di Michele Tosssani
La Juventus batte la Fiorentina 1-2 al termine di una partita emozionante che ha, virtualmente, consegnato lo scudetto ai Bianconeri (poi ufficialmente vinto 24 ore dopo, grazie al successo della Roma sul Napoli. In questo articolo ci folaizzeremo non tanto sull’andamento tattico generale della partita, ma su un aspetto in particolare: l’opposizione della Juventus al 3-4-2-1 in fase offensiva di Paulo Sousa, un sistema di gioco che coniuga in modo naturale ampiezza e profondità e che ha messo in difficoltà diverse squadre, soprattutto nella prima parte del campionato. Per contenere questo sistema, Allegri ha schierato la Juventus con un 3-5-2 più tendente al 5-3-2, conn una linea difensiva formata dai tre difensori centrali Bonucci, Barzagli e Rugani; con Lichtsteiner e Evra come esterni in fascia; con Lemina come metodista, affiancato da Khedira e Pogba.
In fase difensiva, come detto la Juventus ha tendenzialmente difeso con un 5-3-2; i 3 centrali difensivi giocavano stretti, con gli esterni chiamati a coprire le fasce laterali.
La gestione della profondità. La gestione della profondità presentava alla Juventus due problemi. Prima di tutto, contenere Kalinic, il centravanti ucraino della Fiorentina particolarmente abile nei tagli in profondità. Poi, coprire i due No.10 dei Viola, Bernardeschi e Ilicic, che cercavano spazio fra le linee di difesa e centrocampo dei Bianconeri.
Napoli-Fiorentina, partita d’andata: il gol dei Viola sfruttando la posizione dei trequartisti ed il movimento di Kalinic alle spalle della difesa avversaria. Kalinic passa oltre Koulibaly, sfruttando lo spazio vuoto lasciato da Albiol, che si è mosso in avanti per coprire il No. 10 Borja Valero. Hysaj non stringe a sufficienza.
Per quanto riguarda Kalinic, la disposizione bassa della Juventus (specialmente nel secondo tempo) ha aiutato i centrali a togliere profondità all’attaccante gigliato. La disposizione con tre centrali, apparentemente eccessiva contro un solo attaccante (ma c’erano le mezzepunte…), ha invece annullato una delle azioni tipiche della Fiorentina, che vede il lancio in verticale verso Kalinic nello spazio liberato dal movimento di uno dei trequartisti. Con tre difensori centrali, rimanevano alla Juventus almeno due giocatori vicini per assorbire i tagli in profondità.
Quando si trovano oltre i centrocampisti, o comunque ai lati di Lemina, l’uscita sui due No.10 della Fiorentina è affidata ai centrali difensivi.
Palla a lato di di Lemina, Kedhira impegnato, l’uscita sul No.10 della Fiorentina è affidata a Barzagli.
L’uscita di Rugani sul No.10 Ilicic.
Rugani prende l’uomo fra le linee alle spalle dei centrocampisti (stavolta Kalinic).
La gestione dell’ampiezza. Per gestire l’ampiezza, data alla squadra di Paulo Sousa da Tello a destra e Alonso a sinistra, la Juventus ha adottato differenti tipi di scivolamento laterale. A sinistra, infatti, i Bianconeri hanno fatto alzare Lichtsteiner, con Barzagli che scivolava dietro come terzino destro di una linea a 4 difensori.
L’uscita in fascia destra su Alonso è lasciata a Lichtsteiner.
L’uscita in fascia sinistra su Tomovic è di Pogba. Evra rimane basso su Tello.
A destra, invece, con Tomovic che agiva soprattuto nell’half-space destro, lasciando la fascia a Tello, la soluzione è stata diversa. Qui, infatti, era Pogba a scivolare esternamente sul centrale di destra della Fiorentina, lasciando Evra in marcatura sull’ex Barcellona. Questa soluzione permetteva alla Juventus sia di avere un giocatore più basso per affrontare un riferimento offensivo alto come Tello sia di impedire a Rugani, centrale di sinistra, di dover scivolare in fascia, venendosi a trovare in una situazione per lui non abituale e in uno contro uno contro un velocista come Tello.