Sceicchi, aspirine, animali fantastici: guida all’urna di Nyon

Lo scorso anno, di questi tempi, ci trovavamo a discutere proprio su queste pagine della grandissima occasione sciupata dalla Juve con la sconfitta di Siviglia, e ad augurarci di non essere puniti dal fato pescando una delle teste di serie più insidiose. Il resto è storia, la Juve 2016/17 ha chiuso al primo posto un girone più ostico del previsto, ma ironia della sorte (e della nuova e folle riforma della Champions), ha di nuovo buone possibilità di incappare subito in una big europea.

Per percentuali e altro vi rimandiamo all’ottimo pezzo di Federica Zicchiero, noi siamo qui per analizzare una per una le possibili rivali della Juventus: presentazione, rendimento nella fase a gironi con eventuale cenno al campionato, uomini chiave. In pillole, tutto quello che dovete sapere sulle 7 potenziali rivali europee in un’unica e pratica guida.

Gruppo A – Paris Saint-Germain

Terminata l’era Blanc per far spazio al triplo conquistatore dell’Europa League Unai Emery, all’ombra della Torre Eiffel non sta filando tutto liscio come ci si poteva attendere. In campionato il Psg è clamorosamente terzo, dietro alla sorpresa Nizza e al Monaco, mentre in Champions i parigini hanno gettato alle ortiche all’ultima curva la possibile vittoria del girone: forti dei gol in trasferta negli scontri diretti con l’Arsenal, i campioni di Francia sono stati bloccati in casa dal Ludogorets sul 2-2, addirittura salvati al 90′ dalla rete di Di Maria. Proprio il Fideo, partito Ibra, è l’uomo imprescindibile dello scacchiere di Emery, mentre Edinson Cavani si sta finalmente scrollando di dosso la depressione accumulatasi nel periodo di Ibracentrismo del club capitolino, con la media svizzera di un gol a partita tra campionato e coppa. Tra i nuovi, Krychowiak sta faticando più del previsto e ha costretto il suo mentore ad affidarsi al redivivo Motta, Ben Arfa si sta confermando troppo discontinuo e Jesé Rodriguez non ha praticamente mai trovato spazio. L’unico a sorprendere, in positivo, è stato il portiere Aréola, che al rientro dal prestito al Villarreal ha velocemente relegato in panchina l’incerto Trapp. Ad essere decisivi, in una squadra che ancora latita a trovare un’identità di gioco, sono i lampi dei singoli: Thiago Silva (scricchiolante) dietro, Matuidi e Verratti in mediana e il trio Lucas-Cavani-Di Maria in avanti. Temibile, ma tutt’altro che ingiocabile

Come si è qualificato:

Psg – Arsenal 1-1 (Cavani)
Ludogorets – Psg 1-3 (Matuidi, Cavani x2)
Psg – Basilea 3-0 (Di Maria, Lucas, Cavani)
Basilea – Psg 1-2 (Matuidi, Meunier)
Arsenal – Psg 2-2 (Cavani, autogol)
Psg – Ludogorets 2-2 (Cavani, Di Maria)

Gol fatti: 16
Gol subiti: 7
Top Scorer: Cavani (6)

Gruppo B – Benfica

La vittoria del Napoli al Da Luz ha indirettamente fatto un favore alla Juventus, che si ritrova tra le papabili avversarie una delle versioni del Benfica meno convincenti degli ultimi anni. Se in campionato le Super Aquile guidano la classifica, marcate stretto da Sporting e Porto, in Europa la squadra di Arnaldo Teixeira ha vinto solamente le due partite con il fanalino di coda Dinamo Kiev ed è caduta sotto i colpi del Napoli sia in casa che in trasferta. Lo smantellamento avvenuto in estate ha visto partire praticamente tutti i pilastri della squadra, da Renato Sanches a Gaitan passando per Talisca e Djuricic, a rappresentare la vecchia guardia sono rimasti il solido mediano serbo Fejsa, l’esterno Eduardo Salvio e il capitano Luisao. Per il resto, la squadra ruota attorno a buoni giocatori per il livello del campionato nazionale e a qualche giovane interessante. Sui taccuini delle big sono già appuntati i nomi del talentuoso fantasista Franco Cervi, considerato l’erede di Di Maria, e del centrale difensivo Victor Lindelof, le cui prodezze non hanno però impedito al Benfica la peggior difesa tra le qualificate assieme a City e Real. Probabilmente la squadra più fragile del lotto, con qualche individualità interessante (da citare anche il centravanti greco Mitroglou) e poco altro; quale momento migliore per vendicare l’eliminazione nella semifinale di Europa League?

