Buffon 6,5
Annata da portiere normale, senza grossi errori ne miracoli.
Valore assoluto nello spogliatoio.
Voto agli ultimi 17 anni: 10.
Gigi è stato juventino più di tutti negli ultimi 6111 giorni, ha difeso la porta, ha difeso la Juve. L’ha fatto sempre e comunque fregandosene dell’etichetta, degli elogi esterni, resistendo alla tentazione di voler essere per forza simpatico a tutti. E stato sincero, è stato fallibile, è stato uomo. È stato uno di noi, il nostro amico, nostro figlio o il ricordo che abbiamo di nostro padre che non c’è più. Siamo cresciuti con lui, siamo diventati grandi, uomini, forse invecchiati, coi nostri capelli a diventare grigi insieme ai suoi. Nel frattempo è stato anche uno dei migliori portieri che il mondo abbia mai visto e noi abbiamo avuto la fortuna di averlo potuto fare da vicino. Normale e fenomeno, uomo e campione.
È stato il nostro capitano.
De Sciglio 6
Scommessa di Allegri, trova un ambiente che è il paradiso del giocatore italiano. Si guadagna spazio tra un acciacco e l’altro. Ha buoni piedi e discreta tecnica ma è circondato dalla sindrome dell’aspettativa bassa, talmente bassa che ci si stupisce anche per una sponda a 2 metri fatta bene. Offre alcune garanzie per adesso, vedremo se saprà fare il salto di qualità mentale definitivo l’anno prossimo.
Chiellini 8
Autorigenerazione. In qualche modo Giorgio riesce a rinascere sempre quando sembra sull’orlo di crollare, un’araba fenice in loop. Nel momento di maggiore difficoltà del campionato ha alzato un muro assieme a Benatia. Non ha mai lasciato la squadra, anche quando non è potuto entrare in campo, e quella corsa zoppa sotto la curva dei tifosi a SanSiro al gol di Higuain rimarrà uno dei suoi gesti tecnici più apprezzato. Degno erede della fascia da capitano.
Benatia 7,5
Campionato strepitoso del marocchino con qualche macchiolina che gli costa mezzo voto tra un retropassaggio uscito male che finisce nei piedi di Schick e un’amnesia su Koulibaly. 2 distrazioni non da poco ma che non cancellano il resto delle prestazioni. Se Allegri poi si decidesse a far giocare più alta la Juve, permettendo a Medhi di giocare più d’anticipo, diventerebbe quasi insuperabile.
Pjanic 7,5
Cala nel finale e rimangono negli occhi alcune prestazioni trascinate ma non va dimenticata la prima parte dal rendimento elevatissimo. Con la partenza di Bonucci gli è rimasta l’incombenza totale di far girare il pallone, non a caso è stato spesso più facile avvistarlo sulla linea difensiva che sulla trequarti, dove molti aspettavano di vederlo come si aspettano le megattere sul lago Trasimeno: invano.
Khedira 7
Nel tabellino la sua migliore stagione, gol pesantissimi e prestazioni decisive mischiate con assenze ingiustificate in un’alternanza tra il nascondino e 1-2-3 stella, entrambe discipline in cui si è dimostrato campione.
Cuadrado 7,5
2 mesi di assenza che sono sembrati 2 anni, ha regalato brio, giocate, inventiva, disordine organizzato, tutto. Ha riaperto il campionato mentre eravamo ad un cm dal baratro in una serata milanese da brividi. Da sviluppare, seppure con qualche accorgimento il suo impegno come terzino destro.
Marchisio 5,5
La sua stagione più difficile, ai margini della rosa, straniero in casa sua. Scivolato nelle preferenze del mister ha saputo essere professionista in tutto.
Nel frattempo ha imparato a farsi dei selfie inimitabili.
Higuain 8,5
Il voto va modulato con la posizione “leggermente” arretrata che Allegri gli ha fatto tenere, quasi da mediano in alcune situazioni. Gonzalo ha risposto da campione vero e totale, da capitano: si è preso il reparto sulle spalle, è stato tra il buffo e il commovente vederlo andare spesso a fare pressing per poi avvelenarsi quando, girando la testa, si accorgeva di essere il solo. Gol fondamentali, perché questo è Gonzalo Higuain, un congresso carnale col pallone esploso in rete: a Napoli (con esultanza) la doppietta col Milan e il gol scudetto contro L’inter, quando tutto stava per finire.
