La punta realizza una doppietta e si procura un rigore, i bianconeri dominano e rifilano quattro reti ai friulani. E ora l’Atletico
Un Kean incontenibile e una Juve tonica e pimpante superano agevolmente l’Udinese, con un ampio 4-1 e con una supremazia mai in discussione. Il mattatore della serata è la giovane punta, che non solo segna una doppietta e si procura il rigore poi trasformato da Emre Can, ma delizia lo stadio con la freschezza e la classe delle sue giocate.
TURNOVER CON VISTA ATLETICO
L’ampio turnover in vista dell’Atletico è doveroso, a non toglie
incisività alla squadra di Allegri che, oltre agli squalificati Pjanic e
Cancelo, rinuncia a Bonucci, Chiellini, Mandzukic, Dybala e Ronaldo. Il
modulo è un 4-4-2, in cui rientra Barzagli al fianco di Rugani, mentre
Spinazzola agisce sulla corsia di destra e avanza spesso fino alla linea
d’attacco composta da Kean e Bernardeschi.
KEAN PRIMA IN A DA TITOLARE E GOL
La pressione della Juve è subito consistente e già al 5′ Rugani
ha il pallone del vantaggio sul destro, ma calcia alto non centrando la
porta, lasciata incustodita dall’uscita non perfetta di Musso sugli
sviluppi di un corner. Altrettanti giri di orologio e i bianconeri
passano, grazie alla sgroppata di Alex Sandro che intercetta a metà
campo un pallone indirizzato a Ter Avest, mette il turbo e disegna un
traversone rasoterra perfetto per l’inserimento di Kean che, alla sua
prima gara da titolare in A con la Juve, infila il vantaggio.
KEAN INCONTENIBILE
Al 25′ Barzagli è nuovamente costretto a fermarsi e al suo posto
entra Bonucci, ma intanto la partita procede in una sola metà campo.
L’Udinese non fa nulla per togliere l’iniziativa agli avversari e si
limita a chiudersi a protezione dell’area. Intanto Kean continua il suo
show personale, a base di dribbling, accelerazioni e… gol: al 39′ ruba
palla sulla tre quarti, punta l’area e, quando si trova davanti Wilmot
lo beffa con un doppio passo e un colpo da calcio a cinque, infilando di
punta tra palo e portiere.
EMRE CAN E MATUIDI, TRIS E POKER IN DIUE MINUTI
Appena rientrata in campo dopo l’intervallo, la Juve potrebbe
fare il tris, perché sul cross di Bentancur Musso esce dai pali per
anticipare Kean e Matuidi e respinge il pallone sul sinistro di
Bernardeschi, che colpisce al volo, ma non centra la porta sguarnita. I
bianconeri giocano sul velluto, pur rallentando il ritmo rimangono in
pieno controllo del gioco e colpiscono ancora. Il protagonista, tanto
per cambiare è Kean, che ingaggia un duello in velocità con Opoku,
arrivando fino in area, superando l’avversario e venendo steso. È
rigore, confermato anche dopo il silent check del VAR, ed Emre Can cala
il tris dal dischetto. L’Udinese è ancora più scoraggiata e quando la
difesa lascia solo in area Matuidi, libero di schiacciare di testa il
traversone di Bentancur, deve incassare anche il poker. Subito dopo il
francese lascia il posto a Dybala, mentre poco dopo Kean esce tra gli
applausi per permettere l’esordio in A di Nicolussi Caviglia.
CHI NON SALTA NON CI CREDE
Il gol di Lasagna al 40′, un bel diagonale rasoterra, non smorza
l’entusiasmo dello Stadium, che canta “chi non salta non ci crede”,
chiaro riferimento alla possibilità di rimontare l’Atletico martedì
sera. Certo, non può essere questa partita a fornire prove in vista
della Champions, troppo netto il divario tra bianconeri e friulani.
Intanto però questa sera lascia due indizi importanti: la condizione
della Juve è in netta crescita, come Allegri aveva previsto, e il
pessimismo cosmico che aveva pervaso il popolo bianconero dopo la gara
di Madrid è alle spalle. Questa sera allo stadio si respiravano voglia,
convinzione, fiducia. E sono queste le basi sulle quali si costruiscono
le imprese.
