One more year? Sì e no a Caceres

Di Massimiliano Allegri tutto si può dire tranne che non sappia le reali potenzialità (e, si conseguenza, l’importanza nell’economia di squadra) di ogni singolo membro del gruppo di giocatori che ha a disposizione. Per questo non dovrebbe stupire che sia stato proprio lui a spingere con la dirigenza per rinnovare il contratto a Martin Caceres. Seppur di un solo anno, a cifre contenute e con bonus legati alle presenze

Un gesto di grande riconoscenza nei confronti di un ragazzo che, a dispetto di qualche gimcana fuori dal campo non proprio da professionista, ha sempre risposto presente quando è stato chiamato in causa. Ma anche la soluzione più logica per evitare, un domani, di doversi pentire nel constatare di aver regalato, magari a una diretta concorrente, un giocatore sul cui valore non si dovrebbe nemmeno cominciare a discutere.
Perché Martin Caceres è un gran giocatore. Un difensore che sarebbe titolare fisso quasi ovunque e che a Torino fa la riserva solo perché davanti ha la difesa titolare della Nazionale e perché, di tanto in tanto (forse troppo), si ritrova a dover pagare il tributo a una fragilità fisica difficilmente spiegabile. Sia con la preparazione di Conte che con quella di Allegri.
Ma diamo un’occhiata ai numeri. Nella sua seconda vita bianconera (quattro stagioni e mezza) l’uruguagio ha disputato 87 partite (62 in campionato, 10 in Coppa Italia, 15 tra Champions e Europa League) segnando 6 gol. Molti dei quali belli e importanti, come la doppietta al Milan nella sua prima gara di Coppa dopo il ritorno nel gennaio 2012, la rete grimaldello contro l’Inter nel 2-0 di qualche mese più tardi, addirittura due al Napoli in gare diverse (20 ottobre 2012-9 gennaio 2015) ma ugualmente importanti. Siamo nella media delle 20 gare a stagione: l’assoluta normalità, al netto della fragilità muscolare, per una riserva.
E che riserva: tempista nell’anticipo, bravo a tenere nell’1vs1 tanto nel breve quanto sull’allungo, uno dei pochi nel reparto a non andare in difficoltà quando si passa dalla difesa a tre a quella a quattro, ottima tecnica di base che, unita alla duttilità innata, gli consente di tornare buono tanto da terzo centrale quanto da esterno a tutta fascia (come nel primo 3-5-2 contiano). Errori? Pochi: grave quello che permise, nella Champions del 2013 culminata nell’omerica nevicata di Istanbul, a CR7 di pareggiare il rigore di Vidal (gara poi finita 2-2), dimenticabile la diagonale sbagliata che consentì a Sansone di freddare Buffon in un Parma-Juve 1-1. Poi tanta concretezza e solidità, condito da quel rigoroso silenzio nei periodi di panchina e tribuna che ne fanno il ricambio di lusso che tutti gli allenatori vorrebbero avere. Allegri compreso.
Ecco perché l’eventuale rinnovo, a certe condizioni, appare un atto dovuto. Caceres ha già dimostrato di essere da Juve. Deve solo continuare a farlo.

NO MORE MARTIN

Giacomo Scutiero

Un anno fa scrivevo che l’uruguagio è un dodicesimo uomo di alto livello tecnico-tattico. Non faccio dietrofront, ma non può esserlo a vita. L’ho soprannominato razzo senza base: graffiato, soddisfatto, ricaduto, singhiozzato, sfigato, fesso.

La provocazione
Paolo DE CEGLIE inizia a giocare nella Juventus in Serie B e da lì conta sette stagioni in bianconero, di fatto mai con la maglia di titolare:
128 presenze – 7584 minuti (59.2′ medi/90)

Martín CÁCERES è alla sesta annata a Torino, di fatto mai (se non la primissima stagione con Ciro Ferrara nel 2009) con la maglia di titolare e il più delle volte NON perché l’allenatore non l’avrebbe schierato:
110 presenze – 8094′ (73.5′ medi/90)

L’accostamento non è ardito, è folle: il sudamericano è N volte migliore del torinese per tecnica, tattica, esperienza, fisico, eccetera. E seppur giochi di rado, quando è chiamato in causa offre performance di livello alto e mediamente per oltre 3/4 di gara.
Il «Però» è pesante: Cáceres è quasi totalmente inaffidabile. Ancora ricordo a memoria il messaggio Whatsapp di una mia amica di Moncalieri: «Vedessi come è conciato stasera al Cacao Disco Club…».


La «continuità» in campo

Infortuni


La «continuità» extra campo
2013→ Passa il semaforo lampeggiante arancio e colpisce un’auto con tre giovani: trauma cranico e taglio in testa per lui, Porsche distrutta e ingresso della metropolitana danneggiato
2014→ Non dà la precedenza a un incrocio, tamponamento senza conseguenze
2015→ Dopo una serata andata per le lunghe, va fuori strada e si schianta alla fermata dell’autobus: lui illeso, palo giallo divelto


Nell’ultimo caso off-limits, cinque mesi fa, la Juventus ha preso provvedimenti mettendolo fuori rosa:«Cáceres ha fatto una cazzata ed è stato giustamente punito. Quando un giocatore è fuori (era al solito infortunato, ndr), deve pensare solo a guarire e recuperare» (cit. Pavel Nedvěd).
A febbraio dicevo che Martín ha un’unica chance di permanenza: il rinnovo del contratto in bianco nel senso che la Juve decide su tutto, durata e cifra (minima). L’attuale scade il 30 giugno e lui può recuperare dall’infortunio non prima di luglio, vedremo…

Due righe non disfattistiche? Nella rosa bianconera è uno dei pochi ad aver vinto la Champions League: gli altri sono Evra, Khedira, Morata e Mandžukić. Qualcosa può voler dire, ma giustamente questo lo ricordano solo io e pochi altri.