Come si è qualificato:

Benfica – Besiktas 1-1 (Cervi)
Napoli Benfica 4-2 (Guedes, Salvio)
Dinamo Kiev – Benfica 0-2 (Salvio, Cervi)
Benfica – Dinamo Kiev 1-0 (Salvio)
Besiktas – Benfica 3-3 (Guedes, Semedo, Fejsa)
Benfica – Napoli 1-2 (Jimenez)

Gol fatti: 10
Gol subiti: 10
Capocannoniere: Salvio (3)

Gruppo C – Manchester City

Lo scorso anno il dead man walking Pellegrini fu capace, pur senza incantare, di guarire il mal d’Europa dei Citizens portandoli addirittura alle porte della finale, cadendo poi contro i futuri vincitori del Real in una delle semifinali meno entusiasmanti degli ultimi tempi. La missione di Guardiola, portare in pianta stabile il City tra le big europee e convincere dal punto di vista del gioco, può al momento dirsi rimandata; schiacciato nel primo confronto col suo passato con un perentorio 4-0, la rivincita nella gara di ritorno non è servita a garantire agli uomini di Pep il primo posto nel girone, visti gli scivoloni contro Celtic (andata e ritorno) e Borussia Moenchengladbach. Partito con un 4-1-4-1 costruito per esaltare la fantasia dei tanti calciatori di fantasia a disposizione, il vate spagnolo ha sperimentato anche la retroguardia a 3 ma la sua squadra, pur avendo mostrato in molte occasioni un calcio avvolgente e spettacolare, raramente è sembrata solida. Alle solite percentuali bulgare di possesso palla fanno da contraltare gli sbandamenti di una difesa che va in difficoltà ogniqualvolta viene attaccata e che non può essere retta soltanto dal bravo ma giovane Stones. In avanti il City è una gioia per gli occhi, Aguero e De Bruyne sono praticamente imprendibili, il recupero di Gundogan ha fornito nuove soluzioni mentre Silva sta vivendo uno dei migliori momenti della sua carriera, ma a proteggere una retroguardia di burro c’è spesso il solo Fernandinho. Certo, a gennaio con ogni probabilità verrà reinserito in lista Champions Yaya Touré, avanti con l’età ma sempre un fattore, ma l’impressione è che il cantiere all’Etihad sarà ancora aperto per un po’. Speriamo almeno fino a febbraio…

Come si è qualificato:

City – ‘Gladbach 4-0 (Aguero x3, Iheanacho)
Celtic – City 3-3 (Fernandinho, Sterling, Nolito)
Barcellona – City 4-0
City – Barcellona 3-1 (Gundogan x2, De Bruyne)
‘Gladbach – City 1-1 (Silva)
City – Celtic 1-1 (Iheanacho)

Gol fatti: 12
Gol subiti: 10
Capocannoniere: Aguero (3)

Gruppo D – Bayern Monaco

Nella Juventus post-restaurazione, il nome “Bayern” è più o meno sinonimo di Caporetto: sconfitta schiacciante nell’anno del ritorno in Champions con Conte, sconfitta sul filo di lana e ancor più dolorosa lo scorso anno, col figliol prodigo Coman a fare da impietoso carnefice. Eliminati lo scorso anno dall’Atletico Madrid, i monacensi hanno ritrovato proprio gli uomini di Simeone nella fase a gironi, soccombendo all’andata e battendoli al ritorno sempre per 1-0, ma senza riuscire a conquistare la leadership del girone, galeotta la sconfitta in Russia con la matricola Rostov strapazzata per 5-0 nella gara inaugurale all’Allianz. Pochi ma importanti il regali al nuovo mister Ancelotti, il centrale Borussia Hummels (subito titolare, non certo impeccabile) e l’esplosivo Renato Sanches (ancora da valutare); Carletto ha restituito importanza a Thiago Alcantara, finalmente supportato da una condizione fisica adeguata, e riportato a centrocampo Kimmich, ma raramente ha potuto contare su Ribery e Robben insieme, mentre Coman era stato accantonato già prima di infortunarsi. Il gioco della squadra è decisamente meno corale e armonico rispetto all’era Guardiola, affidato molto alle iniziative dei solisti e al fiuto del gol di Muller e Lewandowski, anche in campionato i tedeschi stanno faticando e cedendo momentaneamente il passo alla sorpresa Lipsia. Nel complesso, in questo preciso momento, il Bayern fa meno paura rispetto alle scorse stagioni, ma a febbraio potrebbe già essere cambiato tutto. Potendo scegliere guardaremmo altrove, ma la voglia di cancellare l’eliminazione dello scorso anno rende l’ipotesi di pescare Vidal e compagni quantomeno stuzzicante.