Dybala 7,5
Che inizio, a razzo tra triplette, gol decisivi e mira da american sniper. I ritmi surreali e innaturali dei primi tempi sbiadiscono e lo riportano sulla terra. L’annata è un saliscendi strano, con la fatica di trovare la posizione in campo, 2 rigori che potevano uccidere il campionato in culla e la ricerca del pallone svolta con spirito pionieristico, di chi esplora nuovi territori, tipo la sua trequarti difensiva. Si è perso e si è ritrovato. Segna uno dei gol scudetto, tramutando miracolosamente una partita orrenda (di tutta la Juve, non solo sua) in una delle serate che svoltano il torneo: parliamo ovviamente del gioiello all’olimpico contro la Lazio.
Douglas Costa 9
Il vero uomo scudetto, dei gol pesanti, dei cambi di passo, generatore automatico di assist H24.
Uomo scudetto dell’ultima ora però, perché nella prima soffre a trovare spazio, Allegri lo vede e non lo vede e spesso lo lascia a maturare in panchina (temevamo marcire a un certo punto). Noi invece l’abbiamo sempre visto e spiato eccitati come Alvaro Vitali si guardava la Fenech non vedendo l’ora che si spogliasse: Edwige per fare la doccia, Douglas per entrare in campo.
Alex Sandro 4,5
Maglia nera senza troppi discorsi. Rendimento ben sotto il potenziale, qualche scintilla qua e là ma il motore non si accende mai davvero. Inefficace davanti, sbadato dietro, il più delle volte. Non sappiamo ancora cosa sarà del suo futuro, ma di certo se deve restare così è un boomerang avvelenato per lui e per la squadra.
Matuidi 6,5
Corre corre corre come Georgie sul campo, sminato. Ha il merito di entrare subito nelle grazie del mister. Recupera palloni, presta km ai suoi compagni, 1 cervello, 4 polmoni e 2 cuori. Chiedergli di avere anche 2 piedi educati pareva troppo.
Barzagli 6,5
Da quando è alla Juve forse è la prima volta che ci siamo interrogati sulla sua età. Qualche scricchiolio, sinceramente. Utilissimo per la tenuta mentale che ha mostrato nei momenti difficili, se l’è cavata spesso di esperienza.
Mandzukic 5,5
Si gioca in volata la fascia del peggiore (tra quelli più impiegati) con Sandro. Probabilmente scarico di motivazioni non ha mai ritrovato quel passo che lo avevano reso insostituibile l’anno scorso, tranne in qualche serata di Champions’ dove ha dimostrato di essere animale per quella competizione.
Howedes sv
Ingiudicabile perchè 3 presenze sono troppo poche per valutarlo. Ha passato in infermeria più tempo lui del medico, ormai conosce il JMedical come le sue tasche. La sostanza c’è e ci si potrebbe fare affidamento, se il fisico lo sostenesse, ma è un se grosso come tutto lo stadium.
Asamoah 7
Ci mancherà e sorprende dirlo, non tanto per la qualità che ha sempre mostrato di avere ma perché qualche stagione fa credevamo di averlo perso agonisticamente parlando (gran lavoro del JMedical, va detto, quasi una risurrezione). È stato il ruotino perfetto in sostituzione di un Alex Sandro il più delle volte sgonfio e floscio e nei mesi si è guadagnato con merito la maglia da titolare. Affidabile come terzino, usato garantito e tagliando, soprattutto sempre presente, con la testa al contrario del brasiliano. Le sue lacrime nel giorno dell’addio sembrano far capire che, fosse dipeso da lui, sarebbe rimasto alla Juve fino alla pensione ma i piani sono stati altri, e i soldi offerti altrove sono stati tanti. Buona fortuna Kwadwo, un’ovazione allo stadium anche da avversario non te la toglierà mai nessuno.
Szczesny 7
Il simbolo della programmazione Juve è nel passaggio di consegne tra Buffon e il polacco: detto-fatto. Senza telenovele infinite e botte di sentimentalismo che pagano solo fuori dal campo. Szczesny detto “coso” si è dimostrato affidabilissimo, in grado di sostituire alla grande il numero 1 senza farlo rimpiangere, anzi, mostrando quella reattività e prontezza nelle uscite che ultimamente stava mancando in maniera sensibile a Gigi. E come dimenticare l’apparizione al ceco Schick sulla via di Venaria quando ormai eravamo già tutti pronti al peggio?
