Lemina e i frutti dell’addestramento: le statistiche in #JuveFiorentina

In principio fu Felipe Melo, e per principio s’intende la prima Juventus post-calciopoli schierata con un terzetto di centrocampo. Felipe a spezzare il gioco e smistare in maniera abbastanza elementare per i compagni, mezzali complementari come Camoranesi, Sissoko e Marchisio, Diego a inventare dietro le punte. Inutile parlare del risultato. L’esperimento fu abbandonato in breve tempo e per rivedere la Juve schierata con un uomo davanti alla difesa bisogna arrivare alla stagione 2011/12, con il resuscitato Andrea Pirlo a far nuovamente innamorare del pallone i tifosi bianconeri. Quindi Conte testò Pogba come alternativa al bresciano, spostandolo poi più avanti dopo averne intuito le sconfinate potenzialità offensive, per poi impostare Marchisio come vice del numero 21, esperimento portato a compimento da Allegri nel suo primo anno in bianconero, con Claudio che si è progressivamente trasformato in frangiflutti imprescindibile e insieme elegante e pulito regista in coppia con Bonucci. Tralasciando per ovvi motivi la provocazione Padoin e la “rassegnazione” Hernanes, nella prima giornata della stagione 2016/17 (in attesa del recupero di Marchisio), davanti alla difesa abbiamo ritrovato Mario Lemina. Ci eravamo lasciati col mister che bacchettava il franco-gabonese per l’eccessiva foga negli interventi e lo scarso contributo dal punto di vista degli intercetti; l’apprendistato estivo ci ha riconsegnato un Lemina diverso, che compie scelte diverse e occupa una posizione leggermente diversa. Andiamo a scoprirlo più nel dettaglio.

Partiamo dal contributo in fase offensiva: Lemina è sì il giocatore più arretrato della mediana bianconera, ma ha la qualità e il passo per farsi vivo in maniera pericolosa anche nell’ultimo terzo di campo, in maniera del tutto simile (fatte le dovute proporzioni) al primo Pogba bianconero, precedentemente citato. Non a caso il numero 18 è stato il secondo giocatore per tiri totali (4 contro i 6 di Dybala) e il migliore per conclusioni nello specchio, le due staffilate da fuori area che hanno impegnato l’incerto Tatarusanu.

Ancora migliorabile invece, com’è ovvio che sia, il coinvolgimento del ragazzo in fase di costruzione: Lemina ha giocato 51 palloni, meglio solo di Khedira e Mandzukic e decisamente dietro i difensori bianconeri e soprattutto dietro Dani Alves, vero regista occulto della manovra bianconera con 102 palloni giocati, il doppio rispetto al gabonese. Comunque da apprezzare la precisione del numero 18, secondo migliore in campo per percentuale di passaggi riusciti col 92%, alla pari con Barzagli e appena dietro Alex Sandro.

In cosa è cambiato Lemina allora? Il lavoro di Allegri sul giocatore, ancora in corso d’opera, riguarda principalmente la lettura delle situazioni e le scelte. Il giovane calciatore fisicamente esuberante e propenso agli eccessi di foga sta lentamente lasciando spazio a un giocatore più maturo, magari meno appariscente ma anche meno “lotteria” e decisamente più affidabile, caratteristica principe per chi riveste una posizione così delicata. Scende il numero dei dribbling, 2 riusciti su 2, e dei tackle, 2 riusciti su 4, gesti che il mister non ama in chi gioca davanti alla difesa, e salgono gli intercetti, 2 in una partita dove la Juve ha subito davvero poco, miglior bianconero e secondo assoluto dietro a Badelj. Dalle statistiche emerge un’interpretazione del ruolo più matura e vicine alle necessità bianconere: meno pressione aggressiva, meno rischi, più precisione negli appoggi e negli interventi, con 6 duelli vinti sui 9 totali.

Chiudiamo dando un’occhiata alla posizione occupata in campo da Lemina:

heatmap lemina juve fiorentina

Detto del baricentro piuttosto alto tenuto dalla Juve nell’arco di buona parte della gara, è interessante vedere come il centrocampista, pur non abbandonando la sua tendenza a svariare per tutto il campo per tamponare in fase di non possesso, si stia pian piano incasellando tatticamente; l’asse principale nel quale si è mosso Lemina va dalla trequarti bianconera a quella viola, sempre in posizione più o meno centrata per dare un riferimento a una squadra che sabato ha giocato molto sulle corsie laterali, con le mezzali Asamoah e Khedira più larghe del solito. Riferimento centrale peraltro non sempre sfruttato dai compagni, visti i pochi passaggi effettuati che abbiamo già evidenziato in precedenza.

La trasformazione di Lemina, da disordine e (sana) follia a caos controllato utile alla squadra procede a gonfie vele: bene dal punto di vista dell’applicazione in campo e dell’interpretazione tattica, da migliorare invece il coinvolgimento nel gioco bianconero, aspetto che richiede una continuità d’impiego che finora la Juventus non ha potuto garantire al ragazzo.