Poteva essere l’emblema di una gara vinta contro ogni pronostico, dell’impresa che avrebbe proiettato la Juventus ai quarti di finale di Champions League e di diritto tra le squadre più temute d’Europa. Invece il capolavoro di Morata verrà ricordato tanto per la sua bellezza quanto per la sua inutilità, manifesto di una gara giocata splendidamente ma sfuggita di mano proprio quando i giochi sembravano fatti.
Non me la sento proprio di fare le pulci ad Alvaro oggi: il tiro debole di sinistro davanti a Neuer e il destro a botta sicuro deviato sopra la traversa dalla difesa del Bayern non sono che piccolissime macchie di una gara sontuosa. Morata ha completato il 90% degli appoggi effettuati, una cifra sconosciuta a un giocatore che di certo non ama giocare facile, ha tentato 6 dribbling azzeccandone 4, tutti in zone del campo cruciali, si è visto annullare un gol splendido e assolutamente regolare. Soprattutto, ci ha regalato un fantastico coast to coast che vale la pena rivedere, chiudendolo con un appoggio intelligentissimo che ben pochi attaccanti avrebbero avuto il coraggio, la lucidità e la generosità di effettuare dopo un’azione simile. Una serie di giocate che vale la pena analizzare al microscopio.
1- Morata riceve palla da Khedira sulla propria trequarti e parte in corsa puntando la porta: il tempo d’accelerazione è irrisorio, lo spagnolo raggiunge rapidamente una velocità elevata con appena tre tocchi e nonostante il pressing di Alaba, anche lui molto rapido ma impossibilitato, per struttura fisica, a limitare la potente progressione dell’ex Real che continua imperterrito nella sua cavalcata, senza cambiare minimamente passo. La corsa “veloce e potente” è uno dei marchi di fabbrica di Alvaro, che nella scorsa stagione ha regalato tante fortune alla Juve in Champions League.
2- Alaba entra in maniera disperata su Morata ma non riesce nemmeno a frapporsi tra lo spagnolo e la sua metà campo, venendo praticamente sbalzato via. Contemporaneamente, Benatia affronta Alvaro fermo sulla sua posizione, senza indietreggiare né attaccare lo spagnolo, che lo scherza con il suo quarto tocco con l’interno destro e prosegue nella sua progressione, senza rallentare minimamente nonostante l’opposizione dei due bavaresi.
3- Qui arriva il bello: a pararsi tra il numero 9 bianconero e la porta difesa da Neuer c’è il rientrante Kimmich, che sta recuperando la posizione dopo essere salito in attacco. Il giocane tedesco corre in diagonale dal lato sinistro del campo verso il centro per arginare Morata, senza temporeggiare ma puntando dritto verso il pallone che sta andando nella sua direzione. La trovata di Alvaro è geniale: con il suo quinto tocco allunga la palla fuori dalla portata di Kimmich e molto velocemente aggira il difensore del Bayern, accelerando il passo.
4- Mentre viene inseguito da Kimmich, non completamente tagliato fuori dal dribbling precedente, Morata viene chiuso sul lato opposto anche da capitan Lahm, che a differenza del compagno di reparto non attacca direttamente Morata ma chiude la linea di tiro dello spagnolo. Il centravanti bianconero capisce che la sua galoppata è terminata, e lascia di stucco quanti l’avevano già immaginato intestardirsi cercando un’ulteriore dribbling o il tiro da fuori. Sul versante opposto sta arrivando Cuadrado, lasciato solo da un Vidal più preoccupato a chiudere lo specchio della porta a Morata; così Alvaro, dopo essersi aggiustato il pallone, con l’esterno destro (settimo e ultimo tocco) serve il colombiano che può presentarsi davanti a Neuer. L’esterno è poi bravissimo ad evitare la scivolata dell’irriducibile Lahm e a battere il portiere con un destro imprendibile.
La galoppata da area ad area con 7 tocchi “inventata” da Morata è una giocata da campione, cosa che lo spagnolo non è ma che può assolutamente diventare, smussando le imperfezioni che troppo spesso in questa stagione hanno permeato le sue partite. Progressioni simili, in Champions League, siamo abituati a vederle fare a giocatori quali Bale, Cristiano Ronaldo, Messi o Robben, gente abituata a saltare sistematicamente l’uomo anche con movimenti e tocchi semplici, ma col giusto tempismo e a velocità supersonica. Sempre decisivo lo scorso anno in Europa, spesso con gol “semplici”, stavolta Alvaro non è riuscito a regalare la vittoria alla Juventus con una delle azioni più belle della sua carriera in bianconero. Il calcio è anche questo.