Pjanic è l’unico volto nuovo del centrocampo Juve, la sola new entry in un reparto nevralgico dove, alla fine della fiera, si fa la Storia.
Tutta la Juve di inizio stagione converge su Miralem: il dilemma sul belgioco, il rebus sul salto di qualità in Champions, il mistero su una Juve più forte/debole di Berlino. Tutto ruota su quanto il bosniaco sia in grado di migliorare, di integrarsi e prendere in mano la squadra.
Vediamo quali sono i 5 gradi di separazione tra il Pjanic attuale, visto finora, ed il Pjanic sognato, il calciatore che noi vagheggiamo, quello a cui lui stesso aspira, quello che la Juve si aspetta possa diventare.
1. PERSONALITA’
Dei nuovi, Benatia è entrato con personalità in un reparto granitico, Dani Alves –che di personalità tracima- continua a provare giocate blaugrana, con bonus e malus annessi, Higuain, servito più col contagocce che col contagiri, continua a centrare la porta a dispetto di panza e Bauza; glissiamo su Pjaca, non pervenuto ma –pare- piuttosto sicuro di sé.
Per Mire invece si va dal magnificat alla delusione. Può un vaso di coccio tra vasi di acciaio essere l’Uomo perno? Può un uomo mite, un po’ coniglio bagnato, portare la Juve oltre i suoi limiti e oltre il celebre confine?
La critica alla capacità del bosniaco di “impadronirsi” della terra di mezzo si basa su un pregiudizio “visivo”: “Pjanic tocca pochi palloni, deve essere più centrale nel gioco!”
Vediamo i numeri (confronto con Pogba e con lo stesso Pjanic 2015-16):
Pjanic si nasconde, non va a prendersela, è poco coinvolto?
Pare di no, la sua media di passaggi (58) è superiore ai 50-45 di Pogba. Mire la prende, due tocchi e passa. Paul la prendeva, dribblava, avanzava, temporeggiava, insomma..faceva il Pogba e poi, forse, la ripassava. Anche sui passaggi in avanti Pjanic supera Paul, con una % sul totale (57%) simile a quella in giallorosso, dove era molto più sollecitato.
Interessante la % di precisione, che cala vistosamente per il Pogba europeo (79%) con ritmi e rivali più aggressivi, mentre Pjanic resta al 85%, ottima media per il ruolo. Si potrebbe pensare che Pogba in CL provasse tocchi più difficili (i mirabolanti assist a Mandzukic e Lichsteiner), ma anche i lancioni da 30 metri di Mire restano negli occhi.
La personalità si vede poi anche nei tentativi al tiro: Pjanic ne effettua meno di Paul (vedremo poi da che zona e con quali risultati), ma resta in media con gli anni giallorossi.
Dunque l’uomo c’è e la palla se la prende (più dei compagni di centrocampo, sia play che interni: Marchisio ed Hernanes, a 55 passaggi, Khedira a 48) e prova la conclusione come a Roma, dov’era un reuccio.
2. VITTORIA
“Quando arrivi a Vinovo trovi questa mentalità speciale, questa rabbia di vincere che si respira alla Juve e si sente in ogni partita. A Roma in cinque anni non abbiamo vinto niente. Ho 26 anni, la carriera non dura in eterno: non potevo più aspettare”.
Il mito della mentalità vincente. In questi anni abbiamo sognato una gran coppia di esterni difensivi (come Alves e Sandro), ed offensivi (come Cuadrado e Pjaca). Anche con Tevez e Morata, avremmo ucciso per avere un centravantone che si avvicinasse all’Olimpo dei Suarez, Ronaldo, Lewa (magari il Pipa in versione deluxe). Per anni poi, abbiamo sperato di allevare in casa un nuovo Del Piero/Sivori, un 10 sbalorditivo da accostare – impudicamente- accostato a Messi: uno come ciò-che-diventerà-Dybala. Ora abbiamo tutti questi tasselli, eppure ci interroghiamo su quanto abbiamo perso, nel frattempo, lì in mezzo, dove si lotta e si crea, si canta e porta la croce, si fa e disfa la storia.