JUVENTUS-UDINESE 4-1
RETI: Kean 11′ e 39′ pt, Emre Can 22′ st, Matuidi 26′ st, Lasagna 40′ st
JUVENTUS
Szczesny; Caceres, Barzagli
(25′ pt Bonucci), Rugani; Spinazzola, Emre Can, Bentancur, Matuidi (27′
st Dybala), Alex Sandro; Bernardeschi, Kean (35′ st Nicolussi Caviglia)
A disposizione: Perin, Pinsoglio, Chellini, Kastanos, Mavididi, Ronaldo, Mandzukic
Allenatore: Allegri
UDINESE
Musso; De Maio, Ekong, Nuytinck (26′ pt Opoku); Ter Avest (17′ st Sandro), Fofana,Wilmot (1′ st Lasagna), Larsen, Zeegelaar; Pussetto, De Paul
A disposizione: Nicolas, Perisan, Ingelsson, Micin, Bocin, Okaka
Allenatore: Nicola
ARBITRO: Chiffi
ASSISTENTI: Vivenzi, Liberti
QUARTO UFFICIALE: Pillitteri
VAR: Pasqua, Tolfo
AMMONITI: 27′ pt Larsen, 5′ st Pussetto, 8′ st Opoku
Juventus-Udinese 4-1 – “Moise Kean show” in mezzo alla guerra delle curve
-4 alla sfida che decide una stagione, e la gara contro l’Udinese è poco più di una sgambata. Ritmi bassissimi in campo e sbadigli sugli spalti.
L’ormai (purtroppo) abituale silenzio dello Stadium a far da contorno.
Fino al minuto 39.
Ma non per i soliti cori contro il Liverpool. Kean segna il 2-0 e la Nord, raccogliendo il nostro appello di alcuni giorni fa (non sappiamo se ci sia un legame, ma ci fa piacere pensarlo) inizia a cantare.
“Juve Alè… Juve Alè… fino alla fine forza Juventus…!!!”. Il resto dello stadio segue.
Tranne la Sud, che però subito dopo parte compatta in un “Tutta la Curva”, poi “Siamo sempre con voi”. Sono forse i cori che precedono il solito “Odio Liverpool”, loro tributo alle vittime dell’Heysel. O forse no, non lo sappiamo. Sta di fatto che accade una novità assoluta: quando la Sud inizia a cantare, il resto dello stadio fischia. Fischi che coprono i cori del tifo organizzato.
Nasce un “dialogo” poco amichevole tra i settori dello stadio. “Siete un pubblico di m…” urla la Sud. “Scemi scemi” ed altri cori che incitano dalla squadra, dalla Nord. Gli ultras della Sud rispondono con il massimo insulto possibile, a loro modo di vedere, verso la Nord: “Quel settore lì sembra Napoli, che schifo!”
Nel secondo tempo la Nord aumenta la self-confidence e arringa lo Stadium con un “Chi non salta non ci crede!” ripetuto più volte, e l’ovazione con coro all’ingresso del beniamino Dybala.
Pochi e chiari spunti offre la partita. La prestazione maiuscola di Kean, che con i gol ed il rigore procurato legittima le perplessità sul suo utilizzo quasi nullo fino alla giornata 27. L’infortunio di Barzagli che cancella tristemente le aspettative del mister sui “cavalli vecchi” sempre pronti all’uso e, forse, smorza qualche idea di restaurazione in vista di martedì. La buona prova degli interni di centrocampo ma in un match, va ammesso, con ritmi da passerella da fine stagione.
Resta, e pesa di più, ciò che si è verificato sugli spalti.
Non è certo piacevole vedere inimicizia e fuoco amico tra diversi rami del tifo bianconero, certo. Ma questi fatti ci dicono qualcosa di chiaro.
Anzitutto che il pubblico dello Stadium non capisce o non condivide la protesta della Sud. Un pubblico che arriva da tutta Italia, che paga il biglietto (motivo ufficiale della protesta) non appoggia lo “sciopero”. Non nell’anno in cui la società produce il massimo sforzo portando a casa il calciatore più forte e vincente al mondo.
E poi, se fino a qualche settimana fa questo silenzio poteva essere accettato, adesso ci prepariamo alla sfida da cui passeranno tutti i giudizi su questa stagione. Tra tre giorni c’è la partita che può rendere il 2018-19 un appuntamento con la storia o la stagione più soporifera delle ultime otto.
Lo Stadium vuole avere una sua parte nel determinare questo destino. Non accettarlo in passivo silenzio.