Rugani 5,5
Avremmo voluto dargli la sufficienza di stima, ma sarebbe stato davvero troppo. Se avete seguito le pagellibus durante l’anno sapete che la stima nei suoi confronti è smisurata, ma ancora non ci siamo per la promozione, ci vuole di più. Doveva essere l’anno della definitiva affermazione invece viene rimandato, con poche materie per carità, ma sempre rimandato. Ha sofferto in alcune partite anche avversari modesti, sembra non aver ancora raggiunto il giusto livello di figliomignottaggine necessaria per uno che di mestiere fa il difensore. L’anno prossimo sarà quello definitivo: o si guadagna la Juve o se la perde. I difensori sono come i vini, se buoni migliorano col tempo. Teniamolo ancora in cantina a sto ragazzo.
Lichtsteiner 6
Buffa la vita: una stagione passata a dare l’addio al calcio in tutti gli stadi d’Italia per poi scegliere il posto migliore, lo Juventus stadium. In campionato è stato spesso da mani nei capelli e procurata blasfemia, con chiusure sbilenche e cross sparati in orbita, in CL invece ha dato il meglio.
2 perle nella sua gara d’addio: il rigore sbagliato col portiere in volo già da un quarto d’ora, la geniale uscita dal campo autoimposta a cambi esauriti per prendersi la meritata standing ovation. Meritata sì, perché 7 anni fa mai nessuno sarebbe stato così folle da immaginare che lo avrebbe visto alzare 14 volte un trofeo con la nostra maglia. Ciao Stephan, grazie di tutto
Sturaro 5
Non è da Juventus e quest’anno le categorie di differenza coi compagni sono state evidenti. Ho visto cani al parco avere un controllo palla migliore del suo. C’è anche da interrogarsi sul perché della sua involuzione pazzesca; che non fosse un fenomeno si sapeva, ma nemmeno il Fedez coi piedi fucilati che abbiamo visto quest’anno.
Bentancur 6
Sedotto e abbandonato, Allegri prima lo lancia poi lo nasconde e, come accade spesso alle cose nascoste, se ne dimentica. Il giocatore c’è.
Bernardeschi 6,5
Qualità tecniche evidenti e lo sapevamo già, nella stagione ha messo in mostra anche quelle morali di ragazzo sempre sul pezzo, concentrato, che ha capito subito cosa significava stare alla Juve. Impressionante anche l’apporto quando ha giocato, assist e gol, mai banali, mai inutili. Peccato l’infortunio nel momento topico, ma è uno su cui basare il prossimo gruppo di senatori.
Allegri 7
Scudetto, coppa Italia, in Europa è uscito col Real, cosa del tutto plausibile. 2 su 4 (se consideriamo anche la supercoppa): ha ragione lui, come sempre ha ragione chi vince, specie se lo fa per il quarto annido di fila.
Aveva la squadra più forte e l’obbligo di vincere, c’è riuscito, bravo. Bravo davvero perché vincere anche quando sembra facile è pur sempre un merito.
Bravissimo ad uscire indenne dalla tempesta in cui lui stesso si era cacciato con schieramenti discutibili e gestioni cervellotiche delle partite. Questo è puro succo di Allegri: creare problemi che lui solo sa e può risolvere.
È stato, per sua stessa ammissione lo scudetto dell’orgoglio. Cosa resta dopo l’orgoglio? un pugile suonato, che ha vinto grazie ai nervi e a forze che non sono più solo fisiche. L’orgoglio è la spia della benzina, quei pochi litri che ti rimangono quando hai finito tutto il resto.
C’è da lavorare quindi per il futuro. Non sempre ci capiterà di affrontare una squadra forte sul campo ma debole mentalmente come il Napoli (a cui vanno i complimenti per aver tenuto vivo il campionato ed essersela giocata alla grande) che si squaglia sul più bello, a un cm dall’obbiettivo.
La società sembra decisa a continuare con lui. Se è così si soddisfino le sue richieste, si prendano giocatori soprattutto di qualità, perché è su quello che la nuova Juve di Allegri baserà il suo gioco.
E se dovessi fare una richiesta ad Allegri sarebbe questa: Max, troviamo la quadra prima di gennaio 2019. Non buttiamo via un’atra volta mezza stagione.
PS siamo giunti alla fine di questa stagione intensa, snervante, fatta di emozioni, di lacrime e sangue, di notti insonni per la gioia o per il rosicamento.
52 partite vissute insieme, 52 PAGELLIBUS.
Grazie a tutti, a chi ha letto, a chi ha voluto commentare, a chi ha fatto apprezzamenti, a chi ha criticato, a chi ha insultato, a chi “ma che partita hai visto?” grazie agli haters e ai lovers… è stato tutto utilissimo, davvero.
