Pjanic è bianconero!

Perfezionato l’accordo con la Roma per il passaggio a titolo definitivo del centrocampista bosniaco alla Juventus

Centrale di centrocampo, dalle spiccate doti tecniche, Miralem Pjanic è uno di quei calciatori capaci di cambiare il volto di un’azione anche con un solo tocco di palla.

A partire da oggi metterà le sue qualità al servizio della Juventus. La società ha infatti siglato un accordo con la Roma per il passaggio del centrocampista bosniaco in bianconero.

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ACCORDO CON L’A.S. ROMA PER L’ACQUISIZIONE DEL CALCIATORE MIRALEM PJANIC

Torino, 13 giugno 2016 – Juventus Football Club S.p.A. comunica di aver perfezionato l’accordo con la società A.S. Roma S.p.A. per l’acquisizione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Miralem Pjanic a fronte di un corrispettivo di € 32 milioni.

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Gli effetti economici e patrimoniali di tale acquisizione avranno effetto a decorrere dalla stagione sportiva 2016/2017.

Juventus ha sottoscritto con lo stesso calciatore un contratto di prestazione sportiva quinquennale.

Il suo destro delicato, la precisione abbinata alla potenza e alla visione di gioco, fanno di Pjanic uno dei centrali offensivi più dotati che ci siano in Serie A. Se aggiungiamo anche le sue capacità balistiche, per esempio nel battere i calci di punizione, è chiaro come il centrocampo bianconero si sia ulteriormente arricchito di qualità.

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Le doti di Pjanic sono chiare fin da quando il giocatore muove i primi passi nel mondo del calcio, in Lussemburgo. Accade nel 2004, quando Miralem ha solo 14 anni (il giocatore nasce a Tuzla, Bosnia, nel 1990) e milita nell’Under 19 dello Schifflange.

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Viene notato dalla squadra francese del Metz, che per tre stagioni lo fa crescere nelle sue giovanili e poi, a 17 anni, lo lancia in Prima Squadra. 32 presenze e 3 gol in campionato, cui sommare 6 apparizioni e una rete in Coppa di Francia gli valgono, nel 2008, il passaggio al Lione.

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Ed è in riva al Rodano che Miralem mostra a pieno tutte le sue qualità: fino al 2011 disputa 90 partite in Ligue 1, mettendo a segno 10 gol; bottino che aumenta considerando i 6 match nelle coppe nazionali (Coupe de France e Coupe de la Ligue) e i 25 in ambito internazionale (sei le reti per lui).

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Dalla Ligue 1 alla Serie A: nel 2011 Pjanic passa alla Roma, di cui è titolare fin dal suo arrivo. Lo confermano le 159 presenze e 27 reti in campionato, le 9 apparizioni (una rete) in Coppa Italia e le 17 in Champions League, competizione nella quale Miralem segna due reti.

Da oggi, il curriculum del calciatore si tinge di bianconero.

Pjanic alla Juve, le reazioni di Roma

Pjanic alla Juve, le reazioni di Roma

Giacomo Scutiero

Del Pianista con la maglia bianconera indosso parleremo a iosa, nella speranza di farlo in termini entusiastici. Quel che non può attendere, invece, è l’esplorazione ravvicinata (il sottoscritto è nato e vive nella Capitale) del tifo romanista dopo il certificato «Pjanić alla Juve». È urbano distinguere le persone e differenziarne le reazioni alla notizia.


AVVEDUTO

Colorito, un po’ volgare, ma al contempo assennato. A Trigoria non transita soltanto il lanciatore di uova ed ortaggi vari; per fortuna della Roma, c’è chi pensa al club, al suo presente e al suo futuro, alla competizione sul campo e alla possibilità/impossibilità di gustare una formazione in evoluzione. Dicesi appassionato, sostenitore.

Striscione Pjanic

 

OTTIMIZZATORE
Dal campo di allenamento della squadra alle abitazioni dei tifosi. Se difficilmente potrà avere una importante carriera da sarto, costui è un amico dell’ecologia: per evitare di colmare la busta dei rifiuti indifferenziati con la sola stoffa bosniaca, riduce la maglia-scarto numero 15 ai minimi termini (purtroppo non abbiamo le immagini della gittata nella pattumiera, ma stiamo lavorando per entrarne in possesso).

Pjanic maglia tagliata

 

AMICO DELL’IDRAULICO
Dilaniare un capo di abbigliamento da 70 euro lascia insoddisfatti perché, si sa mai, qualche «vedova» giallorossa potrebbe recuperarlo dal cassonetto e ricomporlo? Come andare sul sicuro? Diventare amico di o, meglio, essere già in relazione confidenziale con un addetto alle tubazioni è la condizione necessaria e sufficiente per imprendere quanto segue: scagliare con stizza la maglia intonsa nel vaso sanitario e scaricare con violenza; se, come quasi sicuramente, il rifiuto subisce intoppi nel fluidificare attraverso l’ansa del sifone, l’esperto di cui sopra saprà ovviare senza meno.

