Dopo la doppietta di Dybala al Barça, ecco quella di Higuain al Pescara, che porta in dote altri tre punti. Cinque, a ben vedere, perché il successo della Juve va di pari passo con il pareggio della Roma all’Olimpico contro l’Atalanta. Quello ottenuto allo stadio Adriatico è un successo che vale doppio: non solo infatti permette l’allungo in classifica, ma consente anche ai bianconeri di tirare il fiato nella ripresa, visto che il Pipita ci mette meno di un tempo a chiudere i giochi.
TURNOVER DA METÀ CAMPO IN GIÙ
Pur avendo all’orizzonte il ritorno dei quarti di Champions, Allegri non rinuncia alle “cinque stelle” neanche contro il Pescara. Il turnover è massiccio, ma riguarda esclusivamente la difesa, portiere compreso, e Khedira, al cui posto torna Marchisio, con la fascia da capitano al braccio.
CUADRADO INVENTA, HIGUAIN COLPISCE
Il Pescara parte a testa bassa e dopo appena dodici secondi Neto deve bloccare in due tempi il violento destro di Brugman. Quando difende la squadra di Zeman si piazza dietro la linea della palla, chiude ogni varco e non lesina qualche colpo proibito. L’atteggiamento funziona e crea anche qualche apprensione quando il tridente abruzzese riparte in velocità, ma non può annullare la differenza tecnica in campo. Così, se la manovra bianconera fatica a trovare sbocchi, ci pensano i solisti. Al 10′ la Juve potrebbe passare, quando Higuain va in percussione, entra in area e serve Mandzukic che calcia al volo da due passi e centra in pieno Fiorillo. Si deve invece aspettare la metà del primo tempo: questa volta l’azione personale è di Cuadrado che prima calcia rasoterra e trova l’intervento di Fiorillo, poi arriva per primo sulla respinta anticipando Biraghi e tocca a centro area per Higuain, che deve solo appoggiare nella porta sguarnita.
MANDZUKIC GENOROSO, PIPITA SPIETATO
Il gol del Pipita permette alla Juve di giocare con maggiore tranquillità e contemporaneamente toglie entusiasmo al Pescara, il cui ritmo ora è meno forsennato. Cuadrado è ispirato e le sue accelerazioni sono l’arma in più dei bianconeri. Meglio dire una delle armi in più, perché anche Higuain si fa vedere, con una sventola di destro che Fiorillo vola a deviare in angolo. Anche Mandzukic è spesso presente nelle azioni offensive dei bianconeri e se la mira in due occasioni non è delle migliori, la generosità è sempre la stessa e il raddoppio è tutto merito della sua sponda di testa che mette sul destro di Higuain un pallone d’oro, da spingere semplicemente in rete. La doppietta del Pipita manda i bianconeri al riposo con un doppio vantaggio e anzi il Pescara deve ringraziare il tuffo di Fiorillo che devia la sventola di Dybala all’ultimo minuto del primo tempo e evita ai compagni un passivo ancor più pesante.
DYBALA COSTRETTO A USCIRE
Allegri inizia la ripresa con Rincon al posto di Pjanic, mentre il Pescara continua a colpire duro e ne fa le spese Dybala, che deve lasciare il posto a Sturaro dopo un contrasto con Muntari, già ammonito e graziato da Di Bello. Proprio il nuovo entrato, servito da Cuadrado, arriva al tiro da buona posizione, ma non colpisce con forza e Fiorillo può ancora salvare la propria porta.
