Ronaldo-Morata, Juve agli ottavi

La Juve centra la qualificazione agli ottavi di Champions con due turni di anticipo e con un po’ di fatica, complice l’ottima prova del Ferencváros, che all’Allianz passa addirittura in vantaggio e, dopo il pareggio di Ronaldo, resiste a lungo, fino al recupero della ripresa, quando Morata, ancora una volta spietato in Champions, infila il colpo di testa che decide l’incontro.

VANTAGGIO UNGHERESE CON UZUNI

Pirlo ritrova Alex Sandro sulla sinistra e piazza Danilo al centro della difesa al fianco di de Ligt, nel mezzo la regia è ancora affidata ad Arthur, mentre in avanti riposa Morata ed è Dybala a fare coppia con Ronaldo e la prima azione pericolosa è proprio confezionata dal tandem d’attacco, con il traversone del portoghese e il destro al volo dell’argentino, intercettato da Dibusz. Il ritmo non è irresistibile, la Juve cerca di manovrare con calma, ma lascia qualche spazio per le ripartenze degli ungheresi e quando Danilo scivola a metà campo e Nguen punta l’area e arriva al cross, Uzuni è piazzato a pochi metri dalla porta e riesce a deviare alle spalle di Szczesny. + 14

CR7 INVENTA IL PAREGGIO

La Juve si scuote e aumenta la pressione, ma non riesce a portare uomini al tiro e quando Arthur si libera con un buon movimento, non centra la porta dal limite. Per superare la difesa ospite serve uno spunto o un’invenzione. Li regala entrambi Ronaldo, ricevendo palla sulla destra, accentrandosi e sparando un sinistro rasoterra sul primo palo che Dibusz non riesce neanche a intuire e che manda il primo tempo in archivio sull’1-1.

DECIDE ALVARO!

Per quanto la Juve controlli nettamente il gioco, l’avvio di ripresa non offre molto, ma al quarto d’ora Bernardeschi scuote il palo dal limite, complice una decisiva deviazione di Dibusz. Pirlo opera tre cambi contemporaneamente e inserisce Kulusevski, Chiesa e Morata al posto di McKennie, Bernardeschi e Dybala. Lo spagnolo confeziona un’assist delizioso per Ronaldo, che prova a saltare Dibusz sullo slancio, ma il portiere, riesce a toccare la palla e vanifica l’azione. La gara è un monologo, il Ferencváros non esce dalla proprio metà campo e per quanto difenda bene sembra patire la velocità di Morata, che alla mezz’ora parte centralmente, si allarga sulla sinistra e calcia sulla faccia esterna del palo. Ci prova anche Bentancur, con una fiondata da fuori area che Dibusz alza sopra la traversa, quindi Pirlo cambia ancora, sostituendo l’uruguaiano con Ramsey e Arthur con Rabiot. Il Ferencváros con il passare dei minuti si sente più sicuro e prova anche ad alzare il baricentro. Un cambio di atteggiamento che gli ungheresi pagano carissimo, perché in pieno recupero vengono infilati dal lancio di Danilo e dal perfetto cross di controbalzo di Cuadrado, che trova Morata libero a centro area. L’incornata dello spagnolo passa tra le gambe di Dibusz, decide la partita e soprattutto e manda la Juve agli ottavi, con due turni di anticipo.

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JUVENTUS-FERENCVÁROS 2-1

RETI: Uzuni 19′ pt, Ronaldo 35′ pt, Morata 47′ st

JUVENTUS
Szczesny; Cuadrado, Danilo, De Ligt, Alex Sandro; McKennie (17′ st Kulusevski), Arthur (38′ st Rabiot), Bentancur (38′ st Ramsey), Bernardeschi (17′ st Chiesa); Dybala(17′ st Morata), Ronaldo

A disposizione: Pinsoglio, Isreael, Dragusin, Frabotta, Portanova
Allenatore: Pirlo

FERENCVÁROS
Dibusz; Lovrencsics (30′ st Botka), Blazic, Frimpong, Dvali, Heister; Siger (30′ st Laiduni), Somalia; Zubkov (25′ st Boli), Uzuni, Nguen (25′ st Isael)

