Una vittoria fortemente voluta, ottenuta con i gol di Higuaín e Mandzukic nella ripresa, che capitan Gigi Buffon commenta così al triplice fischio: «È stato un successo ottenuto tra qualche difficoltà, compresa qualche assenza all’ultimo momento che non ci aspettavamo. Cuadrado, ad esempio, non era al meglio ma si è sacrificato e ha dato il proprio contributo. Ognuno di noi si è impegnato per fare più del “compitino”».
La Juve riparte con tre punti europei in casa, dopo il passo falso di Barcellona e, ancora prima, la corsa conclusa in finale nello scorso mese di giugno: «Le finali non rappresentano delusioni, bensì step ed obiettivi che ti fortificano e ti danno sicurezza per quello che sei e per la dimensione che hai. Se arrivi in Finale, vuol dire che hai gioito per almeno dodici partite. Oggi era importante tornare a vincere proprio per questo».
Infine, il capitano bianconero non può non sottolineare la grande prova di Higuaín, che ha sbloccato la partita al proprio ingresso in campo: «Il merito di questo gol è suo: oggi avevamo tutti bisogno di lui e dei suoi gol, gli faccio tanti complimenti e siamo tutti felicissimi per lui».
«Grande voglia e grande spirito»
Una partita, quella contro l’Olympiacos, che Andrea Barzagli al triplice fischio definisce: «Difficile, contro una squadra molto fisica, che si è difesa molto bene». Tre punti importanti, ottenuti dopo: «un primo tempo con un possesso palla non velocissimo, nel quale abbiamo faticato a trovare il varco giusto e abbiamo preso qualche ripartenza. Nella ripresa, però, abbiamo mosso di più la palla e con l’ingresso di Gonzalo è cambiata la partita: siamo stati bravi a sbloccarla e, una volta segnato, la sfida si è messa bene per noi».
A proposito di Higuaín, così come capitan Buffon, anche la Roccia non può non sottolineare la grande prova del Pipita: «Eravamo tranquilli perché conosciamo il suo potenziale. Non è facile per un giocatore come lui, abituato a giocare, partire in due occasioni dalla panchina, ma è entrato con lo spirito giusto ed è stato decisivo. Lui sa di poter stare tranquillo qui, e quando entra e segna siamo tutti contenti».
Una vittoria che conferma i grandi segnali lanciati dalla Juventus nel Derby: «Abbiamo fatto bene in queste ultime partite: c’è grande voglia, come sempre. Non era facile ripartire dopo una stagione impegnativa come quella passata, con la delusione della Finale di Champions e dopo tanti anni di vittorie. In queste situazioni, devi spingere molto mentalmente: noi abbiamo ritrovato lo spirito giusto, stiamo bene fisicamente e siamo molto contenti. Si gioca ogni tre giorni, però, e non c’è tempo per rifiatare: bisogna continuare così fino alla fine della stagione».
«Il gol? Una gioia immensa!»
Sono bastati pochi minuti al Pipa per lasciare il segno e cambiare il corso della partita. È stato Higuaín a sbloccare Juve-Olympiacos, propiziando la prima vittoria europea della stagione, tornando a fare ciò che sa fare meglio, gonfiare la rete: «Sono sempre stato tranquillo: ormai ho una certa esperienza in Europa, ho sempre segnato in tutte le squadre in cui ho giocato e non mi faccio influenzare dalle critiche, né da quelle positive, né da quelle negative. La cosa più importante è avere sempre fiducia in sé stessi, la testa libera e la mente fredda, lavorando con tranquillità e in silenzio: è così che si raggiungono i risultati».
Un gol, quello del bomber argentino, che vale una dedica speciale: “Il merito è di tutte le persone che mi sono sempre vicine, dandomi fiducia: la famiglia, gli amici, i tifosi e i compagni accanto a me. Mi hanno dato tutti una grinta incredibile ed il gol è stato una gioia immensa, ho vissuto uno dei momenti più belli della mia carriera. Non è stata una rivincita, oggi non ho vinto nessuna sfida: ho aiutato soltanto la squadra a vincere e tornare a segnare mi ha fatto felice».
Triste, solitario, cinico y final
Che toccasse a Gonzalo Higuain segnare il gol risolutore, era scritto nelle pieghe di una partita che si era fatta tristemente complicata, con picchi di orrido che hanno richiamato alla memoria i (ne)fasti delle gare interne contro Benfica e, più recentemente, Lione. Era solo questione di tempo, cioè di contare i minuti che mancavano al suo inserimento da parte di Massimiliano Allegri. Detto, fatto: entrata in campo al 59′ (per un Cuadrado discutibile, ma con l’attenuante di condizioni fisiche non perfette), zampata decisiva dieci minuti dopo, con tanti saluti e baci all’ottimo Proto e al resto dei greci asserragliati negli ultimi trenta metri come nemmeno gli Spartani alle Termopili.
Non servo io per spiegare l’importanza di questo gol nell’economia di un girone che lo (sfortunato) Sporting sta dimostrando molto più equilibrato del previsto e nella psiche turbata di un uomo, prima ancora che un calciatore, alla costante ricerca di un io che tende a smarrirsi forse troppo frequentemente. Soprattutto se “aiutato” da una forma fisica al limite dell’irrispettoso (e la sua conformazione corporea di base c’entra fino a un certo punto) verso chi ti ha pagato tanto e bene per fare la differenza in serate così. Un attaccante va giudicato dal peso dei gol e solo in maniera marginale dall’avversario cui li fa (queste analisi semplicistiche lasciamoli ai barsportanti di Twitter), soprattutto se si parla di Champions League: dopo la doppietta al Monaco questo è il primo gol pesante di Gonzalo Higuain nella Coppa che conta con la maglia della Juventus. Ne verranno altri se lui riuscirà a mettersi nella condizione di non dover sempre prima subire lo schiaffo di due panchine consecutive per reagire da campione qual è.
Altri, prima e meglio di me, hanno spiegato diffusamente perché continuare ad avere fede e a non considerarlo per forza di cose un problema: stasera è toccato a lui cominciare a dimostrare di meritare fiducia nonostante questo faticoso inizio di stagione. Che potrebbe, finalmente, aver preso la piega che tutti aspettiamo. Perché il final, anzi la final, non sia più così triste. Per noi e per lui.
Claudio Pellecchia.