OCCHI SULLA CLASSIFICA, TESTA AL CAMP NOU
Un po’ perché la gara sembra chiusa, un po’ per il caldo, i ritmi ora sono davvero bassi e la Juve riesce a manovrare senza difficoltà. I bianconeri non hanno la necessità di forzare, ma arrivano ancora al tiro con Marchisio che, servito al limite da Sturaro, calcia alto. È solo il 20′, ma la partita praticamente finisce qui e solo negli ultimi minuti Neto ha un po’ da fare per bloccare la punizione Memushaj e per anticipare Caprari, servito in profondità ancora dal centrocampista albanese. La Juve non ha problemi a gestire e anzi la ripresa giocata al piccolo trotto permette ai bianconeri di conservare energie preziose in vista del Barcellona. E al fischio finale i pensieri di tutti vanno già al Camp Nou, non prima però di aver dato un’occhiata agli altri risultati e alla classifica: la Roma pareggia in casa contro l’Atalanta e il vantaggio sui giallorossi sale nuovamente a otto punti. Una splendida sorpresa per Pasqua.
IL TABELLINO
PESCARA-JUVENTUS 0-2
RETI: Higuain 22′ pt, Higuain 43′ pt
PESCARA
Fiorillo; Zampano, Campagnaro, Coda, Biraghi; Coulibaly, Muntari (13′ st Benali), Memushaj; Bruno (23′ st Bahebeck), Caprari, Brugman (33′ st Verre)
A disposizione: Bizzarri, Fornasier, Kastanos, Milicevic, Cubas, Muric, Cerri, Mitrita
Allenatore: Zeman
JUVENTUS
Neto; Lichtsteiner, Rugani, Barzagli, Asamoah; Pjanic (1′ st Rincon), Marchisio; Cuadrado (42′ st Lemina), Dybala (9′ st Sturaro), Mandzukic; Higuain
A disposizione: Audero, Del Favero, Dani Alves, Benatia, Chiellini, Mattiello, Alex Sandro, Mandragora
Allenatore: Allegri
ARBITRO: Di Bello
ASSISITENTI: Preti, Paganessi
QUARTO UFFICIALE: Fiorito
ARBITRI D’AREA: Irrati, Pasqua
AMMONITI: 3′ pt Muntari, 12′ pt Pjanic, 39′ pt Coulibaly, 14′ st Caprari, 44′ st Coda
Pescara-Juve 0-2: varcare la soglia della fatica (in campo come a casa)
C’è da partire dalla fine. Da Dybala che alza il braccio. Il deja-vu non è il gol di Muntari, non è il primo fallo già da giallo del ghanese e non è nemmeno Conte che li faceva giocare sempre tutti (pure i difensori) nonostante poi la più temibile avversaria si impiccasse anche un po’ da sola. I contenuti storici non finiscono qui, ma l’unico che terrà banco per le prossime 72 ore è lo strampalato forfait di Dybala nella settimana di Monaco di Baviera. La partita andò poi come andò entrando di diritto nell’almanacco dell’assurdo, paradosso tra forza e mistero, luce e inganno, potenza e ingenuità. Quanto di casuale ci fosse in quella gara non è dato sapere, neppure a distanza di più di dodici mesi. Quanto debba fare da lezione per il Camp Nou è tuttora sottostimato.
A Pescara due azioni tipiche di questa Juve hanno chiuso la partita. Cuadrado è, insieme a Higuain e Khedira, nato per il 4231. Mandzukic è, insieme a Pjanic, il più votato alla scelta giusta nei momenti di sofferenza personale. Due che con la prima elementare sanno chiudere la partita (a patto che ci sia uno al centro in grado di fare almeno quanto Trezeguet).
E proprio dopo il gesto di Dybala il pubblico si è sintonizzato sul grado di fatica degli interpreti. La fatica tecnica di sopportare, con questa configurazione, più di un gregario (Marchisio non lo è). La fatica di chi le gioca praticamente tutte, per quanto Allegri alleggerisca le sedute sfruttando la partita come apice di allenamento prendendo il caso Higuain come modello trasversale. È possibile che il tecnico ci abbia preso, ma è altresì evidente che a questo punto potrebbe decidere di andare in gloria o morte senza cambiare una virgola: questo è quello che passa il convento, mangiatene tutti e fatevelo bastare.
