L’attesa si sta facendo insopportabile e non ce la facciamo più. Lo si avverte nell’aria: ogni domenica sembra quella buona e invece niente, non accade nulla, come in un novello deserto in cui i Tartari non arrivano mai. Ci prepariamo, davanti alla tv, ci scaldiamo da subito con un giallo mancato o un’ostruzione non fischiata e poi niente, capiamo che toccherà aspettare un’altra domenica: i Tartari non sono arrivati neanche stavolta.
Che invidia, se solo pensiamo alle epoche passate: un tempo, oltre a essere tutta campagna, non ci si faceva mai mancare un telebeam da taroccare, un Simoni show da intervistare a vita, Gamberini e Nastase da ammonire preventivamente, uno stadio a un passo dal crollo o almeno un gol di Muntari con cui dare una bella cancellata a una lunga serie di episodi di segno inverso di quel campionato.
Bei tempi, non c’è che dire.
Ma la crisi è crudele e le generazioni più giovani stanno pagando anche qui la voracità di quelle precedenti: non avremo mai una pensione e sta a vedere che non ci imbatteremo mai neanche in una polemica come si deve, di quelle toste, dove fare un po’ di casino e finire in Parlamento o in tv a reti unificate e sai che risate, al bar, anche per gli anni a seguire, tutti contro lo juventino ladrone.
Da qualche anno, nulla di tutto questo: ci hanno tolto il lavoro, il futuro e pure le sacrosante lagne contro la Juve. Recessione totale, altro che misure per incentivare la crescita: qui è tutto fermo da tempo.
Certo, c’è stato Conte che, da squalificato, si permetteva di allenare in settimana o che, meglio ancora, forse comunicava con il campo con il tunnel segreto. Divertente, ma deboluccia (almeno fino a quando non troveremo le prove di quel tunnel).
Le squadre che si scansano – rimarrà epico il Livorno presentatosi a Torino senza bomber Paulinho – ma che pur scansandosi non hanno fatto meno punti allo Stadium delle nostre prime inseguitrici (non sarebbe stato facile, vero), e quindi che razza di polemica è?
“Come mai in Europa non vincete?”, quella funziona sempre, ma se poi quelli se la giocano con Bayern, Real e Barcellona e noi usciamo al preliminare di Champions o in Europa League con Dnipro l’attacco perde un po’ di vigore.
Le partite giocate a mezzogiorno, il rinvio per sole, la penombra, in anticipo, in posticipo, “perché la Juve gioca il lunedì potendo già conoscere il risultato delle altre” divenuto magicamente “perché la Juve gioca prima delle altre potendo così condizionarne la prestazione del giorno seguente”? Così non regge, è evidente, se prima diciamo una cosa e poi l’esatto contrario.
Il lampo di Juve-Napoli: vedrai che va Rizzoli e li aiuta. Niente: Rizzoli rinuncia, va Orsato, non li aiuta e vincono lo stesso.
Ancora Rizzoli, l’ultimo lampo su cui abbiamo campato per qualche mese: si è fatto dare una testata di Bonucci. Che ovviamente non era vero. Qualche eroe si imbavaglia in tv, massimo rispetto, onore a lui. Ma che razza di polemiche ci avete lasciato, voi generazioni precedenti?
E ci troviamo qui, nel 2017, con la Juve prima in classifica con 2 rigori in 21 partite e noi che dobbiamo attaccarci a Muriel in panchina, ad Allegri graziato, al logo copiato da quello di Juan Jesus (ma davvero ha un logo Juan Jesus?) o, peggio, a Buffon che abbraccia Tagliavento (l’arbitro con la media più alta di sconfitte della Juve) a fine partita, per provare a delegittimarne qualche vittoria.
Dai, ammettetelo: meritiamo qualcosa di più. Magari già da domenica o, meglio ancora la settimana successiva contro l’Inter, una di quelle partite in cui basterebbe una panzata tra attaccante e difensore per vivere di rendita per l’eternità. Quello sì, sarebbe il vero arrivo dei Tartari.
Saremo pure eternamente insoddisfatti, viziati, lamentosi – come voi più anziani ci dite spesso – ma chiediamo davvero il minimo che questo paese pareva poter garantire per sempre: un umile lavoro, una piccola pensione e uno, almeno uno di quegli errori con cui vi divertivate tanto voi, voraci generazioni precedenti, che ci avete rubato – proprio come la Juve – il futuro e la felicità.
Il Maestro Massimo Zampini
Juventus, l’ultima follia dell’anti juventinismo: polemica sull’abbraccio Buffon-Tagliavento
Il saluto del portiere e capitano della Juventus all’arbitro a fine partita oggetto di bacchettate, ironia e paternali. Ma non si doveva creare un clima migliore intorno ai direttori di gara?twitta
TORINO – Si rassegnino, i tifosi della Juventus, la loro squadra fa audience e parlarne male è diventato un «remunerativo mestiere», come ha spiegato Giuseppe Cruciani, attento osservatore dei fenomeni mediatici. A volte, tuttavia, si sconfina nel surreale e l’ultima follia riguarda Gigi Buffon e un abbraccio all’arbitro Tagliavento, alla fine della partita contro la Lazio. Un gesto che è stato stigmatizzato con neppure tanto sottile ironia, per il quale Buffon è stato “accusato” in modo serio e si è addirittura sentito rivolgere – da giornalisti, mica da tifosi – battute e perfino piccole paternali per la serie “certe cose andrebbero evitate”. Un delirio.
BELLA IMMAGINE – Il comportamento da tenere nei confronti degli arbitri è infatti oggetto di giudizi a domeniche alterne. Martedì scorso Massimiliano Allegri si è trovato al centro della bufera per la sua rabbiosa reazione con il quarto uomo Di Liberatore nella partita di Firenze, e i critici si strappavano le vesti per la mancata squalifica dell’«irriguardoso» tecnico juventino. Sette giorni dopo Buffon ha sbagliato nell’abbracciare Tagliavento alla fine della partita. Ma, scusate, non si predica, da decenni, un clima più sereno in campo, non si auspica un’atmosfera che sia da esempio per i più violenti sugli spalti e che ispiri nei più giovani i principi sportivi? L’arbitro, spesso oggetto di proteste, insulti, aggressioni, viene abbracciato da un protagonista a fine partita: quale immagine migliore per prommuovere la cultura sportiva che tanto manca nel nostro pallone? Ma qualcuno, forse, deve mettersi d’accordo con se stesso.
LUCE DEL SOLE – Scandalizzarsi o fingere di farlo dell’abbraccio Buffon-Tagliavento significa vivere piuttosto lontano dal mondo reale. Arbitri e calciatori fanno parte dello stesso ambiente. Si conoscono da anni, soprattutto se – come Buffon e Tagliavento – si incrociano da 15 anni sui campi della Serie A. Sono due “colleghi” che danno vita allo stesso spettacolo, pur su due fronti diversi, sono entrambi tesserati per la Figc e rappresentano l’Italia come capitano della Nazionale e come arbitro internazionale di alto livello. Abbracciarsi alla luce del sole (e quello di ieri a Torino era perfino tiepidino) è un gesto nel quale la malizia è tutta nell’occhio di chi lo vuole distorcere per creare polemica (o ascolti).
PS
Tagliavento ha arbitrato 25 volte la Juventus: 10 vittorie, 10 sconfitte, 5 pareggi.