Come si è qualificato:

Bayern – Rostov 5-0 (Lewandowski, Muller, Kimmich x2, Bernat)
Atletico – Bayern 1-0
Bayern – Psv 4-1 (Muller, Kimmich, Lewandowski, Robben)
Psv – Bayern 1-2 (Lewandowski x2)
Rostov – Bayern 3-2 (Douglas Costa, Bernat)
Bayern – Atletico 1-0 (Lewandowski)

Gol fatti: 14
Gol subiti: 6
Capocannoniere: Lewandowski (5)

Gruppo E – Bayer Leverkusen

Nel gruppo più equilibrato di questa edizione, dominato dall’ottimo Monaco, le aspirine di Leverkusen sono sorprendentemente riuscite a conquistare il secondo posto condannando all’Europa League i vicecampioni d’Inghilterra del Tottenham. Due gli imperativi del tecnico Schmidt, autore di un piccolo capolavoro: 4-4-2 ordinato con interpreti sempre predisposti al sacrificio e porta chiusa a doppia mandata, con appena 4 gol subiti e 3 clean sheet. Chi si aspetta di trovare in difesa rudi bucanieri abituati a lottare in Europa sbaglia di grosso: tra i pali c’è il classe ’92 Leno, ormai unanimemente considerato l’erede di Neuer più del blaugrana ter Stegen, davanti a lui il leader della difesa Jonathan Tah, appena ventenne, fisico da corazziere unito a velocità e senso dell’anticipo, in prospettiva uno dei migliori centrali d’Europa. Non manca la fantasia dalla cintola in su, con l’estro di Calhanoglu unito al moto perpetuo di Kampl e Aranguiz e all’altro ventenne Brandt, pronti a rifornire il Chicharito Hernandez. Nonostante la qualità in avanti, il Bayer ha segnato appena 8 gol e ha pareggiato le prime tre partite del girone, prima del decisivo blitz a White Hart Lane firmato Kampl e dell’ininfluente vittoria sul Monaco nell’ultimo turno. Il disegno di Schmidt è chiaro: safety first, primo non prenderle, in una competizione nella quale le aspirine partono sfavorite in quasi ogni occasione. In campionato il Bayer sta arrancando, attualmente si trova al nono posto, mentre l’Europa rappresenta il sogno impossibile da vivere partita per partita. Una delle avversarie più abbordabili, ma scardinare il fortino tedesco potrebbe rivelarsi complicato.

Come si è qualificato:

Bayer – Cska 2-2 (Mehmedi, Calhanoglu)
Monaco – Bayer 1-1 (Hernandez)
Bayer – Tottenham 0-0
Tottenham – Bayer 0-1 (Kampl)
Cska – Bayer 1-1 (Volland)
Bayer – Monaco 3-0 (Yurchenko, Brandt, autorete)