Perché da un lato dopo lo 0-2 era giusto smettere di giocare, anche quando non hai ancora la struttura per smettere di correre. La palla un po’ scotta e scotterà anche a Barcellona. Cuadrado ne avrà ancora? Ve lo siete domandati al suo penultimo scatto. E Mandzukic crollerà di schianto? Eravate felici e spaesati al suo ultimo recupero palla difensivo, in giro poi per il campo a dettare l’azione. E Higuain? Potrà stare solo in quella bolgia là? Allegri ha già la risposta a questa domanda. Se la squadra non va a lui, lui dovrà andare alla squadra.
+8, semifinali di Champions comunque arrivino e due gite ravvicinate a Roma sono la nuova frontiera. Al che, poi, chiunque potrebbe assurgere a eroe nello strano e fantastico mondo creato da un Allegri in mano a J.J. Abrams.
Pescara-Juve dall’Adriatico: il calcio è ancora un gioco
Ore 11:20 del mattino, partenza da Senigallia in direzione Pescara, per la prima (e probabilmente unica) partita stagionale vista allo stadio. Tante le raccomandazioni arrivate nei giorni precedenti: non mettete maglie, sciarpe o lacci delle scarpe bianconeri, parcheggiate lontano dallo stadio, non lasciatevi andare ad alcun tipo di esultanza se siete in un settore occupato dai tifosi di casa, appena finisce la partita filate verso le macchine per evitare disagi o spiacevoli sorprese.
Ore 13:20, arrivo a Pescara centro; notiamo un’importante presenza delle forze dell’ordine a circa un chilometro dallo Stadio Adriatico, con vie chiuse per permettere ai tifosi di casa di raggiungere l’impianto a piedi in maniera agevole, ma il clima è fondamentalmente tranquillo. La strada dal parcheggio allo stadio è una piacevole riscoperta di protagonisti più o meno illustri del calcio di provincia dell’ultimo ventennio, rivissuto grazie alle maglie biancazzurre personalizzate (molte originali) indossate dai tifosi: si parte con Sasà Sullo e Calaiò, fino ad arrivare ai più recenti Verratti e Immobile e ai contemporanei Memushaj (capitano mai discusso nonostante i rigori decisivi sbagliati in stagione), Caprari (il più gettonato) e Gilardino, un bambino azzarda pure una maglia autografata di Muntari.
Ci avviciniamo al box accrediti per ritirare i nostri biglietti, davanti a noi un signore sta animatamente discutendo con l’addetto perché vorrebbe effettuare un cambio nominativo, operazione sospesa per le gare del Pescara contro Milan, Inter e Juve, ed entrare al posto del figlio minorenne “che non è riuscito a venire”. Alla fine il signore, scontratosi verbalmente con un addetto sorprendentemente rigido, è costretto ad andarsene a mani vuote; al di là della scelta della società, evidentemente volta a massimizzare i guadagni sfruttando l’appeal delle gare contro le big, è sicuramente da apprezzare l’inflessibilità dell’addetto allo sportello, in un microcosmo in cui il rispetto delle regole sembra passato di moda.
Ritirati i biglietti e superati due livelli di sicurezza, uno coi soli steward e uno coi tornelli elettronici, ci sistemiamo nel posto a noi assegnato (Tribuna Adriatica, settore A12) con un’oretta abbondante di anticipo. Non tutti si sistemano nei posti prefissati, c’è chi preferisce guardare la partita in piedi dietro ai posti a sedere e chi si sposta nel muretto dietro alle file più in alto, e così facciamo anche noi, col permesso degli steward che redarguiscono solamente chi si siede in posti riservati agli abbonati.