Grazie a Juventibus, luogo libero in cui c’è spazio per le opinioni di tutti e un saluto a chi ha dovuto cambiare casa, città nome e lavoro dopo l’articolo del tardo impero: ciao Mattia, ovunque tu sia, come Jack Folla continua a parlarci!
Grazie di cuore a chi mi ha messo qua, ad Alexander Supertramp per le copertine e alla chat di Juventibus, vera fucina di stimoli e profonde analisi quotidiane sui massimi sistemi.
Grazie a Dario, Andrea, Lazar, Fabio, Vincenzo, Davide, seconda famiglia di gente sparpagliata sul territorio come satelliti.
Ci si vede in giro più vecchi, fino alla fine forza Juventus.
Il pagellone dei campioni
Premessa: non ci sono parole che bastino per descrivere una società che riesce nell’impresa di trionfare per 7 anni consecutivi nel massimo campionato italiano e 4 volte consecutive nella Coppa nazionale. Nel 1995 io avevo 4 anni e ancora non sapevo bene che forma avesse il pallone; nello stesso momento Gigi Buffon esordiva in Serie A. Ora ho 27 anni e per me il calcio senza Buffon non è mai esistito. Mi mancherai Gigi.
#1 GIANLUIGI BUFFON voto 9,5: sesto ed ultimo anno da capitano che lo porta ad entrare nel Mito con il settimo scudetto di fila (11esimo in carriera con la Juve). Un anno difficile: un lungo infortunio e due delusioni parecchio scottanti, vedi Svezia e Madrid. La possibilità negata di poter essere l’unico a partecipare per 6 volte alla Coppa del Mondo e lo sfogo post Madrid la dicono lunga sulle difficoltà emotive per un pluricampione, che, a 40 anni, non riesce a lasciare quella porta a cui dà le spalle da quando ne aveva 12. Ciononostante lotta come un guerriero ed è sempre l’ultimo a mollare, trascinando il gruppo, da vero capitano, al quarto double di fila. Non sarà mai la stessa cosa senza il miglior portiere della storia del calcio a difendere la tua porta. UN1CO
#2 MATTIA DE SCIGLIO voto 7-: fascite plantare e acciacchi vari limitano le sue presenze in maglia bianconera. Riesce a comunque a far vedere il potenziale per cui è stato acquistato, impreziosendo la sua stagione con il primo goal in serie A. Il “ritrovare sé stesso” è appena iniziato. Ci si aspetta molto da lui. IL FU MATTIA DE SCIGLIO
#3 GIORGIO CHIELLINI voto 9+: il vero leader di una difesa che è stata criticata tanto, soprattutto dopo la partenza di Bonucci. Spirito di squadra e abnegazione vanno a nascondere i limiti tecnici e, quando non è in campo, la sua assenza si sente tantissimo. Erediterà la fascia da Gigi con grande merito. GORILLA CAPITANO
#4 MEDHI BENATIA voto 8-: la cessione di Bonucci gli dà grande spazio e responsabilità. Le sue prestazioni però, peccano di discontinuità, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione. Ciò risulta evidente agli occhi di tutti nella seconda parte della stagione, tant’è che Allegri “lo manda al prato” come i cavalli che hanno bisogno di rifocillarsi. Compensa le volte in cui (suo malgrado) è stato decisivo nella nostra aerea, con le volte in cui lo è stato nell’aerea avversaria, totalizzando ben 4 goal. SPIRIT CAVALLO SELVAGGIO
#5 MIRALEM PJANIC voto 8+: padrone di un centrocampo in cui spesso e volentieri gli vengono affiancati due incontristi, è responsabile dell’intera fase di costruzione dell’azione. Quando non è in giornata ne risente pesantemente la qualità del gioco e il rendimento di tutta la squadra. Maestro dei calci piazzati e del cartellino giallo inutile. Da lui ci si aspetta un salto di qualità che lo proietti nei top europei in quel ruolo, mentre spesso si limita a ripulire l’azione. LAVATRICE
#6 SAMI KHEDIRA voto 8: stagione quasi impressionante se si parla di inserimenti senza palla e finalizzazione dell’azione (9 goal all’attivo); il voto scende per quanto riguarda costruzione del gioco e rapidità nel capovolgere l’azione. Forse colpa anche del fatto che, in un centrocampo a 3, fa da alter ego a Matuidi. PASTORE TEDESCO