Gol fatti: 8
Gol subiti: 4
Capocannoniere: 7 marcatori diversi a 1 gol

Gruppo F – Real Madrid

Un po’ per calcolo, un po’ per sufficienza, i Campioni d’Europa hanno ceduto il passo all’ultimo minuto nella partita col Borussia Dortmund, regalando ai tedeschi il primo posto nel girone. La squadra di Zidane è tutt’altro che spettacolare e il tecnico campione in carica non ha portato grandissime novità, se si escludono la valorizzazione dei talenti di casa Asensio e Vazquez e la forzata riduzione della dipendenza del Real da Cristiano Ronaldo, reduce da uno dei periodi più negativi da quando veste la camiseta blanca. Sta di fatto che il Real Madrid è imbattuto sia in campionato, dov’è saldamente in testa alla classifica, che in Champions, e non può che spaventare per la potenza e il talento degli assi a sua disposizione; l’infortunio di Bale (fuori fino ad aprile) peserà come un macigno sulle fortune degli spagnoli, che però possono contare sul solito CR7, oltre al ritrovato Benzema e al figliol prodigo Morata, partito bene nella sua seconda avventura in maglia merengue prima di esser fermato fa un infortunio. Il cruccio principale riguarda la tenuta difensiva: le 0 reti subite tra ottavi, quarti di finale e semifinale dello scorso anno sono ricordi lontani, dato che i madrileni hanno subito ben 10 reti nelle 6 gare del girone, venendo perforati ripetutamente anche da avversari non certo esaltanti come Legia Varsavia e Sporting Lisbona. Al di là del rendimento della difesa in sé, molto è dipeso dalla prolungata assenza di Casemiro, il cui ingresso nell’11 titolare fu assolutamente decisivo lo scorso anno per la conquista della coppa con le grandi orecchie. Oltre al mediano brasiliano, che per la gioia di Zidane è da poco rientrato in gruppo, il Real non ha nessun giocatore con la forza e l’intelligenza necessarie per fare da collante tra i reparti. Se l’urna di Nyon rispetterà il calcolo delle probabilità e la Juventus pescherà i madrileni, prepariamoci a due sfide durissime, ruvide e incerte.

Come si è qualificato:

Real – Sporting 2-1 (Ronaldo, Morata)
BVB – Real 2-2 (Ronaldo, Varane)
Real – Legia 5-1 (Bale, autorete, Asensio, Vazquez, Morata)
Legia – Real 3-3 (Bale, Benzema, Kovacic)
Sporting – Real 1-2 (Varane, Benzema)
Real – BVB 2-2 (Benzema x2)

Gol fatti: 16
Gol subiti: 10
Capocannoniere: Benzema (4)

Gruppo G – Porto

Esecutore della Roma nei playoff per la qualificazione alla fase a gironi, il Porto è stato premiato con un raggruppamento decisamente morbido, con Copenaghen e Bruges oltre ai campioni d’Inghilterra del Leicester. Così come il Benfica, i dragoni non stanno attraversando il loro momento storico migliore, ma l’allenatore Nuno Espirito Santo è stato bravo a tirare fuori il meglio dai ragazzi di valore a disposizione. Senza entusiasmare e vincendo sempre di misura, fatta eccezione per l’ininfluente goleada nell’ultima giornata contro il Leicester, i portoghesi hanno staccato il pass per gli ottavi all’ultima curva, chiudendo con appena 3 gol subiti, terzi assoluti dietro a Juve e Atletico. La partenza di Martins Indi non ha intaccato gli equilibri della squadra, dato che la coppia centrale Felipe-Marcano, protetta dal roccioso Danilo Pereira, ha concesso ben poco agli avversari, e anche Casillas è sembrato avvicinarsi alla sicurezza dei giorni migliori. Partito il bomber Aboubakar, il peso dell’attacco dei dragoes grava praticamente tutto sulle spalle del classe ’95 André Silva, ragazzo cresciuto nel vivaio che senza farsi troppi problemi è diventato in fretta un punto di riferimento e promette di diventare quel centravanti che al Portogallo manca da tempo immemore. Passo indietro, invece, per i talenti Jesus Corona e Ruben Neves, poco impiegati dal tecnico in favore dei più esperti e solidi Danilo e Adrian Lopez. Certamente il Porto non è un’avversaria all’acqua di rose, il preliminare con la Roma deve insegnare, ma viste le alternative un viaggio a Oporto sarebbe più che gradito dai bianconeri. Se poi Marotta si ricordasse di portare il libretto degli assegni…

Come si è qualificato:

Porto – Copenaghen 1-1 (Otavio)
Leicester – Porto 1-0
Bruges – Porto 1-2 (Layun, André Silva)
Porto – Bruges 1-0 (André Silva)
Copenaghen – Porto 0-0
Porto – Leicester 5-0 (André Silva x2, Corona, Brahimi, Jota)

Gol fatti: 9
Gol subiti: 3
Capocannoniere: André Silva (4)

me Analisi Dall’Avellino alla Dinamo Zagabria: quasi 3 anni dall’ultima volta senza la (B)BBC
Dall’Avellino alla Dinamo Zagabria: quasi 3 anni dall’ultima volta senza la (B)BBC

