Damato più no che sì
Arbitro: Antonio Damato
Sezione: Barletta
La direzione di Damato non presenta un metro riconoscibile e lineare. Non appare sicuro come in altre occasioni con fischi e cartellini che arrivano in colpevole ritardo. Alcune sue decisioni sono apparse letteralmente incomprensibili, soprattutto in presa diretta. Alla fine dei conti si può ritenere fortunato: le sue decisioni finiscono per non influire sul risultato, giusto per quanto visto in campo.
15′ – Zapata chiede un calcio di rigore
Le immagini
La posizione e la visuale dell’arbitro
Damato è correttamente posizionato sulla sua diagonale e si trova a circa una dozzina di metri dal punto in cui avviene il contatto. Non è visibile nell’immagine: si trova sulla sinistra, appena fuori dal campo d’inquadratura.
La sua visuale potrebbe però essere coperta dal corpo di Perica che si trova sulla direttrice.
Ottimale invece la visuale del primo addizionale Irrati che è in possesso anche di una visuale libera.
Il regolamento
Regola 12 (Falli e scorrettezze), pag. 100 del regolamento nelle linee guida dell’AIA, al punto 1. sono indicati i criteri cui deve attenersi un arbitro per stabilire se un calciatore abbia toccato il pallone intenzionalmente con le braccia o le mani.
Il mio giudizio
Non c’è alcun contatto falloso: il braccio di Chiellini è completamente attaccato al corpo e soprattutto non si muove mai verso il pallone. L’azione si svolge sotto lo sguardo attento di Irrati che indica a Damato la completa regolarità dell’azione.
24′ – Contatto Samir – Dani Alves
Le immagini
La posizione e la visuale dell’arbitro
Damato è posizionato sulla sua diagonale a circa una ventina di metri dal punto in cui avviene il contatto e la sua visuale sembra abbastanza libera.
Dispone di una buona visuale anche il secondo assistente Valeriani, mentre l’addizionale Sacchi risulta coperto dal corpo di Samir.
Il regolamento
Regola 12 (Falli e scorrettezze), pag. 94 del regolamento nel paragrafo riguardante i falli che determinano la concessione di un calcio di punizione diretto sono specificati i concetti di negligenza, imprudenza e vigoria sproporzionata, ovvero i criteri a cui devono attenersi gli arbitri per gli eventuali provvedimenti disciplinari che devono essere associati.
Il mio giudizio
Rischia moltissimo il difensore dell’Udinese: il suo braccio è molto largo e si allarga finendo per colpire l’avversario al volto.
Il fallo appare abbastanza netto, manca quindi un calcio di rigore in favore della Juventus, con un giallo per intervento imprudente del difensore dei friulani.
Damato fischia invece un calcio di punizione in favore dell’Udinese… Decisione che si spiega solo così: il direttore di gara vedendo le braccia basse di Dani Alves lo considera autore di una carica irregolare. Errore di valutazione in questo caso del direttore di gara pugliese.
34′ – Due rigori?
Le immagini
Il mio giudizio
Andiamo in ordine cronologico.
Rischia moltissimo Jankto che dapprima trattiene Dybala (che aveva tagliato davanti a lui)…
… e poi lo affonda con una mano sulla testa e una sulla spalla. Anche in questo caso il fallo appare chiaro con i due giocatori che si trovano sulla direttrice di Damato.
Il direttore di gara può erroneamente aver valutato come fortuito il contatto: è utile però ricordare che l’unico fallo su cui va valutata la volontarietà è quello di mano. Ci poteva stare quindi un calcio di rigore in favore dei bianconeri.
Nello sviluppo immediatamente successivo del pallone c’è un tocco di mano da parte di Samir. Damato in questo caso sembra coperto da Jankto, mentre dispongono di una visuale perfetta sia il secondo addizionale Fabbri che l’assistente Valeriani (come vedremo in un’immagine successiva).
Damato in questo caso non prende una decisione ma si consulta con i suoi collaboratori prima di farlo (nelle immagini televisive a campo largo si vede l’addizionale portare la mano davanti alla bocca) e solo successivamente indica la bandierina.
