Buffon 6
Tutto nervi e muscoli. Consumato ma ancora vivo.
Cuadrado 6
Intelligente a cambiare il suo piano gara dopo 5 minuti, causa giallo. Apprezzabile la dormita sul gol del vantaggio interista, sarà rimasto a terra un quarto d’ora… con calma Juan, che fretta c’è? ci stiamo solo giocando lo scudetto…
Si guadagna la pagnotta (pagnotta grande come un cocomero) col gol incredibile e fortunoso del 2-2.
Barzagli 5
Hai mai visto tuo padre invecchiare? è dura.
Rugani 5
Hai mai visto tuo figlio fare cazzate? è dura.
Però in famiglia almeno uno buono dai…
Alex Sandro 5
Ormai gioca part time. Prima mezz’ora memorial Alex Sandro, in ricordo dei bei tempi, poi Cancelo gli spiega la vita.
Khedira 5,5
Fa quello che può, arenandosi tipo balena spiaggiata, ma con dignità da campione. Ignudo fra i nudisti.
Pjanic 4,5
Si prende il centrocampo e detta i tempi flemmatici di una Juve col cambio automatico inceppato, ma rischia troppo, prende il giallo e continua a menare come un disperato, per fortuna Orsato lo grazia.
Matuidi 6
Ci mette l’anima, i piedi no, perché non li ha.
Douglas Costa 7
Come ne “io sono leggenda” è l’unico vivo in mezzo agli zombie vestiti di bianconero. L’unico vivo, l’unico in grado di dare un cambio, un’idea, qualcosa che ricordi una roba di calcio. E, cuore d’oro, non spara nemmeno ai compagni affetti dal virus (primo tra tutti il croato)
Higuain 6
È la media tra il 2 dei primi 89 minuti e il 10 per la pesantezza del gol che rianima un uomo morto, ribalta una partita persa che la Juve non meriterebbe nemmeno di pareggiare. C’è nel momento del bisogno, l’amico perfetto.
Però una nota: che sia la paternità o altro poco importa, non si può arrivare così imbolsiti al momento clou della stagione.
Dopo Wembley si è vaporizzato come un deodorante e di lui non è rimasto manco l’odore.
Mandzukic 2
Inutile e dannoso. Anzi buono nel ruolo di satana, “Una specie di provocatore di risse da bar”, quando si guadagna il rosso per Vecino (complimenti a Orsato a cui serve il VAR per vedere un’entrata killer…) e in altre occasioni in cui vaga per il campo provocando avversari a caso.
Per il resto non è più. Cosa? Niente, non è più. Dietro, davanti, in mezzo, non è più, non c’è più.
Dybala 7
Investito di un compito più ingrato di quello della Casellati, con molto meno tempo a disposizione, per salvare la baracca si butta dietro ogni frizione contro il novello Boncompagni che siede in panchina. Ci mette la faccia, il cuore, il piede, quello sinistro.
Bernardeschi 6
Vivo e vivace. Se la gioca bene entrando nel peggiore dei momenti.
Bentancur sv
È in campo per il sorpasso che ha del clamoroso, in realtà il suo vero merito è sostituire Pjanic che dovrebbe già essere sotto la doccia da un pezzo.
Allegri 0
Max, dov’è la mia Juve?
Quella che dominava, che sapeva controllare, che il ritmo lo impostava, non subiva.
La squadra non lo segue più, c’è poco da dire. Cuadrado che a fine partita dice “il mister diceva di difendere, Chiellini di attaccare” è il manifesto del momento. Questo momento.
La corsa sotto la curva, con Dybala che gli dice “calma, calma” è la nemesi, il titolo di coda.
Grazie di tutto, ma non c’è più nulla da dire. Come ogni volta dopo la fine, non c’è più nulla da dire; c’è solo da alzarsi in piedi, applaudire per 4 anni emozionanti come non mai, tenersi i bei ricordi, scattare la fotografia e salutare. Ma parlare no, perché parole non ce ne sono. Non più.
Per il resto solita partita, solito copione trito e ritrito come un film di Pieraccioni, con la partner che cambia ma la storia che rimane uguale: la Juve in controllo totale che sbanda all’improvviso in pieno rettilineo.
In vantaggio di un gol e di un uomo rallenta, si lascia divorare da un Inter che anche in 10 ha voglia di spaccare il mondo e mangiarsi il cuore dell’avversario (complimenti, meritava la vittoria).
Ok i cambi, meno la distinta iniziale (guardandola si poteva anche sperare che i titolari fossero riserve e viceversa).
Questa è la Juve, che compie più risurrezioni di Cristo nel vangelo, in un senso e nell’altro. Sembra aver ucciso il nemico e poi lo risveglia come il pugile sentimentale di Capossela, quello che il colpo del KO proprio non sa assestarlo, “e mi alzano la mano
che non ha mai picchiato”; sembra morta e invece risorge dal nulla, da una deviazione folle e 2 minuti che comunque vada rimarranno nella storia di questo campionato.
La Juve va avanti per nervi, inerzia, orgoglio. Si sbatte con convulsioni tipo coda di lucertola abbandonata per strada, col proprietario che ha capito che il futuro è altrove e che un pezzo di presente deve diventare passato.
Si compia un altro miracolo di follia, poi una foto, un inchino e ognuno per la sua strada, in questa insensata e pazzesca storia.
E poi, please, ridatemi la mia Juve.