Eravate pronti per Mauro Icardi alla Juventus? Ve lo avevamo simbolicamente chiesto il 27 maggio scorso con un articolo dedicato alle solide indiscrezioni in merito – sia su circuito torinese che su circuito milanese, incrociate e verificate – appena prima che accadesse ciò a cui invece non eravate certamente pronti. Ovvero l’incedere progressivo dell’affaire-Ronaldo, raccontato dalla prima all’ultima virgola (magari con qualche dettaglio tralasciato volutamente, come per esempio il luogo della firma che chiude formalmente l’accordo tra la Vecchia Signora e CR7: una villa privata poco distante dalla Malpensa, affittata per l’occasione attraverso conoscenze in loco del varesotto Beppe Marotta).
Per come è andata fin qui la vicenda, non è il caso che proviate a rispondere alla domanda. Icardi è un calciatore dell’Inter, ne è il capitano, e ciò che è capace di smuovere la moglie e manager Wanda Nara va lasciato alle cronache quotidiane di un rapporto (quello tra calciatore e club) da fuori indecifrabile. Le verità nel calcio, però, sono spesso e volentieri postume, ovvero le uniche verità che contano e che possano essere messe agli atti. Ed è verità che la Juventus avesse inquadrato Icardi tra i primissimi obiettivi – il primo a intercettare qualcosa di serio a proposito è stato il collega Romeo Agresti – che quindi fosse consapevole della necessità di una trattativa diretta con il club nerazzurro (clausola valida soltanto per l’estero, valutazione reale intorno ai 120 milioni), che Paratici si sia mosso per tempo e che però la fiche Icardi fosse affidata all’abilità di Marotta (con il dovere contestuale di piazzare Higuain senza svantaggi). Siamo agli inizi di maggio.
Quale sia l’evoluzione della vicenda, se ci sia un legame diretto tra il naufragio dell’ipotesi Icardi e l’aprirsi dello scenario concreto Ronaldo, non è facile dire. Restano altre verità di tarda primavera che oggi possono essere svelate: Spalletti che confida a uno stimatissimo collega di temere concretamente per il passaggio del capitano in bianconero; Marotta che ammette di aver aperto una grossa breccia con Ausilio, perché l’eventuale trattativa può solo passare attraverso queste due figure e non direttamente tra le proprietà; l’Inter che si assicura in fretta e furia Lautaro Martinez (anche perché la clausola di Icardi vale per i primi 15 giorni di luglio, a mondiale in corso, anche se Icardi paga l’inesperienza internazionale con la mancata convocazione); Higuain che a un certo punto, senza mezzi termini, spiega a carissimi amici fuori porta che il trasferimento di Icardi alla Juventus potrebbe dipendere soltanto da lui, senza far intendere di sgradire la destinazione ma pensando di poter far pesare la sua posizione con molta calma: lui il mondiale lo farà e Sarri sta per insediarsi al Chelsea… Volete altro? Volete sapere che la redazione sportiva di Sky ha avuto in mano la notizia, con tanto di dettagli, ma ha scelto di “gestirla” trattandosi di “imbeccata” e trattandosi di “buoni rapporti” (che non valgono solo per l’Inter, ma per tutte le big, con oneri e onori e clamorosi buchi del caso)?
L’illusione – in questo caso vincente – di fior di colleghi legati al mondo Inter è che ogni cosa faccia, anche dietro le quinte, l’entourage di Icardi sia sempre e soltanto veicolato all’irrobustire la propria posizione dentro la piramide nerazzurra. Fosse vero, è certamente un modo molto moderno di ottenere l’obiettivo: i social, la figura multiforme di moglie, agente, showgirl, il bastone e la carota. Oggi in cima a questa piramide c’è in pratica Beppe Marotta. E Icardi deve trovare nuova collocazione, in pratica riposizionarsi, al punto da chiudere per ora il cerchio facendo passare versione che la trattativa non sia andata in porto per volontà e amore del calciatore, e che anzi con Ronaldo ci avrebbe potuto giocare insieme, e non per Higuain, e non perché Marotta magari non sia stato così determinato o convinto.
C’è poi chi, come il sottoscritto, crede che Icardi sia stato davvero a un passo dal vestire la maglia della Juventus. Un passo mancante che ci ha evitato, e ci sta permettendo di evitare, il divertente e semieterno dibattito circa le sue caratteristiche, il suo livello, il fa quello ma non fa quell’altro. Insomma, il solito sacrosanto dibattito calcistico basato sul gusto. Tant’è che il tifoso della Juve, alle porte degli ottavi di Champions League, ha ben altro di cui argomentare e di cui preoccuparsi, condizione dalla quale non deve sottrarsi – giustamente – neppure dopo sette anni di clamorosi e indimenticabili successi.
Luca Momblano.