La decisione probabilmente è tutta dell’addizionale che considera come congruo il movimento del braccio del difensore dell’Udinese rispetto all’intervento e valuta come pallone inaspettato, esimente per il fallo di mano, in considerazione della deviazione fatta pochi istanti prima con il piede sinistro.
Riguardando le immagini il braccio destro sembra muoversi verso il pallone, ma non c’è certezza che questo movimento sia volontario. Certamente è molto largo, ma sembra forzato considerare che Samir lo tenga in questo modo per costituire maggior ostacolo al pallone (che renderebbe punibile l’azione). Lazione avviene tutta sotto gli occhi del secondo assistente Valeriani che non segnala nessun intervento falloso.
Per quanto il giocatore brasiliano abbia rischiato molto, in questo caso la decisione degli assistenti di Damato appare corretta.
59′ – La punizione contestata
Le immagini
La posizione dell’arbitro
Damato si trova posizionato sulla sua diagonale: è molto lontano dall’azione e appare coperto da molti giocatori che gli coprono la visuale. Questa è con buona probabilità la ragione per cui attende circa 3 secondi prima di fischiare il fallo.
La sua attenzione è infatti richiamata dal primo assistente Dobosz (in basso a destra) che gli segnala l’azione fallosa del giocatore dell’Udinese.
Il mio giudizio
Se è pur vero che Perica sfiori il pallone appena giocato da Dani Alves (si nota un cambio di direzione della sfera), è altrettanto vero che sullo slancio il suo piede finisca per colpirlo praticamente subito sulla tibia…
… e successivamente con il ginocchio sinistro colpisca la coscia destra dell’avversario.
Intervento negligente che viene giustamente punito con un calcio di punizione per la Juventus. Non hanno pertanto fondamento le proteste che porteranno all’allontanamento dell’allenatore dell’Udinese Del Neri.
66′ – Due casi in un minuto
Le immagini
Il mio giudizio
Rischia molto Halfredsson che, ammonito solo 120″ prima, carica in modo irregolare Dybala proprio sotto lo sguardo del direttore di gara.
Il giocatore ha rischiato di essere ammonito sia perchè il fallo poteva essere ritenuto tattico per interrompere una azione d’attacco (ma la palla rimane alla Juventus), sia perchè la carica viene fatta in un modo che può essere ritenuto imprudente. Damato lascia comunque correre…
…ma ammonisce pochi minuti dopo Cuadrado, che interviene in modo imprudente su Perica e lo colpisce sul retro della coscia. Ammonizione che se dalle prime immagini poteva apparire esagerata, da un’analisi più accurata si dimostra corretta. Ammonizione pesante per il colombiano che salterà la partita di venerdì con il Milan.
Come Dani Alves sta cambiando la Juve (e viceversa): le statistiche
Archiviato il mezzo passo falso all’esordio della #JuveDiMarzo, qualsiasi cosa essa sia, torniamo per un attimo a pensare alla Juve di agosto, quella che avrebbe dovuto sbaragliare ogni avversario senza batter ciglio, quella che, schierata nei campetti dei vari periodici sportivi, faceva paura ancor prima di scendere in campo. Nelle suddette probabili formazioni ai tempi non c’era assolutamente spazio per Lichtsteiner, fresco d’esclusione dalla lista Champions e relegato al ruolo di terza scelta dietro agli esotici e talentuisi Cuadrado e Dani Alves. Il campo ha detto altro: complici le difficoltà di ambientamento (e il successivo infortunio) del brasiliano e il passaggio al 4-2-3-1, lo svizzero ex-Lazio ha trovato spazio con continuità, da titolare indiscusso fino a febbraio, restando sugli standard della scorsa stagione. Ora però la Juventus può permettersi il lusso di scegliere: da un lato l’affidabilità e la corsa di Stephan, dall’altra un Dani Alves che partita dopo partita sta comprendendo sempre meglio la Juve e il calcio italiano, con la squadra che nello stesso tempo si sta adattando a integrare nel proprio gioco un terzino così diverso da Lichtsteiner. Cosa porta di nuovo l’ex Barça alla Juve di Allegri, e come cambia la squadra quando a scendere in campo è lui e non il buon Licht? Andiamo a scoprirlo insieme, prendendo come base la gara con l’Udinese.
