Stavolta pensavamo davvero di non esserci, di doverli guardare in tv,
di veder finire la nostra stagione europea già a marzo; invece eccoci
qui, di colpo ci troviamo insieme a pensare al sorteggio dei quarti di finale di Champions League del 15 marzo. Nessun calcolo, nessuna testa di serie, una (vecchia) novità: il tabellone delle semifinali già scritto dagli accoppiamenti dei quarti, come ai mondiali e agli europei.
Ecco dunque le possibili avversarie della Juve:
Ajax
Alzi la mano chi si aspettava di vedere i ragazzini terribili di ten Hag ai quarti di finale, a maggior ragione dopo il sorteggio che li ha abbinati al Real Madrid e ancor più dopo la sfortunatissima sconfitta dell’andata. Invece i giovani lancieri hanno riscritto le leggi della Champions, sbancando con un poker il Bernabeu con quel calcio propositivo che alla Cruyff Arena non aveva pagato e scatenando la 4×100 di cui dispone lì davanti, ben assecondata dal talento poliedrico di Lasse Schone, 32enne che avrebbe meritato ben altri palcoscenici. La prova del fuoco per i vari de Ligt, de Jong e compagnia è stata brillantemente superata, ora arriva la parte difficile, confermarsi una realtà solida che può puntare a traguardi sin qui solo sognati; anche il primo Ajax di Cruyff, che schiantò nella nebbia il potentissimo Liverpool di Shankly, uscì mestamente nel turno successivo. Il valore medio dei calciatori impiegati da ten Hag (geniale nel reinventare Tadic falso centravanti alla Hidegkuti) è sicuramente inferiore a quello di molte delle altre squadre rimaste in corsa, pescarli sarebbe sicuramente un successo, occhio però ai pericolosi strappi e al flusso di gioco costruito dai lancieri. Comunque la seconda miglior scelta del lotto.
Come si è qualificato:
Ajax – AEK 3-0 (Tagliafico x2, van de Beek)
Bayern – Ajax 1-1 (Mazraoui)
Ajax – Benfica 1-0 (Mazraoui)
Benfica – Ajax 1-1 (Tadic)
AEK – Ajax 0-2 (Tadic x2)
Ajax – Bayern 3-3 (Tadic x2, Tagliafico)
Ajax – Real 1-2 (Ziyech)
Real – Ajax 1-4 (Ziyech, Neres, Tadic, Schone)
Gol fatti: 16
Gol subiti: 7
Capocannoniere: Tadic (6)
Uomini chiave: de Ligt, Schone, de Jong, Tadic
Barcellona
Un po’ tutti abbiamo sperato, nel momento di maggior difficoltà del Barça, che il Lione in qualche modo infilasse il secondo gol e mandasse a casa il cliente più scomodo. Invece l’altro marziano, quello che non gioca per noi, ha deciso che l’avventura dei blaugrana non doveva finire lì e ha messo in piedi un 5-1 che lo ha visto protagonista quasi unico. Tornato al vecchio, con principi meno integralisti e più inclini ad adattarsi all’avversario, Valverde ha costruito un Barcellona che sostiene Messi con tutti gli altri effettivi ma che contemporaneamente ha bisogno delle invenzioni dell’argentino per accendersi, in una relazione ormai simbiontica. Ad aiutarlo è arrivato Arthur, un calciatore difficile da spiegare così come lo era Xavi ma che ha di colpo moltiplicato le soluzioni dei catalani in ogni situazione di gioco, mentre in avanti, oltre a un Suarez con polveri europee stranamente (e pericolosamente) bagnate può scegliere tra la classe di Coutinho e l’imprevedibilità di Dembélé, che se scende il campo con la testa è in grado di sventrare qualsiasi retroguardia. Difficile trovare veri e propri difetti al Barcellona, considerando che per i quarti potrebbe tornare a pieno regime Umtiti; finora ha schiantato, nel punteggio e soprattutto nel gioco, anche avversari di caratura medio/alta come Inter e Tottenham, mostrando di aver superato la psicosi post-Roma dello scorso anno, c’è da verificare la tenuta degli uomini di Valverde contro una squadra dello stesso livello. Nel dubbio, eviteremmo come la peste di essere noi questa squadra.
