Si chiama opera di immedesimazione e la si poggia sulla notizia trasversale (a livello di media internazionali) secondo la quale Zinedine Zidane, ora nuovamente alla guida del Real Madrid, avrebbe inserito il nome di Miralem Pjanic a fianco di quello di Paul Pogba in cima alla lista delle necessità per il nuovo corso merengue.
Cosa avrebbe Pjanic di così attraente per Zidane, secondo i canoni del calcio proposto dal suo Real Madrid nel corso delle tre campagne Champions? Controllo dei tempi di gioco e capacità di organizzazione, giocate a medio-corto raggio, ovvero fraseggio, ma con la grande differenza di un Pjanic non primo costruttore bensì accompagnatore della manovra.
Da un certo punto di vista Zidane – seppur molto più tremendista nello sfruttare il ribaltamento del campo in transizione positiva – non è così dissimile da Massimiliano Allegri: usare la testa, ma soprattutto usare il velluto che la natura ti ha offerto sotto le caviglie. In questo senso Pjanic è un calciatore già lavorato (tatticamente), già costruito (fisicamente), già mentalizzato (vincente), nell’età esatta della maturità per un centrocampista che deve misurarsi sempre e costantemente ai massimi livelli con massimi livelli di pressione intorno. Un’estate fa il Psg e il Chelsea lo valutavano tra i 70 e gli 80 milioni, e visto ciò che offre la stagione in corso e il mercato in generale Pjanic non può valere oggi un solo euro di meno.
Non si può arrivare ad affermare che Zidane si riveda in Pjanic, anche se quella sensazione di mettere il gioco in modalità slow-motion il bosniaco un po’ la possiede. Zidane non penserebbe a Pjanic come trequartista, ma neanche come il Pjanic visto e conosciuto nella sua esperienza bianconera. Il Real Madrid riterrebbe Pjanic pronto a chiudere il cerchio rispetto ai suoi exploit romani (doppia cifra gol e assist), quindi mezz’ala di possesso dentro un collettivo che a sua volta può esaltare un giocatore che alleggerendone la necessità di corsa. Il dopo Kroos (che però magari per Zidane sarebbe proprio Paul Pogba), o forse addirittura il dopo Modric: far correre la palla e gli avversari, e con la palla correre per di più quando si tratta di fare conquista campo e esercitazione offensiva.
Luca Momblano.