Non sappiamo se Allegri ha fatto quel che fece due anni e mezzo fa Van Gaal: chiamare Evra per convincerlo, per tentare la trattenuta. All’epoca dell’addio ai Red Devils, Patrice è corteggiato anche dall’Inter, in barba ai media che gli destinavano “ex giocatore” e “rincalzo” a più non posso; viene da due stagioni nel suo Manchester United con 87 gare all’attivo e 88’ minuti medi in campo per ogni gettone di presenza, nella seconda delle due stagioni è ancora il primo difensore della squadra per recuperi palla. Più titolare di così… Tanto da meritarsi appieno dal club il bonus fedeltà di due milioni di euro, a fronte di otto anni di onorato servizio.
Fatto il cappello, vado sul personale.
Quando penso a Evra, il primo attributo che balena è avveduto. Paradossale per tutti quelli che gli danno del fesso quando a 17 anni sceglie Marsala (27 presenze e 6 reti in una stagione) e la Serie C invece dello stage al nobile Torino.
La migliore sensazione provata
da quando gioco a calcio
è stata la firma
sul primo contratto da professionista
Se Patrice Evra sbarca a Torino, molto del merito pare sia di Antonio Conte: “Mi volle a tutti i costi”. Conte, che dopo pochi giorni scappa dal ritiro per far posto ad Allegri. Finisce comunque nel pezzo di Tuttosport: dopo tre mesi di Juve, “Evra non decolla e alla società costa 8 milioni annui… Meglio Padoin”.
A proposito di giornali, il francese è uno dei pochi esempi di calciatore che rilascia interviste franche ed interessanti. Dopo Juve-Monaco, quarti di quella Champions goduta fino alla finale, confessa di aver “percepito molta ansia nei compagni (la squadra sbaglia una montagna di passaggi)”. Arriva Berlino e lui non vuole sentire ragioni sul Barcellona imbattibile: “Chi pensa questo, lo dica al mister e stia fuori”.
Dunque, preteso da Conte e innamorato di Allegri. Descrive Max come un tecnico raro, perché capace di inventare sempre qualcosa che fa la differenza. La lode più sperticata fa riferimento al dopo Dortmund: “Tutte le cose che illustrò sul Borussia le ho riviste in campo. Incredibile, non mi era mai capitato con un allenatore”. Lui, che allenatore sarà, Ferguson et orbis dicunt. Sir Alex conosce bene il calciatore e l’uomo: “Sa parlare alle persone, ha carisma nel trasmettere la sua passione agli altri”. Trasporto che a Torino assimila da capitan Buffon: “Vinciamo comunque”; titubava per lo shock post Conte, lui cui era andata malino con Moyes a Manchester.
Alla Juve si corre
anche quando si dorme
Assimila bene il nostro, perché uno dei più netti colpi d’orgoglio post Sassuolo (Juve 15ª in classifica) è roba sua. Insomma, ragazzi, normale buttare un campionato così? Con tutto il rispetto per Fiorentina, Inter (in testa in quel momento)…
La seconda stagione è di alto livello, benché il leitmotiv fu, è e sarà il mancato calcio al pallone di Monaco di Baviera. Gli ultimi giorni del 2015 scrissi che Alex Sandro avrebbe dovuto “sopportarlo”, perché Zio Pat performava da ventenne con la saggezza del quarantenne (e aggiunsi che, però, il titolare dell’anno successivo sarebbe stato senz’altro il brasiliano: la parabola era sotto gli occhi di tutti).
Avveduto, ho scritto. E concentrato. E professionista.
Di Evra conservo tante cose belle, quasi esclusivamente quelle belle. E comunque pregne, intrise di significato. Trascendendo dalle cose di campo, non si può dimenticare l’endorsement al calcio italiano: “Chi lo critica, spero venga a giocare qui. In Inghilterra si fa boxe, qui c’è intelligenza e talento”. Come sarà impossibile scordare il suo turbato possesso palla al contempo dell’attentato a Parigi.
La partenza nel mercato di gennaio è un fulmine a ciel sereno: non pronosticabile, non spiegabile se non a posteriori. Sapremo. Per ora viviamo nella coscienza che la sua esibizione 2016/17 non è congrua a quella 2014-16. Ciò non cancella il biennio e la carriera tutta. E la persona, semplicemente meravigliosa.
Giacomo Scutiero.
