E’ una delle immagini che tutti noi non dimenticheremo della notte di Cardiff. Una delle immagini più belle della serata, insieme alla prodigiosa rovesciata di Mandzukic, e al presidente Agnelli che consola i giocatori sul campo.
L’immagine di una ragazza e della sua sciarpa. Di una Juventina e della sua fede. Del suo orgoglio issato a stendardo, proprio nel momento in cui il sogno Champions va in frantumi. Si chiama E.
Una sciarpa alzata con fierezza e con occhi lucidi, un’immagine catturata per caso dalle telecamere e rimbalzata in fretta sul web e sui social network. E divenuta subito simbolo, bandiera di juventinità. Di “finoallafine”.
Lei vive a Torino e frequenta la Curva Scirea. E’ quasi infastidita da tanto clamore, e anche con noi di “Juventibus” mostra una certa ritrosia a raccontare la sua storia, e ci chiede la gentilezza di omettere il suo nome.
“Perché non conta il mio nome – ci spiega E. – perché è solo per caso che hanno inquadrato me. In realtà quel gesto è venuto istintivo a molti, nel settore dove ero seduta a Cardiff, in tanti stavamo facendo la sciarpata. Non ci trovo davvero nulla di speciale o di straordinario in quel mio gesto… “.
Le spieghiamo che invece il modo stesso in cui esponeva quella sciarpa, la sua determinazione, le sue braccia che disegnavano comunque la “V” di vittoria, il suo sguardo, hanno “bucato” lo schermo e fatto breccia in moltissimi cuori bianconeri. E non solo.
“L’avrebbe fatto chiunque ami quella maglia. Noi gente di curva ogni domenica alziamo la sciarpa, o si vince o si perde, fieri di amare quei colori e di dedicare loro una vita intera, tra sacrifici, amicizia ed emozioni. A Cardiff, in quel momento di sofferenza estrema, in cui la partita era segnata, l’unica cosa da fare era prendere la sciarpa legata vicino alla gamba e tirarla su, in nome di una passione enorme, in nome di un amore incondizionato. Noi siamo cosi! La Juve potrà anche perdere tutto, ma noi saremo sempre con lei, come sempre!”
Il viaggio per Cardiff era un sogno che E. coltivava da tempo.
“Già a gennaio avevo deciso di andare a Cardiff, in caso avessimo raggiunto la finale… E’ una storia lunga da raccontare. Come tanti di noi io credevo in quel sogno e non importa se lo si fosse realizzato o no, la cosa che fa onore è averci creduto, averlo inseguito fino alla fine… Già solo per il fatto di riuscire a farci sognare dovremmo essere grati alla squadra Juve. Non tutti sono nella nostra condizione e credo che non avere sogni da inseguire è molto frustrante. Noi abbiamo un grande sogno, che nonostante tutto continua… E se credi in un sogno devi essere orgogliosa di crederci.”
Poi ci racconta che in quella serata alla delusione cocente per la sconfitta si è aggiunta anche l’angoscia per quanto accaduto a Piazza San Carlo a Torino.
“Ho saputo verso l’una di notte di quanto era accaduto a Piazza San Carlo, dove sapevo essere andati alcuni miei amici per vedere il match sul maxischermo. Non riuscivo a chiamare perché avevo finito il credito nel telefonino e davvero mi sono molto preoccupata, anche perché non si era capito bene che cosa fosse accaduto. Mi ritengo molto fortunata a non essermi trovata lì in piazza. Ho amici che sono ancora sotto choc e non riescono a dormire di notte…”
Ci racconta che una volta tornata a Torino era davvero distrutta e che un signore l’ha addirittura fermata per strada chiedendole se stesse bene.
“Sono state ore davvero amarissime. Vorrei chiarire che non è che mi dispiaccia questa cosa di essere diventata una specie di simbolo, ma insomma a me non piace troppo apparire od essere celebrata. Ci tengo tantissimo a ribadire ancora che non c’era nulla di straordinario in quel gesto, l’amore per la maglia non finisce dopo una sconfitta e non aumenta dopo una vittoria.”
Ci tiene infine a indirizzare un pensiero speciale alle persone che erano in Piazza San Carlo: “ai feriti di Piazza San Carlo, a tutti coloro che sono ancora traumatizzati per quel che è accaduto. E al bambino che ha rischiato di morire. E alle persone che ancora sono in ospedale. E poi un pensiero anche ad alcune persone care, ultras che erano presenti in piazza e si sono ritrovate a vivere un incubo. Ma la solidarietà ultras è grande quanto l’amore che noi proviamo per la Juve, ed è per questo che davanti all’ospedale dove è ricoverato il bambino hanno affisso uno striscione con sopra scritto: “PER KEVIN E CHI STA LOTTANDO, ULTRA’ JUVE AL VOSTRO FIANCO”. Anche questi sono gesti che dovrebbero essere ricordati…“