Ronaldo out, centrocampo asfaltato da una neo-promossa, attacco sterile, difesa bucherellata, portiere fuori di testa, terzini spompati, riserve inutili, dirigenza latitante e con idee da 2016.
Tutte le (in)certezze che la Juve si portava dietro sono deflagrate nel giorno in cui l’Icona del decennio e dell’ambizione bianconera è andato via “a tutti i costi” per “la prima squadra possibile“. Il punto è che ci restava un’unica certezza: Allegri, crollata al primo doppio colpo.
Sapevamo che non avremmo visto con Macs una squadra brillante, dinamica, ubriacante, spettacolare e dominante ma volevamo accontentarci di un Classic Allegri: efficacia, pragmatismo, calma e ognuno ai suoi posti. Calcio semplice e 3 punti di corto muso.
Allegri invece è arrugginito. E’ vero che la squadra è monca, bollita, attardata per le nazionali, mentalmente sballata e con lacune ataviche e ora travolta dallo tsunami RonaldoOut, ma i due primi flop arrivano da pugnalate inferte in due punti forti del mister scelto per guidare i prossimi 4 anni: gestione dei momenti e capacità di adattarsi all’avversario.
Gestione del momento FLOPPATA contro l’Udinese, adattamento all’avversario SBALLATO contro l’Empoli.
Non si tratta di storcere il naso per la Juve che si “abbassa troppo” in vantaggio ad Udine (il 2-0 arriva quando siamo già bassi, contro una squadra bassissima di suo), ma di criticare Allegri che non trasmette ai suoi l’importanza del momento post 0-2 e post 1-2. Il vecchio Allegri avrebbe gettato il cappotto (o la camicia) ai primi scricchiolii a inizio ripresa, prima del doppio patatrac di Szczesny. Non si tratta di crucciarsi perché l’Empoli (del buon organizzatore Andreazzoli) ci buca centralmente o ci palleggia alla prima in casa (ne abbiamo vinte a decine così), ma disperarsi perché Allegri attacca la rivedibile difesa empolese senza punte, con Chiesa e Dybala a spomparsi da 40 metri, con un terzino a fare da play accanto a due mezz’ali totalmente svagate e McKennie trequartista. Per queste cose bastava Pirlo, no?
Da difensore alla morte dei primi 5 anni di Allegri (sì, tutti e 5, anche i due post-Cardiff, con una squadra già sfilacciata che però perdeva solo al 180° contro il Real di Cristiano o vinceva scudetti a 91 punti) punto il dito SOLO sul mister. Non importa se non abbiamo un play e una punta al 30 Agosto, non importa se i 18 nazionali sono arrivati 20 giorni fa e non importa se il mercato è condizionato dal tardivo addio di Cristiano. Tutte le squadre hanno avuto un’estate di crisi e aggiustamenti, uscite e rivoluzioni, la Juve in primis, ma non c’era bisogno di essere perfetti per fare 6 punti nelle prime 2 giornate, in vista della sosta con 20 nazionali in giro per continenti e la vera partenza con Napoli, Malmoe e Milan.
Non c’era bisogno di Pirlo, Pogba e Vidal per non essere travolti nel secondo tempo da Arslan, Pereyra e Jajalo o messi in crisi da Ricci, Bandinelli e Bajrami. Non c’era bisogno di Kean o Icardi per fare qualcosa più del solletico a Vicario nel secondo tempo di una gara sotto 1-0 in casa con l’Empoli nell’anno del tuo grande ritorno.
Male, malissimo Allegri nei suoi fondamentali. Ripeto: non ci aspettavamo una partenza razzo (come quelle di Sarri, tipiche) o le soluzioni efficaci trovate da Inzaghi e Mou (con società che hanno potuto operare in anticipo rispetto alle partenze di perni come Lukaku e Dzeko) e avremmo sorriso sulla difesa “troppo bassa” a Udine o sulle “mezz’ali troppo lontane” contro l’Empoli con i 3 punti di corto muso in saccoccia. Allegri è lì per essere una guida, con qualsiasi 11 in campo, e questa guida è parsa arrugginita, non evoluta e peggiorata nei fondamentali, con una preparazione in cui ci si è divertiti con i ragazzini, si è inutilmente provato Ramsey play e il tridente Chiesa-CR7-Dybala per presentarsi fuori fase alla ripresa di Udine e impreparati, sterili e sperimentali contro l’Empoli.
Se ad una squadra da quarto posto togli “il problema” dei 35 gol stagionali il tracollo è verticale, ma non stiamo giudicando Juve-Chelsea ma due gare contro squadre in lotta per la salvezza.
La Juve ora aspetta in 2 giorni dal mercato ciò che le manca ma, con questa disorganizzazione e confusione tattica e mentale, non basterebbe il mercato del PSG per sterzare la baracca. Il mercato è perfino marginale se il lavoro dell’allenatore, sotto tutti i punti di vista, resta deficitario.
Facciamolo lavorare, ovvio. Ma il lavoro, ad oggi, non si è visto affatto e siamo già a -5 e con pochi margini d’errore nelle prossime 3 gare.
Sandro Scarpa.