Maglia Pjanic water

 

«INTELLIGENCE»
I social pullulano di esemplari reagenti. Pjanić spia in seno alla AS Roma contattò in prima persona l’amico di nazionale e si adoperò perché divenisse il centravanti giallorosso 2015/16. Missione riuscita, ma (viste le performance di Dzeko) cui profuit/prodest? Pro Juve, cui (s’intende) Miralem era già a libro paga da almeno dieci mesi.

Pjanic tweet 2

 

AMICO DI ZUCKERBERG
Tale Patrizio Proietti conosce la storia della guerra in Bosnia, ma è quantomeno incoerente: prima l’augurio di morte a moglie e figlio, poi la speranza che gli emolumenti ricevuti dalla Juve siano destinati alle cure del bimbo. Perché citare Mark Zuckerberg? Gli amministratori di Facebook ricevono la segnalazione del post offensivo e del mittente, analizzano, discutono e deliberano: è tutto a posto, la comunità appare serena.

Pjanic Facebook 1

Pjanic Facebook 2

 

AUGURANTE

Nella settimana precedente all’accordo ufficiale Roma-Juve, il giocatore in ferie pubblica la foto del figlio sul proprio account Instagram. Dalla delicata dedica a Pjanic junior, destinato a tifare bianconero negli anni a venire, si passa agli auguri per la famiglia tutta e alla sobria esortazione diretta all’ex compagno e vero romanista Nainggolan.

Pjanic Instagram

 

MISERICORDIOSO
A proposito del Ninja, ricordiamo il suo «Se va alla Juve, non gli parlo più» a metà tra lo struggente e il minaccioso. Non possiamo sapere se Nainggolan abbia bloccato Pjanic su Whatsapp o addirittura eliminato il suo contatto dalla rubrica, dunque preferiamo immaginare il lieto fine in stile Gomorra-La Serie: «Vienet’ a piglia’ o perdono» (ma «Accort’, statt’ accort’ a’ mana!»).

Nainggolan Pjanic

Su Pjanic e Pogba: comprare e non vendere per stare in alto

Su Pjanic e Pogba: comprare e non vendere per stare in alto

L’acquisto di Pjanic è uno di quelli destinati a scatenare una serie di discussioni. La Juventus ha dimostrato non solo la propria superiorità economica nei confronti di una delle principali rivali – in fondo è un acquisto che può permettersi -, ma ha manifestato un forte richiamo attrattivo nei confronti di un giocatore appetibile da altre squadre: Pjanic che trasloca a Torino è anche il senso di una consapevolezza acquisita che se si vuole lottare per la vittoria stabilmente, trovare un ambiente impermeabile alle pressioni della piazza e guadagnare buone cifre la destinazione bianconera è una di quelle che un giocatore non trascura. E’ un’operazione in stile Bundesliga, campionato nel quale ormai c’è una regina incontrastata – a tal punto che se non vince lei può vincere quasi qualsiasi squadra – che può permettersi il lusso di andare a pescare dalle dirette concorrenti: il Bayern ha pescato sovente nel Borussia Dortmund, società che talvolta è stata brava a reinvestire quanto incassato per riuscire a attutire il colpo delle cessioni. La Roma non poteva opporsi né alla cessione né alla destinazione, mentre nel passato abbiamo assistito a squadre che decidono di mantenere giocatori scontenti pur di non venderlo alla nemica/rivale storica (la Fiorentina con Mutu negato alla Roma e Jovetic alla Juve è un esempio di pessima gestione essendo poi costretta a vendere i giocatori a cifre inferiori); ci sono anche calciatori che rifiutano un trasferimento o non prendono in considerazione una destinazione per rispetto della propria tifoseria, un comportamento che è rispettabile quando non va a offendere la società rifiutata.

La differenza con la Bundesliga è che la Serie A non ragiona come un ente unico intento alla promozione e alla valorizzazione della propria lega; pur in assenza di questo contesto – e l’avvento di investitori stranieri rappresenta una buona notizia sempre che non finiscano avvinghiati nella gestione del potere teso al mantenimento politico dello stesso -, la Juventus deve porsi come obiettivo la permanenza ai primi posti continentali. Per farlo è necessario mantenere i migliori giocatori. Pogba è il calciatore più rappresentativo, il simbolo crescente del calcio, sempre più sulle copertine delle principali riviste internazionali: Paul è l’uomo franchigia della Juventus, il leader tecnico e d’immagine della società. Ogni anno tornano gli stessi discorsi: una squadra non si rinforza vendendo il proprio giocatore più forte – non è successo allo United con la cessione di Ronaldo e non era successo alla Juventus con Zidane -, ma fa di tutto per accontentarlo; a livello economico con un ingaggio adeguato al suo status, su quello tecnico costruendo rose adeguate a competere ogni anno per i vertici europei. Non credo esista una finestra temporale di due anni a delimitare quell’arco entro cui la Juve può vincere la Champions: vero che l’età media è avanzata, ma l’obiettivo della società bianconera non può che essere quello di provare a esserci lì sempre e per farlo dovrà essere brava nelle scelte, nei programmi e nei rinnovamenti (che è quello successo un anno fa). Per tutte queste ragioni i Pogba si tengono e si vendono i giocatori che non servono più.