Dall’Avellino alla Dinamo Zagabria: quasi 3 anni dall’ultima volta senza la (B)BBC

Come spesso è accaduto nella storia della Juventus, una delle principali caratteristiche della formazione bianconera è quella di non prescindere da una grande difesa. Ed in effetti, dal 2011 in poi – anno in cui rinacque la Vecchia Signora -, la solidità difensiva è uno degli aspetti più lampanti rispetto alle sciagurate stagioni precedenti. Da zavorra che veniva bucata anche 56 volte in una sola stagione, Antonio Conte ha trasformato la difesa in una muraglia imperforabile.

Molte cose sono cambiate ad oggi. C’è un nuovo allenatore, ci sono stati ricambi praticamente totali nei vari reparti: l’attacco ha subito più e più rivoluzioni, mentre Marchisio è l’unico centrocampista rimasto dalla prima stagione di Conte. Tuttavia, pur con qualche innesto di contorno andato più o meno bene, la (B)BBC (Buffon compreso) è rimasta quella, BBBC che forse è la prima cosa che viene in mente se si pensa allo strepitoso ciclo di questa Juventus.

Nel suo piccolo, contro la Dinamo Zagabria è accaduto qualcosa di storico. No, non si sta parlando di un girone (finalmente) vinto con agevolezza e senza tribolazioni ai limiti del surreale, bensì di un aspetto che riguarda l’ossatura della formazione titolare.

 

Per risalire all’ultima gara senza nessuno di questi quattro simboli, bisogna andare alla fine del 2013, in quella che probabilmente è stata la partita più semplice della storia recente della Juventus. Si sta parlando degli ottavi di Coppa Italia contro l’Avellino, una settimana dopo la dolorosa eliminazione di Champions League tra la neve di Istanbul. Nel consueto 3-5-2 bianconero, infatti, davanti a Storari giocarono Caceres (che andò pure in gol), Ogbonna e Peluso. Per rendersi conto del livello tecnico di quella sfida, basta pensare che come esterni titolari c’erano Motta (!) e De Ceglie. Come da pronostico, la partita fu poco più di un allenamento, con la Juve che vinse 3-0: il match viene più che altro ricordato per il caloroso tifo degli irpini e per i cori di amicizia tra i supporter delle due diverse squadre.

La differenza principale rispetto ad oggi è che in quel 18 dicembre 2013 venne attuato forse il turn over più hardcore possibile in una sfida ai limiti dell’insignificante, perché solo in un contesto del genere sarebbe stato possibile rinunciare alla BBBC. Gli anni però avanzano per tutti, e c’è l’oggettiva esigenza di pensare al graduale ricambio anche della retroguardia. Ormai, anche in assenza delle certezze che ti garantiscono Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini, l’allenatore della Juventus è in grado di schierare una difesa di grande livello. Rugani è uno dei prospetti europei più validi in circolazione, Benatia sarebbe titolare in quasi tutta Europa ed Evra come centrale di sinistra può rivelarsi un jolly preziosissimo.

Ciò offre interessanti riflessioni su evoluzione e futuro della squadra. Una volta la retroguardia titolare era un qualcosa da cui non ci si poteva assolutamente separare, forse addirittura la chiave tattica principale. Oggi invece Allegri ha sia uomini di valore per sostituire gli interpreti sulla carta titolari, sia profili specifici e condizioni generali per distaccarsi prima di tutto dal 3-5-2, e poi dalla necessità di dover partire obbligatoriamente con tre difensori centrali di ruolo. Insomma, se la Juventus nel corso della sua storia ha dimostrato di saper andare avanti superando anche gli addii più pesanti, si può  essere ottimisti pure sul futuro della difesa quando, per cause fisiologiche, la BBBC non ci sarà più. Persino senza una leggenda vivente come Buffon.