Profilo di Sead Kolašinac, velocità e irruenza per la Juve
Sead Kolašinac, classe 1993, mancino, di nazionalità bosniaca ma nato in Germania, gioca da sempre nello Schalke 04, che lo ha cresciuto nel suo florido settore giovanile. Sead ha seguito la trafila delle rappresentative giovanili tedesche fino all’Under 20, ma poi ha scelto come nazionale di appartenenza quella del suo paese d’origine, con la quale ha già accumulato una buona esperienza internazionale (ad oggi 22 presenze a partire dal 2013) e di cui è ormai titolare fisso, come terzino sinistro o all’occorrenza centrale difensivo.
Volendo partire dal classico e semplicistico “assomiglia a”, lo si può paragonare fisicamente a Branislav Ivanovic del Chelsea: grazie a una struttura fisica molto massiccia e compatta, spadroneggia nei duelli fisici, ma al tempo stesso il baricentro molto basso e la grande forza nelle gambe gli permettono una sorprendente velocità per la sua stazza, e una discreta efficacia nel gioco aereo. Rispetto a Ivanovic gli fa difetto, ovviamente, la morbidezza di piede, e in questo si avvicina maggiormente a Lichtsteiner: nel primo controllo e nelle giocate con il piede debole è più sicuro ed efficace rispetto allo svizzero, con cui condivide però una notevole imprecisione nei cross e una gestione del pallone abbastanza scolastica.
Nel corso degli anni è sempre stato qualificato come specialista difensivo, da utilizzare indifferentemente come centrale o laterale sinistro nella difesa a quattro, grazie alla sua irruenza, forza fisica, velocità in progressione e a una notevole applicazione difensiva, che gli permettono di rimediare a errori di posizionamento dei compagni o a recuperare su avversari lanciati a rete. L’irruenza di Kolašinac è anche il suo principale tallone d’Achille, visto che ha la tendenza a entrare sempre forte sull’uomo, spesso in scivolata o comunque con interventi “robusti”, piuttosto che a temporeggiare; una caratteristica che in un calcio fisico come quello inglese o tedesco è perfetta, ma che nel campionato italiano, dove viene fischiato (e ingigantito dagli avversari) ogni minimo contatto, potrebbe causargli non pochi problemi.
Nell’autunno del 2016 lo Schalke è passato definitivamente al 3-5-2, e apparentemente questa mossa pareva relegarlo al ruolo di centrale difensivo sinistro, lasciando al più quotato e talentuoso Abdul Rahman Baba il ruolo di esterno di centrocampo a tutta fascia: sorprendentemente, però, è stato proprio il bosniaco a prendersi il posto da titolare, sfoderando prestazioni eccellenti e inattese.
Così come capitato a Lichtsteiner allorché Antonio Conte virò sul 3-5-2, Kolašinac si è dimostrato perfetto per il ruolo: è veloce, aggressivo e costante nell’attaccare lo spazio, e si è rivelato anche sorprendentemente freddo e attento in area di rigore (due gol e tre assist in sette partite); al tempo stesso, però, non ha dimenticato le sue caratteristiche difensive, e la sua vigilanza sulla fascia sinistra permette allo Schalke di bilanciare una formazione che è molto più offensiva sulla destra, dove utilizza giocatori più d’attacco come Bentaleb e Schöpf.
Non è quindi sorprendente che la Juve sia interessata a un profilo del genere: un nuovo Lichtsteiner sulla fascia mancina, in grado di ricoprire indifferentemente tre-quattro ruoli (esterno sinistro e centrale difensivo sinistro nel 3-5-2, laterale e centrale sinistro nella difesa a 4); non un titolare, visto che gli mancano qualità per essere il laterale e centimetri per essere il centrale titolare di una squadra di altissimo livello, ma un perfetto primo cambio sia di Alex Sandro che di Chiellini.
Il fatto che sia in scadenza contrattuale può rivelarsi un boomerang, visto che nell’estate si sono interessati a lui anche danarosi club di Premier League (in prima fila il City), ma al tempo stesso il fatto che lo Schalke abbia comunque in rosa un ottimo giocatore sulla fascia sinistra (il già citato Baba) e un settore giovanile molto prolifico, potrebbe convincere i tedeschi a lasciarlo partire anche a Gennaio, nonostante sia un titolare.
Ecco i dati statistici salienti di Kolašinac in questo inizio di stagione ed il suo rating Whoscored che lo pone tra i top 10 di Bundesliga.