partita, quindi prima della premiazione.

Sarà solo un caso che Fanpage, così come i sopracitati AreaNapoli e CalcioNapoli24 risultano essere tutti siti di informazione regolarmente registrati presso il Tribunale di Napoli i cui corridoi si presentano così?

Eppure ci sarebbe stato qualcosa di non legato alla Juventus ma decisamente più vicino alla propria squadra di cui parlare, come ad esempio il misterioso accerchiamento del giornalista tifoso Carlo Alvino, avvenuto domenica scorsa con toni non propriamente amichevoli poco prima di Napoli-Torino fuori lo stadio San Paolo ad opera di due soggetti non meglio precisati e appartenenti ai gruppi organizzati, come dimostra questo video:

Toni minacciosi poi frettolosamente smentiti dallo stesso Alvino che, con una foto pubblicata sul suo profilo twitter, dichiara di aver semplicemente ricevuto l’invito a prendere un caffè da questi due “tifosi”, proprio mentre prendevano piede le voci secondo cui, dalle testimonianze dei presenti, questi soggetti volevano convincere il buon Alvino ad essere meno aziendalista nelle sue disamine.

A questo punto non è da escludere che il vulcanico presidente azzurro De Laurentiis abbia ben pensato di smentire se stesso e le cinque interviste rilasciate sabato scorso, tutte con dichiarazioni e contenuti rigorosamente diversi tra loro con cui grossomodo scaricava le colpe del mancato scudetto su Sarri, tornando a far parlar di se con queste colorite affermazioni

proprio al fine di evitare strani inviti a prendere un caffè da parte dei suoi tifosi…

In teoria ci sarebbe stato anche il fresco filone sugli strani rapporti tra alcuni giocatori del Napoli e alcuni esponenti della malavita locale come riportato da “Il Fatto Quotidiano”

ma probabilmente più che nel mirino delle testate locali, queste cose dovrebbero finire all’attenzione della procura federale sportiva, come ad esempio successe con decisa solerzia per la questione che vedeva coinvolto Andrea Agnelli e alcuni personaggi del tifo organizzato, ma qualcosa ci fa sospettare che il buon procuratore Pecoraro preferirà occuparsi d’altro


P.S.: Mentre chiudo questa carrellata di bufale impazzite, ringraziando Michele Fusco per il suo sterminato archivio, apprendo che almeno qualcuno dei militanti di questo esercito impazzito riesce a trovare la forza e il coraggio di fare dietrofront e ammettere di aver esagerato, in particolare il direttore di “Napoli Magazine” Antonio Petrazzuolo ma probabilmente siamo ancora lontani dal sogno di avere un’informazione fatta in modo meno parziale e da persone che riescano a reprimere gli impeti personali mossi dal tifo e dalle soggettive antipatie.

Nevia Capella.