Fallimento “3. fig. Esito negativo, disastroso, grave insuccesso: il f. dei negoziati; f. di un’iniziativa, di una politica; l’impresa è stata un vero f.; dichiarare f., riconoscere l’inutilità dei proprî sforzi, l’impossibilità e incapacità di raggiungere gli scopi fissati, rinunciando definitivamente alla lotta, all’azione”
(Treccani)
“O Champions o è fallimento, siamo tutti d’accordo?”
(plurimulticit.)
Juventini di tutta Italia e di tutto il mondo, su, siamo sinceri: chi non ha mai partecipato quantomeno a una discussione avviata da uno slogan simile, da inizio stagione?
A me è capitato diverse volte, l’ultima ieri su Twitter: discussione accesa con tifosi avversari (e fin qui vabbè) e juventini, “perché acquistare Ronaldo se non per vincere in Europa?”, “niente Champions da 23 anni, basta…”, “ma non è vincere l’unica cosa che conta?”, “non giustifichiamoci con il fatturato, sennò fa bene il Napoli a dire quelle cose” e così via, tutto per dimostrarmi inequivocabilmente che è inutile trovare mille scuse, se non alzi la Coppa hai fallito, senza se e senza ma.
Ora, io so bene che non è questa l’epoca per l’illuminismo o la razionalità, però la questione merita un approfondimento, che per gli amanti di questi tempi, sempre di fretta e intolleranti alle sfumature, diventa necessariamente sinonimo di “maniavantismo” e “paraculaggine” (cit. di molti utenti tra ieri e oggi).
Invece a me le sfumature piacciono.
E allora distinguiamo, intanto: i non juventini, per quanto mi riguarda, possono dire qualunque cosa al riguardo senza suscitare alcuna mia reazione. La squadra non è la loro, anzi la detestano, la vedono vincere da più di 2000 giorni di fila, insomma, il vero incubo è la nostra Champions, fanno bene a esorcizzare il pericolo dandoci per favoritissimi per poi godere del “fallimento” (“ma come, non l’avete vinta neanche quest’anno con Ronaldo, allora lo vedi che in Italia vincete perché…” e via con i sillogismi più disparati e privi di senso e senno, fuochi d’artificio, feste sguaiate).
Con loro, banalmente, basta elencare cosa combinano in Champions le rivali italiane della Juve, a partire dalle loro squadre (fatta eccezione per l’ottima Roma europea di questi ultimi mesi, però lontanissima in Italia), per far crollare tutto e spiegare che il sillogismo è tragicamente debole. Che festeggino pure, non ci tocca minimamente.
Fra juventini è diverso. Lì la questione richiede una risposta approfondita. Che, lo premetto, prescinde da Allegri. Solo dopo un po’, infatti, ho capito che quella discussione stava diventando, a mia insaputa, il solito strazio tra Allegriani e Antiallegriani, e che di conseguenza io, secondo gli Anti, volessi già giustificare Max preventivamente. Invece no, per me potremmo tenere Allegri uscendo agli ottavi e anche separarcene vincendo la Coppa, perché magari è finito il ciclo. Il tecnico non è proprio un tema del mio ragionamento, non c’entra nulla: la penserei allo stesso identico modo se ci stesse allenando Zidane (magari tra poco accadrà, chissà).
Ciò detto, prima di tutto, bisogna capire bene quale sia la domanda.
1) “Senza Champions è fallimento?”, la risposta non può che essere negativa, oltre che preceduta da una risata. Come si fa a considerare un fallimento t-, appunto, un disastro, non vincere una coppa in cui partecipano squadre i cui attacchi sono formati da Messi, Suarez, Coutinho, da Mbappé, Neymar e Cavani, da De Bruyne, Aguero, Sané, G. Jesus, da Muller, Lewandowski, James e Robben, da Salah, Firmino e Mané, da Isco, Bale e Benzema oppure, eccoci qua, da Griezmann, Diego Costa e Morata? E ci siamo limitati ai reparti offensivi, tralasciando fuoriclasse assoluti come Modric, Ramos, Piquè, Rakitic, Thiago Silva e infiniti altri.
Basta questo, per chiudere la discussione da un punto di vista razionale. Ci siamo anche noi, eccome se ci siamo, ma fallimento – “l’esito negativo, disastroso, grave insuccesso” – se non ci riusciamo, proprio no.
2) “Quindi non dobbiamo crederci perché le altre hanno tanti campioni o sono più ricche?”
Eh no, dobbiamo crederci eccome, per due motivi: il primo è che, proprio grazie a Ronaldo, questa volta davvero possiamo giocarcela alla pari con tutte. Siamo forti, eccellenti nei terzini e nei centrali di difesa, ricchi di soluzioni, esperienza e talento in attacco, forti a centrocampo (con qualche lacuna, lì ci manca il big assoluto), abbiamo fatto due finali. Quest’anno c’è Ronaldo. Insomma, dobbiamo crederci. La società su questo è stata chiarissima, giustamente. Investe, migliora la squadra di anno in anno, ha preso uno dei due più forti del mondo: non c’è nessun motivo per non crederci.
