Qualità, il gruppo e Fabio Grosso. Gli ingredienti di un Viareggio da protagonisti

Due squadre. Due gare. È rimasto solo questo a separare la Juventus di Fabio Grosso dalla coppa del Torneo di Viareggio. Il primo ostacolo sarà lo Spezia, il secondo, qualora contro i liguri le cose andassero nel modo sperato, o Inter o Palermo. Favoriti, naturalmente, i nerazzurri, con cui ci si giocherà la finale di Coppa Italia fra una decina di giorni. Per i bianconeri, però, il nome dell’avversario è irrilevante.

Il ‘nemico’ non conta perché la Juventus ha un’identità propria. Ha uno stile che non cambia mai e la forza della squadra avversaria non interessa. I ragazzi di Grosso scendono sempre in campo per fare la partita. Il 4-3-3 è l’abito che a questa squadra calza a pennello, gli interpreti possono cambiare, non facendo variare praticamente mai i risultati. In questo Torneo, non è mai stata schierata due volte la stessa formazione. Rotazioni continue, a tratti quasi esperimenti. Il risultato? Cinque vittorie su cinque, 16 gol fatti e uno solo subito. E bel gioco. Segnale piuttosto chiaro della forza di un gruppo unito e qualitativamente importante, quindi ben costruito.


I bianconeri hanno affrontato il torneo privi di Audero, Romagna, Favilli e Pellini, a cui vanno aggiunti il brutto infortunio di Clemenza nella gara contro il Milan e la lungodegenza di Muratore. Un po’ come se alla Juve di Allegri – per fare un paragone chiaro anche a chi non conosce a fondo la squadra – mancassero Buffon, Bonucci, Dybala (Favilli è un giocatore diversissimo dall’argentino, ma per importanza nell’economia del gioco e in fase realizzativa è la Joya della Primavera) e poi si dovesse rinunciare anche a Marchisio, avendo già fuori Hernanes. Assenti di lusso, quindi, ma la loro mancanza non si è sentita.

Il gruppo ha sopperito, l’idea di gioco ha permesso di cambiare i nomi con pochi effetti sulla squadra. E per questo va dato il giusto merito a Fabio Grosso. Il tecnico lo scorso anno è stato pesantemente criticato, ma ha dimostrato come con lavoro e sacrificio tutti i traguardi siano raggiungibili. Ora la sua squadra è una creatura bella ed efficace, composta da ingranaggi che si sanno adattare splendidamente a qualsiasi situazione. Il tutto oliato da quello spirito di squadra, quella coesione che fanno la differenza. A prescindere da come andrà a finire, questa è una grandissima vittoria.

Tecnico e gruppo a parte, è doveroso anche parlare di singoli. Questo sarebbe potuto essere il Torneo di Luca Clemenza, da molti (sottoscritto compreso) indicato come favorito per il premio di miglior giocatore. La sfortuna, però, ha impedito che il numero 10 potesse dire la sua fino in fondo, scuotendo pesantemente il gruppo, colpito da quanto capitato al compagno. Ovviamente, facciamo il più grande degli ‘In bocca al lupo’ a Luca, confidando di rivedere presto quel giocatore straordinario che abbiamo imparato ad apprezzare. Il suo infortunio è senz’altro la nota stonata di queste settimane.

Chiusa la doverosa parentesi dedicata a Clemenza, riprendiamo il filo. I singoli, si diceva. Del Favero ha mostrato grandi qualità, a parte qualche sbavatura nell’ultima gara, Lirola sta confermando quanto mostrato in campionato, Vadalà e Di Massimo hanno saputo sorprendere, con gol importanti e belle giocate che tutti si aspettavano da loro. Parodi è in crescita, così come Bove, e anche Didiba, a parte i gol, sta entrando sempre di più nei meccanismi della squadra.

Discorso a parte meritano Macek e Cassata. Poco reclamizzati, sono quasi sempre tra i migliori e tanto del gioco bianconero è dovuto alle loro grandi capacità. Come detto, nessuno è insostituibile, ma rinunciare a loro due nelle partite importanti sarebbe quasi follia. I giocatori di qualità, come già detto, non mancano. Altrimenti, creare una squadra così forte non sarebbe stato possibile.

Ora si giocherà il giorno di Pasquetta contro lo Spezia. Una gara tutt’altro che semplice, ma che i bianconeri hanno tutte le qualità per portare a casa. Quando gioca come sa, d’altronde, questa Juve, tra i pari età, non ha rivali, e per questo la coppa è diventata un obiettivo da centrare. Perché il primo pensiero è sempre la crescita dei ragazzi, ma, quando arrivi a un passo dal traguardo, il luccichio del trofeo è troppo affascinante per non fare qualunque cosa per impossessarsene.

Edoardo Siddi.