Non sarà il Ronaldo “quello vero”, ma questo Ronaldo “finto” è tanta roba almeno per i tifosi bianconeri. E pazienza se gli altri storcono il naso. Ancora una volta CR7 mette il suo sigillo in una partita importante per le sorti della stagione. Il gol che dà il vantaggio alla Juve, nel successo perentorio contro la Roma di Fonseca, è un misto di furbizia calcistica, di talento e di genialità: il portoghese vede oltre ciò che un comune giocatore osserverebbe, trovando l’angolo con un colpo rapido, veloce, preciso che spiazza la retroguardia avversaria e costringe l’incolpevole Pau Lopez a un inutile tentativo di parata. Ed è una rete che arriva nel momento più opportuno, quando sembra che gli avversari siano più in fiducia.
Sono tre gol decisivi in quattro giorni nel mese di febbraio appena iniziato, senza contare il gol che scardina il risultato nella Supercoppa: sarà un caso, ovviamente perché oltre a non essere Ronaldo, “quello vero”, questo Ronaldo “finto” era anche già un “caso” da qualche settimana, visto che non segnava da tre partite.
36 anni e non sentirli, con numeri che continuano a fare impressione: sono 16 in 17 presenze di campionato, 23 in 24 apparizioni stagionali e 88 totali in 113 gare disputate con la maglia della Juventus e con una media realizzativa pari a 0,78. Non male per questo ragazzino che ha festeggiato solo 24 ore fa il suo compleanno e nonostante non sia il Ronaldo “quello vero”, che alla sua età (ma sarà solo un caso) aveva già smesso di giocare da un anno.
Un giocatore intramontabile, che abbinato a una squadra che continua a dare segni di crescita anche nella gestione delle partite complicate e delle energie collettive, può rappresentare un mix esplosivo per la rincorsa della Juventus a tutti gli obiettivi di questa complessa stagione.
E pazienza se gli altri tifosi, tornati stranamente agitati per i suoi gol e letteralmente “impazziti” per questa Juve che vince finalmente anche partite che gioca male con lo zampino del portoghese, riescono a invocare la “dietrologia” per spiegare il siparietto dell’orologio con Orsato o ad essere sospettosi perché l’attaccante dopo tre anni “non parla italiano” nelle interviste. Questioni decisive, insomma, che ci aiutano a spostare l’attenzione su ciò che conta.
E pazienza se dicono che la società con CR7 si “è indebitata” e “non può più spendere” con la “potenza di fuoco” che hanno altre realtà (viene da chiedersi se riusciremo a saldare mai gli acquisti di De Ligt, Chiesa e Kulusevski, tre nomi a caso), ha vinto meno e che sarebbe servito forse di più uno come Lukaku, ragazzo peraltro d’oro (non come il portoghese che se ne va a sciare coi divieti) a prescindere da quella roba con Ibra (che è stata solo una “cosa di campo”) e decisivo come pochi nelle partite che contano (vedi finale di Europa League col Siviglia). E pazienza ancora se ci tocca questa versione “finta” del Ronaldo “vero”, proprio nella settimana della doppia sfida contro quelli là. Loro lo fanno per noi: c’invitano a non farci troppe illusioni. Come dice qualcuno “faremo fatica ad arrivare quarti”.
Gli juventini se ne faranno una ragione e si accontentano di poco, soprattutto in questi dieci anni (anzi in più di #3000giorni) dove sono stati costretti a raccogliere le “briciole” e hanno visto gli altri esultare così tante volte.