Salviamo il talento Pjaca

Per un tifoso nato a inizio anni 90 come me, il mercato dell’estate 2016 fatto dalla Juventus è stato il più dominante mai visto. Sono arrivati solo giocatori di qualità in ogni reparto. Abbiamo preso il miglior terzino destro degli ultimi 10 anni, Dani Alves, uno dei tre migliori centravanti al mondo, Higuain, il più forte centrocampista di qualità della Serie A, Pjanić, e uno dei migliori difensori centrali in assoluto, Benatia. L’acquisto che però mi ha “gasato” maggiormente è quello di Marko Pjaca, sicuramente il profilo meno famoso tra i cinque.

Non mi vergogno ad ammettere che la mia conoscenza del giocatore prima dell’Europeo francese fosse limitata. Intendiamoci, sapevo della sua esistenza e avevo letto solo commenti positivi sul suo conto. Si è presentato al grande pubblico con la tripletta contro il Celtic in Europa League nel 2014 e durante l’ultima stagione in maglia Dinamo ha giocato in Champions League contro due big come Arsenal e Bayern Monaco.

Come la maggior parte degli appassionati, mi sono innamorato di Pjaca in occasione di Spagna-Croazia. Una prestazione mostruosa condita da 7 dribbling riusciti su 8 totali, 34 palloni giocati ma soprattutto il terzino avversario, Jordi Alba, completamente annullato e costretto a rimanere basso per tutta la partita. Vedendolo in televisione ho avuto la sensazione di osservare il giocatore più forte e imprevedibile in campo, in grado di bruciare chiunque con la sua velocità.

Da sempre gli acquisti che preferisco sono quelli di giovani talentuosi, probabilmente a causa di quella che ho ribattezzato come “voglia di un nuovo Del Piero” ossia la speranza di vedere un giovane talento arrivare alla Juve, diventare un grandissimo e rimanere a vita con la nostra maglia. E’ proprio per questo che negli ultimi anni mi sono esaltato molto per Pogba, Coman, Morata, Dybala e, come dicevo sopra, Pjaca.

Questi primi mesi alla Juve non sono stati facili per Marko a causa di un’infrazione al perone che lo ha tenuto fuori dal campo di gioco da inizio ottobre al 11 gennaio. Un periodo in cui, complici anche alcuni infortuni nel reparto avanzato, avrebbe sicuramente avuto modo di giocare e mettersi in mostra. Inutile però chiedersi cosa sarebbe successo se non si fosse fatto male, meglio concentrarsi sui dati concreti.

Quanto tempo ha passato in campo Pjaca? Pochino, 279 minuti totali. Rispettivamente 79’ in Serie A, per un totale di sei presenze, 26’ in Champions League, due presenze, 28’ in Coppa Italia contro l’Atalanta. Fine. In quale ruolo? Quasi sempre da seconda punta.
È impossibile non pensare alla breve esperienza di Coman in bianconero e a come è stato usato da Allegri.

 

Nei suoi esordi da professionista, nella Lokomotiva Zagreb, Pjaca è stato impiegato da ala su entrambe le fasce. Alla Dinamo ha fatto tutti i ruoli d’attacco, compreso la punta. In un campionato come la HNL, la massima divisione croata, un giocatore in grado di abbinare la potenza alla tecnica e all’abilità negli spazi stretti può oggettivamente giocare dove vuole, risulta nettamente superiore a tutti in ogni caso.

Alla Juventus è impossibile impiegarlo come prima punta considerando anche chi abbiamo in quel ruolo. Ritengo inutile convertirlo nel vice di Dybala, l’idea iniziale di Allegri. Più che altro è uno spreco dato che bisognerebbe cercare di far coesistere i giocatori in grado di fare la differenza.
Per adesso, quando siamo arrivati al giro di boa della stagione, non abbiamo mai visto tutto il potenziale della squadra contemporaneamente in campo.

Nella seconda parte di stagione, sperando che la dea bendata ci assista e non ci siano infortuni, mi piacerebbe vedere Pjaca maggiormente coinvolto e, soprattutto, mi piacerebbe vederlo sfruttato per quelle che sono le sue caratteristiche.
Per un allenatore che ha fatto della frase “datemi i giocatori di qualità e poi ci penso io a metterli in campo” un mantra e che adora chi è in grado di giostrare tra le linee, avere un diamante grezzo come Pjaca e non sfruttare la sua capacità di condurre palla fronte alla porta, la sua forza fisica e la visione di gioco, sarebbe un enorme peccato.

Non sono uno che crede nei numeri quando si tratta di schieramenti tattici dato che i grandi allenatori hanno dimostrato che a fare la differenza sono i meccanismi di gioco. Come sostiene Ancelotti in campo vanno messi i migliori, poi un equilibrio lo si trova.
Ragionando in quest’ottica, che a mio avviso è l’unica possibile quando si tratta di diventare vincenti in Europa (non occasionalmente per allineamento dei pianeti), mi piacerebbe vedere una Juve che schiera contemporaneamente Pjanić, Pjaca, Dybala e Higuain. Senza timore di perdere un equilibrio ipotetico che esiste solo nella testa di certi senatori per cui la storia della Juve è la vittoria per uno a zero.

Pjaca è in grado di creare superiorità numerica nella zona calda del campo, l’ideale (per quelle che sono anche le caratteristiche dei compagni) sarebbe farlo partire da sinistra e sfruttare il suo dinamismo, la velocità nell’esecuzione delle giocate e l’estro di cui dispone.

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La comunicazione in estate ha preso una direzione ben precisa: presidente, dirigenti, allenatore e giocatori hanno parlato apertamente di primeggiare in Europa. Sarebbe un passo in avanti vedere questa audacia, che per ora si limita alle parole, traslata sul campo in azione concreta senza temere di schierarsi in maniera più offensiva. La paura dovrebbero averla gli avversari.

 

di Lazar Perović (@LazarPerovic91)