Quando c’è bisogno di lui, la sua risposta è una e una sola: “Presente”. Sarà per questo che ieri, quando ha trafitto con un preciso rasoterra il portiere del Palermo, il boato dello Stadium è stato particolarmente intenso: Simone Padoin è amatissimo, da tutti. E oggi ricorda quei minuti fantastici, contro il Palermo: «Sono state sensazioni incredibili: mi ha colpito il grande affetto dei miei compagni, e anche il grido del pubblico. Sono contento di essere apprezzato, il fatto che i tifosi comprendano che do il 100% per dare una mano alla squadra è davvero bello».
Padoin è cosciente che questo sia un momento particolare, per la squadra, per tutto il popolo bianconero, ma anche e soprattutto per lui, che finora ha vinto tutti e quattro gli Scudetti consecutivi: «Sono consapevole che il quinto titolo sarebbe straordinario: sappiamo che la storia è lì, e adesso dobbiamo andare a prendercela. Faccio parte di una società incredibile, il cui unico obiettivo è vincere, e ringrazio per l’opportunità che ho di essere qui».
Un’opportunità che Simone si guadagna ogni giorno, con il suo lavoro e per come interpreta il suo modo di giocare: «Ho sempre cercato di dare una mano alla squadra, adattandomi nei vari ruoli. Serve molta testa per capire che il primo obiettivo è essere utili ai compagni: mi rende felice che gli allenatori apprezzino la mia duttilità».
Per “andare a prendersi la storia”, come dice lui, l’ingrediente fondamentale, mai come ora, è la concentrazione: «Non abbiamo ancora vinto nulla, siamo a buon punto e questo nessuno lo può negare. Dobbiamo portare a casa il prima possibile quei sei/sette punti fondamentali, a partire dalle partite contro Lazio e Fiorentina, in modo da poterci concentrare poi su un altro traguardo importantissimo, la Finale di Coppa Italia».
Traguardi da raggiungere e, nel caso, da dedicare a due compagni speciali: «Lavoriamo per vincere e dedicare gli eventuali successi a Marchisio e Caceres». Un infortunio, quello di Claudio, che ha colpito tutti: «Dispiace sempre moltissimo quando accadono queste cose, particolarmente a ragazzi d’oro come lui – racconta Pado – Dalla panchina non ci siamo subito resi conto della gravità della situazione, poi quando abbiamo visto che non si rialzava e chiedeva l’aiuto dei medici ci siamo preoccupati. È una bruttissima tegola, adesso dobbiamo laurearci campioni e dedicare a lui e a Martin lo Scudetto»