Come si è qualificato:
Barça – Psv 4-0 (Messi x3, Dembélé)
Tottenham – Barça 2-4 (Coutinho, Rakitic, Messi x2)
Barça – Inter 2-0 (Rafinha, Alba)
Inter – Barça 1-1 (Malcom)
Psv – Barça 1-2 (Messi, Piqué)
Barça – Tottenham 1-1 (Dembélé)
Lione – Barça 0-0
Barça – Lione 5-1 (Messi x2, Coutinho, Piqué, Dembélé)
Gol fatti: 19
Gol subiti: 6
Capocannoniere: Messi (8)
Uomini chiave: Busquets, Arthur, Dembélé, Messi
Liverpool
Prendete una squadra che è arrivata a tanto così dal vincere la Champions League, privata del suo uomo più decisivo proprio nella finale, col proprio portiere che commette errori madornali nella gara più importante. Prendetela e dimenticate il karma, considerando che Klopp e i suoi hanno già dovuto affrontare Paris Saint-Germain, Napoli e Bayern Monaco, anche se siamo solo ai quarti. Risultato? Tutti a casa e gli scousers avanti, con un paio di dati sorprendenti: appena 8 gol subiti contro Neymar, Mbappé, Lewandowski e compagnia cantante, e giusto 12 gol fatti, secondo peggior attacco tra le squadre ancora in corsa. Jurgen Klopp ha fatto tesoro degli insegnamenti di una stagione comunque ottima, donando equilibrio a una squadra elettrica ma intermittente, trovando in Van Dijk un leader sempre più decisivo e chiudendo il cerchio con l’inserimento di Fabinho, diga molto più convincente di Henderson (il cui infortunio è stato definito provvidenziale da Capello). Poi ci sono quelli là davanti, con automatismi sempre più rodati in fase di contropiede così come di riaggressione della sfera, vero marchio di fabbrica delle squadre di Klopp. Gli interpreti difensivi, tolto il già citato Van Dijk, non sono probabilmente all’altezza delle altre qualificate (pesante l’assenza di Robertson all’andata dei quarti), ma tutta la squadra ha lavorato per mascherarli il più possibile; quanto resisteranno? Un cliente scomodissimo, un gradino sotto al Barcellona e forse al Manchester City.
Come si è qualificato:
Liverpool – Psg 3-2 (Sturridge, Milner, Firmino)
Napoli – Liverpool 1-0
Liverpool – Stella Rossa 4-0 (Firmino, Salah x2, Mané)
Stella Rossa – Liverpool 2-0
Psg – Liverpool 2-1 (Milner)
Liverpool – Napoli 1-0 (Salah)
Liverpool – Bayern 0-0
Bayern – Liverpool 1-3 (Mané x2, Van Dijk)
Gol fatti: 12
Gol subiti: 8
Capocannoniere: Salah, Mané (3)
Uomini chiave: Van Dijk, Milner, Salah, Firmino
Manchester City
Giusto una settimana fa sognavamo Pep, ora l’allenatore catalano popola i nostri incubi; capita, quando non hai ancora compiuto una rimonta storica e ti sembra più probabile che il miglior allenatore del mondo sieda sulla tua panchina piuttosto che su quella della tua avversaria. Rispetto allo scorso anno il Manchester City di Guardiola sta faticando decisamente di più a mantenere la vetta della Premier League, complice un Liverpool più solido, mentre in Europa i citizens sono partiti malissimo perdendo in casa col Lione, infilando poi un filotto di risultati utili che li ha portati prevedibilmente avanti. L’ottavo con lo Schalke 04 poteva sembrare una formalità, invece i tedeschi di Tedesco hanno venduto cara la pelle e gli inglesi, in inferiorità numerica, sono riusciti a ribaltare il risultato solo nel finale, dilagando poi all’Etihad nella gara di ritorno. Quello del City è di gran lunga il miglior attacco della Champions e può contare, oltre al sempre letale Aguero, su uno Sterling mai così maturo. In mezzo al campo la stagione tormentata di De Bruyne, tuttora ai box, ha facilitato l’esplosione di Bernardo Silva, ora ala ora mezzala ma sempre imprendibile e letale, che ha spinto Guardiola ad ammetterne l’imprescindibilità. Dietro il City è ben lungi dall’esser solido, con una coppia centrale spesso passibile di variazioni (il perno pare essere Otamendi…) e un cantiere aperto per quanto riguarda la fascia sinistra, con i più offensivi Zinchenko e Mendy ad alternarsi col difensivo Laporte e l’adattato Danilo. Difetti che puoi permetterti, quando per gran parte della partita nascondi la palla agli avversari; contro squadre poco più che modeste ha finora funzionato, ma ora? Solo il Barcellona appare chiaramente superiore ai citizens, che se la giocano col Liverpool per il ruolo di seconda squadra da non pescare.