A disposizione: Szecsi, Ori, Baturina, Csontos, Mak, Kovacevic, Kharatin
Allenatore: Rebrov

ARBITRO: Siebert (GER)
ASSISTENTI: Seidel (GER), Foltyn (GER)
QUARTO UFFICIALE: Osmers (GER)(GER)
VAR: Fritz (GER), Borsch (GER)

AMMONITI: 22′ st Siger, 35′ st Danilo, 48′ st Chiesa

Juve-Ferencvaros 2-1: Le partite (non) si vincono da sole

Quando la Juve granitica di qualche anno fa scendeva in campo distratta (raramente ma accadeva) ci si arrabbiava giustamente. Se lo fa questa Juve giovane e rampante, vogliosa di aria come un maiale allo stato brado, ci si arrabbia due volte. Perché nessuno può permettersi di prendere sottogamba una partita, non in CL.
Quella col Ferencvaros è la dimostrazione empirica di come nel calcio anche squadre molto deboli possano incartarle ad avversarie più esperte e più attrezzate.
A conferma dell’atteggiamento sbarazzino dei bianconeri si chiamano a testimoni l’occasione del gol neroverde (una sequela di errori di quasi tutti i giocatori coinvolti, compreso Szczesny) e le 7 volte nel solo primo tempo in cui i nostri finiscono in fuorigioco, corricchiando svogliati come facevamo noi in palestra stile cavallo morto durante l’ora di educazione fisica.
In mezzo al tritacarne ci finisce il bersaglio numero uno del momento: Paulo Dybala. Dispiace dovergli affibbiare tutte le colpe del mondo, ma alla Juve non si può pretendere di portare il 10 sulle spalle e non avere una lente d’ingrandimento addosso delle dimensioni del cerchio di centrocampo.
La fascia al braccio non è un laccio emostatico per gonfiare le vene: è una presa di responsabilità, è il segnale di chi vuole e deve diventare uomo, perché sennò a scegliere palla o campo siamo capaci tutti.
Il paragone col Morata attuale è impietoso e non parliamo solo di fisiologico momento alto/basso: c’è qualcosa di più profondo nella flessione del talento argentino, arrivato a quel punto della carriera in cui o fai un salto avanti o rimani impantanato, e certi check point passano anche dalla capacità di sapersi riprendere quando le cose non vanno esattamente come vorresti. Comunque vada a finire la storia, la Juve e Dybala stesso hanno bisogno della versione migliore della Joya.

Gli ungheresi passano in vantaggio meritatamente, il flop Ronaldo pareggia facendo 74 gol in 96 partite.
Nel secondo tempo Pirlo prova a rivoluzionare la squadra con un full di cambi.
I primi 3 a cambiare sono Chiesa al posto di un Bernardeschi che sembra una statua di cera mentre tutti dicono essere vivo, Kulusevski che prende il posto di un McKennie parso spaesato in un ruolo non suo con dei compiti non proprio congeniali e in fondo lui, Morata, la ragione per cui seguiamo il calcio: la quarta scelta, la casualità, il ruotino di scorta che si rivela più affidabile dello pneumatico da gara.
Alvaro entra subito in gara, si adatta immediatamente al suo ruolo, è già rodato, mette CR7 davanti al portiere, prende un palo e segna il gol vittoria al 92°.

Le assenze in difesa hanno sicuramente pesato, ma non basta per giustificare l’atteggiamento, alcune scelte iniziali dell’allenatore, non basta per spiegare il sorriso cretino di Ramsey quando Isael sbaglia male un tiro in porta, non bastano per spiegare una squadra che ancora sembra non aver capito che le partite non si vincono da sole, giusto perché ti chiami Juventus.
Da segnalare il buon secondo tempo di Danilo, il solito fondamentale irrinunciabile Cuadrado, a centrocampo la clava di Bentancur usata senza complimenti e il campione col 4 sulle spalle.

Se è vero che una rondine non fa primavera è altresì vero che le zanzare le trovi anche a novembre: non è tutto da buttare (senz’altro non i 3 punti) non sarà un passo indietro ad annullare le cose buone viste finora ma certo che la partita di stasera è stata una pugnalata, la coperta tirata via all’improvviso una mattina d’inverno. Male ma non malissimo.