Nostalgia di Marchisio-Vidal-Pirlo, cerchio magico del ritorno alla vittoria, proiettato poi in una dimensione fantascientifica con Pogba. I Fantastici Tre, unità e trinità di un mezzocampo/tuttocampo prodigioso: Pirlo, piede/cervello calcistico più brillante del ventennio; Vidal, interno dal contrasto/inserimento letale, e Pogba, l’uomo del futuro che sposta l’asse pallonaro su nuove coordinate economiche e tecnico-tattiche. Pirlo, Vidal e Pogba. Come un mantra, un trilogy, un canto religioso, che tutto compendia e aveva in sé.
E ora? Il più imprescindibile dei tre attuali è il quarto di un tempo: Marchisio. Ad accompagnarlo l’opposto di Vidal, quel Khedira che contrasta con le idee e non con l’uncino, si muove sui binari delle letture di gioco e non con garra e istinto famelico. Dove Vidal contrasta, Khedira intercetta, dove Arturo si spinge con cuore e garretti, Sami arriva col gps teutonico. In A il tedesco apre mari e surclassa le difese come il cileno, ma in Champions, proprio Vidal strappò quell’ultimo pallone non spazzato da Evra, con Khedira già spento in panca. E chissà cosa sarebbe stato Pjanic davanti a questo trio, al posto di quel Pereyra che pure ballò alla grande per sei mesi?
Il punto è che Marchisio e Khedira possono rivaleggiare, con doti opposte, ai Pirlo e Vidal che ci portarono a Berlino, ma Pjanic? Il bosniaco, rispetto a Marchisio –che sulle zolle Juve è nato e ha fondato il suo essere Capitan Futuro-, e a Khedira – salito su tutti i vertici che il calcio gli ha posto davanti– ha il gap di essere a “zeru tituli”, non avvezzo ad essere perno tra campioni, primus inter pares, ed è all’esordio in un club dedito alla Vittoria.
La mentalità vincente la ricevi per osmosi dai club dove militi, ma deve essere latente dentro di te, deve scorrere dalla testa fredda, al cuore caldo fino ai piedi. Può un giocatore, abituato a secondi posti e sconfitte fino a 26 anni, abituarsi alla fame e alla consapevolezza della vittoria?
3. ILLUMINAZIONE (o dell’eredità di Pogba)
Abbiamo scoperto il 31 agosto che Pjanic era l’unico solo “sostituto di Pogba”. Altro calo di ritmo (dopo Vidal > Khedira), ulteriore riduzione di contrasti, tonnellate di dinamismo in meno, larghe fette di campo sottratte in mezzo. Nel cambio da Pirlo-Vidal-Pogba a Marchisio-Khedira-Pjanic la halma e la visione di gioco si è “spostata” dal play basso agli interni e, al contrario, il dinamismo e la fisicità totalizzante dai due interni è indietreggiata a Marchisio. A Pjanic il compito più ingrato, raccogliere il peso dei 100 milioni volati a Manchester, e ri-accendere un trio magico che ha perso candeline e bagliori.
Riepilogo:
- Pjanic è quello con personalità meno appariscente dei nuovi (Benatia, Alves, Higuain).
- Pjanic è quello con meno esperienza alla vittoria del nuovo trio magico (Marchisio, Khedira).
- Pjanic è quello col compito più ingrato di sostituire Pogba nel ruolo e nelle illuminazioni.
Abbiamo visto quanto Pjanic sia coinvolto nel gioco, ma come “luce”? Come accensione del gioco? Come illuminazione che porta alle conclusioni, ai gol, inneschi una macchina da guerra? Come sta andando il bosniaco?
