A volte bisognerebbe avere il tempo di chiedere scusa. Uno di quelli da far sedere in poltrona e solleticare con un ricordo dolce ed una proposta qualunque è certamente Didier Deschamps. Alla Juventus da allenatore arrivò nell’estate del 2006 in mezzo ad un uragano che si era portato via tutto. Lui chiese solo la conferma dei “ragazzi del 2003” e un programma chiaro. Era reduce da una finale di Champions con il Monaco e un periodo sabbatico in mezzo a polemiche transalpine seguite da un brutto documentario sulla vicenda doping. Arrivò in serie A – ha detto – e si ritrovò quasi con la stessa squadra in B. Alla permanenza di Ibrahimovic non credette, tanto che quando lo svedese andò all’Inter fece una battuta su Bojinov che poteva sembrare una nuova meraviglia. In quel campionato cadetto Didier tenne la barra e inaugurò le strutture di Vinovo senza lamentarsi del fondo o dell’umidità, senza chiedere una mensa e facendo quello che gli viene meglio, arrangiarsi.
Adesso che Deschamps è campione del mondo da selezionatore, quelli che la sanno lunga aggiungono che solo altri due mister ex giocatori nella storia dei mondiali hanno conquistato il campionato iridato. Due allenatori su quasi 90 anni di competizioni. E adesso tre, con Didier. Uno che omaggiò Marcello Lippi quando stava facendo benissimo in un club. Uno che seppe dire bene dell’Italia pur essendo francese. Uno che è stato capace di guidare un gruppo giovanissimo e come sempre multicolore, eppure di tirar fuori dal cappello un terzino come Pavard che pochi dei cosiddetti esperti conoscevano.
Caro Didier, scusa. Lo dico per loro e per tutti. Lo scrivo perché non te lo posso spiegare di persona.
Un milione d’anni fa speravo che ti facessero tornare come trainer, regalandoti qualcuno che non fosse Almiron e Thiago, Poulsen e Diego da Cunha. Un milione d’anni fa non capii perché te ne eri andato e rimasi spiazzato. Pure dalle parole del tuo secondo di quel tempo promosso per gli ultimi due incontri. Si chiamava Corradini e alla Juve non aveva giocato. Il passato è passato – disse in pratica – anche se è un solo giorno. Una cosa intelligente, ma che non andò giù a quelli che andavano in campo. Si corse ai ripari e in breve si ripescò Claudio Ranieri che aveva salvato bene il Parma e pare potesse fare benissimo con gli ingredienti che passava la direzione. Poi insieme con l’addio di Pavel Nedved e un paio di annate che non avevano portato nulla si decise di cambiar capotreno e ci si affidò a Ciro Ferrara.
Caro Didier non t’annoiare, ti prego, è una cronaca recente e che finisce in bellezza quella che sto facendo, ma è il racconto di una Vecchia Signora troppo giovane per competere e troppo inesperta per rispondere. Ad ogni tua intervista in quel tempo grigio più d’uno di noi sussultava. Forse… Ma nulla. Il legame con la Francia sembrava reciso. Anche Michel Platinì all’inaugurazione dello Stadium inviò solo un video, trasmesso poi in quella magica serata. Mi dispiace Didier non averti avuto più vicino in questi 12 anni che sembrano passati in un soffio ed invece si sono portati via moltissimo. A cominciare dal tuo scudiero di centrocampo, Antonio Conte, con le sue regole ed i suoi sogni infranti, i limiti e le speranze finite troppo in fretta.
Scusami Didier. Perché in tanti dentro questo paese senza regole e memoria hanno tifato Croazia e sperato in tuo capitombolo. Arrivando a far similitudini con le comiche e gli artisti da cabaret. Sopportali perché sono imbecilli e non sanno quello che fanno. Ridici su e pensa da dove sei partito e dove sei arrivato. Mettendo Chiellini al centro della difesa e capendo che i dirigenti del tempo non avrebbero mai portato Gerrard e nemmeno qualche altro di quel livello.
Scusa Didier perché qualcuno adesso dovrebbe aggiungere come sapesti tenere il timone in quei giorni, senza lamenti, con punti di penalizzazione e un campionato di provincie, docce fredde e alberghi presi d’assalto. Dicono che tu, caro Didier, mantenga ancora quella maglietta d’allenamento. E’ un bel ricordo? Non credo. Non credo che tutte le cose vadano in un certo senso e mai nel contrario. E’ bello ogni tanto ripensare ai giocatori che suggeristi e che non sono mai passati da Torino, se non per sbaglio.
E’ un percorso duro, a volte, quello delle scuse e delle spiegazioni. Dopo tanto tempo da quella terribile estate 2006 la Juventus è cambiata. Ha un nuovo indirizzo e gente seria nei posti giusti. Tratta il meglio e compra il migliore al mondo. Eppure, in mezzo ai sorrisi, ripenso a quello che avresti potuto far tu che chiedesti di vincere la Coppa Italia perché l’anno successivo si poteva giocare in Europa. E’ questa capacità di chiudere gli occhi e sperare nella meraviglia che servirebbe anche adesso che lo splendore è sotto contratto e pronto ad entrare in campo.
Scusa Didier, abbiamo perso tanto senza di te.
Luca Momblano