Ho visto cose che voi juventini…/ 12 – Quelli che era meglio arrivare secondi

Ho visto cose che voi juventini…/ 12 – Quelli che era meglio arrivare secondi

Dalla sera della bruciante eliminazione agli ottavi di Champions patita a Monaco lo scorso marzo, il leitmotiv più gettonato tra i tifosi bianconeri è stato più o meno: “Il prossimo anno bisognerà vincere il girone a mani basse, così potremo avere un ottavo di finale più abbordabile ed affrontare le big più avanti”. La stessa convinzione traspariva dalla delusione dopo il pari interno con il Siviglia all’esordio, che non comprometteva di certo la qualificazione, ma complicava la vittoria nel gruppo, arrivata poi comunque grazie al 3-1 del Sanchez Pizjuan nel match di ritorno.

L’esito dei gironi ha purtroppo evidenziato ancora una volta ciò che ci era già noto: la componente “casualità” di questa manifestazione che ne è forse, al tempo stesso, uno dei tratti più affascinanti. La fortuna con la C maiuscola, che raramente ci ha accompagnato nelle nostre campagne europee, ha permesso a squadre favorite e protagoniste di un girone deludente (Bayern e Real su tutte) di accogliere il secondo posto come una benedizione, mentre costringerà i tifosi bianconeri ad assistere al sorteggio di Nyon attingendo a tutti i riti scaramantici possibili.

Ma siamo proprio sicuri che, come sostiene gran parte della stampa e alcuni dei tifosi bianconeri, “sarebbe stato meglio arrivare secondi”? Ci vengono in mente almeno cinque ragioni per non essere d’accordo:

 

  • Immaginate cosa sarebbe significato brindare al secondo posto e beccare, lunedì nell’urna, il Barcellona (con match di ritorno al Camp Nou)? Roba da mangiarsi le mani fino ai gomiti.
  • Lo scenario più favorevole, in caso di seconda posizione, sarebbe invece stato un doppio scontro con il Leicester di Ranieri. Ma la nostra pessima tradizione in Champions contro squadre nettamente più deboli (dall’Amburgo al Dortmund fino alle più recenti danesi e al Galatasaray) ci insegna che non sempre è un vantaggio affrontare un club, sulla carta, meno attrezzato. Immedesimiamoci, anche qui, con l’ipotesi di un’eliminazione contro Tinkerman, e la notte dell’Allianz Arena ci sembrerà un ricordo dolce.
  • Il Bayern, sotto la guida Ancelotti, non ha raggiunto ancora, apparentemente, i livelli di solidità degli scorsi anni, e la lunga pausa invernale del calcio tedesco potrebbe prolungare il percorso di riacquisizione di quelle certezze. Il Real potrebbe non avere Bale agli Ottavi. Incontrarle più avanti può essere ancora più difficoltoso. Senza dimenticare la brama di “vendetta” che ci animerebbe contro i bavaresi e la tradizione negativa che i merengues hanno contro di noi da detentori del torneo.
  • Anche se tutti speriamo in un sorteggio più morbido, il vantaggio di affrontare una big con il ritorno in casa non è trascurabile. Più avanti nessuno lo garantirebbe. Su questo punto, da qualche anno, ci sono visioni discordanti e non tutti ritengono un vantaggio il retour match tra le mura amiche. In presenza di un buon risultato all’andata, però, l’urlo dello Juventus Stadium nei 90’ decisivi sarà comunque una grossa spinta.
  • Come Andrea Agnelli ci ricordò all’indomani della finale persa a Berlino, arrivare fino in fondo alla Champions deve essere una consuetudine, non un’eccezione. Quindi serve autorevolezza, e il primo modo per mostrarla è vincere il group stage ogni anno, senza se e senza ma. Anzi, chi ci pesca nel girone dovrebbe abituarsi a pensare, come accadeva qualche decennio fa, che si gioca solo per il secondo posto.

 

Il proprio dovere bisogna farlo sino in fondo. E la Juventus, fin qui, lo ha fatto. Adesso vedremo quanto le palline ci saranno amiche, ma qualunque sia il loro responso il tema non cambia: per alzare la coppa con le orecchie a Cardiff (arrivarci per vederla sollevare ad altri è un articolo che non ci interessa) bisogna batterle tutte. Quindi non va sottovalutato alcun avversario – che si chiami Leverkusen o Real poco cambia – ma allo stesso tempo non bisogna avere paura di nessuno. Perchè la Champions può essere una lotteria, ma l’unica cosa che non perdoneremmo ai nostri sarebbe proprio un primo tempo di paura come quello all’andata con il Bayern lo scorso anno. Siamo la Juve, signori!