“Non fa male, non fa male!”
Buffon 8,5
Un grandissimo intervento al 20° del primo tempo che cambia tutta la storia di questa qualificazione. La freddezza e il cervello di chi sa cosa deve fare, non un passo avanti, non uno indietro, si mette in posizione per coprire la porta, lo fa in maniera perfetta, e salva su Iniesta (beccato da un passaggio di Messi che va oltre il bene e il male, oltre il bello e il giusto, una di quelle cose che ti rivedi al replay nel cervello come la rovesciata di Pelè in fuga per la vittoria). Un salvataggio che vale doppio, due gol.
Si ripete sul 3-0 su Suarez. Per tenere a 0 i gol presi servivano i poteri sovrumani di un supereroe. La Juve ce l’ha e gioca in porta.
Partita speciale per lui, l’aspettava da un mese e mezzo, la sognava da un anno. La gioca in modo speciale. “fatti sotto” come stile di vita e non molla un cm, davanti e di dietro.
Prende come ostaggio Neymar e neanche il Liam Neeson di Taken sarebbe riuscito a liberarlo.
Bonucci 7
Scende in campo con l’orologio in avanti di 2 minuti: legge ogni situazione prima che accada. Contro quei 3 che fa paura solo a scriverne il nome è una laurea honoris causa.
Chiellini 9
Spesso l’ho criticato nelle pagelle. Oggi è obbligatorio giusto e sacrosanto sottolineare che in questa forma Giorgio è un giocatore irrinunciabile. Gladiatorio e oltre. Giorgio calca il terreno dello Juventus Stadium come Massimo Decimo Meridio calcava le arene, e le coltellate (o i morsi) lo esaltano.
Questa non è Sparta: è Torino ma per Chiellini non fa differenza.
Il gol è una ciliegina grande come un’anguria sopra ad una torta grande come il cerchio di centrocampo.
Alex Sandro 7
Una sola ingenuità con un tocco di petto insensato in area, poi partita strepitosa, a sverniciare Messi (Messi eh…) ogni volta che finisce sulla stessa carreggiata.
Interventi decisivi (bellissimo quello su Rakitic al 29° in scivolata).
AS è un iceberg: quando lo vedi difendere sai che la parte più grossa e pericolosa la devi ancora vedere.
Pjanic 6,5
Miralem novello Renè Ferretti: qualità o morte. Ma non sono solo buone intenzioni, sono fatti. Calma olimpica in mezzo alla tempesta, nei 90 minuti non sfigura (anzi) in mezzo ai centrocampisti di una delle squadre più forti di sempre.
Khedira 7
Sami uno e trino: è in cielo, in terra e in ogni luogo, come nostro signore che però non aveva un destro felpato come lui. Gli manca solo di mutare il tavernello in barolo chinato.
Cuadrado 7
Il mantice di una fisarmonica, si apre e si chiude, pronto a scattare: avanti e indietro. Soffoca col pressing Iniesta, raddoppia su Neymar. Un tuttofare “donne è arrivato l’arrotino e molto di più” con l’ape truccata.
Dybala 9
Un campione fa il campione quando la partita conta. Un eletto fa l’eletto NELLA partita. Lo aspettavano in molti al varco, Paulo s’è fatto trovare pronto. 2 gol: genio prima e tecnica poi.
Dybala è Neo, ma non schiva le pallottole: le ferma con le mani e le tira indietro per impallinare i nemici.
“Paulo, non ho più paura ormai. L’Oracolo mi aveva detto che mi sarei innamorato e che proprio l’uomo che avrei amato sarebbe stato l’Eletto. Capisci quindi che non te ne puoi andare… perché io ti amo. Mi senti, Paulo? Io ti amo“
Mandzukic 7
Lottatore da royal rumble, la mischia non lo spaventa, lo esalta. Messi, Suarez, Neymar, sotto a chi tocca, botte e schiaffi, calci, corse raddoppi e l’assist al bacio per lo splendido di Dybala.
Higuain 6,5
Manca l’acuto e quando potrebbe sbaglia il primo controllo o tira molle tra le braccia di Ter e Stegen. Il concerto però è ottimo, supporta la squadra, fa il movimento giusto sul secondo gol (guardate come porta via Untiti). Poco male se non arriva il gol… tra 8 giorni si replica.
Lemina 6,5
L’entrata è l’impatto di una pallonata a freddo d’inverno, non senti più niente. Però si ambienta alla svelta e da la mano che serviva nella fascia lasciata orfana da Cuadrado
Rincon 6
Rimane negli occhi un’apertura per il secondo anello con la squadra lanciata in un contropiede che poteva tramortire i blaugrana. Bene però la personalità con cui entra in una partita che fino a qualche mese fa poteva vedere solo in tv
Barzagli sv
Giusto il tempo per dimostrare che Neymar per saltarlo deve sudare 7 magliette.
Allegri 9
È la sua partita, la sua vittoria, la sua serata.
Mesi a parlare di arbitri, di episodi, di condizione atletica, di fatturati, di bel gioco e circhi volanti: il vuoto riempito di nulla. Montato ad arte come panna da giornalisti accattoni.
Massimiliano Allegri da Livorno come Andy Dufresne dal carcere di Shawshank che “attraversò un fiume di merda e ne uscì fuori pulito e profumato”.
Massimiliano Allegri diretto verso il Pacifico.
Raramente nella storia della Juventus FC un allenatore ha saputo dare quest’impronta in Europa.
Ha scelto lui quando fare il circo; Allegri è ambizioso, la goleada al Bologna o al Crotone di turno, buona per far ragliare qualche asino e null’altro non gli interessa. Serve la partita da segnare sul calendario quando serve, quando passa il treno con la carrozza STORIA.
La prepara in maniera perfetta, da studiare nelle scuole calcio. I big del Barcellona costretti a dare spallate per conquistare qualche pallone.
Suona la carica con un intro che sembra Black Dog dei Led Zeppelin, con Dybala/Page e Higuain/Plant.
Ma è la straordinaria impressione di poter colpire i mostri del Barca, e quella voce che ti sale in testa sempre più forte: sono umani “non fa male, non fa male!!!”
La Juve passa in vantaggio dopo manco 7 minuti e poi lascia il possesso al Barcellona, perché il pallone non va posseduto ma usato, e come coi soldi te ne devi liberare per vedere i risultati.
La Juve insegue la preda stancandola come un leone con la gazzella, molla il colpo per ridare speranza al Barca ma è solo una strategia per colpire più forte un quarto d’ora dopo.
Se il calcio è un circo, Massimiliano Allegri da Livorno è un domatore, ma non di certosini paciocconi, ma di leoni inguastiti.