3) Corollario della precedente: “perciò fa bene il Napoli ad aggrapparsi al fatturato? Allora per coerenza non dobbiamo più sfotterlo su questo…”
Nessuno (o almeno, io non l’ho mai fatto) deride il Napoli per non avere vinto lo scudetto, nessuno considera un fallimento il non esserci riuscito fino a ora. La parte che suscita ilarità è, appunto, l’indicare il fatturato come motivo che rende impossibile la vittoria contro chi è più ricco (oltre ovviamente agli arbitri, al giocare prima, al giocare dopo, ecc). Salvo poi dirci che se non vinciamo un torneo in cui c’è una decina di squadre con più mezzi della nostra abbiamo falliti. Ma si sa, non è epoca per l’illuminismo.
Si può vincere contro i più ricchi: siamo arrivati due volte in finale superando squadre con un fatturato infinitamente superiore rispetto nostro, non deve essere un alibi. Quindi io non ti derido di certo se non riesci a battere i più ricchi, ma solo se ne fai un (anzi, uno dei tanti) alibi che rendono impossibile il tentativo di vincere. Lo stesso deve valere per noi: non ci sarebbe alcun fallimento nel non superare squadroni fortissimi, l’importante è non dirsi “eh, ma tanto era impossibile perché sono troppo ricchi”. Sennò inutile partecipare, investire, porselo come obiettivo.
4) “Ok, quindi ora conta provarci fino in fondo. Ma il motto non era “vincere è l’unica cosa che conta”?”
Purtroppo qui influisce l’enorme lavoro fatto da tanti media per raccontare che il significato di questa frase è qualcosa di osceno, del tipo “dobbiamo vincere a qualunque costo e con qualunque mezzo: se non ci riusciamo facciamo schifo”, funzionale alla narrazione ormai multidecennale di una Juve disumana, inumana, cinica e cattiva. Ovviamente, il senso della frase è tutt’altro: vuol dire che, a certi livelli, nello sport professionistico, bisogna porsi sempre l’obiettivo della vittoria. Non c’è spazio per alibi preventivi come fatturato, arbitri, orari di gioco, “eh ma noi giochiamo meglio”, “scudetto del possesso palla” e cretinate varie tanto di moda in questi anni. Niente chiacchiere, bisogna pensare solo alla vittoria. Poi, se non ci si riesce, applausi a chi ha vinto, cercare di capire dove in cosa non si sia stati all’altezza e ripartire con la nuova stagione. Con l’obiettivo di vincere.
Niente di crudele, disumano o ancor peggio illegale: il normale obiettivo di ogni professionista ambizioso.
Anche in Champions, dunque, stessa cosa: proviamo a vincere, l’obiettivo è quello, senza alcun alibi legato a fatturato o sfortuna. Se non ci riusciamo, ci si ritenta con ancora maggior convinzione l’anno prossimo.
5) “Perché abbiamo preso Ronaldo se non per l’Europa? In Italia bastavano quelli che avevamo già…”
Abbiamo preso Ronaldo per un mare di motivi, uno dei principali è proprio accrescere le nostre possibilità di vincere in Europa. Ma ce ne sono mille altri, di carattere tecnico, commerciale, di ogni tipo. E basta con la leggenda che “in italia bastano quelli che avevamo già”, come se vincere qui fosse un diritto divino (appunto, in Europa dobbiamo vincere pur avendo il decimo fatturato, in Italia siamo obbligati a vincere perché siamo i più ricchi, boh!): lo si diceva già prima di Higuain. Quindi, secondo questa tesi, per vincere basta restare con Matri, Vucinic, Tevez e Llorente e vinciamo comunque. Invece no, cambiano gli stimoli, le altre squadre si migliorano e l’anno scorso a 4 giornate dalla fine eravamo convinti di avere quasi perso lo scudetto. Non c’è nulla di scontato: Ronaldo serve per un miliardo di cose, speriamo anche per l’Europa, ma certamente serve per provare a continuare a vincere qui.
6) “Dì quello che ti pare, ma sono 23 anni che non vinciamo la Coppa…”
Eccoci al punto. La questione che falsa la percezione di queste stagioni è questa: sono troppi anni senza Champions. E’ su questo, che giocano i nostri rivali, per toccare il tasto dolente, l’unico che possono toccare in questi anni amari. Ma i grandi rimpianti sono (al di là dell’Amburgo) il Borussia, il Real ’98, il Milan 2003. Negli ultimi anni abbiamo fatto delle grandi Champions, spesso nettamente al di là del pronostico, ma paghiamo la frustrazione di oltre due decenni senza vittorie. E io lo capisco, eh, sono un essere umano anche io, vivo di sogni, delusioni, emozioni e speranze, sono anch’io pieno di amici tifosi rivali, ma so che non questa Juve non c’entra nulla con gli errori fatti in finali di venti o peggio quasi 40 anni fa.
E che la convinzione è fondamentale, ma l’ansia e l’impazienza, per la mia piccola esperienza, non hanno mai portato a risultati, in alcun campo della vita.
E allora per me non c’è altro modo di approcciarsi alla competizione che con voglia, fame, speranza, eccitazione, desiderio massimo di vincerla. Ma consapevolezza che è molto complicato, con un discreto tasso di aleatorietà.
Ci credo e ci spero, allora, ma se non ci riusciremo ci riproveremo l’anno prossimo e nell’attesa continuerò a sorridere di fronte all’espressione “fallimento”, che proprio non si adatta, in alcuna accezione, alla Juventus di questo ciclo.
Il Maestro Massimo Zampini.