Al solito, partiamo dalla posizione in campo, che fornisce spunti interessanti soprattutto se paragonata al primo Dani Alves bianconero, quello che aveva fatto storcere il naso a molti tifosi. Da esterno del 3-5-2, quindi da unico uomo col compito di coprire la corsia di destra, in molti ricorderanno la tendenza dell’ex Barcellona a stringere molto spesso verso il centro, andando al cross dalla trequarti piuttosto che dal fondo, partecipando alla costruzione della manovra attivamente sovrapponendosi alla mezzala destra e in generale dando il proprio apporto soprattutto nell’ultimo terzo di campo. Una variabile interessante in fase di costruzione, che però inevitabilmente toglieva ampiezza alla Juve e costringeva il brasiliano a lunghi rientri in diagonale in fase difensiva, peraltro non sempre svolti a dovere. Il Dani Alves bianconero 2.0, come evidenziato dalla heatmap dell’ultima gara, interpreta il ruolo di laterale in maniera decisamente più ortodossa, in modo del tutto simile a quanto fa Lichtsteiner; ciò potrebbe non dipendere strettamente dal cambio modulo (ad esempio le heatmap di Licht sono molto simili, che sia schierato da terzino o da tornante di centrocampo), ma da una sua “normalizzazione” necessaria per mettersi al servizio della squadra.
Altro punto importante riguarda il coinvolgimento nel gioco della Juve: com’è facile immaginare, Dani Alves è mediamente più cercato dai compagni e gioca più palloni rispetto a Lichtsteiner, per la caratura tecnica superiore e per quell’aura di noblesse oblige che circonda l’istrionico brasiliano. Contro l’Udinese Dani Alves è stato lo juventino a giocare il maggior numero di palloni, 94, mentre con 59 appoggi si piazza al quarto posto per passaggi effettuati, dietro a Pjanic, Bonucci e Khedira. Facendo un discorso di più ampio respiro, il numero 23 è il sesto giocatore della Serie A per passaggi a partita, con 65 appoggi per gara, dietro al quartetto napoletano Jorginho-Hamsik-Albiol-Koulibaly e all’interista Brozovic. Impietoso, da questo punto di vista, il paragone con Lichtsteiner, che effettua appena 38,4 passaggi a partita. Praticamente doppio il numero dei cross a partita di Dani, 1,9 contro lo 0,9 di Stephan.
In ultimo, ma non per importanza, le statistiche difensive, fase che pareva rappresentare un tallone d’Achille irrisolvibile per Alves. “Non torna mai”, “non sa difendere”, “fa l’ala e non il terzino”, queste le principali critiche mosse nei confronti del terzino carioca, alimentate dalle prime prestazioni non esattamente esaltanti. Dal punto di vista statistico, la prova di Udine (e non solo quella) certifica gli importanti passi in avanti di un giocatore che, spesso lo dimentichiamo, ha un’esperienza sconfinata; affermare che Dani si tira indietro quando c’è da incrociare i tacchetti con gli avversari o che non sa interpretare tatticamente le gare più complicate è quantomeno pressappochista. Contro l’Udinese il nazionale brasiliano ha effettuato 5 tackle portandone a compimento 4, vinto 9 duelli sui 14 totali e intercettato un pallone. L’unico problema in fase di non possesso riguarda probabilmente l’1 contro 1 col diretto avversario: Dani Alves viene dribblato quasi una volta a partita (è successo anche a Udine), più del doppio rispetto allo 0,4 di Lichtsteiner (che tende anche a spazzare più palloni). Un dettaglio non da poco, da non trascurare in vista dei prossimi, importanti big match, difetto che può essere “tamponato” da un esterno molto predisposto al sacrificio come Cuadrado. Certo, alla Juve servirà l’apporto di entrambi gli esterni da qui alla fine della stagione, ma definire “spregiudicata” la scelta di Dani Alves sull’out di destra è una forzatura che speriamo di sentire sempre più di rado.