da Flavio De Pascali
Ultimamente si fa un gran parlare dell’affaire Morata. La permanenza del centravanti spagnolo in riva alla Dora è veramente appesa ad un filo sottilissimo, dal momento che il Real ha ufficializzato la recompra ed è improbabile che la Juventus voglia partecipare alla potenziale asta che si scatenerà tra le big della Premier. Ma quali valutazioni bisognerebbe tenere se il giocatore ufficializzasse la propria partenza?
Innanzitutto, se la volontà dell’interessato fosse stata quella di andare, nulla sarebbe possibile fare se non accettare ed augurargli buona fortuna con una pacca sulla spalla. Chiaro, semplice, senza scappatoie. Ma, detto questo, come valutare l’operazione all’interno della quale venne inserita la oramai arcinota e fastidiosa clausola di riacquisto? La Juventus è alla stregua di un Sassuolo qualsiasi se rapportata con le big del continente? Io credo proprio di no. Prima di tutto, infatti, la società che stipulò il suddetto accordo non era quella odierna nella misura in cui aveva meno appeal, meno capacità economiche, portava avanti una fase diversa del progetto tecnico. Inserire una simile condizione era l’unica via per giungere ad un tale profilo senza doverci rimettere cifre iperboliche. Durante questo biennio il club di corso Galileo Ferraris ha parzialmente messo in piano i costi dell’operazione ed ora è pronta a reinvestire il ricavato sul mercato. Dunque, circa il passato, Marotta e Paratici meritano l’ennesimo pollice in su.
Dal punto di vista meramente tecnico, allora, Alvaro Morata lascerebbe un vuoto troppo grande? Dipende. Lo spagnolo sicuramente è un attaccante unico all’interno del nostro roster, un attaccante con una capacità di progressione sbalorditiva e mezzi tecnici di un certo spessore, capace di guizzi fulminei e di giocate di indubbio valore. Tuttavia non è ancora un bomber. Mi si dirà, ed è vero, che raramente Allegri lo ha schierato titolare, e questo è innegabile, ma se non lo ha fatto è perché probabilmente il giocatore non ha ancora la tenuta psicologica per reggere i novanta minuti in scioltezza. Alvaro Morata, inter nos, non vale ancora sessanta milioni. Il giocatore, sicuramente, deve ancora affinare taluni angoli del suo modo di giocare, sarebbe un diamante grezzo che pian piano sta imparando a brillare. La Premier sarebbe un palcoscenico confacente alle sue skills e che gli consentirebbe di avere un minutaggio più elevato. Anche se non so quanto avrebbe la possibilità affinare la propria utilità tattica poiché oltremanica, sovente, questo aspetto del gioco è trascurato. La Vecchia Signora dunque potrebbe adeguatamente porre rimedio alla dipartita del suo nueve (e a quella, altrettanto perigliosa, di Juan Cuadrado, altro maestro negli spazi ampi) ma deve avere il coraggio per cogliere al balzo il profilo migliore possibile. Nessuno deve altresì stracciarsi le vesti. Panta rei.