Nel giro di mezz’ora lo stadio si riempe, nel nostro settore così come negli altri (fatta eccezione per la curva ospite) si mescolano naturalmente maglie bianconere a maglie biancoazzurre, senza che nessuno abbia nulla da ridire. Il colpo d’occhio è notevole, peccato solamente per la curva di casa completamente vuota, in segno (opinabile) di protesta dei Rangers Pescara contro il pessimo rendimento della squadra ora allenata da Zeman, manifestazione che va avanti ormai da alcuni mesi. Man mano che i posti si riempono, scopriamo che le file immediatamente davanti a noi sono riservate ad accanitissimi abbonati, che già all’annuncio delle formazioni iniziano a fischiare ed attaccare in maniera piuttosto colorita i “Gobbi di m****”. Io e mio cugino valutiamo l’idea di spostarci in una zona più tranquilla, ma l’Adriatico è ormai pieno e alla fine decidiamo di non cambiare posto.
Ore 15:00, inizia la partita e subito arriva una conclusione a rete per il Pescara, sospinto da un tifo acceso e convinto malgrado la B sia ormai a un passo e nonostante l’assenza dei sostenitori della curva. Al fallo di Muntari su Dybala che costa il giallo all’ex-Milan arrivano le prime contestazioni, all’indirizzo del “buon” Sulley che a detta di molti è arrivato a Pescara per godersi una vacanza e poco più. Minuto 22, segna Higuain, la curva bianconera esplode mentre i tifosi intorno a noi se la prendono con la coppia difensiva di sinistra Biraghi-Coda; la nostra esultanza è timidissima e silenziosa, ma gli abbonati davanti a noi non mangiano la foglia e iniziano a guardarci con sospetto.
Qui accade una cosa che qualcuno definirebbe straordinaria, ma che sarebbe bello se fosse invece concepita come una splendida normalità: il signore davanti a noi inizia a parlarci dei problemi del Pescara, societari e di campo, ci racconta la storia di Coulibaly arrivato in Italia col barcone e di come l’Europeo e la lunghissima stagione della promozione in A abbiano tolto energie a Memushaj, a sua detta l’ombra del gran centrocampista ammirato in Serie B. Anche gli altri abbonati, tra un attacco alla Juve e l’altro, si “abituano” alla presenza dei supporters ospiti nel loro tempio, così al secondo gol del Pipita esultiamo in maniera più convinta, ma sempre composta. Tra un tempo e l’altro ci viene anche offerta della colomba pasquale da uno degli abbonati più anziani, e scambiamo qualche battuta con un ragazzo seduto qualche fila più avanti, che ci invita scherzosamente a dire ad Allegri di inserire Sturaro e Lemina, per rendere la partita più equilibrata.
Il secondo tempo scorre via senza particolari emozioni, se si esclude il secondo calcio di Muntari a Dybala che per qualche minuto arresta il nostro battito cardiaco, tra le ironie dei pescaresi che ci ribadiscono quanto sia impossibile per il Barcellona segnare 3 gol a questa Juve. A metà ripresa un ultras bianconero a petto nudo elude la sorveglianda degli steward e sale a cavalcioni sull’alto recinto che separa la curva dalla pista d’atletica antistante il campo, battendosi il petto e mostrando il dito medio al nostro settore, coi tifosi di casa che immediatamente lo ricoprono di ingiurie di ogni tipo. Il siparietto dura giusto un paio di minuti, il tempo necessario agli steward per convincere il facinoroso a rientrare nei ranghi. Il resto della partita scivola via tranquillo, e al fischio finale ci spostiamo verso la curva per il saluto ai giocatori.
Anche il postpartita riserva piacevoli sorprese: dopo qualche folcloristico sfottò in pescarese stretto ai tifosi della curva ospite, buona parte dei presenti allo stadio si riversa nei tanti bar e locali antistanti l’Adriatico, vincitori e vinti festanti allo stesso modo, maglie bianconere e maglie biancoazzurre rigorosamente mischiate. Le raccomandazioni ricevute prima della partenza? Dimenticate già da tempo.
Una partita di calcio vissuta come tale, come un gioco, una festa, un’occasione di ritrovo. Quando smetteremo di sorprenderci per scene come queste, vorrà dire che avremo fatto un concreto passo in avanti nel campo della cultura sportiva.