Key Passes – Assist- Chance Create
Ricordate i passaggi decisivi di Pogba? Pjanic viaggia al doppio. Il doppio di KP in A (3,2 a gara, contro 1,2) e poco di più anche in CL, dove però Mire cala parecchio (e la squadra con lui). Anche per chance create non c’è duello: il Pjanic bianconero batte Pogba e quello giallorosso. La luce inizia ad accendersi.
Tiri – Precisione – Gol
Pjanic serve più palloni di Pogba, ma le castagne che il francese scagliava? Beh, come gol finora Mire ha fatto meglio (nonostante Rizzoli, se no saremmo quasi ad 1 gol ogni 2 gare). Soprattutto, Pjanic tira in area come Paul, nonostante gli manchino le conclusioni di testa. Il francese invece amava (troppo) la conclusione da fuori (70 tiri da fuori in A l’anno scorso, con soli 2 gol..), mentre Pjanic va al tiro solo quando è sicuro di centrare la porta, con una precisione mostruosa (75% nello specchio), anche qui, Rizzoli permettendo.
4. SOSTANZA (o dell’eredità di Pogba bis)
Quello che acquisiamo in termini di KP, chance e precisione al tiro, col cambio Pogba-Pjanic perdiamo ovviamente nei contrasti, duelli aerei e quella fisicità che sposta per inerzia i rivali nella loro area.
Tackle – Duelli Arei – Dribbling
Eccoci qua, a scoprire l’acqua calda. Pjanic prova 3 contrasti a gara, vincendone meno di 1. Paul ne affondava 4, vincendone 1,5. Più contrasti vinti e provati, più falli subiti e commessi, che comunque rallentano l’azione altrui o intimidiscono. In CL ancora peggio: Pjanic vince meno di un contrasto su 5 provati (altri ritmi, altra aggressività).
Qui va fatta una riflessione. Se Khedira e Pjanic contrastano la metà di Vidal e Pogba, qual è il raffronto di contrasti tra la Juve 2016-17 e quella 2014-15?
Sorpresa: non un crollo verticale nei contrasti vinti, solo qualcosina in meno. I tackle vengono infatti ridistribuiti: Sandro e Cuadrado spostano la bellicosità sulle fasce, Marchisio battaglia il doppio di Pirlo, Mandzukic è in guerra totale con i difensori anche più di Tevez. Non solo, Allegri dixit: “nei contrasti la palla schizza e non sai chi la prende, negli intercetti la prendi tu e riparti”. Aumentano infatti gli intercetti: 1 in più in A e quasi 4 in più in Champions! Alla fine, tra contrasti, intercetti e dribbling, la % dei duelli bianconeri resta la stessa: 50%, anche senza Vidal e Pogba e con Khedira e Pjanic.
Torniamo ora al confronto Pogba-Pjanic.
Dribbling, Intercetti e Duelli
Ecco la vera differenza, in negativo, tra Mire e Paul: i dribbling. Pogba non spostava la squadra in avanti solo con passaggi e contrasti, ma soprattutto saltando l’uomo. Da giocatore totale, Paul non solo sovrasta Pjanic nei dati difensivi, perdendo nelle stats offensive, ma soprattutto saltava l’uomo, inclinava il campo verso la metà avversaria. 3 dribbling vinti a partita di Paul contro i miseri 0,4 di Mire, che non ci prova quasi mai, comunque la metà di quanto facesse a Roma.
Se poi il bosniaco non sfigura –appunto- negli intercetti (ecco, le indicazioni di Allegri!) alla fine il totale dei duelli vinti –di fisico, di astuzia, di velocità, nei falli fatti e subiti- è impietoso per Pjanic: 40%, con Paul invece al 52% (in linea con la squadra) in A e soprattutto un pessimo 24% in Champions. E se un tuo interno perde 3 contrasti su 4 (e l’altro ha il ritmo di Khedira con Marchisio ancora convalescente) lì in mezzo soffri (e si è visto col Lione).
