E così, alla fine – lo ricordo come se fosse ieri – si concluse anche quella settimana.
Quella del lunedì post Juve-Inter di campionato, riassunto efficacemente dalle sacre colonne del Mattino di Napoli: “la Juve stende anche l’Inter, ma c’è un rigore dubbio”.
Lo stesso lunedì in cui la sera andai a TikiTaka e scoprii, per parola di un mio vicino di posto, che Calciopoli sui media era stata raccontata solo dalla parte dei bianconeri. Ok, capito.
Per i rigori perfetti degli juventini, con Bonucci in un tale stato di grazia che lo avrebbe segnato anche di testa.
Per la palla sulla traversa del penalty di Palacio, poi rimbalzata in campo di un metro, ma nessuno trovò mai il coraggio di avvisare l’esultante Medel, convinto per mesi di dover disputare la finale di Coppa Italia contro il Milan.
Quella della telecronaca Rai, che dopo il derby di Zaza (due gol, 4-0, gol regolare annullato alla Juve, ma dopopartita tutto su una sanzione all’irruento Zaza) dopo l’andata proprio contro l’Inter (dovettero ammettere a malincuore il mani di Medel non visto, ma sul netto rigore dato alla Juve si discusse a lungo), proseguì la sua marcia inarrestabile in Coppa Italia, soprassedendo su un fallo all’origine del primo gol (“un fallo televisivo”, si disse senza neanche sorridere nella televisione di Stato all’intervallo), alzando la voce su un banalissimo fallo di Zaza (alla Rai non deve essere troppo amato), scatenando anche la furia del docile Marchisio autore di un tweet polemico nei confronti del telecronista dell’incontro.
La settimana dei sindacati indignati per il “non vedente” dato dal principino al commentatore, che avrebbe offeso la comunità dei non vedenti; e quello dovette scusarsi davvero, quanto meno con quella comunità, salvo poi scoprire sul web che poche settimane prima un presentatore Rai aveva dato dei “non udenti” a coloro che non avevano capito le sue tesi, eppure non si segnalarono lettere di non udenti alla Gazzetta, comunicati dei sindacati, scuse pubbliche e indignazione generale: ma quella settimana sì, era tutto diverso.
Quella sui napoletani non tifosi azzurri; ora, che tipi siano questi napoletani invertiti io non lo so, e quindi cavatevela da soli, ma da romano risposi già due o tre anni fa a un’eccezione analoga nel libro #sulcampo, di fronte a un interlocutore immaginario che mi contestava un po’ su qualunque cosa riguardante il mio tifo, partendo dalla mitica domanda iniziale: “ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?”.
Quella della moviola in campo, delle battute davvero divertenti sugli juventini disperati per la novità, dimenticando troppo in fretta che erano le stesse freddure post introduzione della goal line technology, e da lì in poi, per ora, avevano riso quasi solo gli juventini.
Quella in cui la Juve, con Napoli e Roma già vittoriose, andò a Bergamo, in una partita complicata, e la risolse Barzagli, che se serviva poteva fare l’attaccante, mentre dietro la salvava Mandzukic, che se serviva poteva fare il difensore. Il tutto, mentre gli altri pensavano a fare le battute sulla moviola in campo.
Quella chiusa alla Domenica Sportiva da un ex tecnico interista, Orrico, che aveva già capito come sarebbe andata a finire: gli arbitri sbaglieranno meno, ma saremo in balia degli hacker. Sguardi perplessi, risate in studio.
Ma ormai era quasi mezzanotte e, nonostante tutto, si concluse anche quella settimana.
Massimo Zampini.