Romanzo Champions – Cuadrado-Morata, un gol al 92′ e dimentichi tutto

Un’infilata di partite ogni 3 giorni ci porterà fino a Natale e già questa è un pacchia, anche se poi bisogna vedere come finirà questo lungo ciclo, cosa e dove saremo il 23 dicembre.

Torna anche la Champions con gli ungheresi del Ferencvaros che dopo la scoppola in casa ci vengono a fare visita allo Stadium. L’obiettivo è mettere al sicuro il girone, senza “infilarsi in un tombino” (cit. Momblano), come talvolta ci è capitato: niente sorprese, please!

C’è il nostro portiere titolare con Pirlo alla conferenza di vigilia: Tek è sempre perfetto, quadrato anche nell’aspetto: sembra un posato ingegnere dell’ENEL, passa tranquillamente all’inglese alla bisogna e fa perfino una battuta: “se dico una parola sbagliata, il Mister fa giocare Pinsoglio” (ma povero Pinso!).

Il tecnico bresciano rivela che giocherà a 4, alla “solita” domanda su Dybala usa tante volte la parola “meglio” e fa i soliti appelli (per nulla casuali) a non sottovalutare l’avversario e a non guardare il risultato dell’andata. Dopo il Dygualdo dell’anno scorso, i giornalisti iniziano a proporre il Dymaldo, cioè il trio Dybala-Morata-Ronaldo, che ovviamente Pirlo conferma di voler schierare appena possibile.

Calcio d’inizio: c’è questa difesa inedita, emergenziale, con de Ligt affiancato da Danilo a destra e da Alex Sandro come terzo a sinistra; Cuadrado a tutta fascia incaricato di scendere nella linea di 4 in fase di non possesso e Bernardeschi alto a sinistra; Arthur in regia con Bentancour e McKennie dietro a Dybala e Ronaldo.

La capolista del campionato ungherese non è venuta a fare un allenamento e noi siamo un po’ troppo leggeri, Dybala è ancora poco reattivo, senza smalto; quando loro superano il nostro pressing, dietro si balla: com’è, come non è, andiamo in svantaggio, dopo la solita serie di errori e carambole fantozziane, con Cuadrado e Alex Sandro che si trovano non si sa come centrali di difesa e Tek che non pare ineccepibile sul tocco di Uzuni.

E’ la Champions, il tombino è sempre dietro l’angolo, lo sappiamo.

C’è un po’ troppa sufficienza, troppa flemma, ma un incazzosissimo Cristiano la mette di rabbia e si va al riposo sul 1-1.

Nella ripresa sembra il film tante volte visto: Juve che gioca palla sui piedi, scolastica, poca profondità, poche idee; gli ungheresi hanno questo Frimpong che le prende tutte, noi pigliamo 2 pali (Bernardeschi non è un uomo fortunato, a parte tutto) ma niente, non entra; Pirlo cambia mezza squadra, con un Morata che entra e fa la cosa che bisogna fare in questi casi: saltare l’uomo, creare superiorità, sfruttare la profondità: Ronaldo il cioccolatino che gli serve lo spagnolo lo sbaglia, stranamente, ma che gli vuoi dire? Siamo pur sempre a novembre, e già il suo l’ha fatto stasera.

La partita sembra avviarsi al pareggio che per carità, mica sarebbe un disastro, il girone è particolarmente sbilanciato, con il Barça che vince a Kiev; ma al 92mo il romanzo del calcio ci regala l’azione che non ti aspetti più, l’azione che pensi che tanto il Panita non ce la può fare a  prendere quel pallone, che poi il cross è difficile farlo così bene, che poi dici sta a vedere che para pure questa. Ma no, ma che, la palla incornata da Morata caracolla in porta, ed è 2-1.

Siamo agli Ottavi, di nuovo: siamo là, fra le prime 16, ancora: è il minimo sindacale, lo sappiamo, ma insomma, ogni anno è giusto non darlo mai per scontato, come dimostra questa serata complicata; proveremo a vincere con la Dinamo Kiev per poi sfidare i catalani per il primo posto: l’involuzione di stasera l’abbiamo già dimenticata, avanti tutta, il Romanzo Champions continua.