Non sparate sul Pianista (com’è andata davvero per Miralem Pjanic)

Non sparate sul Pianista (com’è andata davvero per Miralem Pjanic)

Quintali sulle spalle del Pianista, il soprannome che più mi piace di Mire Pjanic. Tecnico, affusolato, con quel visino dolce che nasconde estri artistici di enorme suggestione. E adesso anche ingobbito sullo spartito che sarà, il concerto più difficile della sua carriera nata in Lussemburgo, trascorsa per Metz e avvalorata dai primi veri passi internazionali avuti allenandosi a Lione in compagnia di Juninho Pernambucano. Quintali che sanciranno definitivamente il grado di talento di questo calciatore chiacchierato da sempre, chiamato sempre a bruciare le tappe fin da quando toccò allenarsi con i “grandi” all’età di 14 anni. La Roma ha affondato la pala: “Pjanic ci ha scritto, unilateralmente” (come nelle sue facoltà). La Juventus, attraverso Marotta, ci ha messo il carico: “Ha fatto tutto Pjanic, nessuna trattativa con i giallorossi”. Certo, la facciata conta più della sostanza in questo mondo, Pjanic si becca le scorie delle necessità comunicative. Perché, ovviamente, potete ben immaginare che Juventus e Roma nel ruolo delle finte tonte non ci calzano a pennello.

Ma com’è andata veramente?

Gli ultimi giorni sono i meno interessanti. A parte il blitz dalle vacanze spagnole dello stesso calciatore bosniaco (che qualcosa di suo doveva metterci eccome, da qui l’applauso perché ci va comunque personalità, quella che allo Stadium abbiamo raramente visto), direi che l’unica nota che merita menzione è l’esistenza di un accordo depositato (e non quindi esclusivamente privato, aggiuntivo, separato dalle carte federali) che effettivamente dava facoltà al nostro di liberarsi a una cifra prestabilita. Sulla quale, per di più, Pjanic deteneva una discreta cresta (assolutamente legittima). Quel passo, ovvero la rinuncia alla sua fetta tutto e subito, è stata la chiave decisiva. Quella che ha permesso alla Juventus di accelerare perché l’operazione, fattibile solo con pagamento in unica soluzione, iniziava ad assumere tratti finanziari logici e sostenibili.
Ecco, già il fatto che la Juventus pare non verserà l’intero ammontare alla Roma (che sarebbe stata poi immediatamente costretta a girare il 20% a Pjanic come da accordo alla luce del sole) dimostra il contrario della posizione scelta dai due club. Che poi il problema è solo ed esclusivamente della Roma, siamo tutti d’accordo. L’impressione è però che Marotta (visti gli ottimi rapporti con la proprietà e con lo stesso Sabatini) abbia poi deciso, probabilmente a tavolino, di assecondare la linea strategico/comunicativa dei giallorossi. Poco male. Quel che conta è l’obiettivo e non farsi più nemici di quelli che già ci sono.
Insomma, la Roma, una volta finita nell’imbuto, aveva bisogno di una consolatoria scappatoia. Avevano probabilmente sottovalutato quella clausola, il valore esplosivo che conteneva, e dimenticavano che Pjanic (nonostante 5 anni, un vero ciclo, di romanità) non sia un autoctono cresciuto a pane e ribrezzo nei confronti della società più in vista (mondiale) d’Italia. Da quelle parti avevano anche sottovalutato la portata di quella telefonata di 12 mesi fa, quando Allegri fece il suo nome (Pjanic, appunto) e il club un altro (Hamsik, come svelato a calciomercato chiuso). L’uno o l’altro. Poi Allegri si è riconfermato, ha preso piede e credibilità, propone un progetto tecnico chiaro e delineato. La prima scelta diventa solo il bosniaco. Quella clausola è del 2013 e Marotta i cassetti della Figc credo li conosca meglio di quelli di casa dove si tengono i calzini divisi per colore. Scatta dunque l’ora, visto che Miralem disse tendenzialmente sì già un anno fa.
A Roma escono dal torpore. Capiscono che c’è poco da scherzare o, peggio ancora, da impettirsi. Ovviamente è tardi. Fanno finta di non accettare trattative e fanno chiedere di Rugani e Zaza, più il primo che il secondo. Credo Marotta abbia reagito con il ghigno “malefico” che abbiamo nel tempo imparato ad apprezzare. Il manico è di qua, la lama è puntata, Pjanic si dimostra un coerente. Un coraggioso. Uno sa che dove vuol provare ad arrivare. E, da buon pianista, si getta in pasto alla platea. Dell’opionione della critica, mi pare evidente, gliene importa molto di meno.
Dobrodošli ponovo.