#7 JUAN CUADRADO voto 8: il suo ritorno dall’infortunio è manna dal cielo per Allegri che pur di farlo giocare lo schiera anche terzino (e quasi non ci costa lo scudetto). I suoi spunti e la sua velocità, nonché i suoi goal, smuovono una Juve parsa compassata nella fase cruciale della stagione. PANITA
#8 CLAUDIO MARCHISIO voto 7: un’altra stagione in cui non raggiunge neanche il 50% di presenze. Gli viene spesso preferito anche l’ultimo arrivato Bentancur. Tutto ciò dipende sicuramente da una condizione fisica non ancora ottimale ma anche dallo scarso rendimento. Fa male vederlo così per chi ricorda il principino dei primi 4 anni. Le voci su una sua possibile partenza si fanno sempre più insistenti; la cosa sicura è che ha bisogno di una scossa. PRINCIPE CERCA MAGLIA
#9 GONZALO HIGUAIN voto 8,5: un netto calo in termini di media-goal e prestazioni da top nel ruolo per il Pipita, ma, quando il pallone si fa pesante, la butta sempre dentro e dipinge di bianconero dei fortini ostici come San Siro, Wembley e il San Paolo. Lo vogliamo vedere meno regista d’attacco e più cannibale dell’area di rigore. SAZIO
#10 PAULO DYBALA voto 8+: un avvio di stagione strepitoso che fa brillare gli occhi al mondo intero. Si sprecano paragoni con i più grandi di oggi e di ieri mentre il Gioiello bianconero trascina la Signora a suon di triplette. Poi un calo e un infortunio calmano il fervente spirito dell’argentino. Quando sembra aver ripreso per mano la squadra, si autoesclude sul più bello (quarti di Champions contro il Real) con una stupida espulsione e conseguente squalifica. MAI UNA JOYA
#11 DOUGLAS COSTA voto 9: passato il periodo di ambientamento Allegriano dei primi mesi, che, in questi anni, non ha risparmiato nessuno, il brasiliano diventa un’arma letale. Spacca le partite con velocità, tecnica e assist formidabili. Quelli che “se era buono Ancelotti mica ve lo dava” devono ricredersi. E’ in grado, da solo, di portare in fondo la stagione di una Juve visibilmente senza energie. FLASH
#12 ALEX SANDRO voto 7,5: con lui in campo la Juventus quest’anno non ha mai perso un incontro in Serie A. Fin qui sembra un’ottima cosa, se non fosse che, nelle partite che contano, gli viene preferito Asamoah. E queste non sono scelte scellerate di Allegri, come si può pensare, perché il brasiliano è solo un lontano parente di quello ammirato gli scorsi anni. E’ da un annetto che si vocifera della sua voglia di partire e forse per la Juve ci sarà aria di grande rinnovamento delle fasce. SAUDADE
#14 BLAISE MATUIDI voto 8-: arrivato tra lo scetticismo dei più, viene più rimpianto a Parigi che acclamato a Torino. L’impatto fisico sul campionato è devastante: Allegri ne è innamorato per la professionalità e lo stakanovismo. Alla lunga, però, vengono fuori dei limiti tecnici che non possono essere sottovalutati in un centrocampo che, come detto per Khedira, mostra delle inadeguatezze. Il pirotecnico avvio di stagione lo si ritrova solo in un video dei festeggiamenti “Comme on dit des feux d’artifice en italien”. BRUTTO ANATROCCOLO
#15 ANDREA BARZAGLI voto 8: l’arrivo di Howedes e l’ormai scarso uso della difesa a 3 presagiva un impiego con il contagocce per l’ormai 37enne toscano. Infortuni dei compagni e scelte tecniche dovute al sempre affidabile rendimento di Andrea, gli fanno collezionare ben 38 presenze stagionali. In alcune si è notato il sopravanzare dell’età (per sua stessa ammissione), in altre abbiamo ammirato il roccioso difensore a cui siamo abituati. Sempre l’ultimo a mollare, grande eroe dei 7 titoli di fila. TOTEM
#16 CARLO PINSOGLIO sv (senza voce): lo abbiamo visto nelle amichevoli estive poi solo ogni volta che c’è da esultare ed urlare. Grande uomo spogliatoio, purtroppo, nella mezz’ora giocata in stagione (esordio assoluto in serie A), subisce incolpevole il goal di Cerci che impedisce alla Juve di infrangere il record di clean-sheet. CLOWNTERAPIA