Come si è qualificato:
City – Lione 1-2 (B. Silva)
Hoffenheim – City 1-2 (Aguero, D. Silva)
Shakhtar – City 0-3 (D. Silva, Laporte, B. Silva)
City – Shakhtar 6-0 (Jesus x3, D. Silva, Sterling, Mahrez)
Lione – City 2-2 (Laporte, Aguero)
City – Hoffenheim 2-1 (Sané x2)
Schalke – City 2-3 (Aguero, Sané, Sterling)
City – Schalke 7-0 (Aguero x2, Sané, Sterling, B. Silva, Foden, Jesus)
Gol fatti: 26
Gol subiti: 7
Capocannoniere: Aguero (5)
Uomini chiave: Fernandinho, B. Silva, D. Silva, Aguero
Manchester United
Vi ricordate lo United che abbiamo affrontato nella fase a gironi? Ecco, lasciate perdere, dimenticatelo, perché la squadra ora allenata da Ole-Gunnar Solskjaer non assomiglia neanche lontanamente a quella arcigna e remissiva che Mourinho mandava in campo. L’eroe di Barcellona ha messo i giocatori più tecnici, Pogba su tutti, al centro del progetto, ha dato a Rashford le chiavi dell’attacco ricavandone gol e prestazioni convincenti in serie e, quando sembrava fuori dal progetto, ha rigettato nella mischia Lukaku, che ha guidato l’incredibile rimonta di Parigi. Contro il Psg si potrebbe anche dire che lo United non ha fatto “niente di speciale” per vincere la partita, ed è proprio questa la nuova forza dei Red Devils: la squadra di Solskjaer è capace sia di mantenere il possesso grazie alla qualità dei suoi interpreti, sia di difendere con efficacia e ripartire a mille, cambiando spartito più volte anche all’interno della stessa partita. Il Manchester United ha capitalizzato al massimo gli errori dei parigini, è rimasto dentro alla partita dopo aver subito il gol di Bernat mostrando una forza psicologica non indifferente e ha girato dalla propria parte gli episodi, anche se ai punti probabilmente avrebbe meritato di uscire. La vera forza dei mancunians è proprio questa: il nuovo United non ha paura, né degli avversari né di ammettere che a volte questi possono essere superiori. La grande differenza con lo United di Mourinho è che quello di Solskjaer ora può aggrapparsi a un blocco solido, che rema dalla stessa parte e che si fida ciecamente del suo allenatore, arrivato in punta di piedi e ora padrone dell’Old Trafford: capita, quando hai segnato il gol più pazzesco della storia del tuo club. Pur con tutti i suoi limiti, lo United resta una squadra temibile, anche se decisamente al di sotto del Barça, dei cugini del City e del Liverpool.
