Primi appunti su Matheus Pereira detto Pirulao

A un anno dalla scadenza naturale del suo primo contratto da professionista con il Corinthians (30 marzo 2017), la Juve pare aver messo d’accordo tutti assicurandosi Matheus Pereira da Silva, centrocampista diciottenne brasiliano da non confondersi con il (quasi) omonimo Matheus Pereira che sta prendendosi la scena in Portogallo da ala mancina straoffensiva con la maglia dello Sporting Club (classe 1994, anche lui brasiliano ma di Belo Horizonte, nome completo Matheus Fellipe Costa Pereira). Il “tutti” di cui sopra sono ovviamente il manipolo di individui, società e “imprenditori” che maneggiano i cartellini, ovvero diritti alle prestazioni sportive per come li intendono loro, di questo genere di calciatori emergenti che fanno parte delle assolute promesse del calcio sudamericano. Pereira è forte, mettiamolo in chiaro. Apparentemente forte. Al punto che un consigliere del Timao amico del presidente se ne era assicurato a dodici appena compiuti (questo è ciò che si evince) il 5% del cartellino. Il 30% è del club. Il resto non mi è chiaro. Dal lato Juve una sola certezza: l’interlocutore sarebbe stato uno solo. Uno che è stato bravo al punto da mettersi in tasca gli altri soci pur di portarlo a Torino. Nell’Europa che conta. “Con determinate garanzie” sottolineano i ben informati.

Dove sta la notizia, visto che parliamo di un giocatore ovviamente acerbo per i nostri parametri di giudizio, da sapientoni dei massimi livelli della Serie A? Dopo il caos Piazon (e l’attuale status del ragazzo, transitato anche dal Chelsea) e gli imbarazzi del centravanti Bonatini, tra gli juventini non si scalda più nessuno. Ed è appunto questa la notizia. I tempi sono cambiati. Non sono più i sogni esotici/erotici/bailadi a riempire bocche, forum e anfore di pietose speranze. La parola crack ha perso colpi. Si bada alla sostanza. Siamo cresciuti tutti, insieme a questa società. Quattro anni e mezzo possono essere un’eternità in termini di saggezza.

In ogni caso, gioiello o meno, mezz’ala tutta mancina come se fosse un Rivaldo 25 metri più indietro, perone lungo e calzettone altissimo come Neymar, quel che sarà eventualmente di Matheus Pereira lo si scoprirà a breve. Qualcosa di molto diverso dal collega Rogerio, quello traghettato a Sassuolo, terzino quasi sull’onda della grande moda dettata dalle prestazioni di Alex Sandro. Questo è ciò che si dice. Tornando a Pereira, queste le tre specialità da giocatore a tutto campo, come spesso accade per i giocatori non totalmente specializzati in Brasile (ma con infinito talento): dribbling elegante dove c’è spazio centrale con cambio di gioco, dribbling secco sull’esterno mancino quando va a prendere campo in ampiezza, e poi tanta tantissima voglia di rifinitura.

Lui è Matheus Pirulao, iniziamolo a memorizzare anche così, qualora dovessimo vestirlo di bianconero (ma se Allegri andava matto per Vitale, qualcosa di interessante su questo prospetto è lecito aspettarselo magari già in estate). Pirulao perché longilineo nonostante la capacità di scatto nel breve (da fermo, palla uncinata da far passare sopra la testa del difensore per andarsela a riprendere con tre/quattro metri d’anticipo grazie anche all’ampia falcata). Pirulao perché al Corinthians lo chiamano così da quando entrò nel vivaio a undici anni. Fino al trofeo di MVP al Mundialito U-17 di Madrid (16 squadre, torneo conosciuto ai migliori scout sotto il nome di Mundial de Clubes de La Comunidad de Madrid, palma in passato anche spettata a Stevan Jovetic e a Oscar). Fino alle prime due presenze in prima squadra dopo diversi mesi di lezioni di samba e nonnismo durante la settimana. Già, classe ’98. Ma anche Coman due anni fa era un classe ’96. Anzi, le vedove ci ricordano che lo è ancora oggi…

Luca Momblano.

Qualche aneddoto di spogliatoio raccontato da Ferrara e Di Livio? Perchè no…

Pubblicato da Juventus su Giovedì 31 marzo 2016