#17 MARIO MANDZUKIC voto 8,5: meno incisivo in zona goal, ma è pesantissima la doppietta al Bernabeu che, nonostante l’infelice epilogo, resterà negli annali. Imprescindibile per dare fisicità al reparto offensivo, che questa stagione si è forse affidato un po’ troppo alle giocate dei singoli. Se andrà via si cambia canovaccio tattico o si va sul mercato. HIGHLANDER
#21 BENEDIKT HOWEDES voto 6,5: arriva abile e arruolabile dallo Shalke con una coppa del mondo stampata sul petto e con tante partite alle spalle da capitano di una buona squadra. Dopo il suo arrivo diventa parte integrante del J Medical e, se non fosse per il goal contro la Sampdoria, tutti si ricorderebbero di lui solo per il singolare modo di stappare le birre. OKTOBERFEST
#22 KWADWO ASAMOAH voto 8-: finisce in crescendo la sua avventura bianconera non ricevendo il giusto plauso solo perché ha deciso (forse troppo presto) di andare all’Inter. Diventa fondamentale per sostituire un evanescente Sandro disputando partite all’altezza della situazione. Non sarà facile trovare un giocatore con le sue qualità che accetti di fare il comprimario. LASCIO KASA
#23 WOJCIECH SZCZESNY voto 8: dopo tanti potenziali eredi di Gigi, finalmente quello definitivo. Il colosso polacco merita ampiamente questa pesante eredità per quando mostrato quest’anno e anche negli anni precedenti con le maglie di Roma e Arsenal. E’ l’incubo dei giornalisti che scrivono di lui. COPIA E INCOLLA
#24 DANIELE RUGANI voto 7,5: la crescita di Daniele sembra procedere più lentamente del previsto. Paga un po’ la sua eccessiva eleganza e (a volte) la sua leggerezza in marcatura. Nel primo anno senza BBC spreca un’occasione di prendersi il posto da titolare. L’anno prossimo arriverà il suo coetaneo Caldara ad aumentare ulteriormente la concorrenza. PUBERTA’
#26 STEPHAN LICHTSTEINER voto 8-: un altro eroe dei 7 titoli che saluta. Sicuramente con meno rimpianti e meno lacrime dei tifosi. Sta di fatto che il suo apporto risulta fondamentale, viste le defezioni nel ruolo. A Wembley, strana casualità, l’ingresso suo e di Asamoah spaccano la partita. Lo ringraziamo tanto ma non lo rimpiangiamo; insegnerà come protestare su ogni rimessa laterale data all’avversario. DISSING
#27 STEFANO STURARO voto 5: ai margini della rosa, gioca spezzoni di partita di uno standard qualitativo parecchio al di sotto delle aspettative. In un anno è passato da “jolly che ogni allenatore vorrebbe avere in rosa” a “meno male che c’è la panchina lunga altrimenti sarebbe sempre in tribuna”. ON SALE
#30 RODRIGO BENTANCUR voto 7+: giovanotto di belle speranze che con la giusta sfrontatezza non ha paura di prendere in mano le redini del centrocampo. Sicuramente in qualche match è stato lanciato un po’ allo sbaraglio, ma non si è mai tirato indietro. Il futuro è suo. DON RODRIGO
#33 FEDERICO BERNARDESCHI voto 7,5: l’agguerrita concorrenza, il passaggio in una realtà importante e qualche acciacco fisico, hanno frenato la stagione comunque buona di Federico. La Juve crede molto in lui e qualcuno gli avrebbe addirittura affidato il numero 10 da subito. Ha la qualità per imporsi nel grande calcio, il prossimo anno non deve farci ricredere. ROCK’N’ROLL
#MASSIMILIANO ALLEGRI voto 9: quarta doppietta di fila che lo proietta nell’olimpo degli allenatori più vincenti in Italia. In 219 partite cambia ben 206 formazioni di partenza, il che la dice sulla lunga sulla capacità di gestire una rosa profonda come quella messagli a disposizione dalla società. Mai apprezzato fino in fondo da tifoseria e addetti ai lavori, infrange anche il suo precedente record di punti in serie A, chiudendo a 95. “Innanzitutto c’è da fare i complimenti ai ragazzi” è il suo must: noi i complimenti li facciamo a lui che non va mai sopra le righe, che ci fa ridere in conferenza e vincere sul campo, che non si lamenta quasi mai anche se gli stravolgono la rosa ogni anno, che ci ha fatto rialzare la testa in Europa dopo anni bui e, se qualcuno ci teme, entro i confini e oltre, è grazie soprattutto a lui. SIR MAX ALLERGUSON
a cura di Silvio Russo