Morata salva la Juve, Pirlo: “Troppa superficialità, abbiamo dovuto rincorrere”

Una prestazione altalenante, un avversario modesto come il Ferencvaros e un’incornata vincente del solito Alvaro Morata in pieno recupero: sarà abbastanza per accontentare Mister Pirlo?

“Obbiettivo era entrare con un altro atteggiamento, ma siamo stati superficiali e abbiamo dovuto rincorrere.” – Il Mister non è proprio soddisfattissimo, anzi. Sicuramente la prestazione è stata deludente e la partita mediamente noiosa. Tuttavia, gli highlights raccontano una vittoria meritata. Giusto aspettarsi di più da quest’organico, ma abbiamo comunque passato il girone con due giornate d’anticipo: un po’ di soddisfazione non ce la toglie nessuno.

“Non abbiamo fatto una prima pressione veemente. È normale non avere sempre la stessa intensità, ma l’importante era non sfilacciarsi.” – Lo si ripete dall’inizio dell’anno: se non si pressa in modo coordinato ed aggressivo, la riaggressione della sfera può risultare più controproducente di una bella corsa all’indietro. Stasera il pressing si è confermato più coordinato ed efficace rispetto alle prime uscite stagionali; tuttavia, l’eccessiva superficialità della squadra ha concesso agli ungheresi qualche uscita pulita di troppo.

“Mi aspettavo di più dai cambi. Loro si sono chiusi molto bene, noi dovevamo muovere la palla più velocemente per trovare lo spazio in cui attaccare.” – Quando si buttano dentro Morata, Kulusevski e Chiesa in una botta sola, è lecito aspettarsi un capovolgimento nell’andamento del match. Chiesa e Kulu si sono accentrati troppo e non hanno mai provato l’1vs1. Contro difese così organizzate e strette, bisogna attaccare la profondità, girare palla velocemente e allargare il gioco; viceversa segnare diventa una Mission Impossible degna del miglior Ethan Alvarito Hunt.

“De Ligt è un ritorno importante. È un campione sia a livello tecnico che umano, un capitano a 20 anni. Aiuta ad essere aggressivi, ma anche ad impostare.” – Sua la piccola sbavatura sul goal del Ferencvaros, prontamente riconosciuta nell’intervista post-partita. Ciò detto, la sua presenza in campo ha fatto la differenza anche stasera: tanti anticipi, leadership difensiva e un’ottima capacità di impostazione. Inoltre, parla un italiano fluente, ha legato alla perfezione con i compagni e non dice mai una parola fuori posto. E se un giorno non troppo lontano, la fascia di capitano finisse realmente a lui?

“Arthur si è intestardito a portare troppo palla e cercare soluzioni interne piuttosto che allargando il gioco. E’ un giocatore in crescita, anche se ancora è poco avvezzo ad aprire il gioco.” – Il rapporto tra Arthur e Pirlo è ottimo e, dal suo arrivo in Italia, il brasiliano è cresciuto moltissimo. Ancora fatica troppo ad allargare il gioco e sfruttare gli esterni. Venendo da un calcio che predilige verticalizzazioni centrali e palla sempre a terra, era prevedibile. È già un valore aggiunto per questa rosa, figuriamoci il suo adattamento sarà completato.

Loro sono venuti a fare la loro partita: provano a giocare e ti invogliano ad attaccare la loro linea molto alta.” – Come si diceva, il Ferencvaros pressa e concede spazio dietro una difesa molto alta. Non aver sfruttato a dovere la profondità è dunque uno dei maggiori errori della Juve di stasera.

“Dybala non ha fatto benissimo, ma è in crescita. Viene da un periodo di inattività e deve superare la sua soglia anche negli allenamenti per recuperare condizione.” – Ci fosse stato Max Allegri, avrebbe senz’altro detto che Paulo ha fatto una buona prestazione. Pirlo invece è sincero e diretto: la Jota ha fatto malino, ma sta crescendo. Dybala sta faticando in questa situazione, preda delle solite debolezze mentali che da tempo foraggiano la sua discontinuità. L’argentino va aspettato e sarà aspettato. Ma è naturale che possa fare un po’ di panca, con un Morata così in forma.