Cinque cose positive di Juventus-Udinese
9 Marzo 2019 2 min lettura
Non prendiamoci in giro. Juventus e Udinese si sono affrontate per una posta poco maggiore rispetto ad un’amichevole. Tuttavia la partita ha offerto alcune novità indubbiamente positive in vista del ritorno degli ottavi di Champions League martedì con l’Atlético. Quali sono e perché possono essere utili in vista della UCL.
1 – Kean
Senza alcuna esitazione, Moise Kean è stato il migliore in campo.
Doppietta di prepotenza e rigore procurato di furbizia gli valgono la
palma di MVP della serata. Il ragazzo ha dimostrato di essere presente,
vivo e cattivo anche in una stagione che ha visto Ronaldo fagocitare
ogni minuto disponibile per lo slot di attaccante. Come in trance per 70
minuti, è sembrato giocasse una partita diversa dai compagni,
probabilmente una partita più introspettiva. Il secondo gol è sintomo di
un’attitudine spavalda, mentre il rigore è testimone di un grande QI
calcistico. Difficilmente si potrà ritagliare un ruolo di primo piano
martedì, ma qualora si allungassero gli spazi…
2. La difesa a tre
Grande cavallo di battaglia di alcuni, la difesa a tre è tornata prepotentemente ed inaspettatamente a solcare le nostre fantasie (ed i nostri incubi) in una fredda notte di fine inverno. I meccanismi sono ancora ben funzionanti, nonostante il cambio di interpreti (Barzagli, Cáceres, Rugani e poi Bonucci) e nonostante dei principi di gioco molto diversi rispetto al conservatorismo spinto visto due anni fa. E non è un segnale da sottovalutare in vista della Champions. Tenete duro, arriva un approfondimento in merito…
3 – Bernardeschi a tutto campo
Il ruolo di seconda punta è uno degli ultimi a cui penseremmo
guardando il nostro numero 33. E invece, con la libertà di svariare,
abbiamo visto un Bernardeschi sulle stesse note autunnali: determinato,
voglioso, brioso. Ha aggiunto dimensioni e volume all’attacco, servito
(nel senso letterale) l’atletismo di Kean e ha fatto tutto con grande
personalità dimostrando – prima ancora di una precisione tecnica
comunque approssimativa – grande forza di volontà. Ha aiutato la squadra
a salire, si è preso rischi e tiri difficili, ha corso tantissimo in
orizzontale senza palla (una cosa che non gli si vedeva fare dai tempi
di Paulo Sousa). Un Bernardeschi col fuoco dentro è una risorsa di cui
non mi priverei mai.
4 – Bentancur
A dispetto di una posizione che in molti continuiamo ad indicare come
non sua, il giovane uruguaiano ha beneficiato delle distanze lunghe
della partita. Con tanto campo davanti e due compagni vicini (Matuidi e
Can), Bentancur ha sfoggiato una prestazione maiuscola, recuperando un
gran numero di palloni (più 3 intercetti) e oliando i meccanismi di
riaggressione della squadra. Proprio la libertà di abbandonare la linea e
di andare a caccia del pallone sono l’humus ideale perché Bentancur dia
il meglio di sé. In aggiunta a quanto detto, certe verticalizzazioni
improvvise, pur in situazioni di scarsa pressione, fanno leccare i
baffi. L’ex Boca si candida seriamente ad una maglia da titolare
martedì, con l’unico dubbio di un Emre Can in crecita.
5 – Il coraggio di Allegri
Con un paio di partite di ritardo, Allegri ha dato prova di intraprendenza, coraggio e benevolenza verso i suoi. Non possiamo sapere se un mister finalmente lucido e rilassato sia la conseguenza di un incontro chiarificatore con il presidente come accennato in conferenza stampa, ma magari ha veramente abbandonato ogni resistenza e ci fa piacere che abbia ritrovato i suoi stessi binari. Ha accettato e promosso un sistema di gioco diverso, ha trovato la forza di far sforzare alcune pedine in ruoli nuovi, e (ne sono convinto) l’ha fatto solo con l’Atlético in testa. Perle tipo “corri che ti passa” a Matuidi dopo aver preso una botta o “vedete di non prendere gol” sul 4-0 a 10 minuti dalla fine – poi puntualmente arrivato – sono chicche che restituiscono un Allegri vivo, concentrato e sul pezzo. Un altro fattore importante verso la partita più importante della stagione.