Acqua calda quindi: sostanza e fisicità che Pjanic ti dà in meno di Pogba. Del resto Pjanic a Roma era in mezzo a due iperfisici come Nainggolan e Strootman e, se la Juve ha scelto Mire per sostituire Pogba e non –appunto- Nainggolan (o Matuidi, o Witsel..) sapeva già cosa aspettarsi.
Se vuoi la fisicità prendi Nainggo, se vuoi i piedi prendi Mire.
Sui metri percorsi c’è poco da aggiungere alla tabella: il ragazzo si muove (molti metri al minuto più di Pogba), magari si sposta tra un sonno e l’altro ma si muove parecchio, sarà mica sonnambulo? Scherzi a parte, il dinamismo di Pjanic dovrebbe essere la base per consentirgli di ricevere più spesso palla tra le linee e offrire ai compagni più alternative nei passaggi e, in non possesso, schermare le linee di passaggio e sopperire con gli intercetti alle ovvie doti carenti nel contrasto.
5. POSIZIONE.
“Sono a disposizione di Allegri, per giocare davanti alla difesa, come mezzala o anche trequartista”
Ma insomma. Dove gioca Pjanic? Allegri bluffa spesso, a parole. Chi pronosticava un Pjanic davanti alla difesa (visto solo contro l’Inter) non ricordava l’imprescindibile essenzialità di Marchisio, chi agognava un Pjanic trequartista non aveva fatto i conti un modulo (il 352) con cui Allegri ha vinto 34 gare nelle ultime 38 in A (più 2 pari e 2 ko: fanno 104 punti…). Pjanic nasce (e cresce) mezz’ala, a sinistra, per ovvio buco lasciato da Pogba (e mai coperto da Asa o altri) e per grande abbondanza di interni destri (Khedira, Lemina, Sturaro).
Ecco le ultime gare bianconere di Pjanic e il suo grado di coinvolgimento e centralità:
Ogni volta che la Juve gira bene Pjanic tocca più palloni, ogni volta che Pjanic tocca più palloni la Juve gira meglio: Cagliari, Empoli, Chievo (unica eccezione Milan-Juve, dove pure Pjanic l’avrebbe risolta..). Altra riflessione: quando Pjanic è poco coinvolto (Napoli, Lione in casa), Allegri capisce l’andazzo e lo sostituisce. Ultima rilevazione: col Chievo, nell’unica presenza da interno destro (il SUO ruolo), Pjanic si prende la scena, non solo per il capolavoro da fermo, ma anche per numero e qualità di tocchi (anche perché sulla sua fascia manca il catalizzatore di palloni Dani Alves).
Ecco il paradosso: la posizione ideale per Pjanic è –ad oggi- interno, preferibilmente a destra (immaginiamoci gli scambi con Dybala..), lì dove però c’è un Khedira finalmente continuo, con altri 2 ricambi di piede destro. A sinistra invece c’è il vuoto, con Asa non più all’altezza e –in potenza- Marchisio ormai preferito nel ruolo di play. Tra l’altro, lo stesso Allegri ammette che schierando Pjanic mezz’ala è “obbligato” ad affiancarlo con un esterno che lo copra (più Licht che Alves a destra, più Evra che Sandro a sinistra).
Ma può un aspirante top player avere problemi di fascia? Può la presenza di Pjanic innescare meccanismi conservativi sugli esterni?
Ecco quindi il quinto salto in avanti da fare, trovare la posizione, anche a destra, o anche trequarti all’occorrenza, dialogare con Marchisio, innescare gli esterni, duettare con Dybala e, soprattutto, regalare cioccolatini ad un Higuain affamatissimo.
Maggiore personalità, maggiore attitudine alla vittoria, ancora più illuminazione, molta più sostanza e finalmente la posizione ideale con e per la squadra. 5 gradi di separazione che possono diventare 5 scalini per il Paradiso. Quanti ne salirà Miralem Pjanic?