Come si è qualificato:
Young Boys – United 0-3 (Pogba x2, Martial)
United – Valencia 0-0
United – Juve 0-1
Juve – United 1-2 (Mata, autorete)
United – Young Boys 1-0 (Fellaini)
Valencia – United 2-1 (Rashford)
United – Psg 0-2
Psg – United 1-3 (Lukaku x2, Rashford)
Gol fatti: 10
Gol subiti: 7
Capocannoniere: Rashford (3)
Uomini chiave: de Gea, Pogba, Herrera, Rashford
Porto
L’ultimo suicidio romano in salsa portoghese ha regalato ai quarti di finale un’avversaria che probabilmente tutti vorrebbero pescare, il Porto della vecchia conoscenza Sergio Conceiçao. I dragoes non sono poi così diversi dalle loro vecchie versioni, anche se il tecnico ha provato a donargli stabilità imponendo un 4-4-2 sulla carta più guardingo del classico 4-1-3-2 portoghese, anche se il cammino europeo del Porto sin qui ne ha messo in risalto soprattutto l’abilità nelle transizioni e i tanti uomini mandati in gol con continuità, su tutti Moussa Marega, passato in una stagione e mezza da misconosciuto talento del Vitoria Guimaraes a panzer inarrestabile, vice capocannoniere della Champions League. Complice il solito girone di burro, i lusitani sono passati da testa di serie, e contro la Roma hanno mostrato pregi e difetti molto marcati: difficoltà nel gestire la partita e nel difendere, nonostante il ritorno di Pepe e il gioiellino Eder Militao, grande abilità nelle ripartenze in campo aperto (fondamentale al ritorno il recupero di Jesus Corona), fisicità prorompente in mezzo al campo con Pereira ed Herrera e capacità di azionare velocemente le punte o le ali. Appena sufficiente per giungere ai quarti di finale, ma le semifinali sembrano decisamente fuori portata per i dragoni, la compagine meno attrezzata del lotto.
Come si è qualificato:
Schalke – Porto 1-1 (Otavio)
Porto – Galatasaray 1-0 (Marega)
Lokomotiv – Porto 1-3 (Marega, Herrera, Corona)
Porto – Lokomotiv 4-1 (Herrera, Marega, Corona, Otavio)
Porto – Schalke 3-1 (Militao, Corona, Marega)
Galatasaray – Porto 2-3 (Felipe, Marega, Oliveira)
Roma – Porto 2-1 (Adriàn)
Porto – Roma 3-1 d.t.s. (Soares, Marega, Telles)
Gol fatti: 19
Gol subiti: 9
Capocannoniere: Marega (6)
Uomini chiave: Pepe, Telles, Corona, Marega
Tottenham
Lo scontro tra incerottati, oltre 10 indisponibili complessivi, col Borussia Dortmund, ha visto emergere la lunghezza della rosa a disposizione di Pochettino e la crescita di una squadra che, zitta zitta, ha già migliorato il piazzamento europeo dello scorso anno. Se in campionato gli Spurs sono ormai distantissimi dalla coppia City-Liverpool, in Europa sono usciti indenni dal girone della morte con Barça, Inter e Psv e il karma ha regalato loro un ottavo abbordabile, con un avversario inesperto e privo di molti uomini importanti. Come scrivevamo nella guida agli ottavi, il Tottenham appare leggermente meno convincente e convinto rispetto alla scorsa stagione, come capita a volte nelle rose con un ricambio quasi nullo, ma occhio a sottovalutare gli uomini di Pochettino: il ritorno di Alli dona ai londinesi una variabile imprevedibile impossibile da rimpiazzare, complemento fondamentale di Eriksen, così come Harry Kane è tornato titolare facendo ciò che sa fare meglio, il gol che ha spento le velleità di rimonta del BVB. Mutaforma nel modulo (si è visto il centrocampo a rombo, alternato a quello in linea, addirittura un 3-4-1-2 a Dortmund), i principi del Tottenham si rifanno sempre al gioco di posizione, e sono gli stessi che l’anno scorso arrivarono a un passo dall’eliminare la Juve. Gli Spurs se la giocano con lo United per il ruolo di quarta forza, ben staccati dal Barcellona e dalle altre due britanniche.
Come si è qualificato:
Inter – Tottenham 2-1 (Eriksen)
Tottenham – Barcellona 2-4 (Kane, Lamela)
Psv – Tottenham 2-2 (Lucas, Kane)
Tottenham – Psv 2-1 (Kane x2)
Tottenham – Inter 1-0 (Eriksen)
Barcellona – Tottenham 1-1 (Lucas)
Tottenham – Dortmund 3-0 (Son, Vertonghen, Llorente)
Dortmund – Tottenham 0-1 (Kane)
Gol fatti: 13
Gol subiti: 10
Capocannoniere: Kane (5)
Uomini chiave: Trippier, Eriksen, Alli, Kane
Alex Campanelli.